31 Gennaio 1934
n.65
IL RETTOR MAGGIORE: La santità di Don Bosco nelle sue caratteristiche, nei suoi frutti, nei suoi premi Pag. 143
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Torino, 31 Gennaio 1934.
Figliuoli carissimi,
Quarantasei anni fa, in questo stesso giorno, il nostro venerato Don Rua, quasi intingendo la penna nelle lagrime, dava ai Salesiani l´annunzio più doloroso che egli avesse mai dato e che potesse mai dare in vita sua: Don Bosco era morto! A me invece è toccata la bella fortuna di dovermi intrattenere con voi sopra l´avvenimento più lieto che possa mai formare tema di una mia lettera ai Confratelli in tutto il restante corso della mia esistenza: Don Bosco è Santo! Oh dies felix memoranda fastis! Sì; giorno benedetto, presagito e quasi pregustato dai contemporanei suoi, giorno che ci verrà invidiato con nostalgico desiderio dai posteri, giorno di paradiso per noi che avremo la sorte di viverlo!
Il dì della Canonizzazione sarà certamente il più glorioso di quanti la nostra Congregazione ha avuti finora e vorrei dire di quanti sarà per avere in seguito. Quando, dopo quella faustissima data, rientrando nel massimo tempio della cristianità e levando gli occhi in alto, noi vedremo biancheggiare nel marmo l´amabile figura del nostro Padre, — « qui inter suseitatos sanctissimos viros vere surrexit sicut gigas ad currendam viam», — sorto davvero, tra gli altri santi uomini suscitati da Dio, come gigante a percorrere la sua via, — il nostro cuore di figli avrà sussulti di gioia e il´. nostro spirito, scandendo le vie del firmamento, si arresterà estatico nel mezzo della celeste Gerusalemme, dove, in un mare di luce, rifulge San Giovanni Bosco sicut sol e rifulgerà in perpetuas aeternitates. Il nostro giubilo nell´aspettativa del gran giorno non potrebbe essere davvero nè più ragionevole, nè più santo. Gaudeamus ergo in Domino diem festum celebrantes sub honore Sanati Joannis!
Nell´attesa che quella storica data ci apporti il godimento di sì ineffabili delizie, io sento imperioso il bisogno di aprirvi l´animo mio, affinchè tutti insieme vi andiamo incontro così ben preparati da riceverne, coll´allegrezza, anche spirituali vantaggi.
Una domanda che tutti dobbiamo farci è questa: Abbiamo noi un´idea esatta della santità di Don Bosco? In altri termini, sappiamo noi dove stia la vera caratteristica della sua santità?
Certo, l´essenza della santità altra non può essere se non quella stabilita dal Santo dei Santi, e cioè l´amore di Dio e l´amore del prossimo: due amori che si compenetrano in guisa da formarne uno solo. Su questi due basilari precetti poggia qualsiasi edificio di perfezione cristiana, dall´ordinaria all´eroica. Ogni Santo però attua il duplice comandamento della carità unica, secondo la individuale missione ricevuta da Dio. Per San Giovanni Bosco il diliges Dominum Deum tuum e il diliges proximum si tradussero nella formula: Lavorare per la gloria di Dio e per il bene delle anime; e lavorò per questa gloria e per questo bene con una vita intensa di fede e di zelo.
La fede, che di ogni santità è fondamento, fu, senza dubbio, lucerna a´ suoi passi, secondo l´espressione del Salmista. Nella luce della fede la sua mente s´inebriava alla contemplazione delle verità rivelate e la sua volontà si moveva nelle direzioni che erano conformi al beneplacito divino. Quindi o parlasse o scrivesse o agisse, il suo spirito non oscillava mai fra Dio e il proprio io, fra il cielo e la terra, fra l´eterno e il temporaneo, fra il dovere e il piacere, ma si slanciava isso fatto dalla parte di Dio, Padre e Signore assoluto, donde pigliava la norma sicura con cui regolarsi in tutto che avesse ragione di relativo e terreno. Intendo dire che in nulla egli cercò se stesso, il suo comodo, la sua soddisfazione, il suo tornaconto, ma spese tempo, energie e sforzi per servire nel miglior modo possibile il Signore, lavorando nel campo assegnatogli dalla Provvidenza.
E il suo campo specifico fu la salvezza della gioventù mediante l´efficacia della cristiana educazione. Prodigò bensì il suo ministero a vantaggio di quante anime o per sè o per mezzo de´ suoi figli gli fu dato di avvicinare; ma le anime giovanili occuparono prevalentemente i suoi pensieri di apostolo. Dio solo sa quanti e quali sacrifici egli s´impose per andar in traccia dei giovani più bisognosi di .cure sacerdotali, per metterli al riparo da pericoli d´ogni genere che ne insidiavano la virtù, per circondarsi di validi e numerosi ausiliari che gli prestassero mano in opera sì vasta e provvidenziale. Sonno, cibo, salute, tranquillità di vita, tutto egli sacrificò, nel sovrano intento di zelare per ogni verso il bene della gioventù.
Quelle che appaiono comunemente le caratteristiche della santità di Don Bosco, cioè la sua abituale unione con Dio, la sua calma imperturbabile in qualsiasi evento, la sua paternità senza confini, la sua operosità che non diceva mai basta, di qui traevano origine, dalla sua carità ardente, che, animata da viva fede, gli faceva anteporre a tutti e a tutto Dio e gl´interessi di Dio.
Ora una santità così genuina e così eminente non poteva non produrre frutti adeguati, ed ecco una seconda osservazione sulla quale v´invito a soffermarvi. Quando nel cristiano si uniscono buon volere e grazia divina, allora nascono le azioni veramente virtuose; ma se poi il cristiano è anche un Santo, un uomo cioè che spinge fino all´eroismo la corrispondenza sua agli ausilii dell´alto, allora è come una gara fra il Creatore che dà e la creatura che fa, e sorgono le forme più grandiose di attività benefiche e perenni in seno alla Chiesa.
Un primo frutto della santità di Don Bosco è Don Bosco stesso, quella personificazione cioè di ogni più eletta virtù che i testimoni oculari riscontrarono in Lui e che i documenti storici attestano in larga misura. « Don Bosco sembra nostro Signore », dissero, come mossi da soprannaturale intuito, giovanetti ingenui e confermarono, per naturale osservazione, uomini fatti. E se l´affetto filiale non ci fa velo, saremmo portati a dire ch´egli, nelle sue varie età, abbia realmente raggiunto, per quanto vien dato all´umana fralezza, tutto il grado di perfezione che gli anni e gli uffizi in lui comportavano. L´altro frutto della santità di Don Bosco è, lasciatemi dir così, questo prolungamento di se stesso che noi vediamo, la somma cioè delle opere che vivono tuttodì del suo spirito. Partendo dalla terra, la santità di Don Bosco ha lasciato dietro di sè un complesso di creazioni, nelle quali ha trasfuso il suo alito vitale e che sono destinate, come ogni cosa viva, a crescere e a moltiplicarsi, adattandosi all´indole dei tempi, alla condizione dei luoghi, al carattere dei popoli. A voi non è necessario ch´io spieghi minutamente questo concetto, perchè bene l´intendete; v´invito invece ad ammirare con me quanto sia feconda la santità di Don Bosco, e a benedire insieme il Signore che ci abbia chiamati a parte di un´eredità così cospicua, con il mandato non solamente di custodirla gelosamente, ma di agevolarne ancora gli accrescimenti indefiniti.
V´invito in terzo luogo a considerare quali siano stati, per Don Bosco, i premi di tanta santità. Non ci limiteremo certamente a dire che la virtù è premio a se stessa e che quanto più essa è grande, tanto maggiore è il godimento che fruisce chi la pratica. Questo è vero e risaputo: lo proclamarono, sebbene in modo esclusivo, anche i seguaci di una scuola filosofica pagana. La testimonianza della buona coscienza è fonte di intima contentezza, che compensa a usura delle pene cagionate dalla forza delle cose o dalla malizia degli uomini. Don Bosco godette questo premio della santità; egli pure sperimentò la felicità degli Apostoli, che ibant gaudentes allorchè digni habiti sunt pro nomine Jesu contumeliam pati. La santità fa del patire una prova di amore, e per chi ama, soffrire è godere.
Gran premio questo della santità, e non solo per tal effetto immediato, ma perchè contribuisce immensamente ad aumentare il merito di un premio assai maggiore, il merito di quell´alto premio che Iddio tiene riserbato in Paradiso a´ suoi eletti. E tutta la vita dei Santi converge qui, a tesoreggiare per il Cielo. Se non sarà senza premio nemmeno un bicchiere d´acqua fresca dato per amor di Dio a chi è arso dalla sete, chi può commisurare il guiderdone eterno di una vita come quella di Don Bosco consumata tutta nel più puro olocausto di sè tra le fiamme della carità? Certo non sorprese nessuno la notizia che, al momento della morte di Don Bosco, anime care. a Dio e ignare del suo transito, vedessero, per divina concessione, l´ingresso di Lui nella gloria come un trionfo di solennità senza pari.
Ma Dio, giusto rimuneratore, va ancora più oltre .nel ricompensare la santità. I Santi, che tanto fecero e patirono per la sua gloria accidentale, sono da Lui coronati di una particolare aureola, che richiama su di loro l´ammirazione, la venerazione e l´imitazione dell´umanità. Il culto tributato ai Santi colloca questi eroi sul trono più splendido che vi sia, sul sacro altare nel tempio di Dio, e dinanzi a loro la pietà s´inchina, mentre l´eloquenza ne tesse le lodi, la storia ne tramanda le grandezze e l´arte ne abbellisce il ricordo. L´umile, il povero, il tribolato Don Bosco eccolo oggi, dalla divina munificenza, per mano della Chiesa, glorificato . in faccia a tutto il mondo e senza che mai questa glorificazione possa venirgli contestata, come accade troppe volte delle apoteosi umane.
Ora io vorrei che riflettessimo bene a una cosa. Magnificare la santità di Don Bosco nelle sue caratteristiche, ne´ suoi frutti, ne´ suoi premi è un bisogno del nostro cuore prima ancora che un obbligo di gratitudine. Ma non fermiamoci qui; domandiamoci invece: Dove stette il segreto di santità sì eccelsa? Io non esito ad affermare che dobbiamo cercare questo segreto nella sua costante corrispondenza alla grazia. Voi ne conoscete abbastanza la vita. Osservate come fin da piccolo riveli una sensibilità squisita agl´influssi soprannaturali che lo sospingono alla preghiera e ai sacramenti, alla fuga del peccato, a soccorrere spiritualmente e corporalmente il prossimo; seguitelo nel periodo degli studi e vedete come abbia il cuore staccato dalle cose della terra e rivolto tutto a secondare ispirazioni che non gli vengono certo dalla carne e dal sangue; studiatene gli atteggiamenti nelle contingenze svariatissime del suo ministero sacerdotale e nelle molteplici imprese a servizio della Chiesa e delle anime e ponete mente alla sua abitudine di guardare in alto al Padre dei lumi e al Datore d´ogni dono perfetto, null´altro premendogli che di obbedire ai superni impulsi. E in Lui una cura assidua di non lasciar cadere invano la menoma grazia di Dio.
Ecco un punto che merita di richiamare tutta la nostra attenzione dinanzi alla santità di Don Bosco glorificata. Grazia grande è stata per noi la vocazione salesiana, grazia destinata a essere seguita da una catena d´infinite altre, ma subordinatamente alla fedeltà della nostra corrispondenza. Stiamo attenti, miei cari, ne in vacuum gratiam Dei reeipiamus.
Dediti come siamo alle occupazioni della vita esteriore per il bene del prossimo, c´è pericolo che perdiamo di vista noi stessi, la nostra vita interiore, il nostro profitto spirituale. Anche Don Bosco paventava per i suoi figli siffatto pericolo. Appunto per questo, cinquant´anni or sono, dava ai Salesiani una strenna che diceva: Prima carità è quella usata all´anima propria. Solo santificando noi stessi potremo fare opera di santificazione a pro degli altri e raggiungere così a pieno il fine della nostra vocazione.
San Giovanni Bosco che di tutto questo ci ha dato sì luminoso esempio si faccia nostro efficace iicace intercessore presso Dio, perchè fino all´ultimo respiro possiamo battere fedelmente le sue orme.
Mentre vi auguro felicissime le solenni feste della glorificazione del Padre, mi sforzerò, con incessanti preghiere, d´impetrare a ciascuno di voi la pienezza del suo spirito. Pregaste voi pure per me che ne sento più vivo e assillante il bisogno. Con cuore esultante mi professo vostro
aff.mo in C. J.
Sac. PIETRO RICALDONE.
24 Maggio 1934 N. 66
1. IL RETTOR MAGGIORE: Circa i festeggiamenti per la Canonizzazione di D. Bosco. - Quattro promesse fatte al Santo Padre. – Studiamo Don Bosco
I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Torino, 24 maggio, Festività di Maria Ausiliatrice, 1934.
J. M. J.
Carissimi Confratelli,
" Gratias agamus Domino Deo nostro ". È questo il nostro primo dovere. Non potremo giammai ringraziare quanto si merita il Signore del bene che ci ha fatto glorificando in modo così eccelso il nostro Padre. Il fulgore della sua gloria si riverbera su tutta l´estensione della sua opera, richiamando sopra di essa l´attenzione mondiale e procurando. ai Figli, alle Figlie ed ai Cooperatori di lui una visione sempre più chiara della loro missione nella Chiesa e nella civile società. Sia benedetto Dio! soleva esclamare D. Bosco nei successi delle sue imprese o quando un prodigio del Cielo rispondeva alla confidente umiltà della sua preghiera; in quest´ora di trionfo ripetiamo anche noi con animo grato: Sia benedetto Dio!
Vorrei dirvi tante cose che, a non voler lasciar niente nella penna, richiederebbero non le poche pagine di una Circolare, ma lunghi capi di un giusto volume. Per buona sorte la pubblicità è stata vasta e generosa, sicchè dei fatti voi siete già abbastanza informati e a me non resta se non da presentarvi un ristretto quadro degli avvenimenti per fermarveli nella memoria e trarne qualche pratica utilità.
Del grandioso trionfo Roma e Torino sono state i degni teatri. A Roma la Pasqua di quest´anno è stata dal Papa pubblicamente definita Pasqua Salesiana; infatti la Canonizzazione di D. Bosco vi dominò sovrana, attirando nella Città eterna sì sterminata folla di pellegrini che per la prima volta, nella piazza stessa di S. Pietro, ad alcuni settori non si accedeva senza speciale biglietto: concorso, scrisse «La Civiltà Cattolica » del 5 maggio, straordinario per numero e varietà da ogni parte del mondo, addirittura unico, a memoria d´uomo, in tali solennità. Il Papa, volendo benedire e contentare tutti, mutato al corteo l´itinerario d´uso, passò attraverso la piazza e ascese al tempio per la cordonata centrale.
Entro la Basilica i nostri giovani portarono una nota di gaiezza non mai vista sotto quelle volte maestose, che durante l´attesa essi fecero echeggiare degli inni a D. Bosco e dei sacri cantici soliti a intonarsi nelle nostre case. Ventisette Principi e i Reali del Siam precedettero il Santo Padre, poco lungi dal cui trono prese posto S. A. R. il Principe Umberto di Savoia, rappresentante di S. M. il Re d´Italia. La Messa del Perosi, composta per l´occasione, venne trasmessa per radio, e per le vie dell´aria risonò in ogni dove la voce del , Pontefice, allorchè pronunciava l´infallibile sentenza e diceva l´omelia del novello Santo. Davvero in omnem terram exivit Bonus; il nome di Don Bosco, nell´accento del Vicario di Gesù Cristo, vibrò simultaneamente da un capo all´altro del globo.
Nella terza festa di Pasqua ci vollero le navate di S. Pietro per contenere i rappresentanti della nostra triplice Famiglia e dei nostri. Collegi, all´udienza Pontificia: l´immenso spazio aveva l´aspetto di una sala dalle fantastiche proporzioni: la più bella, là più grande, la più magnifica sala del mondo, come disse il Papa, e fatta. da :Lui appositamente apprestare per un´eletta così ragguardevole, soggiunse pure, la quale gli procurava, come poche volte, il senso della sua paternità universale. Vertigine di gioia e di pietà, definì egli l´entusiasmo dell´accoglienza fattagli dalle nostre turbe giovanili, fra le cui voci osannanti si compiacque di raccogliere, il grido che lo salutava il Papa di D. Bosco. Rileggete tutta la sua paterna allocuzione, soffermandovi specialmente là. dove il. Papa di D. Bosco ai Figli di D. Bosco trasmette da parte del loro Padre il triplice messaggio: amare come lui Gesù Redentore nelle anime riscattate dal suo Sangue divino; amare come lui la Madre di Dio quale grande Ausiliatrice nel marciare alla salvezza delle anime; amare come lui il Vicario di Gesù Cristo quale guida nelle opere di apostolato per il bene delle anime.
Potevamo noi allontanarci anche momentaneamente da Roma senza pagare pubblicamente il tributo della nostra riconoscenza al Papa della Canonizzazione? A questo fu ordinata una solenne dimostrazione nell´Istituto di , Via Tuscolana, il quale s´intitola appunto da Pio XI. Nella chiesa monumentale, che ivi s´innalza alla Madonna di D. Bosco, abbiamo inaugurato una lapide marmorea, che ricordi ai posteri la glorificazione e il glorificatore del nostro Padre nella Pasqua del 1934. Com´è bello parlare del Romano Pontefice nella città di Roma! Bisogna averlo provato per comprendere pienamente il valore delle calorose espressioni usate colà da D. Bosco per Pio IX nel 1876 dinanzi a sceltissimo uditorio, espressioni che io feci mie, rivolgendole all´undecimo Pio. Convennero alla nostra inaugurazione insigni rappresentanti dell´Autorità ecclesiastica e civile, uniti nel pensiero di rendere pubblico omaggio al Successore di S. Pietro.
Ma anche l´Autorità civile, compresa dell´onore che proveniva all´Italia dall´esaltazione del suo grande Figlio, aveva dato forma esteriore al suo sentimento decretandogli ufficiali onoranze in Campidoglio. Il Colle. Capitolino, un tempo meta ambita al trionfo dei duci vittoriosi, non era mai stato nei secoli scorsi spettatore di celebrazioni a onore dei Santi. Il Governatore di Roma invitò alla cerimonia gli uomini più rappresentativi del mondo laico, ai quali si unirono Prelati e Vescovi e ben cinque Cardinali, Disse con ammirazione alta e sentita le lodi del Santo l´Ambasciatore del Re d´Italia presso il Papa e presiedette il Duce in persona. Dalla stampa si levò un coro unanime di plauso al celebrato e ai celebratori e le scuole del Regno commemorarono D. Bosco tanto nelle singole classi che dinanzi alle scolaresche riunite. Sono cose, o figli carissimi, che fanno del bene e di cui dobbiamo ringraziare il Signore.
