Dom Bosco

Omelia nella Eucaristia del Congresso Storico Internazionale, Roma 2014.11.20

Il Rettor Maggiore

Omelia nella Eucaristia del secondo giorno del
Congresso Storico Internazionale

Casa Generalizia, Roma
2014.11.20

Carissimi fratelli e sorelle tutti, eccoci qui, venuti dai quattro punti cardinali portando ciascuno di noi la propria cultura, la propria lingua, la propria storia e la nostra comune storia salesiana come figli e figlie di Don Bosco. Eccoci per diventare tutti insieme e ognuno secondo la propria capacità, dono e disponibilità, tessitori di questo bel tessuto che è appena un pezzettino della trama di Dio nella storia dell'umanità.

Ognuno di noi porta con sé il proprio orizzonte e la propria memoria personale e collettiva. Adesso ognuno di noi può  fare memoria dei propri orizzonti naturali: chi starà pensando al mare e il suo largo e quasi infinito orizzonte, chi alle immense pianure verdi o altipiani aridi, chi agli orizzonti di variegate forme e colori che ci danno le montagne o le foreste...

E siamo venuti qui per fare l'esperienza dell'incontro, tra di noi e tra le nostre memorie, tra il nostro presente e il nostro passato comune che ci fa più saldi nell'unità del carisma arricchito dalla grande diversità di provenienze e orizzonti naturali, sociali e culturali.

Io ho avuto la fortuna di andare tante volte al mare con mio papà e dopo, in questi ultimi anni, conoscere le estese pianure delle Pampas dell'America del Sud e dell'altipiano patagonico. E ho potuto fare l'esperienza di poter sentirmi un punto in mezzo   a   un'immensità   confinata   da   larghi   orizzonti   dove   l'acqua   o   la   terra cominciano a essere cielo.

Voi sapete che alcune tradizioni bibliche dicono che il passato è di fronte a noi (perché lo possiamo vedere in prospettiva e così conoscere grazie alla memoria storica) e il futuro è alle spalle (perché il futuro non lo conosciamo, non si lascia vedere   dai   nostri   occhi,   ma   desiderare,   proiettare   piuttosto   nella   nostra immaginazione che nella nostra vera conoscenza).

Carissimi   e   carissime   tutti,   io   vi   invito   in   queste   giornate   a   vivere   intensamente l'esperienza dell'incontro come tessitori di racconti che portano con se la memoria di quel vissuto e guardando il vasto orizzonte del passato più o meno prossimo, perché possiamo sognare e proiettare insieme verso l'orizzonte del futuro che ci aspetta e che da senso al nostro camminare di ogni giorno, in ogni angolo della terra.

La lettura dell'Apocalisse oggi ci dice che “Giovanni, [vide] nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli”. Il “libro scritto sul lato interno e su quello esterno” ci fa ricordare subito Ezechiele e il suo rotolo che “era scritto all'interno e all'esterno” (Ez. 2,10) e che in modo di lamenti, pianti e guai, nascondeva e mostrava i disegni di Dio per il mondo. Noi non ci aspettiamo dei lamenti, pianti e guai, certo! ma sì scrutare  i rotoli della nostra storia e memoria per prepararci sempre meglio al futuro che ci aspetta. E il punto di incontro di questi due orizzonti, il passato e il futuro, siamo noi, qui, oggi, nel nostro presente.

Penso che i sigilli che siamo invitati ad aprire, con reverenza, rispetto e accuratezza sono i sigilli del nostro mistero, dell'intreccio tra cielo e terra che si da nel quotidiano di ognuno di noi, delle nostre istituzioni e di tutta la nostra Famiglia Salesiana. Non per noi come una questione endogamica, ma aperti al Mistero di Dio, della vita e della storia,   cioè,   all'intreccio   della   vita   di   tutti   gli   uomini   e   donne   contemporanee.   E soprattutto noi, chiamati a vivere la fedeltà del nostro carisma e quindi della nostra missione: i giovani, soprattutto i più poveri, abbandonati e in pericolo. Per questo siamo nati, per questo si è sviluppata la nostra presenza carismatica, di servizio, di educazione ed evangelizzazione nei decenni precedenti, per questo siamo vivi e forti ancora oggi.

Sarà proprio la nostra fedeltà la chiave che apre i sigilli; fedeltà alle nostre origini, fedeltà al cammino fatto dai nostri antenati, e, innanzitutto, la fedeltà di Dio. Infatti, sarà Lui, il “leone di Giuda, il Germoglio di Davide, a [aprirci] il libro e i suoi sette sigilli”. Quindi la nostra fedeltà alla storia e allo sviluppo del nostro carisma ha le sue radici profonde nella nostra comune vocazione salesiana, vissuta in diversi modi, e nella chiamata personale alla vita, alla donazione di sé e alla missione condivisa.

Così il nostro orizzonte più largo comincia in noi stessi, nel nostro modo di vivere, nelle nostre opzioni e supera largamente qualsiasi questione istituzionale perché il punto di intreccio non sono le nostre istituzioni, ma le nostre persone e comunità.

Sarà lì a continuare vivo il nostro prezioso carisma salesiano.

Abbiamo sentito dire a Luca nel Vangelo di oggi che  “Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa”. Mi pare che poche altre pagine delle Scritture possono essere più tristi che questo versetto. E sarà lo stesso Gesù a rivelarci il motivo del suo pianto e dolore: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi”.

Carissimi, noi siamo qui in queste giornate per vedere, sentire, contemplare e non per chiudere gli occhi dell'intelligenza e del cuore, e in questo modo, assumere “la sfida del futuro, particolarmente significativo in questo anno bicentenario della nascita di Don Bosco, di CEMENTARE una NUOVA FASE della nostra Storia Salesiana”, come vi dicevo ieri nella Buona Notte. E siamo qui per ringraziare per la bella eredità ricevuta, con le sue luci e ombre, come tutte le imprese umane.

Stiamo celebrando 200   anni   di   essere   ben   voluti   e   ringraziamo   Dio   e   la  società   umana   che   ci   ha permesso di sviluppare il nostro carisma e seminarlo un po' dappertutto. Proprio perché ringraziare è radicarsi nell'umiltà, abbiamo bisogno di darci un tempo per far maturare le nostre motivazioni apostoliche perché non sbagliamo la strada a seguire, per non fermarci inutilmente, e nemmeno affrettare troppo senza senso, per non essere infecondi...

Carissima  Madre  Ausiliatrice,  aiutaci  ad  avere  il  cuore  pronto  per  contemplare  il mistero non delle nostre imprese, ma della Grazia di Dio donata a noi per il bene dei giovani e dell'umanità intera. Aiutaci a essere pronti per continuare coltivando la nostra fedeltà creativa al carisma che ci viene dato e continuare in questo modo camminando verso l'orizzonte di una storia sempre più bella, sempre più piena, mai trionfalistica, e sì sfidante e aperta a un mondo migliore. Amen.


LETTURE

Prima Lettura: Ap 5,1-10

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?». Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo. Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo. Uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli». Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. E quando l'ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, e cantavano un canto nuovo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra».

Parola di Dio

Salmo:

Sal 149 (150)

R. Hai fatto di noi, per il nostro Dio,
un regno e sacerdoti.

Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell'assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion. R.

Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria. R.


Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca:
questo è un onore per tutti i suoi fedeli. R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.

Alleluia.

Vangelo: Lc 19,41-44

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

Parola del Signore