SDB Zasoby

Solennità di San Giuseppe, 19 marzo 2014 - Cardinale Tarcisio Bertone

Solennità di San Giuseppe, 19 marzo 2014
Cardinale Tarcisio Bertone

APPUNTI

  1. Don Bosco ce lo ha dato come Patrono. Io ricordo il canto imparato da ragazzo a Valdocco nel 1946 Casto sposo di Maria accompagnato dalla Banda degli artigiani.
  2. San Giuseppe è intimamente unito alla nascita verginale di Gesù. L’apparizione dell’Angelo in un momento drammatico per la vita di due persone che si stimano e si amano profondamente apre a Giuseppe una vita nuova e una missione nuova.Anche noi nella nostra vocazione di educatori siamo chiamati a proteggere e a irrobustire la virtù e l’integrità morale dei giovani a noi affidati, e a sostenere le famiglie smarrite sotto le tremende pressioni sociali e culturali, per custodire i valori tramandati dai Padri.
  3. Una sventura si abbatte presto sulla piccola famiglia: è la persecuzione e l’esilio. Gesù acquista lo status di rifugiato. Nel racconto Matteano, come accade nelle vicende degli attuali rifugiati, si sente il grido degli innocenti sterminati, si vede il sangue versato, si percepisce la brutalità della repressione e la mostruosità del potere assoluto. Quanti Salesiani si dedicano alla cura dei rifugiati, soprattutto in Africa, ed aggiungono alle opere educative stabili l’accoglienza di tanti poveri migranti con le loro famiglie (es. Zambia).
  4. San Giuseppe è un buon artigiano (don Bosco lo ha dichiarato appunto patrono e modello degli artigiani), un buon falegname (téktón, in greco) ed è stato insegnante di Gesù apprendista. Una delle lezioni di Nazareth, ci ha detto Paolo VI, è il lavoro. Ed oggi, sembra sorprendente, il lavoro specialmente giovanile è un problema ed una sfida della società.Noi per vocazione siamo chiamati ad insegnare il lavoro a tanti giovani soprattutto nelle scuole professionali. E’ curioso ricordare che il motto paolino “chi non lavora non mangia” fu inserito anche nella costituzione sovietica, e Lenin, nell’opera I bolscevichi conserveranno il potere statale?, scriveva: “Chi non lavora non mangia; ecco la regola essenziale, iniziale, principale che possono e debbono applicare i soviet quando saranno al potere!” (cfr Ravasi, Giuseppe, p. 65).
  5. S. Giuseppe è patrono della buona morte. Nel Vangelo apocrifo Storia di Giuseppe il falegname c’è un commovente dialogo sulla morte tra il figlio Gesù e il padre morente. La tradizione e l’arte hanno consacrato questo rapporto che sigilla il passaggio alla vita immortale. San Giuseppe ci assista in questo passaggio, che la liturgia avvolge di bellissime preghiere e che ci prepariamo a trascorrere, quando Dio vorrà!