Nulla vi dirò delle fiumane di gente che per una decina di giorni inondarono da mane a sera l´ospizio del S. Cuore; nulla del triduo, reso grandioso da splendore di sacri riti e da eloquenza di sacri oratori: nulla delle migliaia e migliaia di comunioni distribuite, nella basilica. Era giusto, era confortante, che là dove più che altrove in Roma palpitò e palpita il cuore di Don Bosco, accorresse così il popolo a salutarne la memoria e a invocarne l´aiuto. Ben fecero quei nostri confratelli a raccogliere e radunare i locali ricordi del Santo nell´umile stanzetta già da lui occupata, e la pietà dei fedeli subito comprese il significato della cosa; poichè.continuo fu l´affollarvisi dei visitatori. Così alle già numerose camere dei Santi, che nella Città eterna tanto fascino esercitano su Romani e non Romani, ecco ora aggiungersi anche l´umile cameretta di D. Bosco Santo.
L´eco dei festeggiamenti romani, se si ripercosse in ogni parte del mondo, ebbe la massima risonanza a Torino, dove il Santo visse e operò e dove fu ed è grandemente amato. Anche a Valdocco il triduo sfarzoso e pio attirò ingenti moltitudini. Bisognò moltiplicare le funzioni nella Basilica e per rendere possibile al più gran numero di parteciparvi si dovettero montare altoparlanti non solo negli ampi cortili dell´Oratorio, e sulla piazza di Maria Ausiliatrice, ma anche lungo il corso Regina Margherita. Sette Cardinali e centoventi Vescovi si sottoposero a non lievi disagi per essere presenti. Le più cospicue famiglie torinesi andarono a gara per offrire a tanti Prelati decorosa ospitalità. Il senatore Agnelli della Fiat, memore di avere avvicinato da fanciullo D. Bosco in seno alla propria famiglia, volle abbondare in generosità preparando spaziosi locali ai nostri giovani pellegrini e mettendo generosamente a nostra disposizione numerose automobili, fornite in tutto punto. Più d´ogni altra cosa mi preme rilevare che l´Episcopato cattolico non solo dall´Italia ma anche dall´estero, partecipando volontariamente, o di presenza o con adesione scritta, alla glorificazione di D. Bosco, ha mostrato di riguardare in lui il Santo investito da Dio d´una missione universale per i tempi nostri.
La straordinaria processione che pose termine alla grande dimostrazione torinese, fu disturbata dalla pioggia, ma appunto per questo apparve più straordinaria. Camminare pazientemente ore e ore sotto l´acqua, e sotto l´acqua aspettare pazientemente ore e ore agglomerati lungo le vie, per salutare l´Urna benedetta, è tale un fatto che basta da solo a darci la misura dell´ammirazione e dell´affetto che sopravvive nei cuori per la memoria di D. Bosco.
All´insieme delle pubbliche dimostrazioni torinesi seguì una serie di altre più raccolte, ma per noi importanti. Il giorno 10, si fece l´inaugurazione ufficiale dell´Istituto missionario Conti Rebaudengo, dovuto alla munificenza del Presidente dei Cooperatori, Conte Eugenio Rebaudengo. Egli per un alto senso di umiltà cristiana non v´intervenne, privandoci così della possibilità di esternargli pubblicamente, com´era nostro vivo. desiderio, tutta la riconoscenza della Famiglia Salesiana. Nello stesso Istituto Brasi inquadrata la cerimonia dell´omaggio civile di Torino a D. Bosco. Tutte le Autorità erano presenti o rappresentate; il Senatore Fedele; ordinario di Storia nella Regia Università di Roma e già Ministro dell´educazione nazionale, lesse il discorso: la figura di D. Bosco educatore ne balzò scolpita . con mano maestra.
Tre cerimonie si svolsero due giorni dopo. Il primitivo oratorio festivo, che precedette le migliaia d´altri fondati da D. Bosco o suscitati dal suo spirito, e che non deve perdere il vanto di esserne il modello, non rispondeva più alle odierne esigenze: come tutte le cose umane, era invecchiato e lo si vuole ringiovanire. Iniziato nella Pasqua del 1846, ne abbiamo preparato il rinnovamento materiale nella Pasqua del 1934; il 12 aprile ne ponemmo la prima pietra ed ora fervono i lavori.
Un´altra prima pietra venne benedetta e calata lo stesso giorno, e questa nell´interno del Santuario. È conveniente, come già fu detto, erigere al nostro caro Santo un più degno altare, è necessario nella chiesa dare più libero sfogo alle moltitudini che vi si affollano. Il collocamento della prima pietra ha segnato l´inizio della doppia opera. Spero che la Provvidenza ci soccorrerà; sono inoltre persuaso che il vostro affetto per D. Bosco e per Maria Ausiliatrice saprà rispondere allo speciale invito che intendo farvi a tempo opportuno.
La terza cerimonia, di carattere familiare, riuscì molto simpatica. Nella vita di D. Bosco non ci fu incontro più provvidenziale di quello che lo mise a contatto con Colui il quale lo doveva canonizzare. Pio XI ne serba così vivo il ricordo, che più di venti volte ne ha fatta pubblicamente menzione; l´ultima volta a S. Pietro nell´Omelia della Pasqua Salesiana. L´incontro accadde nell´autunno del 1883: il professore Don Achille Ratti sedette per due giorni a mensa con D. Bosco dove oggi è la cappella Pinardi, allora refettorio della comunità. Là stava bene il ricordo duraturo dell´avvenimento. In un candido marmo sotto le severe e in un paterne sembianze del Pontefice, un´ampia iscrizione dirà ai posteri, dove, quando, e come la Provvidenza avvicinò le due grandi anime, fatte per intendersi.
Alla giornata del 12, già così piena, non doveva mancare un episodio di grazia giovanile, e ci pensarono le autorità scolastiche cittadine. Chi si fosse affacciato alla piazza di Maria Ausiliatrice verso le nove del mattino avrebbe goduto uno spettacolo di incantevole bellezza. Gli alunni e le alunne di tutte le classi elementari superiori della città, formavano un magnifico quadrato intorno al monumento di D. Bosco e ascoltavano con il massimo raccoglimento la Santa Messa, celebrata da Monsignor Bartolomasi, Ordinario Castrense. Di quando in quando un coro immenso di voci argentine riempiva l´aria degli inni a D. Bosco, alla Vergine, al Redentore. Ricevuta la benedizione del Vescovo, sfarfallarono dentro e fuori dell´Oratorio, recando ovunque il loro allegro passerìo, sul quale sembrava sorridere l´immagine del Santo, che, dipinta o scolpita, appariva in ogni lato.
Un pensiero alla cara Mamma Margherita non doveva mancare nei giorni di tanta gloria per il Suo Figliuolo Immortale. Ed ecco che un numeroso ed eletto stuolo d´Insegnanti e di Madri partì da Torino per i Becchi, dove all´ombra dell´umile casetta fu rievocata la indimenticabile figura di quella donna forte.
L´immediato succedersi delle feste torinesi a quelle romane non mi aveva lasciato il tempo di compiere imperiosi doveri. Bisognava ringraziare. Appena dunque le circostanze me lo permisero, feci ritorno a Roma, accompagnato da tutti i membri del Capitolo Superiore, e per prima cosa chiesi e ottenni udienza dal Santo Padre. Quanta. amabilità nell´accogliermi! quanta bontà nelle sue parole! Mi parve di potergli dire che già scorgevamo fra noi gli effetti della Canonizzazione in un aumento di buono spirito, nè mancai di rilevare la caratteristica frequenza dei fedeli ai Sacramenti, ovunque si celebrino le feste del nostro Santo. Credetti poi bene di umiliargli quattro promesse che desidero portare qui a vostra conoscenza.
1° — Promessa di sempre più filiale attaccamento al Papa. Egli mi rispose che sarà contento se si continuerà a fare come per il passato. tuttavia, soggiunse, quando vediamo che le cose vanno bene, siemo soliti dire: sempre più e sempre meglio.
2° — Promessa di maggior alacrità nella preparazione dei giovani all´Azione Cattolica. Al qual proposito desidero comunicarvi che di questo argomento si trattò ampiamente l´anno scorso a Roma nel Convegno dei Direttori d´Italia, e poi sul principio del corrente anno scolastico abbiamo presentato i nostri schemi alla Direzione Generale. Ricevute che ne avremo le norme definitive, mi affretterò a darvene partecipazione.
3° — Promessa di più intenso lavoro missionario. Al Papa delle Missioni tale promessa tornò oltremodo gradita. Orbene io sarò lietissimo se gliene potrò dare un bel saggio durante questo stesso anno; dirigo quindi a voi un caldo appello, affinchè mi prestiate mano. Sarebbe mia intenzione procurare al Papa la gioia di sapere che nell´anno della Canonizzazione di D. Bosco si è allestita una spedizione più numerosa di quante se ne fecero fin qui.
4° — Promessa di crescente attività per la buona stampa, con la mira speciale di reagire contro la propaganda protestante. M´avvidi facilmente quanto fosse addolorato il cuore del Papa per l´offensiva in ogni dove sferrata contro la Chiesa dai protestanti e mi persuasi che l´opera nostra in questo campo risponde a una delle sue più ardenti brame. Quanti perciò si sentono in grado di portarvi il loro contributo collaborando nelle Letture Cattoliche, diffondendo fogli volanti o disseminando opuscoli, si accingano di buona voglia all´impresa.
Mezzo efficacissimo nelle nostre mani per neutralizzare i malefici influssi dei protestanti è l´oratorio festivo. Se ne aprano dovunque si possa, si dia vita e sviluppo ai già esistenti, e non si badi a sacrifici. Don Bosco nel novembre del 1884 diceva a D. Bonetti e a D. Lemoyne: «Vedo sempre più quale glorioso avvenire è preparato alla nostra Congregazione, quanto essa sia destinata a propagarsi, e il gran bene che farà... Ma si tenga per base che il nostro scopo principale sono gli oratori festivi ». La visione del Padre continuerà a prodigiosamente attuarsi, se noi sapremo seguire le orme gloriose di Lui.
Non posso passare ad altro, senza rammentarvi che la resistenza ai protestanti fu fin dai primi tempi parte precipua del programma salesiano. Don Rua il 22 aprile 1881 scriveva da Roma a D. Lazzero: « Pare veramente che il Signore ci voglia destinare a combattere l´eresia, colle armi della preghiera, della scuola e della carità, giacchè, come sai, a Bordighera ci troviamo proprio dappresso ai protestanti; alla Spezia siamo loro d´ accanto, a pochissima distanza; a Firenze il nostro piccolo istituto che dovrà diventare grande, non si potè allogarlo altrove che nella regione della città, in cui i. protestanti fanno propaganda, e qui a Roma il collegio dei protestanti è separato dal nostro ospizio solo da una via ».
Terminata l´udienza particolare, e introdotti alla presenza del Papa i Capitolari, gli furono presentati i doni consueti: reliquiario, quadro, vita del Santo, medaglia d´oro commemorativa, ecc. Esaminato il tutto, Egli fermò l´attenzione sul reliquiario e osservando che racchiudeva una vertebra: « Ben scelta questa Reliquia, esclamò, Don Bosco ebbe davvero una salda spina dorsale... ». Voi intendete come Egli volesse con questa immagine lodare la dirittura e fermezza di carattere, non ismentite mai da D. Bosco in tutto. il corso della sua vita.
Doverosi erano per noi i ringraziamenti alle Autorità dello Stato, cominciando da S. M. il Re, degnatosi di farsi rappresentare a S. Pietro dal Principe Ereditario. Ci ricevette, vorrei dire, con bontà paterna, intrattenendosi con noi lungamente e interessandosi assai delle cose nostre. Avendogli io ricordato quanto la sua Casa e specialmente il Re Carlo Alberto avessero favorito, aiutato e difeso D. Bosco: «Si è fatto soltanto il nostro dovere» commentò, con regale bontà, il Sovrano.
Ci recammo poscia a Napoli da Sua Altezza il Principe Umberto di Savoia. Fu anche quella un´udienza molto affettuosa. Il Principe che aveva accettato con entusiasmo di rappresentare l´Augusto Genitore alla grande solennità e che aveva assistito nella maniera più edificante e con il suo libro in mano alle varie fasi della lunga cerimonia, godeva ancora a riandare quanto aveva veduto..
Ne custodisce anzi in palazzo un ricordo vivente. Fra le oblazioni rituali fatte dalla Postulazione voi sapete che vi sono anche colombe e uccellini. Sua Altezza ebbe vaghezza di far partecipe della sua gioia la Principessa di Piemonte portando a palazzo due di quegli uccellini. A tal fine mi fece chiamare anche per rinnovarmi le sue felicitazioni al termine delle funzioni in S. Pietro. Fui ben lieto di fargli omaggio dell´intiera gabbia, che fece portare subito a palazzo: sicchè ora gli augelletti della Canonizzazione con i loro gorgheggi rinnovano agli Augusti Principi le emozioni di quella cerimonia.
Ci facemmo parimenti un dovere di porgere vive grazie al Capo del Governo, il cui esempio era stato ed è tuttora d´incitamento alle Autorità d´ogni classe e d´ogni grado per onorare quanto sanno e possono la santità di D. Bosco. Il Duce non si sarebbe potuto mostrare con noi più benevolo. Tutti i membri del Capitolo rimasero ammirati alla serenità e giustezza delle sue vedute nei nostri riguardi. Gradì i nostri presenti, fra cui una bella teca con reliquia di Don Bosco. La guardò a lungo e disse: « La conserverò religiosamente ».
Altre visite di ringraziamento ho fatto ai Cardinali, a Prelati, a benefattori insigni; ma come dire di tutti senza andare troppo oltre i limiti? Un cenno però tutto particolare merita S. E. De Vecchi, Conte di Val Cismon, Ambasciatore del Re presso la S. Sede, peri tratti indimenticabili di schietta e fattiva benevolenza usatici in tante occasioni. Insomma, ancora una volta noi abbiamo potuto toccare con mano che, grazie al nome di D. Bosco, la nostra Congregazione è oggetto di generali simpatie. Sia di tutto ringraziato il Signore.
Di queste simpatie, mentre scrivo, si moltiplicano le prove vicino a noi e lontano. A Milano settanta parrocchie celebrarono contemporaneamente con triduo, festa e processione il nostro Santo; Firenze ne imitò l´esempio; altrettanto si fece in quaranta chiese di Vienna, ove intervenne alla commemorazione e disse alte e memorande parole lo stesso Presidente della Repubblica; e così pure in mille altri luoghi dei quali voi avrete già avuto notizia quando leggerete questa mia.
Uniamoci al S. Padre nel ringraziare la Provvidenza che proprio a noi abbia riserbato la fortuna di vedere e godere cose sì belle.
Ma poi spingiamoci oltre. Le lodi e le valutazioni stupende che si leggono e si odono su D. Bosco devono essere stimolo per tutti a conoscerlo sempre meglio. Studiamo dunque, studiamo la sua vita, se vogliamo assicurarci di battere fedelmente il cammino da lui tracciato. Ora il mondo tiene gli occhi aperti sopra di noi e si aspetta di vedere nella pratica quale sia l´efficacia dei metodi insegnati da D. Bosco ai suoi discepoli; anche questa considerazione valga a farci sentire la necessità di approfondire la nostra conoscenza delle sue dottrine, ma più ancora di non discostarci dai suoi esempi.
Dallo studio della sua vita trarremo più forte il convincimento che la nostra missione è di lavorare a pro della gioventù povera e abbandonata. Quante volte questa espressione torna al labbro e alla penna di D. Bosco! Nè si dica che oggi l´assistenza dello Stato provvede alla gioventù bisognosa più che in passato; miserie fisiche e morali non mancano mai neppure nei giovani dei tempi nostri. E poi nella educazione giovanile non andiamo a mendicare idee, direttive, metodi, fuori di casa nostra; fortunatamente possediamo un tesoro di regole e di tradizioni che altri c´invidiano e che noi forse non sempre sappiamo bastevolmente apprezzare. Stiamovi mordicus attaccati. In qualunque tempo, sotto qualunque cielo, di fronte a qualunque ambiente il sistema educativo di D. Bosco è provvidenziale per la gioventù, perchè trae il suo succo vitale dalla carità evangelica.
Infine la fiducia nella Provvidenza e la prudente semplicità che furono due risorse inesauribili del nostro Padre, siano ognora due norme supreme di condotta ai suoi figli, massime quando insorgano difficoltà che paiano insormontabili.
Ho ringraziato tutti gli altri, ma non voglio tralasciar di ringraziare soprattutto, voi di quanto avete scritto, detto e fatto in queste circostanze per darmi prova della vostra adesione e del vostro affetto filiale. Personalmente vedete bene che non è possibile arrivare a tutti nemmeno con due righe. Vi tengo però tutti presenti e tutti abbracciando in un solo amplesso, vi sono grato dei sentimenti vostri e prego D. Bosco Santo che vi ottenga da Dio la pienezza delle celesti benedizioni.
Mentre spero di essere nuovamente fra non molto da voi per mettervi a parte di alcuni miei pensieri a commento della strenna mandatavi nel capo d´anno, vi benedico di cuore e mi raccomando alle vostre preghiere.
A ff.mo in C. J;
Sac. PIETRO RICALDONE.
II.
COMUNICAZIONI E NOTE
Documenti riferentisi alla Santificazione di Don Bosco.
I. - Omelia del S. Padre Pio XI sulla solennità di Pasqua ed in onore del nuovo Santo.
Venerabiles Fratres ac diletti
Geminata hodie perfundimur laetitia, ac Nobiscum universa afficitur Ecclesia, quod victoriam ex mortis et ex inferorum potestate a Iesu Christo partam celebramus, quodque hodie Nobis licuit praeclaris viris feminisque non paucis, per huius anni sancii decursum ad sanctitudinis honores evectis, sollemnem hanc Ioannis Bosco consecrationem quasi in cumulum adiicere; loannis Bosco inquimus, quem paucis abhinc annis in Beatorum numerum rettulimus, quique iuventutem Nostram - gratum adhuc subit recordatio animum - non modo adspectu suo suoque alloquio recreavit, sed per mirabilium etiam rerum gesta virtutisque praestantiam in sui admirationem rapuit. Iamvero, quamvis eius vita tot sit egregie factis referta atque illustrata, ut vix queat adumbrari paucis, cupimus tamen haec, quae praecipua Nobis videntur, admirationi imitationique vestrae proponere. Divinae gloriae animarumque saluti procurandae omnino deditus, quidquid poster novisset, superno quodam instinctu ductus, ex Dei esse voluntate faciendum, id, etsi temerario ausu dignum videbatur, nulla aliorum diffidentia distractus, ac vias etiam rationesque animosus ingressus, qual uova induxerat aetas, ad effectum deducere enitebatur. Itaque, cum pueros, per urbis vias vagantes, pene innumeros vidisset, a parentibus derelictos omnique cura destitutos, eos ad se paterno animo vocavit; eosque, per opportuna omne genus oblectamenta ipsorum animis potitus, et catholicae religionis praeceptis imbuit, et ad iisdem praeceptis per virtutis disciplinam perque crebriorem Sacramentorum susceptionem sese conformandos allexit acque permovit. Nostis profecto quantum utilitatis iuventuti rette instituenda et a vitiorum illecebris revocandae ex huiusmodi institutis, quae Festiva vocantur Oratoria sit ortum; quae quidem Oratoria non modo Augustae Taurinorum condidit et in vicinioribus urbibus atque oppidis, sed ubicumque• etiam, quo suam invexit religiosam familiam. Praeterea, cum frequentissimae huic adulescentium iuvenumque turbae honestum vitae genus impertire cuperet, quo iidem et sibi possent et futurae proli consulere, illa constituit domicilia, in quibus ipsi exciperentur, et ad fabriles artes addiscendas, cuique consentaneas, praepararentur. Neque iuventuti defuit litteris huma-. nioribusque disciplinis deditae, in cuius commodum multa collegia condidit, in quibus eadem tuto itinere ad altiorem etiam, si vellet, doctrinam adipi- scendam contendere et, bene morata, in spem Ecclesiae Nationisque sua( succréscere p osset.
