Sługa Boży Sr Antonietta Böhm (1907-2008)
Supplex libellus: 12.05.2013
Non conosciamo molto della sua infanzia e adolescenza. I dati biografici ci danno l'idea di una famiglia unita, gioiosa e ricca di fede vissuta nel quotidiano. Antonietta era la penultima di dieci figli, nata il 22 settembre 1907 a Bottrop (Germania), una cittadina al Nord tra la Renania e la Westfalia. In quel periodo storico, le città della zona detta Ruhrgebiet, nota per l'estrazione del carbone e l'industria tessile, avevano uno sviluppo promettente.
Si può dire che il sistema educativo di don Bosco era già vissuto nella numerosa e bella famiglia, pur senza saperlo. Erano evidenti il rispetto e la fiducia, il sostegno reciproco, ma anche un gioioso stare insieme, espresso nel canto e nella musica, come la fede in Dio e la fiducia nella materna intercessione di Maria. Quindi la preghiera del Rosario faceva parte del ritmo quotidiano della famiglia, che si riuniva alla sera per pregare insieme e cantare canzoni popolari
La partecipazione alla celebrazione eucaristica festiva non era solo un dovere cristiano, ma era vissuta con gioia interiore. Il padre andava alla “Messa degli uomini” alle ore sei del mattino con i figli maschi; le figlie con la madre vi partecipavano alle otto. Il giorno del Signore doveva essere diverso dagli altri giorni: dopo la Messa a casa c'era una buona colazione e poi musica e canti. Un cuore per la gente
Antonietta cominciò fin dall'età di cinque anni la sua esperienza apostolica. Quando un prete veniva chiamato a portare il sacramento dell'Unzione degli infermi, la piccola partecipava alla breve processione portando una candela. La sua presenza era apprezzata nelle famiglie. Si racconta che i presenti le facevano spazio in modo che potesse dare all’ammalato il cero acceso. La mamma una volta le disse pettinandola: «Quando sei stata battezzata, il prete ti ha regalato una candela come quella che porti in quelle case. È una piccola fiamma che indica la grande luce di Gesù: la luce che dobbiamo sempre portare nei nostri cuori. La nostra vita dovrebbe essere una luce: per il Signore e per tutte le persone che incontriamo». Questo richiamava Mamma Margherita, la mamma di don Bosco, che faceva il catechismo ai figli in modo pratico. Antonietta non solo era portatrice di luce, ma diceva parole di fede agli ammalati aiutandoli a lanciare un ponte verso il cielo.
Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale. Durante quel periodo, Antonietta fece in casa le sue prime esperienze come infermiera. Sua madre era un modello per lei: non faceva distinzioni tra amico e nemico, ma vedeva nei soldati feriti dei giovani che avevano bisogno di aiuto e quindi li aiutava fasciando le loro ferite.
La prima grande prova per Antonietta fu la morte di suo padre nel 1916. Egli lavorava come spazzacamino in una grande fabbrica. Quando una sera tornò a casa dal lavoro tutto bagnato a causa di una tremenda grandinata, si prese una grave polmonite che lo portò alla morte dopo appena una settimana, l'8 settembre. Per Antonietta gli anni felici dell'infanzia se n'erano andati in un colpo solo.
Due anni dopo, lei si ammalò gravemente di tubercolosi e venne accolta in un sanatorio in Olanda. Non appena si ristabilì, la famiglia soffrì un altro duro colpo: l'amata madre morì il 2 febbraio 1919 dopo una breve malattia e un urgente intervento chirurgico. Antonietta ricevette questa terribile notizia mentre si trovava in Olanda, in un collegio dove rimase per lo studio dopo il recupero dalla malattia. Suo fratello Hermann e la moglie Anna l’accolsero nella loro casa ad Essen
Le prime FMA arrivarono in Germania nel novembre del 1922. A Essen-Borbeck aprirono la prima comunità. I Salesiani erano arrivati da un anno e si occupavano dei ragazzi. Le suore, tre italiane e tre tedesche, riuscirono presto ad animare un fiorente oratorio per le ragazze. Raggiunse anche il centinaio tra bambine e adolescenti che giocavano felici nel grande cortile.
Antonietta in quel periodo frequentava la scuola in un altro Istituto religioso. Un giorno le alunne vennero invitate ad “un pomeriggio letterario” aperto anche ad altre persone della città. A lei fu assegnato un posto accanto alle FMA. Non capiva quello che dicevano tra loro, ma notò l'allegria di quelle giovani suore e provò simpatia per loro. Tornata a casa, chiese informazioni a suo fratello perché voleva sapere dove abitavano e cosa facevano quelle suore. E così, la domenica successiva andò anche lei all'oratorio. Chiese subito quanto costava l’entrata. Sorridendo, la suora le rispose che l’oratorio era gratis! Antonietta fu immediatamente colpita dall'atmosfera gioiosa del cortile, dove tante ragazze e suore si divertivano insieme. Che spettacolo! Quelle suore erano così diverse da quelle che conosceva fino a quel momento. Sentiva che la felicità delle FMA derivava da un profondo amore per Dio. Antonietta scriverà in seguito: «La tipica caratteristica salesiana che mi ha colpito è stata l’amorevolezza delle suore. Giocavano nel cortile, cantavano come angeli, erano semplici e spontanee, mostravano una gioia profonda, con la direttrice ci sentivamo come amiche». Una domenica, Antonietta si unì ad un gruppo radunato attorno ad una suora che animava un gioco a domande e risposte. Una delle domande era questa: «Chi di voi vorrebbe diventare missionaria?». Alcune delle ragazze alzarono la mano, inclusa Antonietta. La suora annotò i nomi delle ragazze. E in Antonietta poco a poco germogliò il profondo desiderio di diventare come queste suore.
