Paola Adamo (1963–1978). Era una ragazza della parrocchia salesiana "San Giovanni Bosco" di Taranto, la cui chiesa fu costruita dai genitori architetti. Fu stroncata da una epatite virale. Una delle frasi più belle del suo diario segreto la propone come modello per tante giovani preadolescenti di oggi: “Se credi in Dio hai il mondo in pugno”.
Sean Devereux (1964–1993). Exallievo e cooperatore salesiano inglese, volontario in Liberia. Di animo sensibile parlava sempre della gente che soffriva e della insensibilità di chi la circondava e la governava.. “Finché il mio cuore batte, devo fare ciò che penso di poter fare, aiutare cioè quanti sono meno fortunati di me”. Venne ucciso quando era volontario a Kismayo in Somalia.
Salvo D’Acquisto (1920–1943), Napoletano, exallievo salesiano. Entrato nei Carabinieri, si segnalò per le sue qualità umane e spirituali. Bellissime le sue lettere alla fidanzata. Le sue doti di bontà e il senso cristiano della vita rifulsero soprattutto quando, per salvare 22 vittime innocenti dalla rappresaglia nazista, si offrì eroicamente di essere fucilato al loro posto. Medaglia d’oro al valor militare. Sarà presto beato.
Teresa Bracco (1924–1944). Massacrata da un ufficiale nazista che voleva violentarla. A capo del letto aveva una pagina del BS (agosto 1933) con la figura di Domenico Savio e i suoi propositi. Un sacrificio eroico, il suo, non improvvisato. La sua maturazione spirituale avvenne nella semplicità della vita dei campi e nelle faccende domestiche. Venne beatificata il 24 maggio 1998.
Fernando Calò (1939–1956). Muore in seguito all’urto contro una colonna, giocando a pallone nel collegio salesiano di Estoril in Portogallo. Un po’ turbolento, figlio di una ragazza madre, ospite di vari orfanotrofi, approdato dai salesiani diede una svolta radicale alla sua vita. Riuscì a riavvicinare alla Chiesa anche la mamma che da tanto tempo se ne era allontanata. Divenne apostolo tra i compagni, lui che era considerato uno dei più scalmanati.
Ninni di Leo (Palermo 1957-1974). Oratoriano di Villa Ranchibile di Palermo, morì di leucemia. A Ninni piaceva la musica, la danza, il canto, la pallacanestro. Tifava Inter. Altruista per natura, non pensava mai a sé, ma aiutava tutti quelli che avevano bisogno di lui. Al primario che, vedendone le sofferenze, e non potendo far nulla, gli chiese “Ma tu che cosa hai fatto a Dio?”, rispose: “Ma che cosa c’entra Dio? Il Signore non ha forse sofferto tanto per noi?”.
Xavier Ribas (Barcellona 1958-1975). Animatore dell’oratorio Marti-Codolar di Barcellona. Morto in un incidente di montagna, mentre discendeva da una cima appena conquistata in compagnia di due amici. Soleva dire che con l’aiuto di Cristo nulla è impossibile. Era un giovane allegro, sensibile, pieno di sogni. Aveva un gran desiderio di diventare insegnante, per poter far del bene. Belle le sue “Riflessioni di un giovane cristiano”.
San Domenico Savio (1842-1857) E’ il frutto più bello del Sistema preventivo, uscito dalle mani dello stesso Don Bosco, il capolavoro della sua pedagogia e del suo apostolato. Lui stesso divenne apostolo tra i compagni, dando così una mano al suo maestro ed amico. Rimasero famosi i suoi propositi di prima comunione che ispirarono molti altri ragazzi e ragazze. Ricorre quest’anno il 50° della sua canonizzazione.
Michele Magone (1845-1859) e Francesco Besucco (1850-1864) Il primo di una incredibile vivacità, era un vero piccolo capobanda, che soltanto la perizia pedagogica di Don Bosco riuscì ad ammansire avviandolo verso la santità. Il secondo un altro Domenico Savio, a detta dello stesso Don Bosco che di tutti e tre ha scritto una breve biografia. Fin da bambino era un piccolo apostolo tra i compagni, sempre pronto a mettere pace. Aiutava il parroco facendo il catechista dei più piccoli. Entrato all’oratorio, prendeva alla lettera tutti i suggerimenti di Don Bosco. Si ammalò proprio a Valdocco e vi morì. Aveva solo 14 anni.
I cinque oratoriani polacchi (+ 24 ago. 1942) Allievi dell’oratorio salesiano di Poznan. Il più giovane aveva 20 anni, due ne avevano 22 e i due più grandi 23. Furono arrestati dai nazisti nel settembre del 1940, con l’accusa di appartenere a una associazione segreta. La perquisizione della Gestapo accertò che non avevano nulla di compromettente in tasca se non la corona del rosario, da cui non si separavano mai. Vennero condannati a morte per alto tradimento, praticamente senza processo, e furono decapitati a Dresda. Commoventi le lettere scritte ai familiari nel tempo della prigionia, e poco prima di morire. Accettarono il loro destino come gli antichi martiri cristiani: “Sia fatta la Tua volontà”.