Quam ad rem animadvertendum est ideino Ioannem Bosco, in puerorum iuvenumque animis fingendis educandisque, felicissimos edidisse fructus,. quod germanam eam veri nominis educationem alacri perspicacique animo suscepit, quam cattolica Ecclesia tantopere commendat, quamque Nosmet-: ipsi, occasione data, saepenumero commendavimus. Illam nimirum quae. evangelicis praeceptis praeclarisque Iesu Christi exemplis imbuitur tota per omnesque venas alitur; illam, qua, christiana religione virtuteque duce, ita iuveniles rediguntur ac componuntur mores, ut omnino digiti evadant, quos et terrestris patria dilaudet, et caelestis tandem aliquando non periturae coronae praemio remuneretur. Illam denique, quae si corporis vires exer- cet, at animum potissimum — inconditos inordinatosque eius motus compe-. scendo et ad virtutis convertendo studia — confirmet atque conroborat; quaeque si humanas omnes disciplinas, ad praesentem vitam excolendam ornandamque opportunas, discipulis impertit, at quod est praecipuum non neglegit, Creatoris nempe ac Remuneratoris Dei doctrinam atque Ecclesiae praeceptar.
At non heic consistit neve laxatur alacer eius animus, sed, superna cari-tate compulsus, quam condiderat religiosorum hominum ac mulierum f amiliam, eam, mirabili quodam modo ob divinae gratiae opem magis usque magisque increbrescentem, per universum mittit terrarum orbem, evangelii, lucem christianumque cultum laturam. Quae tot tantaque incepta acque opera dum noster instituit ac perficit, non ex humanarum rerum defectione neque ex aliorum diffidentia atque irrisu concidit animo, sed caelesti fretus auxilio, ulterius cotidie tranquilla serenaque fronte progreditur. Quodsi in- terdurn suscepta ab se in animarum bonum consilia in difficultates se illudere videbantur, quae humana ope devinci non possent, hilaris atque erectis in caelum oculis, dicere sollemne habebat: « Dei optatum est, atque adeo ex eius voluntate faciendum; quapropter ipsimet quodammodo officio est necessaria adiumenta suppeditare ». Atque ita, praeter omnium expectationem, res ad laetum exitum adducebatur; hominumque sugillatioues in communem admirationem commutabantur.
Quem igitur, venerabiles fratres ac dilecti fluii, christianae sanctitatis heroém, per praecipua animi sui lineamenta, venerationi vestrae proposuimus, in eum omnes, studiosae imitationis causa, intueantur. Ita enim, ce auspice eoque deprecatore, profecto fiet ut, quam Iesus Christus rettulit de mortis deque tenebrarum potestate victoriam, eam nos quoque omnes feliciter assequamur; utque, a peccatorum servitute liberati seiipiternaque in caells beatitate fruituri, paschale canticum una fide unaque voce concinamus omnes: «Ut sis perenne mentibus — Paschale, Iesu, gaudium, — A morte dira criminum — Vitae renatos libera. Amen». (Ex Brev. Rum., off. Dom. in Albis).
II,
- Traduzione dell´omelia.
Venerabili Fratelli e dilettissimi Figli,
In questa Pasqua dell´Anno Giubilare, una duplice letizia si effonde nell´animo Nostro e pervade tutta la Chiesa: mentre infatti oggi solennizziamo la vittoria di Gesù Cristo sulla morte e sulla Podestà dell´Inferno, ci è dato di porre, quasi a coronamento dell´Anno Santo, che pure ha veduto tanti trionfi della Fede e della Pietà popolare, la solenne canonizzazione del Beato Don- Bosco che Noi stessi pochi anni fa, abbiamo annoverato tra i Beati, e che — ancora lo ricordiamo con sommo piacere — nel lontano tempo della Nostra gioventù non solo ci fa d´incoraggiamento con le sue maniere e con le sue parole, ma ci riempì anche di ammirazione profonda per le grandi opere compiute e per le sue eminenti virtù. Con vera trepidazione Noi ci accingiamo oggi a tratteggiare questa grande figura di Santo e di Apostolo della gioventù; tuttavia -non possiamo a meno di indicarvi, o Venerabili Fratelli e diletti Figli, quelle che ci sembrano le linee caratteristiche della sua vita meravigliosa.
Dedito interamente alla gloria di Dio e alla salute delle anime, Egli non si arrestò davanti all´altrui diffidenza; ma con arditezza di concetti e con modernità di mezzi, si accinse all´attuazione di quei nuovissimi propositi che, per quanto sembrassero temerari, egli, per superiore illustrazione, conosceva essere conformi alla volontà di Dio. Vedendo per le vie di Torino innumerevoli schiere di giovani abbandonati a se stessi e privi di ogni assistenza, Egli cercò di trarli a sè, di conquistare i loro animi con la sua parola persuasiva e paterna e, unendo al diletto dei divertimenti onesti l´insegnamento della religione e dei rudimenti della scienza, colla frequenza dei Sacramenti, cercò di renderli buoni cristiani ed ottimi cittadini. Ed ecco sorgere gli a Oratori festivi », che Egli fondò non solo a Torino, ma altresì nei paesi e città vicine, e dovunque estese le sue provvidenziali istituzioni, che tanto bene operarono e operano in mezzo ai giovani.
Volendo inoltre provvedere alla gioventù un mezzo onesto e sicuro con cui farsi una posizione nella vita, istituì le scuole di arti e mestieri per la classe operaia; e per le classi più alte, fondò Collegi dove tanti studenti vengono accolti, educati e incamminati con giusta larghezza e sicurezza di metodi nella via del sapere. Il segreto per cui il suo sistema educativo ottenne frutti così copiosi e meravigliosi, è tutto qui: Egli attuava quei principi che si ispirano al Vangelo, che la Chiesa Cattolica ha sempre raccomandato e che Noi stessi tante volte e in tante occasioni abbiamo tracciato e inculcato. Egli mirava a formare nei giovani il cittadino e il cristiano, il perfetto cittadino degno figlio della patria terrena, il perfetto cristiano meritevole di divenire un giorno membro glorioso della patria celeste. Per Lui, l´educazione non deve essere soltanto fisica, ma soprattutto spirituale, non deve limitarsi a rafforzare i muscoli con gli esercizi ginnastici, a corroborare le forze corporee col sano esercizio delle medesime, ma. deve soprattutto esercitare e rafforzare lo spirito disciplinandone i moti incomposti, fomentandone le tendenze migliori e tutto dirigendo verso una idealità di virtù, di probità e .di bontà. Educazione, quindi, piena e completa che abbracci tutto l´uomo, che insegni le scienze e le discipline umane, ma che non trascuri le verità, soprannaturali _e divine.
Questo compito, tanto delicato e arduo, il nostro Santo non soltanto cercò di attuarlo con ogni mezzo durante il corso della sua vita, ma lo affidò altresì, come una eredità, alla numerosissima Famiglia religiosa da Lui fondata, alla quale affidò pure il compito di portare a tanti popoli giacenti ancora nelle tenebre dell´ignoranza e. dell´errore, la luce del Vangelo e della civiltà cristiana.
E davanti alle difficoltà di ogni genere, davanti alle irrisioni e agli scherni di molti, Egli, sollevando i suoi occhi luminosi verso il Cielo, era solito esclamare: « Miei fratelli, questa è opera di Dio, è volontà del Signore: il Signore è quindi obbligato a dare gli aiuti necessari ».
Gli avvenimenti mostravano, poi, la verità delle sue parole, tanto che gli scherni si cambiarono in ammirazione universale.
Abbiamo tracciato, venerabili Fratelli e dilettissimi Figli, nelle principali linee, la vita meravigliosa di questo eroe della Santità. Vi esortiamo ora a lasciarvi tutti ispirare all´ardente imitazione delle sue virtù. In tal modo, infatti, abbiamo fiducia che tutti potremo conquistare quella virtù dello spirito che Gesù Cristo ci ha arrecato colla Sua Resurrezione e per cui tutti gli uomini, quindi, uniti in una sola famiglia, potranno innalzare con noi il Cantico pasquale: « Affinchè tu sia, o Gesù, gaudio perenne alle nostre anime, libera, te ne preghiamo, dalla morte del peccato coloro che hai fatto rinascere alla Vita. Così sia.
III. - Devoto indirizzo di omaggio letto dal Rev.mo Don Pietro Ricaldone nella solenne udienza che il S. Padre Pio XI accordò il 3 aprile 1934 nella Basilica di S. Pietro ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, agli Allievi, ex Allievi e Cooperatori Salesiani, convenuti in Roma per la solenne Santificazione di Don Bosco.
Beatissimo Padre,
Risuona ancora soave nei cuori nostri la Vostra voce augusta che, dalla Cattedra infallibile di Pietro, tra l´esultanza di un popolo immenso, nella Festa più solenne e col massimo splendore della liturgia cattolica, dichiarava Don Bosco Santo.
Impossibile trovare parole che possano lontanamente esprimere alla Santità Vostra la gioia e la riconoscenza profonda e imperitura della Famiglia Salesiana.
Ecco, Beatissimo Padre, di questa Famiglia una piccolissima parte qui raccolta intorno alla Santità Vostra per esprimere i sensi della più filiale e forte devozione.
Sono Figli vostri venuti da ogni angolo della terra, anche dalle plaghe più remote, a rappresentare centinaia di migliaia, anzi milioni di cuori che oggi, con noi, in tutti i lidi e sotto ogni cielo, osannano giubilanti al Papa della Canonizzazione di S. Giovanni Bosco.
Della santità e della missione di Lui, che ci fu Padre in terra e che ormai invochiamo Patrono in Cielo, noi avevamo già un´alta idea attinta dalla conoscenza personale, dalla tradizione domestica e dalle Memorie Biografiche; ma oggi agli occhi nostri la sua figura più che mai s´insublima.
La sua Canonizzazione, per singolare bontà della Santità Vostra, si è svolta fra un insieme di circostanze che ci hanno prospettato la persona e l´Opera di Lui entro una luce di universalità esemplare e benefica, che ci obbliga ad esclamare: di che gran Padre siamo noi umili e avventurati figli!
È tutto un complesso di cose che ci porterà, per naturale conseguenza, ad approfondire sempre meglio il conoscimento e l´imitazione della Sua vita ed a calcare con solerte fedeltà le orme da Lui tracciate: orme gloriose che la Santità Vostra ci ha illuminato di così nuovo splendore.
Beatissimo Padre! di questo benefizio e della paterna Vostra benevolenza dimostrataci costantemente in tanti modi, umilmente prostrato ai piedi della Santità Vostra, rendo vivissime grazie a nome dei Salesiani, delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, dei loro allievi ed ex-allievi, dei loro Cooperatori e Cooperatrici, colla promessa di seguire in ogni tempo, luogo e circostanza gli
esempi di filiale, devota e illimitata sudditanza, lasciatici quale prima e preziosa eredità dal nostro Santo Fondatore, mentre a conferma dei propositi nostri, invoco su me e su tutti la grazia dell´Apostolica Benedizione.
IV. - Discorso pronunciato dal S. Padre Pio XI nella solenne udienza predetta.
« Non più negli splendori dei grandiosi, santi riti, o dilettissimi figli — cominciò il Papa — ma in una vera (possiamo ben dire) bellissima vertigine di gioia e di pietà filiale Noi vi rivediamo in questo magnifico luogo. Voi vedete che per ricevervi vi abbiamo preparato la più bella, grande, magnifica sala del mondo. Non abbiamo creduto che fosse troppo per quello che doveva tornare ad onore del vostro e Nostro grande San Giovanni Bosco; non abbiamo creduto che fosse troppo per accogliere una eletta così bella, così ragguardevole, così imponente anche per il numero; una tale eletta di suoi figli venuti da tutte le parti del mondo, anche dalle più lontane; cosa bellissima specialmente per Noi perchè la vostra presenza e tutto quello che abbiamo udito nel discorso pronunziato poco fa, Ci fa sentire, con vivezza che poche volte abbiamo provato, il senso della universale paternità che la Provvidenza divina Ci ha voluto affidare. E voi siete non solo figli venuti da tutte le parti del mondo, ma appartenenti a tutte le categorie svariatissime di cui si compone la grande famiglia, o meglio le grandi famiglie di Don. Bosco, anzi di San Giovanni Bosco, che il mondo però continuerà sempre a chiamare Don Bosco (Applausi). E sarà bene, perchè è come ripetere i] suo nome di guerra, di quella guerra benefica, una di quelle guerre che s] direbbe la Divina Provvidenza voglia concedere di tanto in tanto alla po, vera umanità, quasi a compenso delle altre guerre non affatto benefiche, ma così dolorose e seminatrici di dolori.
Giornate Memorabili.
Rilevavamo dunque, dilettissimi figli, le diversità, le varie rappresentanze delle grandi famiglie salesiane. Dobbiamo aggiungere ad esse anche i diversi gradi della gerarchia: il Sacerdozio, l´Episcopato, il Cardinalato: qualche cosa, anche questa, di così bello e veramente completo.
Quanto al resto, dilettissimi figli, che cosa possiamo aggiungere a quello che la vostra presenza ci dice? Questa vostra presenza così eloquente, anche in questo silenzio quasi palpabile che ci rende così sensibile la vostra aspettazione della paterna parola? Che cosa possiamo dire, quando siamo nuova. mente in questo splendido ambiente che risuona ancora dei cantici di gloria; al vostro magnifico padre; quando è di ieri quel meraviglioso insieme di cose che è venuto a coronare in modo così impareggiabile la vostra aspettazione; il vostro desiderio? Pure, per non avere il rimorso di aver perduto occasione sì bella, per dire qualche cosa di utile alle anime vostre, diremo quello che: San Giovanni Bosco stesso vi dice così eloquentemente con la sua figura quale è visibile a tutti gli spiriti e parla a tutti i cuori.
L´incontro del Redentore col suo servo fedele.
Proprio con particolare, provvidenziale opportunità è venuta questa; canonizzazione del vostro e Nostro Don Bosco in questa chiusura dell´Anno Santo della Divina Redenzione; e certo il vostro e Nostro caro Santo hai guadagnato immensamente dall´insieme di queste circostanze e congiunture.
È stato dapprima l´incontro del Divino Redentore, del Divino Capitano, suscitatore di ogni santità, di ogni apostolato e di ogni bene, l´incontro con un suo servo così fedele, con un soldato così intrepido delle sue sante battaglie. Da una parte si direbbe che Don Bosco sia venuto a rendere al Divina Redentore tutto quello che Gli doveva, come tutto tutti a lui dobbiamo. Da´ Lui infatti ebbe principio ogni santità, ogni martirio, ogni bene; da lui tutto quello che resta di bene in questo mondo, anche paganeggiante, tutto quell i che resta di bene in questa civiltà e che le viene dalla Croce, dal Cuore, da13 Sangue del Redentore e che la fa essere ancora Una civiltà cristiana.
" Anno Santo Salesiano".
Don Bosco .è venuto a rendere omaggio al suo capo, al suo signore, al suo condottiero, e il Divino Redentore ha disposto, proprio sulla fine d l´Anno Santo della Redenzione, di venire quasi in persona a coronare i meriti del suo servo fedele, a mantenere con lui quelle divine promesse che ha fatto a tutti coloro che lo servono con fedeltà. Magnifico incontro! e come bello, splendido, come a posto nel quadro dell´Anno Santo, nel quadro di tutto quel corteo di santità che ha accompagnato il Redentore nel corso di questo Giubileo della Sua Redenzione! È una scelta tra i più belli, freschi, olezzanti frutti della Redenzione, in omaggio all´autore primo di ogni santità. E per questo da lui Noi tutti, e voi specialmente, voi che siete legati da tanti vincoli al Nostro caro Santo, dobbiamo imparare quello che deve essere il frutto specifico di questo Anno Santo, quello che si differenzia da tutti gli altri, e per voi si differenzia con la glorificazione del vostro carissimo Padre, anzi Patriarca. E quanto mai appropriato è per voi un tal, frutto dell´Anno Santo che può anche dirsi « Anno santo Salesiano! » (Applausi vivissimi).
Per tutti, anche per voi il primo frutto è quello delle Sante Indulgenze, prezioso tesoro al quale non si può a meno di pensare con molta umiltà e sentimento di confusione perchè dire indulgenza, indulgenza grande, indulgenza massima vuol dire perdono, perdono grande, perdono massimo. E di che cosa? Dei peccati e specialmente dei peccati mortali. E chi può dire di non averne bisogno? Tanto varrebbe dire che non si hanno peccati, e lo Spirito Santo dice che chi afferma di essere senza peccato non dice la verità.
Lo specifico frutto dell´Anno Santo.
Ma questo Anno Santo della Redenzione deve dire qualche cosa di più speciale. Ed infatti lo ha detto, perchè lo ha detto il Redentore stesso. Egli ha espressamente indicato il frutto di tutta l´opera sua di Redenzione e noi non possiamo pertanto trascurare un tal frutto che è come la continuazione della Redenzione stessa. Il Signore lo ha detto con parole rivelatrici del suo cuore, delle sue intenzioni, quando ha annunziato di essere venuto perchè gli uomini avessero la vita e l´avessero in abbondanza, in sempre maggiore abbondanza. « Ego veni ut vitam habeant et abundantius habeant ». Proprio come se dicesse alle sue care anime: abbiate la vita e abbiatela in abbondanza, in sempre maggiore abbondanza. E questa è la vita cristiana, perchè è Cristo che l´ha data al mondo: Cristo Redentore, vita cristiana. Questa vita cristiana che voi avete già così abbondantemente, dovete averla, svilupparla con abbondanza sempre maggiore; dovete metterla in accordo con le parole del Redentore quando egli dice che deve essere vita abbondante e sovrabbondante.
Ed il nostro caro Santo vi dice: « È così che si vive la vita cristiana »; così come lui l´ha vissuta, come la vissero i Santi, non solo quelli che in quest´anno hanno fatto corteo al Redentore, ma tutti i Santi. Che cosa essi praticarono per raggiungere la santità? Una sola cosa: la vita cristiana abbondantemente, sovrabbondantemente vissuta, quella vita cristiana dalla quale nascono tutte quelle ramificazioni così vaste e magnifiche di apostolato e di bene che conquistano tutti i cuori.