Qualche domenica dopo suor Alba Deambrosis, che era la superiora della Visitatoria, giunse in visita alla comunità. Alcune delle ragazze furono chiamate a parlare con lei. Suor Alba non sapeva il tedesco, ma solo italiano. La conversazione, se così si può chiamare, si svolse a gesti. Indicò la croce appesa alla parete, aprì le braccia e fece il gesto di caricarsi la croce sulle spalle. Antonietta capì al volo che seguire Gesù come missionaria significava prendere la croce del Signore con un cuore grande e un volto felice.
Primi passi nell'Istituto delle FMA
Il 19 gennaio 1926 Antonietta lasciò la famiglia e fu accolta dalle FMA a Eschelbach in Baviera per iniziare il percorso formativo. La benedizione su questa scelta di vita la ricevette dal fratello. Poco dopo, il 29 gennaio, Antonietta fu ammessa al postulato. Era tra le prime 24 giovani della Germania entrate nell’Istituto, sette delle quali provenivano da Essen, compresa lei. Nell'estate di quell’anno le novizie partirono per Nizza Monferrato. Suor Alba Deambrosis le accompagnò. Trovarono più di un centinaio di giovani provenienti da diversi paesi europei. La speciale vicinanza alla Casa-Madre dell’Istituto e la conoscenza della Superiora generale e delle Consigliere influirono fortemente sulla sua formazione. Dalle suore ricevette notizie di altri paesi, dove le FMA educavano le giovani. Il 5 agosto 1928, suor Antonietta fece la prima Professione, insieme ad altre 69 giovani sorelle. Tra quelle vi era suor Ersilia Canta, futura Superiora generale.
Lavorò per alcuni anni in varie comunità dell’Italia, sia per studiare musica a Torino e a Pisa, o per insegnarla a Novara e nel noviziato di Casanova, dove fu anche assistente. Nel giorno della Professione perpetua, il 5 agosto 1934, ricevette la notizia che era stata scelta come missionaria per la Patagonia (Argentina). Dopo la benedizione del Papa a Roma, partì con altre suore giovani da Genova con la nave verso l’America Latina. L’Argentina, dove arrivò il 24 settembre 1934, fu la sua prima destinazione come missionaria.
La vocazione di suor Antonietta è maturata sicuramente negli anni vissuti in famiglia e poi a contatto con le FMA all’oratorio, vera fucina di vocazioni religiose salesiane. La mamma era una donna innovativa nelle sue azioni e nei suoi discorsi; fu un modello per lei specialmente per la donazione generosa e soldale. L'intero ambiente familiare favorì la maturazione della fede e questa si rafforzò dopo la perdita dei genitori, quando lei era appena preadolescente in un misterioso intreccio di morte e di fecondità. Gli incontri con le prime FMA a Essen Borbeck trovarono in Antonietta un cuore aperto e in lei si risvegliò il desiderio di consegnare la vita a Dio completamente. Le suore, con il loro stile di vita gioioso e contagioso, le mostrarono come servire il Signore prendendosi cura delle ragazze da educare.
Anche la domanda posta durante un gioco certamente contribuì ad accendere in lei l’ideale di testimoniare la fede in terre lontane. Gli anni che trascorse nell'oratorio delle FMA furono importanti e decisivi per lei. In quell’ambiente trovò pure il prezioso dono della relazione amichevole con la superiora della comunità, come la stessa suor Antonietta scrisse: «... ci sentivamo come amiche». Si sentiva dunque veramente accompagnata nel suo cammino di discernimento del progetto di Dio sulla loro vita.
Suor Antonietta partì come missionaria per l’America Latina, dove visse per oltre 68 anni e morì ultra centenaria, arricchita dalle esperienze dei primi decenni della sua vita. La sua caratteristica attitudine materna, la sua predilezione per i poveri e per la salvezza del mondo, l’amore ardente a Gesù, la chiamata ad essere trasparenza di Maria Ausiliatrice per essere dovunque la sua mano benedicente, tutto ciò aveva trovato basi sicure negli anni dell’adolescenza e giovinezza.
COLLINO Maria, Suor Antonietta Böhm. Un'eco sommessa della Vergine Maria, Gorle (BG), Velar 2013. Traduzione in tedesco, spagnolo, polacco.
CAMERONI Pier Luigi, Antonietta Böhm, Figlia di Maria Ausiliatrice, Serva di Dio, in ID., Come stelle nel cielo. Figure di Santità in compagnia di Don Bosco, Gorle (BG), Velar 2014, 310-314.
Suor Birgit Baier
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