Pier Giorgio Frassati (1901 -1925) Figlio del fondatore del quotidiano La Stampa di Torino, poi ambasciatore d’Italia a Berlino, Piergiorgio fu sempre impegnato in attività caritative, anche come universitario. Era una calamita di simpatia, di bellezza interiore, di gioia di vivere, capace di attrarre con naturalezza tanti che sono in cerca di un suggerimento, una prova vivente che è possibile oggi essere giovani cristiani, e vivere fino in fondo la propria fede.
Roderick Flores (1969-1984) Apparteneva alla associazione scout del Don Bosco Technical College di Mandaluyong (Filippine). Annegò nel tentativo di salvare due compagni, sorpresi da crampi mentre nuotavano. Il suo corpo fu ritrovato una settimana dopo. “L’atto eroico di gettarsi per salvare i compagni è stato solo il punto culminante di una lunga successione di innumerevoli gesti di altruismo compiuti quotidianamente”. Questa la testimonianza di un salesiano che lo conobbe.
Zeffirino Namuncurà (1886 –1905)
Figlio del cacico Manuel delle tribù araucane. Studiò dai salesiani a Buenos Aires, poi in Italia nel liceo di Villa Sora a Frascati. Fu stroncato dalla tubercolosi a soli 19 anni. Abituato alle libere praterie della sua terra si adattò alla vita del collegio divenendo un modello per tutti i compagni. Nella prima Comunione, a 12 anni, stipulò un patto di assoluta fedeltà col suo amico Gesù. Popolarissimo in Argentina, è da tutti invocato e venerato.
Domenico Zamberletti (1936-1950) Un fanciullo prodigio, appartenente al piccolo clero del Sacro Monte di Varese. Allievo dei salesiani. Era affascinato dalla preghiera: “Quando prego non mi accorgo del tempo che passa!”. Figlio di un albergatore, aveva dato ordine in cucina di preparare sempre un piatto in più per il “Cristo affamato”. Morì di leucemia tra atroci dolori dicendo: “Mamma, sto bene, vado in Paradiso!”.
Alberto Marvelli (1918 -1946) Ingegnere chimico. Durante i quattro anni trascorsi a Rimini tutte le mattine era a messa dai salesiani, e frequentatore assiduo dell’oratorio. Fu travolto da un autocarro militare che ritornava sulla destra dopo aver sorpassato un filobus in sosta. Scrisse: “Il nostro procedere nella vita deve essere un salire continuo e deciso, somma delle esperienze precedenti e delle grazie attuali continue che il Signore costantemente ci elargisce”.
Petras Pércumas (1917-1937) Lituano, aspirante missionario salesiano. Ammalato di cuore, è morto in concetto di santità al Rebaudengo di Torino. Era dotato di grande fede e grande bontà: “Non rovesciare l’inchiostro, perché è roba di Dio”. “Pulisci bene, perché queste sono cose di Don Bosco e gliele ha regalate il Signore!”. Fu fedele fino allo scrupolo in quel che riguardava l’osservanza dei propri doveri.
Alberto Marvelli (1918 -1946) Ingegnere chimico. Durante i quattro anni trascorsi a Rimini tutte le mattine era a messa dai salesiani, e frequentatore assiduo dell’oratorio. Fu travolto da un autocarro militare che ritornava sulla destra dopo aver sorpassato un filobus in sosta. Scrisse: “Il nostro procedere nella vita deve essere un salire continuo e deciso, somma delle esperienze precedenti e delle grazie attuali continue che il Signore costantemente ci elargisce”.
Petras Pércumas (1917-1937) Lituano, aspirante missionario salesiano. Ammalato di cuore, è morto in concetto di santità al Rebaudengo di Torino. Era dotato di grande fede e grande bontà: “Non rovesciare l’inchiostro, perché è roba di Dio”. “Pulisci bene, perché queste sono cose di Don Bosco e gliele ha regalate il Signore!”. Fu fedele fino allo scrupolo in quel che riguardava l’osservanza dei propri doveri.
Renato Scalandri (1919-1944) Exallievo del liceo classico di Valsalice. Chiamato in guerra come sottotenente degli alpini, e fatto prigioniero, morì in campo di concentramento di Hammerstein, colpito alle spalle a tradimento e senza motivo da una sentinella. Recitava il rosario ogni giorno, ma la sua preghiera fondamentale era la sua vita, la sua lealtà, la sua correttezza umana, inserita nella visione del Vangelo. Fu un dirigente dell’Azione Cattolica fino ad assumere degli incarichi nazionali.
Sigmund Ocasion (1976-2000) Exallievo di Mandaluyong (Filippine) cui rimarrà attaccatissimo anche dopo il trasferimento a Toronto. Modello tra i compagni, è morto di tumore. Era corredato di una intelligenza vivissima e di una bontà unica. Scoppiata la malattia all’ospedale lo chiamavano “il ragazzo speciale”. Scrisse di lui don Occhio: “Ho visto in questo giovane il volto sereno di Cristo nella Santa Sindone”.