Il Redentore disse: « Vivete la vita cristiana e vivetela abbondantemente ». Ecco che Don Bosco oggi ci dice: « Vivete la vita cristiana così come noi l´abbiamo praticata e insegnata a voi ». Ma Ci pare che D. Bosco a voi figli suoi, e così particolarmente suoi, aggiunga qualche parola anche più specificatamente indicatrice nel senso che stiamo considerando: Ci sembra che vi dica: « Ascoltate in quale direzione dovete lasciarvi guidare ». Ci sembra che, per; indicarvi a procedere sempre più e sempre meglio per quelle vie, vi dia tre no: zioni di vita cristiana, vi insegni un triplice segreto.
Il triplice segreto di Don Bosco: l´amore a Gesù Redentore, la divozione a Maria Ausiliatrice, la fedeltà al Papa.
Il primo è l´amore a Gesù Cristo, a Gesù Cristo Redentore. Si direbbe persino che questo è stato uno dei pensieri, uno dei sentimenti dominanti´ di tutta la sua vita. Egli lo ha rivelato con quella parola d´ordine: « Da mihi animas! ». Ecco un amore che è nella meditazione continua, ininterrotta di quello che sono le anime non considerate in se stesse, ma in quello che son nel pensiero, nell´opera, nel Sangue, nella morte del Divino Redentore. Don Bosco ha veduto tutto l´inestimabile, l´irraggiungibile tesoro che sona le anime.
Da ciò la sua aspirazione, la sua preghiera: e Da mihi animas! ». Essa un´espressione dell´amore suo per il Redentore, espressione nella quale, p, r felicissima necessità di cose, l´amore del prossimo diventa amore del Divine I Redentore, e l´amore del Redentore diventa amore delle anime redente,.à quelle anime che nel pensiero e nell´estimazione di Lui si rivelano non pagate a troppo alto prezzo, se pagate col suo Sangue. È proprio quell´amore del Divino Redentore, che siamo venuti ricordando, ringraziando, in tutto questo; anno di moltiplicata Redenzione.
Il più grande, il più forte aiuto su cui contare:
Un altro insegnamento vi dà il Padre vostro. Egli vi insegna il grand aiuto, il più forte aiuto sul quale si deve contare per mettere in pratica quel l´amore al Redentore che Si risolve in amore delle anime, in apostolato per le anime. Maria Ausiliatrice è il titolo che egli ha prediletto tra tutti quelli´_ della Madre di Dio: Maria aiuto dei cristiani, quell´aiuto sul quale egli con-" tava per mettere insieme le milizie ausiliarie per marciare alla salvezza delle anime. E Maria Ausiliatrice è la vostra eredità, dilettissimi figli, quella eredità che tutto il mondo potrebbe invidiarvi se non avesse altre vie per ricorrervi.
Ed in questo ricordo si deve scorgere un´altra di quelle congiunture, dia quelle che si chiamano combinazioni, ma che sono delicati incontri, provvide:, preparazioni che la Divina Sapienza sola sa mettere insieme. Uno dei frutti,´ più preziosi della. Redenzione è la Maternità universale di Maria. E non si sarebbe potuto celebrare il centenario della Redenzione, senza ricordare le´ ultime ore del Redentore sulla Croce, senza ricordare che dalla sua Croce;. mentre più acute e terribili erano le sue sofferenze di morte, il Salvatore diede a tutti noi la stessa sua Madre per Madre nostra: « Ecco il tuo figlio »; e Ecco la tua madre ». È il Divino Redentore che ci ha dato Maria Madre nostra universale, e tale è l´intimo nesso che passa tra la Redenzione e la Maternità umana di Maria. Si direbbe che Don Bosco abbia veduto, in modo speciale, questo intimo legame e lo abbia apprezzato quanto valeva e perciò accanto al Salvatore Divino abbia voluto mettere Maria e affidare Maria, nel titolo che più le conviene, Maria Ausiliatrice, a tutte le opere che il suo gran cuore si proponeva per la salute delle anime. Anche a voi si deve indicare il grande aiuto su cui potrete contare, aiuto che non ha limitazioni nella sua potenza: perchè viene da Maria, Madre nostra, che nulla desidera più che porgerci l´aiuto suo nelle opere che ci proponiamo per la gloria di Dio, per il bene delle anime.
La devozione alla Santa Sede.
Ma, sapiente e Padre amoroso, il vostro Duce ha pensato a guidarvi anche con un´altra guida sicura nelle grandi battaglie, vera guerra gloriosissima, per la salvezza delle anime, quelle battaglie che si devono estendere a tutto il mondo. Don Bosco l´ha indicata nella illimitata e sentita devozione alla Chiesa, alla Santa Sede, al Vicario di Cristo. È. un mirabile programma, come Egli stesso diceva a Noi, con la sua stessa parola, in una vera intimità che durò molti anni e che oltre che essere di cuore fu, per tanti aspetti, intimità d´intelligenza: un programma continuo e necessario in tutte le direzioni chiarissime, luminosissime e ancor più di fatti che di parole, per cui la Chiesa, la Santa Sede, il Vicario di Cristo riempivano la sua vita. E Noi lo sappiamo per la diretta conoscenza che abbiamo avuto di lui, per la testimonianza della sua propria parola, per l´espressione dei pensieri che egli ci confidava nella sua vera paterna amicizia, pur in tanta differenza di età. La Divina Provvidenza disponeva le cose in modo che quelle espressioni che meglio potevano farlo conoscere personalmente venissero affidate a Colui che la Provvidenza stessa, nel suo segreto disegno, destinava alla esaltazione di lui alla suprema gloria degli altari. (Vivissimi applausi).
Il " Papa di Don Bosco ".
Noi abbiamo parlato di un Giubileo salesiano, e non senza intima gioia abbiamo sentito che intorno a Noi si gridava: « Viva il Papa di Don Bosco!... ».
(Appltuasi scroscixm,ti, grida altissime di «Viva il Papa di Don Bosco!... e. Il Papa sorride, poi accenna a continuare). Basta, dilettissimi figli, basta questo a indicare chela bella parola è stata una parola di gioia per Noi, come lo è stata per voi, che siete così buoni figlioli. Ma quella parola, più che una parola di gioia, è per voi una parola ammonitrice. Essa vuol dire che Don Bosco, il Nostro e vostro caro Don Bosco, vi dice che il Papa, con qualunque nome si chiami, in qualunque momento, da qualunque parte esso venga, il Papa per Don Bosco era elemento di vita, e qualche cosa senza di cui egli non avrebbe potuto essere quello che è stato.
Ecco dunque le tre cose di primissima importanza, tre cose che vengono a procurare a voi quei frutti dell´Anno Santo che si chiude con queste esaltazioni di San Giovanni Bosco: l´amore di Gesù Cristo Redentore che è amore per le anime, apostolato per le anime; devozione fervida, costante a Maria Ausiliatrice, da lui voluta a presidio di tutto l´organismo dell´opera sua; devozione attaccamento obbediente, fedelissimo alla Santa Chiesa, al Vicario di Cristo,ú come alla guida visibile, sensibile che il Divin Redentore ha voluto non mancasse` alle anime affinchè non, avessero mai a dubitare nè del pensiero suo, nè del modo di avviare la vita cristiana e sovrabbondantemente cristiana, conforme ai desideri del suo cuore.
La benedizione del Padre,
È con questa paterna constatazione, con questo paterno augurio che vi´t benediciamo tutti e singoli, e vogliamo benedire tutto quello che rappresentate e non potete a meno di rappresentare. Voi rappresentate tutto quello che avete lasciato nei diversi luoghi da cui provenite, tutta la grande famiglia: salesiana e di Maria Ausiliatrice, tutte le case dove questa famiglia non tanto dimora quanto lavora, tutte le opere di apostolato in tutte le forme, tutto´; quell´altro mondo, quell´esercito di Cooperatori; e poi tutto un altro mondo di anime già venute a Don Bosco o che ancora vengono a lui: una visione grande come il mondo, bella come la carità di Dio e delle anime, bella come` le grazie di Maria Ausiliatrice; una visione che Noi vediamo su voi e dietro´ a voi a perdita d´occhio, fino ai confini del mondo. E vogliamo che la Nostra benedizione arrivi proprio ai confini del mondo, fin dove arriva la Nostra visione.
Voi porterete questa benedizione in tutte quelle direzioni verso le quali´. va il vostro pensiero e il vostro affetto. Vogliamo benedire tutto quello che;, avete di più caro nel vostro pensiero e nel vostro cuore e desiderate sia benedetto. Non c´è bisogno di aggiunger che pensiamo non solo alle vostre fami-.`. glie spirituali, ma anche a quelle di vero e proprio nome, alle vostre famiglie domestiche. La Nostra benedizione vuol seguire il vostro pensiero e riposare dove voi desiderate. Se nel pensiero vostro voi avete anime che hanno bisogno o merito della Benedizione paterna del Vicario di Cristo, a: tutte queste vostre intenzioni e desideri Noi vogliamo rispondere. E con particolare affetto.. come già il vostro e Nostro caro Don Bosco, Noi pensiamo ai piccoli, ai pargoli del Divino Redentore, dei quali San Giovanni Bosco era così paternamente sollecito. Noi li benediciamo innanzi tutto perchè sono un tesoro tanto prezioso e tanto spesso abbandonato e negletto, deserto di attenzioni benefiche; e poi perchè hanno davanti a sè la vita, e la Nostra benedizione. vuol, benedire in essi il loro avvenire con tutte le promesse e le speranze ed anche come antidoto a tutti i pericoli e le minacce. E non vogliamo dimenticare quelli che stanno all´altro estremo della´ vita, i vostri anziani, i vostri vecchi, specialmente quelli che hanno lavorato per le opere di Don Bosco, specialmente se ammalati, infermi, aventi perciò maggiore diritto alle sollecitudini della vostra carità come al conforto della Nostra Benedizione.
Voi porterete questa Benedizione Nostra in diverse regioni e Noi preghiamo Iddio che essa vi accompagni non solo in quello che vi rimane del vostro soggiorno romano affinchè riesca a gran bene e profitto delle anime vostre, non solo nel vostro imminente ritorno alle vostre case, ma vi accompagni sempre, e sempre rimanga con voi per tutta la vita.
v. - Discorso del Rev.mo Sig. Don Pietro2Ricaldone tenuto nell´Istituto Pio XI il 4 aprile 1934 esprimente la gratitudine della Famiglia Salesiana al S. Padre Pio XI e a quanti contribuirono ad esaltare il nuovo Santo.
L´epigrafe che in questo istante appare ai nostri sguardi fissa nel marmo la storica data della Canonizzazione del nostro Fondatore e Padre, San Giovanni Bosco; reca inciso a caratteri indelebili il nome del Pontefice che lo elevò ai sommi´ onori, e dice e dirà in perpetuo la gratitudine dei figli verso il glorificatore augusto del loro Padre.
Storica davvero la data di questa canonizzazione per tutto quello che l´ha preceduta, accompagnata e seguita.
La precedette una aspettazione intensa e mondiale, fatta di simpatia, di riconoscenza, di ammirazione. La figura di Don Bosco, tanto amabile in vita, si mantiene anche oggi nel ricordo di chi lo conobbe e si presenta alla mente di chi mai non lo vide, aureolata di una bontà serena, indulgente e benefica, alle cui attrattive non si resiste. I frutti poi della sua opera provvidenziale muovono ogni ceto di persone, a benedire la sua carità multiforme, che sparse per ogni dove germi di bene a vantaggio della società e delle anime specialmente giovanili. E dinanzi all´albero gigantesco venuto su in breve ora dall´evangelico granello, studiosi di fenomeni sociali, storiografi ed agiografi salutano in lui un antiveggente precursore che, sceverando nova et vetera, alcune forme di attività e di apostolato ripose, altre rimise a nuovo, altre di sana pianta creò. Quindi è che le varie fasi della sua causa, complessa al pari della sua vita, erano seguite da migliaia e migliaia di cuori. Quante preghiere infatti, quanti voti perchè la voce infallibile del Vicario di Cristo bandisse dall´alto della cattedra di verità ciò che formava l´intimo convincimento di innumerevoli ecclesiastici e laici, dovunque la Chiesa Romana ha steso le sue propaggini!
E scoccata l´ora gloriosa della proclamazione, ecco il concorrere di circostanze estrinseche a rendere ancor più memoranda la faustissima data.
Un giubileo di grandiosità eccezionale stava per chiudersi nel dì solenne di Pasqua: all´invito del Pontefice aveva risposto con slancio inaudito, per tutto un anno, il mondo iutiero. La stessa Santità di Pio XI volle che la chiusura fosse segnalata con qualche cosa che uscisse dall´ordinario, con un rito che, raccogliendo l´unanime consenso del mondo cattolico, desse adeguato risalto alla cerimonia consueta. La Provvidenza, che guida con mano invisibile gli eventi umani, condusse le cose in maniera chela Chiesa, la Madre dei Santi, potesse glorificare al cospetto di tutte le genti la santità di un figlio al quale ogni popolo della terra rendeva cordiale omaggio di affetto e di venerazione. È un fatto innegabile che l´apoteosi di Don Bosco in un momento così caratteristico ha riscosso plauso da ogni Nazione quae sub caelo est, quasi che ognuna ravvisasse in lui un nobile germoglio del proprio sangue, e così l´anno degli innumerevoli e filiali pellegrinaggi ebbe un mirabile coronamento, nel giorno in cui all´Urbe convenivano numerosi come mai i rappresentanti dell´Orbe.
Ma all´apoteosi religiosa e cattolica vennero ad aggiungersi sovrane e regali partecipazioni coi più alti consensi nazionali e civili. La stessa Maestà del Re, con quella bontà che sempre distinse la sua Augusta Casa, volle partecipare alla solenne cerimonia in San Pietro facendosi rappresentare da S. A. R. il Principe Ereditario Umberto di Savoia, che, con gentilezza veramente regale, rivolse alla vigilia e al termine della Canonizzazione agli umili figli di Don Bosco parole di sovrana compiacenza, che essi serberanno scolpite a caratteri indelebili nei loro cuori. È vero, Don Bosco appartiene a tutto il mondo. Ma l´Italia ebbe la sorte di dargli i natali. Lo stesso Papa Pio XI non lo aveva detto «gloria d´Italia» e «Figlio glorioso della Patria? »,
E il Capo del Governo, l´uomo provvidenziale che regge le sorti d´Italia, vigile custode di quanto accresce l´onore e la forza del Paese, vide in Don Bosco un degno e glorioso rappresentante della stirpe. Quindi, non solo volle che dalla vetta del Campidoglio partisse una parola autorevole, calda, solenne, a gloria del grande italiano, ma alla manifestazione, che è la prima di questo genere da che la rocca famosa erge il capo al sole di Roma, Egli , apportò altissimo significato e valore col suo personale intervento.
Noi che abbiamo conosciuto Don Bosco, sappiamo quanto una siffatta armonia di religiosi e patrii sensi stesse in cima ai suoi pensieri e quanto sarebbe stato il suo giubilo se i tempi che furono suoi gli avessero concesso di vedere nella propria patria, come ebbimo la fortuna di vedere noi, l´alba gloriosa di quell´11 febbraio 1929 quando, colla firma dei Patti Lateranensi, si ridava l´Italia a Dio e Dio all´Italia. Queste memorande parole rendono tutto il pensiero del grande Papa al cui nome andrà indissolubilmente legato il ricordo della Canonizzazione di Don Bosco.
Egli infatti, che conobbe da vicino il canonizzato e ne scandagliò a fondo e ne comprese appieno lo spirito, ha messo appieno e ripetute volte in particolar rilievo questa nota come provvidenziale della grande celebrazione, e lo scrisse pure in un solenne documento destinato a tutta la Chiesa pochi. mesi dopo che l´iride della pace religiosa tornò a brillare come giammai forse dopo Costantino, sul cielo d´Italia. Parlo dell´Enciclica Quinquagesimo ante anno, dove, enumerando le consolazioni elargiteGli da Dio durante il suo giubileo sacerdotale, dichiarava essere avvenuto, per un tratto speciale della Provvidenza Divina, che il primo, a cui aveva decretato gli onori della Beatificazione, dopo conclusa la desideratissima pace col Regno d´Italia, fosse Giovanni Bosco, che, in più occasioni, erari adoperato perchè si componesse amichevolmente il dolorosissimo dissidio che aveva strappata l´Italia al paterno amplesso.
Debitori a Pio XI della Canonizzazione, debitori a Lui di questo singolare apprezzamento che eleva la Canonizzazione stessa alla dignità di simbolo di un grande fatto storico, gli siamo anche debitori d´avere a più riprese delineato con mano sicura la straordinaria personalità del Santo. Prima dell´Omelia Pasquale, ben venticinque volte il Papa disse pubblicamente le lodi del Servo di Dio descrivendone le virtù e le opere e tratteggiandone la provvidenziale missione.
Ma il sentimento del Papa rifulse singolarmente nell´udienza di ieri. Udienza memorabile! Memorabile per il luogo: « Vi abbiamo fatto apprestare — disse il Papa — la più grande e bella sala del mondo »; e certo San Pietro presentava in quel momento un aspetto di cui non si ha forse esempio nella .storia. Memorabile per gli intervenuti: attorno ai solenni mausolei Papali non fremette mai tanta turba di giovani, accorsi da mille parti del mondo:
«Una vertigine di gioia » fu detto dal Pontefice il delirio di evviva e di applausi che lo accolse all´ingresso della Basilica e lo accompagnò fino all´altare della Confessione dinanzi al quale stava eretto il trono. Memorabile per l´allocuzione pontificia ampia, paterna, ricca di constatazioni, di personali ricordi e di care esortazioni e conchiusa con una, dirò così, tessera di riconoscimento per tutti i figli di Don Bosco grandi e piccoli: amore a Gesù Redentore nelle esplicazioni della sua carità a salvezza delle anime, devozione a Maria Ausiliatrice, fedeltà al Vicario di Gesù Cristo. L´acclamazione al « Papa di Don Bosco » raccolta dal Santo Padre il giorno di Pasqua in San Pietro e da lui-cordialmente gradita, espresse il movente segreto che di tanto entusiasmo accese i petti di circa quarantamila presenti e che parole così belle e indimenticabili mise sulle labbra del Sommo Pio.
Gli atti e i detti del Pontefice hanno avuto queste conseguenze, che se prima la figura di Don Bosco grandeggiava dinanzi al nostro spirito, ora essa giganteggia oltre ogni comparazione, e che nel mondo la conoscenza di lui si è allargata e approfondita. Onde il grande Te Deum sposato all´Alleluia pasquale nel massimo tempio della Cristianità fu solenne ringraziamento a Dio per aver dato alla Sua Chiesa uno di quei Santi che maggiormente ne fanno risplendere la. santità e della santità sono in più larga misura strumenti e ministri.
Consci pertanto del molto che dobbiamo al Santo Padre Pio XI noi ci siamo radunati qui con l´intendimento di tributargli l´omaggio della nostra riconoscenza. Della riconoscenza dei Salesiani verso, il Pontefice incomparabile parlano già i muri dell´edificio che sorge accanto a questa chiesa e che abbiamo intitolato al suo augusto nome. Nelle Scuole professionali dell´Istituto Pio, XI generazioni di giovani si succederanno a disciplinarsi nel lavoro e nella pratica della vita salesiana e con le lodi del Padre della gioventù udranno rievocare in benedizione il ricordo di Pio XI, che Dio conservi ancora lunghi anni al bene della Chiesa e della umanità. Un sol palpito vibrerà per il Santo della Carità e per il Papa di quel Santo nel benefico Istituto e nel maestoso tempio che, prossimo a compiersi, ci accoglie e che sarà in Roma centro e faro irradiatore della divozione alla Madonna di Don Bosco, Maria Ausiliatrice.
