Titolo notiziario Nome società N. 60 - dicembre 2013 Bollettino di Animazione Missionaria Salesiana Pubblicazione del Dicastero per le Missioni per le Comunità Salesiane e gli amici delle missioni Salesiane
Una Ispettoria che non si spinge Una Ispettoria che non si spinge sulle frontiere, si ammala! sulle frontiere, si ammala!
L’articolo 6 delle Costituzioni indica i compiti che abbiamo nella Chiesa: “La vocazione salesiana ci situa nel cuore della Chiesa e ci pone interamente al servizio della sua missione. Fedeli agli impegni che Don Bosco ci ha trasmesso, siamo evangelizzatori dei giovani, specialmente dei più poveri; abbiamo una cura particolare per le vocazioni apostoliche; siamo educatori della fede negli ambienti popolari, in particolare con la comunicazione sociale; annunciamo il Vangelo ai popoli che non lo conoscono. Contribuiamo in tal modo a edificare la Chiesa come Corpo di Cristo affinché, anche per mezzo nostro, si manifesti al mondo come ‘sacramento universale della salvezza’”.
Questo articolo si riferisce ad ogni salesiano, comunità e ispettoria. La realizzazione dei fini della Congregazione è responsabilità di tutti; ciò vale per l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani, specialmente i più poveri, per le vocazioni apostoliche, per l’educazione alla fede negli ambienti popolari in particolare con la comunicazione sociale, e appunto per l’annuncio del vangelo ai popoli che non lo conoscono. Non è quindi compito esclusivo del Consigliere per le missioni realizzare questo quarto compito della Congregazione e suscitare vocazioni missionarie, ma di tutti noi.
Per le nostre ispettorie c’è il rischio che Papa Francesco denuncia per la Chiesa: la chiusura. Una ispettoria autoreferenziale e chiusa sui suoi bisogni, che non va sulla strada e non si spinge sulle frontiere, si ammala. Ci sono ispettorie con abbondanza di vocazioni, che pensano solo a se stesse; ci sono ispettorie povere che ricevono missionari e che anche ne inviano. La Chiesa e la Congregazione si rinnovano con l’impegno missionario e con lo scambio dei doni vocazionali; ecco perché sono importanti le comunità internazionali; esse sono il segno che la Congregazione è viva, perché in essa c’è la disponibilità alla generosità e mobilità missionaria.
D. Francesco Cereda Consigliere per la formazione (estratto dal discorso al II Incontro dei Missionari in Europa,
C arissimi Salesiani ed amici della missione salesiana, l'incontro più forte che ho vissuto quest'anno è stata la visita ai luoghi di D. Luigi Bolla, un missionario geniale scomparso nel febbraio 2013. D. Luigi ha visitato ogni anno tutti i trenta villaggi Ashuar nel territorio peruviano, formando a una vera ‘chiesa indigena’. Considero le sue parole come il miglior commento al tema del CG27: “Quando la nave si staccava dal porto di Genova, ho vissuto uno dei momenti piú belli della mia vita. Mi pareva che tutto morisse - le tue amicizie, la tua terra, i tuoi monti... E credo che questo sia il sentimento di tutti i missionari: quando ho detto al Signore ‘ho perso tutto, adesso sei rimasto solo TU, perché nel nuovo mondo non conosco niente’. E in quel momento il Signore ti risponde ‘IO SONO TUTTO e SOLO PER TE’. È un momento di gioia, gioia infinita! Voglio incoraggiare i giovani a s e g u i r e l a v o c a z i o n e missionaria. Si, la v o c a z i o n e missionaria è un d o n o straordinario!
Vi auguro una f r u t t u o s a D. Václav Klement, SDB Consigliere per le Missioni
Alla vigilia del Capitolo Generale 27° e quasi alla fine del sessennio vogliamo dire GRAZIE a tutti coloro che collaborano nella redazione del Cagliero 11: Luciano Arcarese, D. Angelo Biz, René Dassy, D. Alfred Maravilla, D. Hilario Passero, Renée Saghers, D. Agustin Pacheco, D. Dionisio Pacheco
L a mia vocazione missionaria si è sviluppata nel corso di un lungo periodo. Il primo invito risale alla mia giovinezza, dopo aver conosciuto la vita di un missionario, San Damian De Veuster. In quel momento ho sentito un invito a stare con i più deboli. I passi seguenti nella mia vita salesiana erano lenti. Anni dopo, mentre ero direttore dei salesiani studenti di teologia, mi recavo con loro presso un villaggio a 35 km da Bratislava dove un gruppo di circa 400 Rom aveva costruito case in un prato. Le suore di Madre Teresa avevano già avviato delle iniziative con i bambini. Ma per noi salesiani tutto è iniziato con la celebrazione della messa domenicale per i bambini dei Rom nella chiesa parrocchiale.