Ma io ora sono arrivato ad un punto nel quale vorrei avere almeno per alcuni istanti tutto il cuore di,Don Bosco per rendere al Vicario di Gesù Cristo le più degne azioni di grazie. Per altro, se non ne posseggo il cuore, ho la fortuna di poter far mia, dirò così, la sua voce. Nel 1876 il Custode generale dell´Arcadia aveva invitato il Servo di Dio a leggere un suo discorso sulla Passione del Signore in una tornata che si soleva tenere ogni anno il Venerdì Santo dall´Accademia. Don Bosco accettò l´invito, il che fu subito considerato come un gran dono a tutti graditissimo. L´adunanza si tenne nel palazzo Altemps. L´oratore non divagò per i campi fioriti della letteratura, ma lesse una serie di erudite e divote riflessioni intorno alle « Sette Parole » proferite da Gesù in Croce. Nella chiusa con il più naturale dei trapassi venne a dire dell´unione dei veri credenti con Pietro e con i suoi successori ed invitando tutti a stare « schierati intorno al degno successore dell´Apostolo, intorno al grande, al coraggioso Vicario di Gesù Cristo, al forte, all´incomparabile. Pio IX » (tutti questi aggettivi sono suoi), proseguiva con una esortazione ed una protesta, che io ripeto letteralmente intendendo di rivolgerla con filiale devozione, a nome dei Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dei loro allievi ed ex allievi, dei Cooperatori e Cooperatrici e .. di tutti gli amici e divoti di Don Bosco Santo, dal nono all´undecimo Pio;
« In ogni dubbio, in ogni pericolo, ricorriamo a lui, come ad àncora di salvezza, come ad oracolo infallibile. Nè mai alcuno dimentichi che in questo portentoso Pontefice sta il fondamento, il centro di ogni verità a salvezza del mondo. Chiunque raccoglie con: lui, edifica fino al Cielo; chi non edifica con lui, disperde e dissipa fino all´abisso: Qui mecum non colligit, dispergit. Se mai in questo momento la mia voce potesse giungere fino a quell´angelico Consolatore:´Beatissimo Padre, vorrei dire, ascoltate e gradite le parole di un figlio povero, ma a voi affezionatissimo. Noi vogliamo assicurarci la via che ci conduca al possedimento della vera felicità; perciò tutti ci raccogliamo intorno a Voi, come padre amoroso e maestro infallibile. Le vostre parole-sono guida ai nostri passi, norma alle nostre azioni. I Vostri pensieri, i Vostri scritti saranno raccolti con la massima venerazione, e con viva sollecitudine diffusi nelle nostre famiglie, fra i nostri parenti, e, se fia possibile, per tutto il mondo. Le Vostre gioie saranno pur quelle dei Vostri figli. E le Vostre pene e le Vostre spine saranno parimenti con noi divise, e come torna a gloria del soldato che in campo di battaglia muore per il suo sovrano, così sarà il più bel giorno di nostra vita quando per Voi, o Beatissimo Padre, potessimo dare sostanza e vita, perchè morendo per Voi, abbiamo sicura caparra di morire per quel Dio, che corona i momentanei patimenti della terra con gli eterni godimenti del cielo. ».
Torino, S.E.I.
24 Settembre 1934 N. 67.
1. IL RETTOR MAGGIORE: 1. Feste in onoro di San Giovanni Bosco; 2. Quattro nuovi Vescovi Salesiani e un Prefetto Apostolico; 3 Spedizioni missionarie; 4 I ricordi degli Esercizi Spirituali - Strenna per il 1935; 5. Differimento della celebrazione, del Capitolo Generale Pag. 191
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Torino, 24 Settembre 1934.
Figliuoli carissimi,
Ho nuovamente la consolazione di potermi intrattenere con voi su fatti che debbono riempire di gioia i nostri cuori, animandoci sempre più a mostrarci degni figli del nostro grande Padre.
E comincerò appunto dalle feste in suo onore. È un succedersi continuo di celebrazioni religiose e civili in ogni parte del mondo. I vari Bollettini ne dànno resoconti numerosi; ma per pubblicare tutto ci vorrebbero appositi supplementi mensili. In tali manifestazioni il frutto spirituale tiene sempre il primo posto. Quanti pastori di: anime ci ripetono che le feste di S. Giovanni Bosco producono l´e f f etto di vere missioni! Mentre ne ringraziamo il Signore giungano pure, per mezzo vostro, i dovuti ringraziamenti ai promotori che hanno con voi più diretti rapporti.
E stimolati dall´esperienza di sì grandi vantaggi, rinnoviamo d´anno in anno, per il bene delle anime, così provvidenziali commemorazioni, studiandoci di fare in modo che sia conservato ad esse il carattere eucaristico, che è il più conforme allo spirito del nostro Santo.
Un onore insigne ha voluto il S. Padre procurare all´umile nostra Società, elevando ben quattro dei suoi membri alla dignità vescovile, ed uno a Prefetto Apostolico. Essi sono:
Per l´Argentina: S. E. Mons. Roberto Tavella, Arciv. di Salta e S. E. Mons. Nicola Esandi, Vescovo di Viedma.
Per l´India: S. E. 11lons. Luigi Mathias, Vescovo di Shillong e S. E. Mons. Stefano Ferrando, Vescovo di Krishnagar.
Per il Siam: Mons. Gaetano Pasotti, Prefetto Apostolico di Rajaburi.
Più che all´onore, essi badano all´onere gravissimo di responsabilità posto sulle loro spalle; onde io vi invito a pregare affinchè Iddio sia largo delle sue grazie ai nuovi eletti, ed essi possano attendere con tutte le forze e con frutto abbondante ,al loro apostolico ministero, fedeli ognora alla Chiesa e al Papa, e glorificazioni viventi di Colui che fino dagli anni giovanili hanno imparato a chiamare col dolce nome di Padre.
Sono quasi tutti, come vedete, vescovi missionari. Anche questo torna a gloria di Don Bosco nell´anno della sua Canonizzazione; infatti è un tacito riconoscimento dell´ardore missionario che divorava Don Bosco e che lo spinse a fare tanti sacrifizi nei primordi della Congregazione per islanciare i suoi figli alla conversione degl´infedeli.
Non faccia meraviglia pertanto se anche noi desideriamo di essere pronti a qualsiasi sacrificio per rafforzare e dilatare l´attività missionaria dei nostri confratelli, e se quindi, nel presente anno, abbiamo voluto, in questo campo, raggiungere risultati superiori a quelli ottenuti finora. Era un fare la parte nostra per onorare più che mai la memoria del nostro Santo Fondatore in una cosa che, come ben .sapete, stava in cima a´ suoi ideali.
Nel 1925, cinquantenario delle nostre Missioni, allestimmo una spedizione di 151 missionari e ci parve che per lungo tempo non avremmo potuto sorpassare quel numero. Invece, la Dio mercè, nel 1929, anno della beatificazione, ne partirono ben 181. Non era logico che in quest´anno memorando tale cifra venisse superata?
È stato dunque un vero conforto il potere benedire, nella Basilica di Maria Ausiliatrice e presso la sacra Urna del nostro amato" Padre, un doppio stuolo di 226 salesiani e di 125 suore, destinati a recarsi in remote contrade per consumare ivi la loro vita nello stendere sulla terra il regno di Dio.
Questo maggiore spiegamento di forze da parte nostra in favore delle Missioni e questo notevole riconoscimento della nostra attività missionaria da parte della S. Sede vengono opportuni anche per una gradita coincidenza.
Ai 7 del prossimo Dicembre si compirà il 50° anno, dacchè il nostro amato Padre abbracciò il primo de´ suoi figli insignito della .dignità episcopale e destinato a reggere la sua prima missione: Vescovo missionario e campo missionario che nei disegni della Provvidenza dovevano aprire lunghe serie d´altri Vescovi e d´altri campi missionari. Com´erano vitali e feconde le iniziative del grande nostro Padre!
Ci aiuti Egli dal Cielo a secondarle efficacemente nel loro evolversi, non discostandoci mai di un apice dallo spirito che fu Suo. E qui vi debbo ripetere una constatazione fatta già da D. Bosco nel 1876. Quanto più abbiamo cercato di dare impulso allo sviluppo delle Missioni e quanti maggiori sacrifici abbiamo affrontato per sì santo scopo, tanto maggiormente è venuto crescendo il numero delle vocazioni, sicchè da parecchio tempo un buon migliaio di novizi accorre ogni anno ad ingrossare le nostre file. Ecco un argomento validissimo per incoraggiarci tutti a battere costantemente questa via.
Passando ad altro debbo dirvi che, prima l´accresciuto lavoro apportatoci dalla Canonizzazione e poi un po´ di mio malessere, ormai grazie a Dio e alle vostre preghiere superato, mi hanno impedito finora di mandarvi il promesso commento della strenna. Quod differtur non aufertur. Ve lo manderò, spero, entro l´anno. Frattanto richiamo alla vostra mente i ricordi degli Esercizi Spirituali.
A rendere perenni le gioie e i frutti della Canonizzazione di San Giovanni Bosco, promettiamogli: a.) Fedeltà nella più esatta osservanza delle Costituzioni, dei Regolamenti e delle tradizioni salesiane; b) Fedeltà nel lavorare sempre col suo spirito e col suo metodo per conservare ed accrescere le opere sue.
Fatene oggetto di esame quotidianamente, ma soprattutto nell´Esercizio mensile della buona morte. E affinchè ve ne torni con maggior frequenza alla mente il pensiero, mi sembra opportuno riassumerli nella Strenna per il prossimo 1935, che vi auguro felice e ricco di frutti spirituali. Sia dunque: Fedeltà nel seguire in tutto e per tutto gl´insegnamenti di San Giovanni Bosco. Per i salesiani tale fedeltà si deve estendere alle Costituzioni, ai Regolamenti, alle Tradizioni, ai metodi, alle opere proprie della Congregazione. Per gli alunni si atterrà al loro . Regolamento e alla tradizione eucaristica. Per gli ex-allievi a far sì che ogni loro casa sia una vera piccola casa salesiana ove il nostro Padre regni soave col suo spirito.
Ora che Don Bosco, oltrechè nostro Padre e Maestro, è anche Santo canonizzato, i suoi insegnamenti ci debbono essere ancor più cari e preziosi, e sia per noi, se così posso esprimermi, un impegno d´onore il tradurli nella pratica della nostra vita quotidiana. Saremo tanto più degni del titolo di suoi figli, quanto maggiore sarà la nostra adesione e la nostra conformità a tutto quello che egli ci ha insegnato.
Ed ora vengo a comunicarvi una notizia della massima importanza. A norma dell´articolo 126 delle nostre Costituzioni, il quale prescrive che il Capitolo Generale si raduni ordinariamente ogni sei anni e ogni qualvolta si deve far l´elezione del Rettor Maggiore, se ne dovrebbe fare la convocazione pel luglio del prossimo anno 1935. In questi ultimi tempi tuttavia personaggi eminenti e salesiani autorevoli e saggi mi avevano presentato le seguenti considerazioni: a) Sono trascorsi due anni appena dacchè venne convocato il Capitolo Generale per l´elezione del Rettor Maggiore e precisamente il 17 maggio Ï932; b) Questo Capitolo era stato convocato appena tre anni dopo quello del 1929; e) In questo anno poi per la canonizzazione di Don Bosco vi è stato un movimento di Superiori e di confratelli, anche da regioni lontane, forse superiore a quello di un Capitolo Generale; d) L´assenza prolungata dalla loro residenza di tanti Superiori e confratelli che occupano cariche importanti (fra i quali Vescovi, Vicari e Prefetti Apostolici, Ispettori, Direttori) massime se troppo frequente, arreca grave disturbo e danno alle opere loro affidate; e inoltre le spese inevitabili per questi viaggi e in occasione di essi, prese complessivamente, ascendono a somme molto rilevanti, quali, in tempo di crisi così universalmente sentita, non potremmo permetterci senza stupore e forse biasimo dei nostri benefattori e del mondo che osserva; f) In fine è in corso una visita straordinaria a tutte le Case della Società, compiuta dai Membri stessi del Capitolo Superiore, la quale fornirà indubbiamente materiale copioso e pratico pel futuro Capitolo Generale a profitto di tutta la Società.
Dopo lunga riflessione e preghiera mi parve prudente umiliare queste considerazioni, per mezzo della S. Congregazione dei Religiosi, al S. Padre, supplicandolo qualora lo giudicasse opportuno: 1. Di concederci l´indulto di convocare il prossimo Capitolo Generale non nel luglio 1935, bensì nel 1938, quando cioè si compirebbero sei anni dall´ultimo Capitolo Generale, convocato per l´elezione del Rettor Maggiore; 2. Di voler confermare nelle loro rispettive cariche gli attuali membri del Capitolo Superiore fino alla convocazione del Capitolo Generale del 1938.
Il 16 agosto la S. Congregazione dei Religiosi emanava il seguente Rescritto:
Vigore specialinm faenitatum a SSmo. Domino Nostro coneessarum S. Congregatio Negotiis Religiosorum Sodalium praeposita, attentis gravibus expositis, benigne adnuit pro dilatione Capitali Generalis celebrationis juxta preces et interim regant qui regunt. Contrariis quibuscumque non obstantibus.
Datum Romae, die decima sexta augusti 1934.
VINO. LA PUMA Secr.
Robertus Sposetti
Adj. Stud. Ad.
Questa benigna concessione della Chiesa nostra madre serva effettivamente, mediante la cooperazione di tutti, a rendere più proficua la visita iniziata e più copiosi i frutti del futuro Capitolo Generale.
Non voglio por termine a questa Circolare senza aprirvi totalmente il mio cuore. La vita di una congregazione, come quella d´ogni uomo, è un´avvicendarsi di successi prosperi e avversi, di rose e di spine, di gioie e di croci. Or bene, l´anno che sta per finire ci ha riempiuto il cuore delle gioie più pure: forse non ci verrà dato di partecipare a giornate più gloriose per la nostra Società. Ma il nemico dell´uman genere, non solo, non si dà riposo, ma fremente di rabbia pel bene -grande derivato alle anime dalla Canonizzazione del nostro Padre trama a nostro danno e ci tende lacci ovunque. Fratres sobrii estote et vigilate! Non avvenga che per nostra colpa ne abbiano a soffrire la gloria di Dio e il bene delle anime. Ancora una volta vi ripeto che, per noi soprattutto, santità è purezza, e che il candore della vita deve costituire l´ambiente delle nostre Case mediante una illuminata e soda pietà.
Il nostro santo Fondatore ci aiuti dal Cielo a essere degni di Lui.
Vi benedico di cuore, mentre mi raccomando alle vostre preghiere.
Aff.mo in C. J.
Sac. PIETRO RICALDONE.
6 Gennaio 1935 N. 68.
1. IL RETTOR MAGGIORE: Associazioni giovanili di Azione Cattolica e
Compagnie Religiose nei nostri Collegi pag. 205
I.
ATTI DEL CAPITOLO SÍUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Figliuoli carissimi in G. C.,
Questa volta devo intrattenermi con voi di due argomenti tanto cari al mio cuore, e, ne sono sicuro, anche al vostro: le Associazioni giovanili di Azione Cattolica e le Compagnie religiose nei nostri collegi.
I.
ASSOCIAZIONI GIOVANILI
DI AZIONE CATTOLICA
Voi conoscete, figliuoli carissimi, la illimitata devozione, il grande amore del nostro Santo Fondatore per la Sede Apostolica e per il Vicario di Gesù Cristo; devozione ed amore che lo portavano ad eseguire con slancio non solo gli ordini ma i desideri stessi del Papa. Se questa mia fosse indirizzata ad altre persone, potrei dilungarmi molto, e sarebbe per me consolante, su questo argomento. Ma per voi, che fate vostra delizia nella lettura assidua delle Memorie Biografiche di D. Bosco e nel parlare di lui ai giovani, ciò è superfluo. Non posso però trattenermi dal ricordarvi il lontano, commovente episodio della colletta fatta tra i giovani dell´Oratorio nel 1849 per soccorrere all´indigenza del grande Pio IX esule a Gaeta. Don Bosco era prete giovane, la sua opera, ancora poco sviluppata, era una cosa ben piccola nella Chiesa Cattolica, ma il cuore di D. Bosco e della sua piccola famiglia palpitava all´unisono col cuore del Padre della grande famiglia cattolica. Pio IX si commosse a quel devoto ossequio e benedisse con effusione a colui che per la Chiesa e per la tutela. dei diritti del Romano Pontefice avrebbe fatto e patito tante e tanto grandi cose, che difficile sarebbe a dirsi (1). D. Lemoyne. che ha studiato D. Bosco, per molti anni, con la scrupolosità dello storico e l´amore del figlio affezionatissimo, scrive di lui: « Tutti i suoi pensieri, tutte le sue opere miravano essenzialmente all´esaltazione della Chiesa, e godeva delle sue glorie, e soffriva dei suoi patimenti e delle persecuzioni che l´angustiavano »... (2). « Quando si trattava dell´amore della Chiesa e del Papa non transigeva » (3). Non ci meravigliamo pertanto di sentire il nostro grande Patriarca, come fu chiamato da S. S. Pio XI, dire, durante la sua ultima malattia, a Mons. Cagliero: « Dirai al Santo Padre ciò che finora fu tenuto come un segreto: La Pia Società ed i Salesiani hanno per iscopo speciale di sostenere l´autorità della Santa Sede, dovunque si trovino, dovunque lavorino ». Non possiamo rileggere queste memorande parole senza commozione e senza che, quasi per un intimo legame, ritornino alla nostra mente quelle altre indimenticabili parole che il glorioso regnante Pontefice, nella Basilica di S. Pietro, diceva su S. Giovanni Bosco, e che, nella mia Circolare del 24 maggio, vi ho raccomandato di rileggere. Permettetemi di riportare da quel discorso questa incisiva frase del Papa sul nostro Santo Fondatore: La Chiesa, la Santa Sede, il Vicario di Cristo riempivano la sua vita. E dopo essersi compiaciuto il Santo Padre, della parola che lo acclamava il Papa di Don Bosco, subito soggiungeva: « Ma quella parola, più che una parola di gioia, è per voi una parola ammonitrice ».
E noi accogliamo l´ammonimento. La devozione alla Santa Sede, al Papa è un prezioso retaggio del Padre a noi suoi figli, un programma da attuarsi con slancio e con santo orgoglio ogni volta che se ne offre occasione propizia.
Voi ben ricordate che la seconda promessa che io feci al Santo padre nell´udienza avuta, dopo le feste della Canonizzazione di Don Bosco, è appunto quella di maggior alacrità nella preparazione dei giovani all´Azione Cattolica (1). Ora è giunto il tempo di attuarla.
(1) Atti del Capitolo, maggio 1934, pag. 169,
La storia dirà a suo tempo tutte le benemerenze del grandioso pontificato di S. S. Pio XI. Sono così molteplici e grandiose le opere da lui compiute che sarà difficile sintetizzarle in un appellativo che quasi lo distingua, lo qualifichi e lo tramandi alla posterità.
Per noi sarà sempre motivo d´immensa gioia, come vi ho testè ricordato, l´aver udito dalle sue stesse labbra, nella Basilica di S. Pietro, in un´adunanza d´indimenticabile grandiosità e di soavissimi ricordi, che si compiaceva d´essere stato acclamato il Papa di Don Bosco. Ma uscendo dall´ambiente familiare è certo che con ragione il grande Pontefice della Conciliazione viene chiamato il Papa delle Missioni e dell´Azione Cattolica.
E l´umile Famiglia Salesiana è lieta di aver assecondato con iniziative e sacrifizi non comuni il movimento missionario. Non solo nei numerosi istituti creati a tal fine, ma in tutta la Congregazione è un fervore di zelo missionario che, mentre onora la nostra Società, è consolante constatazione del desiderio de´ suoi figli di attuare in tutti i modi il programma lasciatoci dal nostro Santo Fondatore: Da mihi animas.
Ed. il Signore ci dà segni visibili del suo gradimento inviandoci vocazioni sempre più numerose ed anche stimandoci degni di soffrire e dar la vita per il suo nome e per la sua fede. L´Oriente e l´Occidente sono già irrorati del sangue sparso dai figli di S. Giovanni Bosco: ai nomi gloriosi di Mons. Versiglia e di D. Caravario possiamo aggiungere oggi quelli di D. Sacilotti e di D. Fuchs trucidati in questi giorni dagli infelici Indii Chavantes, ai quali essi recavano, con la luce della fede, la pienezza della vita.
Il sangue dì questi gloriosi apostoli sarà, ne son certo, seme fecondo per la nostra Società.
Anche per l´Azione Cattolica si è cercato dovunque di assecondare le sapienti direttive del grande Pontefice. A voi tutti è noto come il Santo Padre stesso abbia definito l´Azione Cattolica Partecipazione del laicato all´Apostolato gerarchico della Chiesa, e come di questa definizione si sia compiaciuto più volte, affermando pure di averla data « pensatamente, deliberatamente, anzi può dirsi non senza divina ispirazione » (1). « Veramente lo Spirito Santo ci suggerì tale definizione » (2).
Questa definizione ritorna in numerosi discorsi e documenti pontifici e talora maggiormente sviluppata, come questa che si legge nella lettera del Santo Padre alla Presidente Generale dell´Unione Internazionale delle Leghe Femminili Cattoliche: « La partecipazione dei laici cattolici all´apostolato gerarchico per la difesa dei principi religiosi e morali, per lo sviluppo di una sana e benefica azione sociale, sotto la guida della Gerarchia Ecclesiastica, al di fuori ed al di sopra dei partiti politici, nell´intento di restaurare la vita cattolica nella famiglia e nella società ».
E il Papa stesso sviluppò or l´uno or l´altro concetto contenuto nella definizione con tale insistente ampiezza che ben si potrebbe fare, con le sue stesse parole, un vero catechismo dell´Azione Cattolica.
Tutto questo ci. fa comprendere quanto Egli ami l´Azione Cattolica. Più di una volta ebbe a dire che l´Azione Cattolica gli è cara « come la pupilla degli occhi » (1).
(1) Discorso all´Assemblea Diocesana di Roma, 9 marzo 1924, e in altre circostanze.
Parlando della Gioventù Cattolica Italiana, il 15 settembre -1929 diceva: « Speriamo che la vita e le opere vostre si svolgano sempre inquadrate nelle file dell´Azione Cattolica, di quell´Azione - ´Cattolica che a Noi sta tanto a cuore, come tutti ormai sanno; che da voi tutti dev´essere considerata come cosa sacra, e che .Noi non possiamo non raccomandare in ogni occasione ».
Tale e tanta è l´importanza che il Papa dà all´Azione Cattolica che volle entrasse persino in pubblici Concordati con Governi di varie Nazioni. È doveroso pertanto che davanti alla volontà così esplicita del Padre raddoppiamo il nostro zelo per farla fiorire dappertutto secondo le nostre possibilità e le norme che verranno date.
Ho constatato con soddisfazione. che già si è lavorato molto in questo campo e devo dare la meritata lode q quei confratelli che furono messi dall´ubbidienza a questo lavoro. Dobbiamo però fare ancora di più. Non vi parlerò del programma da svolgersi nelle parrocchie: esso è tracciato nei Documenti Pontifici e specificato dai Vescovi. Nemmeno vi parlerò del -modo di svolgerlo negli Oratori Festivi, ove so che già si lavora indefessamente in conformità di norme già date e che verranno esse pure, ove occorra, opportunamente aggiornate. Dove invece vi possono essere ancora. delle incertezze è negli Istituti per interni.
Ora voi sapete. che, anche negli Istituti per interni, il Santo Padre desidera che penetri l´Azione Cattolica. Ecco le sue parole: « Pensiero e iniziativa ottima quella delle Associazioni Interne, perehè voi lavorate un campo per l´avvenire, dunque lavoro -doppiamente prezioso, per quello che è e per quello che promette » (2).
(2) Discorso alle.--Delegate, per le Associazioni Interne della Gioventù femminile, 19 dicembre 1933.
Fu osservato che per la costituzione di queste Associazioni Giovanili di Azione Cattolica non mancano difficoltà. Ciò è ammesso dai Dirigenti l´Azione Cattolica, ed è appunto per eliminare queste difficoltà che si stimò conveniente uno scambio di idee ´in proposito, e si potè così venire alla redazione definitiva dello Statuto per le Associazioni Interne della Gioventù Maschile di Azione Cattolica che troverete in questo, stesso numero di Atti del Capitolo Superiore.
Lo Statuto è approvato per l´Italia: esso però può servire di norma per stabilire identici accordi anche in altre nazioni a misura che ne sorga il bisogno. Toccherà agli Ispettori saper intervenire, proporre e trattare a tempo opportuno.
Affinchè poi abbiate ad apprezzare di più questo Regolamento e siate animati ad osservarlo con esattezza, credo bene accennarvi familiarmente quanto lavoro e quanto studio esso abbia costato.
Dopo qualche tempo la Presidenza degli Uomini di Azione Cattolica, quella delle Donne e quella della Gioventù Maschile eli Azione Cattolica, fecero separatamente le loro osservazioni.
Credo opportuno mettere in rilievo alcuni punti di speciale importanza.
I. ASSISTENTE ECCLESIASTICO DELL´ASSOCIAZIONE INTERNA, — Un punto della massima importanza è quello che stabilisce (Art. 7) che l´Assistente Ecclesiastico è il Direttore stesso dell´Istituto. Raccomando vivamente l´osservanza di questa disposizione. Il. Direttore; qualora non possa attendere a tutto personalmente, si faccia aiutare da un sacerdote di sua fiducia, come viene notato in detto articolo, ma l´Assistente Ecclesiastico sia sempre lui senza eccezione. La trascuranza di questa disposizione darebbe luogo a gravi perturbazioni nell´andamento della casa.
II PERIODICI E GIORNALI. — Fedeli ai nostri Regolamenti, non potevamo permettere che gli alunni interni ricevessero direttamente riviste e giornali di sorta. Viene perciò stabilito nell´Art. 13 che le Riviste dell´Associazione Giovanile siano indirizzate all´Assistente Ecclesiastico, il quale provvederà al modo di rendere edotti i Soci circa quelle informazioni sull´attività dell´Azione Cattolica che saranno utili alla condizione dei giovani della sua Associazione.
Ed ora all´opera. In ogni Casa si stabilisca l´Associazione Interna di Azione Cattolica con le categorie di Fanciulli Cattolici, Aspiranti ed Effettivi, secondo la qualità degli alunni della Casa. In tutto questo però non si abbia fretta, ma si dia massima importanza alla scelta dei soci. Si lasci sempre a ciascun alunno la massima libertà e si usi la dovuta prudenza con quelli che potrebbero avere opposizioni da parte della famiglia. Non si badi tanto al numero ma alla qualità. Udii personaggi, che occupano uffici importanti nella Direzione Generale, affermare che si accontenterebbero anche di Associazioni con quattro o cinque soci, purchè sieno tali da rispondere praticamente alle aspirazioni del S. Padre. Vi dico ciò per farvi capire quale importanza si dia alla qualità. È evidente che non dovremo accontentarci di questo, quando si possa fare di più.
Fatta la scelta si abbia dei soci la massima cura. Dobbiamo prima di tutto attendere alla formazione spirituale degli associati (1), e in secondo luogo a far sì che la Gioventù di Azione Cattolica sia educata all´idea dell´apostolato. Questo sarà esercitato nelle forme adatte all´età ed alle condizioni della vita collegiale dei giovani, ma l´idea dell´apostolato è necessaria. Ed anche qui è la voce di Pio XI che ci raccomanda di educare i giovani « non solo cristianamente e cattolicamente, per loro vantaggio individuale, per salvare l´anima propria, ma anche per un altro compito, quello dell´apostolato » (2).
Mi è consolante notare che questa dell´apostolato è anche una tradizione tutta salesiana. Fin dall´inizio dell´Oratorio vediamo il nostro Santo Fondatore impegnare i migliori dei suoi alunni a lavorare per il bene degli altri. E non possiamo leggere senza ammirazione le sante industrie che lo zelo per le anime suggeriva a Savio Domenico ed ai suoi compagni per impedire gli scandali, per avvicinare, a scopo di migliorarli, i più discoli, per far crescere la pietà. Oh! ben a ragione il Santo Padre lo propose come modello ai giovani di Azione Cattolica, poichè così bene egli aveva attuato tutto il programma di questi giovani: Preghiera, Azione, - Sacrificio.
Ed è pure consolante constatare il gran numero di Ex-allievi Salesiani entrati nelle file dell´Azione Cattolica. È il germe dell’apostolato ricevuto nel collegio che vien maturando in mezzo alle lotte della vita.
Vi ho parlato dei figli, ma voi vedete che la gloria ridonda al Padre, al suscitatore di tutto questo movimento, a Don Bosco Santo. Ed è stato altro motivo di consolazione leggere su « Gioventù. Italica » (novembre-dicembre 1934) la notizia che il Presidente Generale della Gioventù Maschile di Azione Cattolica, avv. Jervolino, nell´udienza concessa ai Giovani di Azione Cattolica il 4 novembre, terminava il suo indirizzo al Santo Padre con queste per noi consolanti parole: « Prima ancora che la Santità Vostra si degni conferire l´ambito premio alle Associazioni riuscite vincitrici nella gara di cultura religiosa, una grazia vorremmo chiedere alla Vostra Paterna Bontà, una grazia per questi Vostri Figli che desiderano sempre più salire verso Dio.
» Vorremmo Don Bosco Santo come nostro Protettore.
» È la Gioventù di Azione Cattolica, stretta in un sol cuore che chiede al dolce Cristo in terra questo dono: la Gioventù che vuole avere in questo Santo glorioso un altro forte intercessore presso il trono di Dio; un altro esempio fulgido cui drizzare le pupille ».
Rendiamoci degni di . tanto Padre anche in questo campo. Vorrò più tardi essere informato di quanto si sarà fatto in ciascuna Casa. Se sorgeranno difficoltà in proposito si consultino gli Ispettori od i Superiori Maggiori. Intanto mettiamoci all´opera e sarà questo l´omaggio più gradito che noi faremo al Papa della Canonizzazione di Don Bosco.
II.
COMPAGNIE RELIGIOSE
Ma mentre vi raccomando caldamente l´istituzione delle Associazioni Giovanili Interne e lo sviluppo dell´Azione Cattolica, non vi stupirete che, colla stessa insistenza, vi esorti a coltivare le Compagnie Religiose.
Dalla lettura dello Statuto di Azione Cattolica per le Associazioni Interne (1) vi sarete persuasi che nei nostri istituti non è possibile il sorgere e il crescere delle Associazioni Giovanili Interne se non alla condizione di vedervi sviluppate e fiorenti, le Compagnie.
Da queste infatti, dice l´Art. 3, dovranno prendersi i migliori elementi per la formazione dell´Associazione Giovanile Interna. -Dirò di più: da noi non sarà possibile avere le Associazioni se non a questa´ condizione. E facendo questa constatazione io mi baso appunto sul Documento Pontificio che chiama le Compagnie le più preziose ausiliarie dall´Azione Cattolica.
F da questo vivaio pertanto che dovranno scegliersi e trapiantarsi i soggetti più rigogliosi e promettenti nel campo dell´Azione Cattolica.
Fu detto in un- memorando Documento Pontificio (2) che il nostro Santo Fondatore fu un Precursore dell´Azione Cattolica. E noi possiamo aggiungere che egli lo fu, di fatto, non solo con la -creazione della Pia Unione dei Cooperatori, ma anche colla istituzione delle Compagnie Religiose nei nostri Oratori festivi ed Istituti.
-Quale infatti l´origine e le finalità di dette Compagnie?
L´origine è eminentemente Eucaristica; vale a dire sorsero le Compagnie per far sì che i giovani si avvicinassero più frequentemente a ricevere Gesù e a viverne la vita.
Interessante è ricordare a questo proposito come sorse la Compagnia dell´Immacolata.
Rileggete il fatto, narrato per disteso dal nostro D. Lemoyne . nel Volume quinto a pagina 478 e seguenti. Essa sorse per iniziativa dei giovani ed ebbe, in seguito, per opera di Domenico Savio, un regolamento; ed infine, sotto la guida sapiente di Don Bosco, si trasformò nella Compagnia dell´Immacolata Concezione. Ora questa Compagnia costituì appunto una delle più efficaci forme di apostolato che, mentre contribuiva al buon andamento dei nostri istituti, plasmava una legione di giovani disposti ad un´azione cattolica ardente ed ispirata alla più soave carità.
E quali le finalità delle nostre Compagnie? Possiamo considerarle rispetto al socio della Compagnia e rispetto al suo apostolato. Per il socio lo scopo è in . parte negativo, e consiste nell´evitare i cattivi discorsi, i cattivi compagni, gli scandali; in parte è positivo, e consiste nel fomentare la pietà, nel conservare l´illibatezza dei costumi, nell´adempimento dei proprii doveri.
Ma oltre a queste finalità individuali vi è l´apostolato da svolgere in mezzo ai compagni. Ecco come D. Rua ne descriveva gli effetti: « Non si può dire, afferma egli, di quanto vantaggio nel corso di un gran numero di anni riuscisse la Compagnia dell´Immacolata per il buon avviamento dei giovani; e udii in questi ultimi tempi (1895) parecchi antichi allievi ripetere che, se avevano potuto rimanere all´Oratorio ed applicarsi con profitto ai loro doveri, lo dovevano alle caritatevoli premure loro usate dal tale o tal altro compagno, che io sapevo precisamente essere stato membro della Compagnia suddetta ».
D. Bosco commosso degli splendidi risultati chiamava le Compagnie: Chiave della pietà, conservatorio della morale, sostegno delle vocazioni ecclesiastiche e religiose.
Esse sono la vera ossatura spirituale dell´istituto, la chiave di volta per il buon andamento. Sono una creazione pedagogica di primo piano, poichè con esse gli educandi, mentre formano e migliorano se stessi, divengono alla loro volta, e quasi senz´avvedersene, educatori, e tanto più efficaci in quanto l´opera loro è meno notata, è in più intimo contatto con la massa, e non ha nessuna parvenza di quella anche minima pressione che l´educatore può parere esercitare sull´educando.
Pertanto è mio vivo desiderio, appunto perchè mi sta a cuore far cosa gradita al Santo Padre ed utile alla Chiesa, che al vivaio dal quale dovranno uscire i migliori elementi per l´Azione Cattolica siano dedicate le cure più assidue.
Sorgano perciò in tutte le case le Compagnie Religiose -e sorgano quelle fondate da D. Bosco e non altre. Ricordo che su questo argomento già il compianto Sig. D. Rinaldo indirizzava, un´importante Circolare nel Natale del 1930 in preparazione a quei Congressi delle Compagnie Religiose che riuscirono poi una delle più commoventi e grandiose manifestazioni di pietà giovanile fiorite nella nostra Società. Il Papa stesso ebbe a compiacersene grandemente.
D´ora innanzi pertanto:
Essa è ben definita dai regolamenti di ciascuna Compagnia. Il primo impegno perciò sia l´osservanza esatta dei regolamenti, che, come dissi, portano tutti l´impronta sapiente della mente e del cuore di Don Bosco: se ne studino prudentemente i mezzi; ecco un vastissimo campo di attività. Sommamente utile pure sarebbe che per ogni Compagnia venisse stabilito un programma speciale da svolgersi lungo l´anno, e che a. questo scopo si stabilissero nel seno della Compagnia, secondo l´opportunità, vari gruppi ciascuno dei quali avesse un còmpito specifico: pietà, solennità delle feste, specialmente della titolare della Compagnia, buona stampa, missioni, congressini, ecc.
Spero che queste mie raccomandazioni saranno ben accolte, e voi tutti avrete occasione di constatare quale grande fattore pedagogico siano le Compagnie Religiose. Esse faranno rifiorire il buon esempio nell´Istituto, educheranno i giovani all´apostolato aiutandoli a vincere il rispetto umano, saranno la migliore applicazione del sistema preventivo di D. Bosco e, attraverso gli Ex-allievi, lo perpetueranno nel seno delle famiglie e nella Società.
Vi annunzio che vi sarà presso l´ufficio del Direttore Spirituale Generale una speciale sezione per seguire l´attività delle Compagnie Religiose. A tal fine vi verrà anche inviato di tanto in tanto un foglietto od opuscolo nel quale si daranno norme opportune per incoraggiare questo movimento, e si pubblicheranno quelle iniziative che potranno giovare a far maggiormente rifiorire le Compagnie Religiose.
Il nostro Santo Fondatore benedica questi nostri propositi di volere, servendoci de´ suoi mezzi, raggiungere le sue alte finalità a vantaggio della gioventù e a decoro della Chiesa e della nostra Società.
Mentre vi benedico di cuore mi raccomando alle vostre preghiere.
Sempre vostro aff.mo in C. J.
Sac. PIETRO RICALDONE.
II.
COMUNICAZIONI E NOTE
I.
STATUTO PER LE ASSOCIAZIONI INTERNE
DELLA GIOVENTÙ MASCHILE DI AZIONE CATTOLICA
I. - NATURA E COSTITUZIONE
1. — Le Associazioni interne di Gioventù Maschile di A. C. sono quelle Associazioni che si fondano nei Collegi, Ospizi, Istituti, Pensionati per interni e semiconvittori, con l´approvazione dell´Ordinario Diocesano.
2. — Esse comprendono tre categorie di soci:
3. — Siccome le Compagnie. Religiose degli Istituti sono «le più preziose ausiliarie dell´Azione Cattolica » saranno invitati à far parte dell´Associazione preferibilmente i giovani che già appartengono a dette Compagnie.
4. — Si entra nell´Associazione interna in seguito a domanda scritta, con l´accettazione del Consiglio Direttivo.