L’altro passo nella mia vocazione missionaria è stata la preparazione dei genitori al battesimo dei loro figli. Abbiamo affittato alcune stanze in un vecchio asilo per i bambini. Le abbiamo adattate secondo le neccessità: come oratorio, come cappella o come aula per preparare i ragazzi alla scuola, ecc. All’inizio mi aspettavo che i genitori venissero presso il nostro “centro”, ma alla fine son dovuto andare io a trovarli nelle loro case, dove ho iniziato le prime “catechesi”. Pian piano ho conosciuto un bel gruppo di famiglie. Oltre a noi (salesiani) vi lavoravano anche le FMA, alcuni giovani universitari, ed anche altri religiosi studenti di teologia.
Dopo alcuni anni il numero dei salesiani studenti di teologia è diminuito ed è stato deciso di mandarli alla Crocetta (Torino). Alla fine sono rimasto l’unico salesiano.
Adesso vivo in una comunità salesiana in un quartiere della città di Kosice dove abitano circa 5.000 Rom.
La nostra presenza tra di loro mi ha aperto gli occhi sulla presenza di una cultura diversa sia dal punto di vista sociale che cristiano. Stando con loro ho capito come gli zingari siano riusciti a conservare ciò che oggi noi — gente della cultura dell’ “efficacia e del diritto” - non comprendiamo. Posso descriverlo forse solo in modo impreciso, come la percezione che il mondo non sia di nostra proprietà, ma di tutti e che noi non ne siamo padroni ma solo pellegrini; il senso della gioia di stare insieme come famiglia, come gruppo, ecc. Questo, secondo me, è un campo fertile per il Vangelo.
La maggioranza dei Rom è battezzata ma non evangelizzata. Vogliono battezzare i figli, ma niente altro.
Tuttavia ho trovato anche persone e famiglie che sono aperte alla fede. Secondo me la più grande sfida è comprendere bene il loro nucleo culturale e non stigmatizzarli come “pigri” e “furbi”. Ci vuole pazienza per poter trovare i campi dove si possa seminare. Lungo otto anni di camino con loro ho scoperto che tra gli zingari posso vivere autenticamente la vita salesiana: vivere tra i poveri non solo nel senso economico, ma anche dal punto di vista religioso, tra coloro che non hanno ancora accolto Cristo nella loro vita.
Tra gli zingari ho scoperto la mia vocazione missionaria! D. Jozef Žembera Slovacco, missionario tra gli zingari in Slovacchia Perché i giovani dell’Europa possano incontrare le comunità cristiane che fanno vedere il volto di Cristo oggi negli ambienti della Famiglia Salesiana.
per i giovani della Regione Europa Nord per i giovani della Regione Europa Nord Tra gli zingari ho scoperto la mia vocazione missionaria T
Intervista a D. Faustino Garcìa Peña, Ispettore dell’Ispettoria Africa Occidentale Francofona (AFO) in francese con sottotitoli in italiano (http://vimeo.com/79870671) Intenzione Missionaria Salesiana
Intenzione Missionaria Salesiana
per i giovani della Regione Europa Nord
Il Progetto Europa ha bisogno della forza di rigenerazione endogena (= dal di dentro); essa avviene attraverso la nuova evangelizzazione che riscopre le radici della vera vita basata sui valori cristiani. Nonostante le apparenze, le giovani generazioni europee sono in ricerca del senso di vita, della spiritualità e del sentire il profondo. Aiutati dall’azione educatrice della Famiglia Salesiana possono diventare la speranza per il futuro del continente Europeo. L’impegno nel volontariato missionario, l’attiva partecipazione ai gruppi giovanili (Movimento Giovanile Salesiano) negli ambienti salesiani può essere la strada per riscoprire il volto della Chiesa viva.