II. - SCOPO
5. — In conformità con lo Statuto della Gioventù di Azione Cattolica Italiana, lo scopo delle Associazioni interne è quello di:
III. - CONSIGLIO DIRETTIVO
IV. - ATTIVITÀ SOCIALE
Torino - S. E. I.
31 Gennaio 1935 N. 69.
1. Il RETTOR MAGGIORE: Strenna 1935: a Santità e Purezza » pag. 233
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
II Rettor Maggiore.
Torino, 31 gennaio 1935.
Figliuoli carissimi in Gesù Cristo,
1° Con questo numero degli Atti del Capitolo riceverete il Commento alla Strenna: Santità e Purezza.
Trattandosi della Strenna dell´anno della Canonizzazione del nostro Santo Fondatore credetti conveniente svolgerla con maggiore ampiezza, affinchè risultasse come un ricordo di quella data memoranda.
Gl´Ispettori facciano in modo che tutti i Confratelli ed i Novizi ne abbiano una copia e che sia letto in tutte le Case come Lettura Spirituale. Esortino poi i Direttori a spiegarne, in apposite conferenze, i punti principali, e soprattutto a far sì che sieno fedelmente e da tutti osservate le norme e prescrizioni date.
Se, come spero, verrà diligentemente praticato quanto su questo punto fondamentale ci ordinò, con tanta accorata insistenza, il nostro amatissimo Padre, possiamo essere certi che la Società Salesiana sarà effettivamente quale Egli la vide, negli splendori dell´osservanza, nel celebre Sogno. Non dimentichiamo, figliuoli carissimi, che, sul manto del mistico Personaggio, lo splendore del diamante colla scritta Votum Castitatis irradiava una luce tutta speciale, e rimirandolo traeva ed attaccava lo sguardo come la calamita tira il ferro.
2° Il 21 gennaio ebbi la gioia di presentare al S. Padre gli omaggi dei Salesiani e dell´Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrite. Con bontà sovrana manifestò la sua soddisfazione per le ira; ponenti Solennità svoltesi ovunque in onore del nostro S. Giovanni Bosco. Si rallegrò pure della straordinaria Spedizione Missionaria e del numero consolante di vocazioni che affluiscono alla nostra Pia Società.
Ma parlando di vocazioni ritornò, con più forte insistenza, a raccomandarci una selezione sempre più accurata. È questione di vita o di morte, disse in tono solenne. E addentrandosi nell´argomento: « Non si sia troppo facili, soggiunse, a passare sopra a certe titubanze, difficoltà, tentazioni che alle volte i Novizi o i Religiosi, nel periodo di formazione, espongono ai loro Superiori. È preferibile avere, alcuni soci di meno, anzichè ammettere uno solo che sia poi elemento di rovina a danno di tutta la Comunità. A questa Cattedra Egli diceva, giungono notizie da tutte le parti del mondo, ed è appunto pel bene delle singole Associazioni e della Chiesa Generale che ritorniamo, con forza e insistenza, su questo argomento.
Mentre con filiale devozione mi faccio eco dell´augusta parola del Vicario di Gesù Cristo, esorto, soprattutto i Superiori. addetti alla formazione del personale, a meditarla e praticarla: specialmente quando si tratti dell´ammissione ai voti e agli Ordini Sacri se ne ricordi la profonda saggezza a bene della nostra Società.
3° Dalla lettura del Bollettino avete appreso la notizia della morte dell´Em.mo nostro Cardinale Protettore Pietro Gasparri.; Abbiamo perduto un amantissimo Padre. Tale infatti Egli fu sempre, pei Figli di D. Bosco. Il suo consiglio, il suo aiuto, e soprattutto l´affetto paterno del suo gran cuore non ci vennero mai meno. La. riconoscenza nostra verso di Lui dev´essere imperitura. Continuiamo a suffragarne l´anima eletta.
A lenire il dolore della gravissima perdita ci perveniva ha fausta. notizia dell´elezione del nuovo Cardinale Protettore nella persona dell´Em.mo Cardinale Eugenio Pacelli, Segretario di Stato di Suà Santità. È un vero regalo della bontà paterna del Sommo Pontefice. Ecco il prezioso Breve:
PIUS. PP. XF
DILECTE FILI NOSTER, . salutem et apostolieam bene- dictionem. Cum. Pia Societas Sanati Francisci Salesii, atque Institutum Filiarum S. Marine Auxiliatricis, a Sancto Joanne Bosco Augustae Taurinorum ambo fundata, nune suo apud Romana,m Curiam Patrono careant, Nos tibi, Dilecte Fili Noster, e cujus nava tutela praefatas Religiosas Familias plurimum boni atque ornamenti suscepturas esse confidim.us, id muneris demandandum censemus. Itaque motu proprio, certa seientia ac matura deliberatione Nostris te, Dilecte Fili Noster, hisce Litteris Apostolicis atque Auctoritate Nostra, tum Piae Societatis Sancti Francisci Salesii tum Instituti Filiarum S. Mariae Auxiliatricis illorumque domorum ac religiosarum personarum quarumcumque apud Nos et hanc Apostolicam Sedem PATRONUM seu PROTECTOREM, quoad vixeris, cum omnibus honoribus, privilegiis, praerogativis, juribus facultatibus atque oneribus solitis et consuetis eligimus, facimus ac renuntiamus. Omnibus proinde et singulis earundem Religiosarum Familiarum moderatoribus ac religiosis quibusque personis mandamus ut te in suum Patronum excipiant, et ea, qua debent, reverentia prosequantur; contrariis non obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, apud Sanetum Petrum, sub anulo Piscatoris, die 11 m. J anuarii, an. MCMXXXV, Pontifieatus Nostri decimo tertio.
(L. + S.).
Pro D.no Cardinali Pacelli a Secretis Status
DOMINICUS SPADA
a Brevibus Apostolicis.
Diletto Filio Nostro
EUGENIO SANCTAE ROMANAE ECCLESIAE
PRESBYTERO CARDINALI PAGELLI
cTitulo Sanctorum Joannis et Pauli.
Sono ben conosciute, le eminenti doti di mente e di cuore dei, nostro nuovo Cardinale Protettore, e possiamo essere certi che; sotto la sapiente sua guida, riportèrà grandi vantaggi la nostra Congregazione. A Roma ebbi la sorte di presentargli i nostri omaggi. colla promessa di costanti preghiere e l´assicurazione che avremmo fatto del nostro meglio per procurargli le migliori consolazioni., Seguendo l´esempio dell´indimenticabile Servo di Dio D. Michele Rua, prego gl´Ispettori d´indirizzare al Cardinal Pacelli una lettera di filiale e devota sudditanza per ringraziarlo d´aver accettato .l´ufficio di nostro Protettore, promettendogli di corrispondere con tutto impegno alle cure che avrà la bontà di prodigare alla nostra, umile Società.
40 Devo ancora comunicarvi due notizie. Con decreto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide del 28 gennaio 1935 la nostra Missione indipendente di Miyazaki veniva eretta in Prefettura Apostolica e nello stesso giorno, con altro decreto, ne veniva designato Prefetto Apostolico il Sac. D. Vincenzo Cimatti. Mentre ci congratuliamo coll´eletto e con quei cari missionari che ricevono, in questo modo, la più alta e lusinghiera approvazione delle loro fatiche apostoliche, imploriamo loro da Dio sempre più copiose benedizioni.
L´altra notizia riguarda la visita straordinaria. Finita quella. fatta alle Case di Europa, s´iniziò, in gennaio, nelle Americhe. Preghiamo perchè i frutti sieno abbondanti e ne riceva forza sempre , maggiore l´osservanza religiosa, che ci stringa, compatti ed unisoni. nel pensiero e nell´affetto al nostro Santo Fondatore.
Non posso por termine a questa circolare senza raccomandare ancora una volta e con maggior insistenza alla vostra carità i nostri ´Confratelli del Messico. Purtroppo la situazione è peggiorata in modo tale da farci temere la totale rovina di quelle Case. Solo la preghiera può affrettare l´ora auspicata del ritorno alla pace e, al trionfo della nostra santa Religione. Fate pregare le anime più,: innocenti, e interessate tutti a quest´opera di cattolica solidarietà a gloria di Dio e a salvezza di tante povere anime, che il nemico dell´uman genere si sforza di miseramente travolgere nella rovina, privandole della luce della Fede e dei conforti dei Santi Sacramenti.
Benedico di cuore voi, i .giovani, le anime tutte affidate al vostro zelo.
Vogliate pregare anche pel vostro
aff.mo in C. J.
Sac. PIETRO RICALDONE.
21 Aprile 1935
n.70
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Ir. RETTOR MAGGIORE: 1. Invito perchè tutti concorrano all´ampliamento della Basilica di Maria Ausiliatrice e all´erezione dell´altare di San Giovanni Bosco. — 2, Esercizi spirituali per gl´Ispettori e i Direttori delle (fase d´Europa pag. 241)
I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Torino, 21 aprile 1935.
Figliuoli carissimi in C. I.
Mi rivolgo a voi, oggi, Solennità. di Pasqua, ,che ci richiama alla mente la Pasqua Salesiana dello scorso anno coll´imponente .e indimenticabile trionfo del nostro Santo Fondatore. Ed è per procurare nuovi e grandiosi trionfi al Padre nostro ch´io oggi mi rivolgo a voi, anzi all´intera Famiglia Salesiana.
Il prossimo 27 aprile, settantesimo anniversario della posa della prima pietra del Santuario di Maria Ausiliatrice, avranno ´inizio i lavori per l´ampliamento della Basilica e per l´erezione ,del monumentale Altare a S. Giovanni Bosco.
D. Bosco, quando cominciò la costruzione del Tempio destinato ad essere il centro delle provvidenziali irradiazioni dell´Opera ´Salesiana, rivolse a tutti il suo invito perchè tutti avessero a concnrervi: anzi ripetuti e insistenti furono gl´inviti suoi, finchè non ride condotta a termine la grande impresa.
Ora che la Famiglia Salesiana si è in modo così mirabile dilatata, è giusto, anzi doveroso che il povero Successore del gràn Padre faccia giungere un suo analogo invito ovunque siavi un Salesiano, una Figlia di Maria Ausiliatrice, un Allievo, un Ex-allievo, un Cooperatore, una Cooperatrice, un amico insomma un devoto del nostro grande Padre.
Crederei di farvi il più gran torto se anche per un istante io pensassi che uno solo di voi ricusi di essere presente in questi gara di filiale e affettuosa devozione. Ed il mio invito vuol avere un triplice scopo:
Nel travaglio odierno dell´umanità che non sa trovare la via a Gesù, fonte vera ed unica di giustizia e di pace, sono persuaso di concorrere nella misura delle povere nostre forze al raggiungi- mento del vero benessere sociale, invitando tutti coloro che militano sotto i vessilli di D. Bosco Santo a rendersi apostoli della devozione a Maria Ausiliatrice. Come in passato così al presente anime innumerevoli potranno ripetere senza dubbio con cuore grato e. nell´effusione della più pura, gioia: Io pure come D. Bosco tutto devo a Maria Ausiliatrice.
Già vi dissi altre volte che sarebbe impicciolire troppo l´aposto- lato di D. Bosco pensando che Iddio abbia inviato questo Sante provvidenziale solo pei Salesiani, per le Figlie di Maria Ausiliatrice, pei loro Allievi e per la Famiglia dei Cooperatori, per stragrande che sia il loro numero.
No, Iddio ha mandato D. Bosco, come altri Santi provvidenziali, per la. Chiesa e per l´umanità. Tocca a noi pertanto far conoscere, a tutti, con attivissima propaganda, il nostro Padre, diffondendone´ la devozione, sicchè dit ogni parte del mondo, rivolgendosi lo sguardo al suo Altare che sorgerà tra breve nella Basilica di Maria Ausiliatrice, in lui si trovi da quanti più si possa non solo il patrocinio, dia la luce provvidenziale dei suoi insegnamenti, de´ suoi metodi, della sua luminosa dottrina.
Come vedete, è un magnifico piano d´azione che si dispiega innanzi: è una specie d´ardimentosa avanzata Salesiana nel mondo quella che io v´invito a compiere con zelo generoso.
Nè si può supporre che qualche cuore ristretto tema di veder mzenomate le Opere locali per lo speciale aiuto da prestarsi durante i tre anni dei lavori. Sarebbe questo un timore senza fondamento; è da aspettarsi piuttosto che avvenga il contrario.
Colla propaganda di ogni Salesiano, di ogni Figlia di Maria Ausiliatrice, di ogni Allievo ed Ex-allievo, di ogni Cooperatore e Cooperatriée, per mezzo di conferenze, di accademie, di teatrini, di lotterie, di mille altre iniziative suggerite dallo zelo, voi non solo riuscirete a raggranellare, nel prossimo, triennio, i mezzi sufficienti : ai fini indicati, ma otterrete inoltre i vantaggi che deriveranno immancabilmente da una maggior diffusione del culto di Maria Ausiliatrice e di D. Bosco.
All´opera adunque, o Figliuoli carissimi: abbiamo fede, raddoppiamo il nostro zelo e vedremo ancor noi rinnovarsi sotto i nostri occhi i miracoli del Padre.
Vi notifico poi che incarico il Sig. D. Berruti, Prefetto Generale, di tutto ciò che possa contribuire ad accrescere e disciplinare questo movimento.
Altra cosa assai importante devo pure comunicarvi. Si farà cogl´Ispettori e Direttori delle Case d´Europa ciò che si fece con quelli d´Italia.
A compimento della visita vi saranno gli Esercizi Spirituci seguiti da alcuni giorni di speciali riunioni. Gli Esercizi ine minceranno la sera del 4 agosto a Val Salice e le riunioni avranno luogo subito dopo.
Gl´Ispettori facciano in modo che nessuno manchi: essi poi sit troveranno a Torino il 29 luglio.
A nessuno sfugge l´importanza grande di queste riunioni e: perciò invito tutti a pregare per la loro buona riuscita.
Non voglio por termine a questa Circolare senza ringraziar tutti coloro che mi scrissero manifestando il loro compiacimenti e la decisa volontà di attuare gl´insegnamenti e le norme pratichi del Commento sulla Strenna « Santità è Purezza ».
Rileggete, cari Figliuoli, quelle pagine che non hanno altra merito che di presentare nel loro insieme la dottrina del nostr Santo Fondatore intorno a sì importante materia. Dal moment che D. Bosco volle la purezza come distintivo dei suoi Figli, quellà? Circolare che riunisce i suoi insegnamenti può essere il nostro co- dice per ridurre alla pratica l´alto ideale da lui propostoci.
Maria Ausiliatrice nel suo mese vi colmi di speciali benedizioni; e vi faccia tutti fedeli imitatori del nostro Padre.
Vi benedice di cuore il vostro
aff.mo in C. I.
Sac. PIETRO RICALDONE´´
II.
COMUNICAZIONI E NOTE
I.
PROROGA PER LA CELEBRAZIONE DEI TRIDUI SOLENNI DELLA CANONIZZAZIONE DI SAN GIOVANNI BOSCO
BEATISSIMO PADRE,
Il Procuratore e Postulatore Generale dei Salesiani, prostrato al bacio del S. Piede, considerando che i Tridui solenni della Canonizzazione di S. Giovanni Bosco non poterono in parecchi luoghi essere celebrati entro l´anno stabilito dalla Sacra Congregazione dei Riti, supplica umilmente la Santità Vostra di voler accordare una proroga di altri 12 mesi, afnchè possa essere soddisfatto il desiderio e la pietà dei fedeli.
PIAE SOCIETATIS SALESIANAE
Sacra Rituum Congregatio, attentis expositis, vigore facultatum specia.liter sibi tributarum ab Eodem Sanctissimo Domino nostro Pio Papa XI, benigne annuit pro gratia prorogationis ad alios sex menses ad effectum de quo agitur.
Contrariis non obstantibus quibuscumque.
Die 15 Aprilis 1935. (L. + S.)
CARINCI, S. R. C. Secretarius l-IENRICUS DANTE, Subst.
II.
PIUS EPISCOPUS, SERVUS SERVORUM DEI,
AD PERPETUAM REI MEMORIAM.
Uberius ac felicius in dies succrescente catholico nomine in Praefectura Apostolica Assamensi in India, in votis optatisque erat venerabilium Fra. trum Archiepiscopi Calcuttensis aliorumque Sacrorum Antistitum, Delega. tis quoque Apostolicis consentientibus, ut •Praefectura illa in Dioecesim erigeretur. Nos vero, probe noscentes id non parum iuvare posse dominico greci salubrius pascendo aptiusque regundo, de venerabilium Fratrum Nostrorum S. R. E. Cardin.alium Sacrae Congregationi de Propaganda Fide Praepositorum Consulto, lubenti animo votis illis annuere statiiimws. Quapropter, omnibus mature perpensis, ac suppleto quatenus opus sit, quorum intersit, vel eorum qui sua interesse praesumant consensu, de apostolicae potestatis plenitudine, Praefecturam Apostolicam Assamensem in Dioecesim evehimus ac erigimus eamque ab urbe Shillong, in qua sede et cathedram episcopalem constituimus Shillongensem nuncupari volumus. Eius fines iidem erunt ac Praefecturae Assamensis, prout modo exstat. Han.c vero novam Cathedralem Ecclesiam Chillongensem suffragane constituimus 1VIetropolitanae Ecclesiae Calcuttensis, eiusque pro tempore Episcopos metropolitico iuri Calcuttensis Archiepiscopi subiicimus. Ecclesiam autem, SS. Salvatori dicatam, in ipsa urbe Shillong exstantem, ad Cathedralis Ecclesiae gradum et dignitatem provehimus ac ipsi eiusque pro tempere Antistitibus iura omnia, honores, insign.a, favores, gratias et privilegia tribuimus, quibus ceterae cathedrales ecclesiae earumque Episcopi iure communi fruuntur, et cum omnibus item oneribus et obligationibus iisdem adnexis. Cum autem Missio illa, in dioecesim modo erecta, Societatis Divini Salvatoris Missionalium curis prius concredita, qui, flagrante per orbem immani bello, ab ea expulsi ac postea in ipsam reverti prohibiti sunt, iam ab anno millesimo nongentesimo vicesimo primo Piae Societati S. Francisci Salesii commissa sit, etiam in posterum ad Nostrum et Sanctae Sedis beneplacitum, eiusdem Societatis curis concredita manebit. Cum vero praesentis temporis adiuncta baud permittant, quominus in nova hac dioecesi Canonicorum Capitolum erigatur, indulgemus ut ad iuris tramitem pro canonicis consūltores dioecesani interim constituantur. Mandamus interim ut quam primum fieri poterit Seminarium saltem parvum pro indigenis pueiis ad sacerdotium educandis iuxta Codicis iuris canonici praescripta erigatur. Episcopalem meusam novae huius dioecesis bona cuncta immobilia et mobilia hucusque Assamensi Praefecturae pertinentia con.stituen.t; nec non oblationes, quae a fidelibus, in quorum bonum dioecesis ipsa erecta sit, praeberi solent, praeter peruniarium subsidium, quod Pontificium Opus a Propagatione Fide quotannis illuc mittit. Quod autem attinet ad novae huius dioe ceseos Shillongensis regimen et administrationem, ad vicari], uapitularis seu Administratoris, sede vacante, electionem, ad clericorum fidelium iura et onera alique huiusmodi, servanda iubemus quae sacri canones praescribun.t. Praesentes autem Litteras et in eis contenta quaecumque, etiam ex eo quod quilibet quorum iutersit, vel qui sua interesse presumant auditi non fuerint ad praemissis non consenserin.t, etiam si expressa, specifica etindividua mention.e digni sint, nullo unquam tempore de subreptionis vel obreptionis aut nullitatis vitio, seu intentionis Nostrae, vel quolibet alio licet substantiali et inexcogitato defectu, notari, impugn,ari vel in controversiam vocaro posse; sed eas tamquam ex certa scientia ac potestatis plenitudine factas et emanatas perpetuo validas exsistere et fore, suosque plenarios et integros effectus sortiri et obtinere atque ab omnibus ad quos spectat inviolabiliter observari debere, et si secus super his a quocumque; quavis auctoritate, scienter vel ignoranter contingerit atten.tari, irritum prorsus et inane esse et fore volumus et decernimus. Statuimus denique ut harum litterarum transumptis etiam impressis, manu tamen. alicuius Notarii publici subscriptis ac sigillo alicuius viri in ecclesiastica dignitate nel officio constituti munitis, eadem prorsus tribuatur fides, quae hisce Litteris tribueretur, si exhibitae vel ostensae forent. Non obstantibus, quatenus opus sit, regulis in synodalibus, provincialibus universalibusque Conciliis editis, specialibus vel generalibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis et.quibusvis aliis Romanorum Pontificum, praedecessorum Nostrorum dispositionibus ceterisque quibuscumque, etiam speciali mentione dignis. Nemini igitur quae hisce Litteris Nostris evectionis, erectionis, concessionis, statuti, derogationis, mandati et voluntatis Nostrae statuta sunt infringere vel eis contraire liceat. Si quis vero ausu temerario hoe attentare praesumpserit, indignationem omnipotentis Dei ac Beatorum Apostolorum Petri et Pauli se noverit in.cursum.
Datum Romae apud S. Petrum, Anno Domini millesimo nongentesimo trigesimo quarto, die nona mensis julii, Pontificatus Nostri anno tertiodecimo. — A. S.
PETRUS Card. TOMASONI-BIONDI
Praef. S. Congr. de Propaganda Fide.
ALPHONSUS CARINCI Prot. Ap.
- VINCENTIUS BIANCHI-CAGLIESI, Prot. Ap.
Can. ALFRIDUS LIBERATI
Cane. Apost. Adiutor a Studiis. Expedita die decima mensis augusti anno tertiodecimo pro Plumbatore
ANGELUS PERICOLI
Reg. in Cane. Apost. Vol. LI, N. 9, AL. TRUSFARDI.
III.
PIUS EPISCOPUS, SERVUS SERVORUM DEI
dilecto Filio Aloisio :Mathias, Societatis S. Francisci Salesii Presbytero, hactenus Praefecto Apostolico Assamensi, electo Episcopo Scillongen si, salutem et apostolicain benedictionem. Commissum humilitat Nostrae ab aeterno Pastorum Principe supremi apostolatus officium, quo universo christiano orbi praesidemus, onus Nobis imponit diligentissime curandi ut Ecclesiis omnibus tales constituantur Praesules, qui sibi creditum dominicum gregem salubriter pascere, regere et gubernare sciant ac valeant. Cum itaque Nos Praefecturam Apostolicam Assamensem in In.diis Orientalibus, Apostolicis sub plumbo Litteris « Uberius ac felicius » hac ipsa die datis, in Cathedralem, Scillongen.sem nuncupandam, Metropolitanae Ecclesiae Calcuttensi Suffraganeam, erexerimus atque nova ista Cathedralis Ecclesia suo sit Pastore providen.da. Te, qui eidem Praefecturae Assamensi duodecim fere ann.os graviter praefuisti, de tua pietate, indefesso fidei catholicae dilatandae studio, morumintegritate, doctrina, benevolenti in indigenas animo indubia exhibens testimonia, de venerabilium Fratrum Nostrorum S. R. E. Cardi- nalium S. Congregatione de Propaganda Fide Praepositorum consilio ad eam - apostolica auctoritate eligimus eique Episcopum praeficimus et Pastorem, nec non eiusdem Ecclesiae curam, regimen et administrationem tum in spiritualibus tum in temporalibus plenarie committimus cum omnibus iuribus et privilegiis, oneribus et obligationibus pastorali huic officio inhaerentibus. Volumus autem et mandamus ut, ceteris quoque impletis de iure servandis, antequam episcopalem consecrationem recipias, in manibus alicuius, quem malueris, catholici Antistitis, gratiam et communionem Sedis Apostolicae habentis, fidei catholicae professionem emittere ac praescripta iuramenta praestare, iuxta statutas formulas, harumque exemplaria, Tui dictique An.tistitis subscriptione ac sigillo munita, ad S. Congregationem de Propaganda Fide quantocius transmittere omnino tenearis. In tuam insuper maiorem commoditatem prospicientes indulgemus ut extra Urbem libere et licite Episcopus consecrati queas a quolibet catholico Antistene, assistentibus ei duobus aliis catholicis episcopis, gratiam et communionem cum Apostolica Sede habentibus. Venerabili itaque Fratri Antistiti, quem ad hoc Tu elegeris, consecrationem episcopalem Tibi impertiendo munus ac mandatum hisce ipsis Litteris Nostris committimus. Stricte vero praecipimus, ut nisi prius quae supra diximus fidei professionem et iuramentae miseris, nec Tu consecrationem ipsam recipere audeas, nec eam Tibi impertiatur An.tistes a Te electus, sub poenis, si huic nostro praecepto contraveneritis, iure statutis. Venerabilem autem Fratrem Archiepiscopum Calcuttensem, tuum Metropolitanum, in Domino hortamur ut ipse Te, electum Episcopum Suffraganeum suum, pro Nostra et Sedis Apostolicae reverentia, in fratrem recipiat, sui favoris ope prosequatur et quod tu ab eo implores auxilium praestare non detrectet, ut Tu possis commissum Tibi mîmus in majorem tuae Ecclesiae prosperitatem facilius explere. Dilectis insuper Filiis Clero et Populo Dioecesis Scillongensis in Domino mandamus ut ipsi Te, electum suum Episcopum, tamquam patrem et pastorem animarum suarum devote recipientes ac debito prosequentes honore, salubribus tuis monitis et mandatis oboedientiam praestent, Tibique reverentiam exhibeant: ita ut Tu eos devotionis filios, ipsi vero Te patrem benevolum invertisse gaudeatis. Volumus autem et mandamus ut, fui ipsius cura et officio, hae Litterae Nostrae publice perlegantur in Cathedrali Ecclesia ab ambone, primo post eas acceptas adveniente die festo a populo et praecepto recolendo.
Datum Romae apud S. Petrum, anno Domini millesimo nongentesimo trigesimo quarto, die nona mensi julii, Pontificatus nostri anno
tertiodecimo. A. S.
Fr. THOMAS PIUS O. P. Card. BOGGIONI Cancellarius S. E. C.
ALPHONSUS CARINCI, Prot. Ap.
VINC. BIANCHI-CAGLIESI, Prot. Ap.
Can. ALFRIDUS LIBERATI
Can. Apost. Adiutor a Studiis.
Expedita die decima mensis augusti anno terdiodecimo pro Plumbatore ANGELUS PERICOLI.
Reg. in Cane. Apost. Vol. LI, N. 10, AL. TRUSFARDI.
ANGELUS PERICOLI. Soript. Ap.
24 Agosto 1935 N. 71.
1. Il RETTOR MAGGIORE: Commemorazione del centenario della vestizione chiericale di Don Bosco - pag. 253
I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Torino, 16 Agosto 1935.
Figliuoli carissimi in C. J.
Una data cara e memoranda si avvicina; data che tutti dobbiamo ricordare cono amore e celebrare con tutto lo slancio del cuore: il centenario della vestizione chiericale del nostro santo Padre Don Bosco, la qicale ebbe luogo la domenica 25 ottobre del 1835 nella Chiesa parrocchiale di Castelnuovo.
Ogni ricorrenza della vita di D. Bosco è per noi sacra e solenne: ma questa riveste un´importanza speciale e merita una particolare commemorazione.
Ognuno di noi sa che cosa volesse dire la vestizione chiericale per Don Bosco. Egli aveva allora 20 anni: la lunga e dura prova degli stenti, delle fatiche, delle privazioni, delle umiliazioni, delle contraddizioni era finita. Il suo sogno era compiuto: era chierico, entrava in Seminario, aveva aperta la via al Sacerdozio, la mèta sempre vagheggiata e che stava in cima a tutti i suoi pensieri e aspirazioni. Al tempo stesso si apriva la via per il compimento di un altra sogno: il sogno profetico che aveva fatto all´età di nove anni, con cui era divinamente segnata la sua vocazione e la sua futura missione; sogno che, ripetuto più volte e con fasi diverse nella vita del nostro Santo Fondatore, si rinnovò — come egli medesimo confidava a Don Barberis — nell´imminenza della sua vestizione chiericale, con l´ordine esplicito del Personaggio misterioso di mettersi alla testa di falangi giovanili.
Il giovane Bosco aveva piena coscienza dell´atto che stava per compiere e della sua importanza. Superato l´ultimo dubbio intorno alla sua vocazione con la nota visione del Convento della Pace, e deciso di entrare in Seminario, « mi sono seriamente applicato » dice egli, « in cose che potessero giovare a prepararmi alla vestizione chiericale ».
E come di fatto si preparasse, come compisse quel rito, quali impressioni riportasse e quali risoluzioni prendesse, lo abbiamo ancora dalle sue parole. Giova riportare integralmente quanto egli lasciò scritto al riguardo nelle sue Memorie.
« Presa la deliberazione di abbracciare lo stato ecclesiastico, e subitone il prescritto esame, andavami preparando a quel giorno di massima importanza, perciocchè era persuaso che, dalla scelta dello stato, dipendesse radicalmente la eterna salvezza e l´eterna dannazione. Mi sono raccomandato a vari amici di pregare per me; ho fatto una novena, e la domenica 25 ottobre 1835, celebrandosi la festa di S. Raffaele, mi sono accostato ai SS. Sacramenti; di poi il teol. Cinzano, Prevosto e Vicario Foraneo di mia patria, mi benedisse l´abito e mi vestì da chierico, prima della Messa-solenne.
» Quando mi comandò di levarmi gli abiti secolareschi, con quelle parole: Exuat te Dominus veterem hominem cum actibus suis, dissi in cuor mio:
» Oh! quanta roba vecchia c´è da togliere. Mio Dio, distruggete in me tutte le mie cattive abitudini!
» Quando poi nel darmi il collare aggiunse: Induat te Dominus novum hominem qui secundum Deum ereatus est in iustitia et sanetitate veritatis! mi sentii tutto commosso, e aggiunsi tra me: Sì, o mio Dio, fate che in questo momento io vesta un uomo nuovo, cioè che, da questo momento, io cominci una vita nuova, tutta secondo i divini voleri, e che la giustizia e la santità siano l´oggetto costante dei miei pensieri, delle mie parole e delle mie opere. Così sia. O Maria, siate la salvezza mia! ».
Continua poi il nostro buon Padre a narrare del festino a cui il Parroco lo volle in quel giorno condurre e della disgustosa impressione provata, per venire quindi a dirci le sue risoluzioni. Alle parole del prevosto che il mondo bisogna prenderlo com´è, e che bisogna vedere il male per conoscerlo ed evitarlo, il chierico Bosco tacque allora, ma disse nel suo cuore: « Non andrò mai più in pubblici festini, fuori che ne sia obbligato per funzioni religiose ». E poi soggiunge nelle Memorie:
« Dopo quella giornata, io doveva occuparmi di me stesso. La vita fino allora tenuta (così egli diceva nella sua umiltà) doveva essere radicalmente riformata. Negli anni addietro non era stato .uno scellerato, ma dissipato, vanaglorioso, occupato in partite, giuochi, salti, trastulli ed altre cose simili, che rallegravano momentaneamente, ma che non appagavano il cuore.
» Per farmi un tenore di vita da non dimenticarsi, ho scritto le seguenti risoluzioni:
»1°Per l´avvenire non prenderò mai più parte a pubblici spettacoli sulle fiere, sui mercati; non andrò a vedere balli o teatri; e per quanto mi sarà possibile, non interverrò ai pranzi che si sogliono dare in tali occasioni.
» 2° Non farò mai i giuochi dei bussolotti, di prestigio, di saltimbanco, di destrezza, di corda; non suonerò più il violino, non andrò più alla caccia. Queste cose le reputo tutte contrarie alla gravità ed allo -. spirito ecclesiastico.
» 3° Amerò e praticherò la ritiratezza, la temperanza nel mangiare e nel bere; e di riposo non prenderò se non le ore strettamente necessarie per la sanità.
» 4° Siccome pel passato ho servito al mondo con letture profane, così per l´avvenire procurerò di servire a Dio dandomi alla lettura di cose religiose.
» 5° Combatterò con tutte le mie forze ogni cosa, lettura, pensiero, discorsi, parole ed opere contrarie alla virtù della castità. All´opposto praticherò tutte quelle cose, anche piccolissime, che possono contribuire a conservare questa virtù.
» 6° Oltre alle pratiche ordinarie di pietà, non ometterò mai di fare ogni giorno un poco di meditazione ed un poco di lettura spirituale.
» 7° Ogni giorno racconterò qualche esempio o qualche massima vantaggiosa alle anime altrui. Ciò farò coi compagni, cogli amici, coi parenti, e, quando nol posso con altri, il farò con mia madre.
» Queste sono le cose deliberate allorchè ho vestito l´abito chiericale; ed affinchè mi rimanessero bene impresse, sono andato-avanti ad un´immagine della Beata Vergine, le ho lette, e, dopo una preghiera, ho fatto formale promessa a quella Celeste Benefattrice di osservarle a costo di qualunque sacrificio ».
Giova pure ricordare le parole memorande dette in quella circostanza da Mamma Margherita al novello chierico. A, ancora D. Bosco che narra nelle sue Memorie.
» Il giorno 30 ottobre di quell´anno 1835 doveva trovarmi in seminario. Il piccolo corredo era preparato. I miei parenti erano tutti contenti: io più di loro. Mia madre soltanto stava in pensiero e mi teneva tuttora lo sguardo addosso, come volesse dirmi qualche cosa. La sera precedente la partenza, ella mi chiamò a sè e mi fece questo memorando discorso:
» -- Giovanni, tu hai vestito l´abito ecclesiastico; io ne provo tutta la consolazione che una madre può provare per la fortuna di suo figlio. Ma ricòrdati che non è l´abito che onora il tuo stato, è la pratica della virtù. Se mai tu venissi a dubitare di tua vocazione, ah per carità! non disonorare quest´abito. Deponilo tosto. Amo meglio di avere per figlio un povero contadino, che un prete trascurato nei suoi doveri. Quando sei venuto al mondo, ti ho consecrato alla Beata Vergine; quando hai incominciato i tuoi studi, ti ho raccomandato la divozione a questa nostra Madre: ora ti raccomando di essere tutto suo: ama i compagni divoti di Maria; e se diverrai sacerdote, raccomanda e propaga mai sempre la divozione di Maria.
» Nel terminare queste parole mia madre era commossa; io piangeva: — Madre, le risposi, vi ringrazio di tutto quello che avete detto e fatto per me. Queste vostre parole non saranno dette invano e ne farò tesoro in tutta la mia vita ».
Don Bosco fu fedele ai suoi propositi e alla promessa fatta alla madre in quel giorno. Tutta la sua vita fu l´attuazione dei propositi del suo cuore e delle parole materne, in cui era tutta la sua vocazione e la sua missione: santità sacerdotale, apostolato per la salvezza delle anime, soprattutto giovanili, propagazione della divozione a Maria SS. La santità di D. Bosco, la gloria e la benedizione di cui è circondato il suo nome, l´opera sua e quella della Congregazione sparsa in tutto il mondo, ne sono la testimonianza e il suggello. .
Ecco l´avvenimento che noi ci accingiamo a commemorare, e vogliamo commemorare con una celebrazione degna, che mentre ne faccia risaltare tutta l´importanza e il significato, ne ripeta ancora tutti gli effetti rinnovando nei figli e nella Congregazione quello che segnò ed operò nella vita del Padre.
La prima commemorazione e l´inizio, per così dire, delle celebrazioni, fu già compiuto dal Rettor Maggiore coi Superiori del Capitolo e con gli Ispettori delle Case d´Europa, convocati a Torino.
Il 15 agosto infatti, vigilia del dì natalizio del nostro Santo Fondatore, ci recammo a Castelnuovo a visitare la Chiesa Parrocchiale, ove, dinanzi all´immagine di Maria, or son cent´anni, Giovanni Bosco, chierico novello, fortemente e generosamente prometteva a Dio di corrispondere alla sua santa vocazione.
Al mattino dello stesso giorno, nella cappella del Seminario di Chieri, ove D. Bosco portò l´abito chiericale e dove, fedele alle sue risoluzioni e promesse, sotto la guida di esperti maestri e nella santa amicizia di Luigi Comollo e di altri degni compagni, compì- la sua formazione sacerdotale e pose le basi della sua futura missione, i Superiori e gli Ispettori assistettero alla celebrazione della Santa Messa. In quel luogo saturo di soavissimi ricordi rievocai ai presenti la vita ivi santamente vissuta dal nostro Padre e tutti pregammo pel Cardinale e pel Clero dell´Archidiocesi di Torino, dalle cui gloriose file era uscito il nostro Fondatore, e per la nostra Società.
Quella memoranda giornata così ricca di spirituali emozioni si chiuse nell´umile Casetta dei Becchi, che sarà sempre scuola d´insegnamenti profondi, sapienti ed efficaci per tutti i Figli di D. Bosco Santo.
Ora conviene che la commemorazione sia fatta in tutte le Case della Congregazione. E perchè essa sia degna dell´avvenimento, bisogna che non si riduca ´ad una semplice rievocazione del fatto, nè solo al richiamo del suo significato e del suo valore: ma, come ho detto, deve in certo modo rinnovare il fatto stesso, attuandone efficacemente il significato e la virtù in tutta la Congregazione.
È mio vivo desiderio che il fatto rievocato si rinnovi ancora, per così dire, dinanzi ai nostri occhi, dinanzi agli occhi di tutta la Congregazione: che dappertutto si veda la celebrazione dello stesso rito, ed il rito sia ancora fecondo dei suoi effetti: propositi di santità e di apostolato rinnovati dai figli; promesse ripetute dai nuovi rampolli; germi nuovi di vocazioni suscitate sull´esempio del Padre.
Ecco pertanto quello che mi pare opportuno di fare in questa circostanza.
Anzitutto la vestizione chiericale degli Ascritti quest´anno sia preparata nel miglior modo possibile e venga circondata dalla massima solennità. E ciò che si dice della vestizione chiericale per gli Ascritti che aspirano alla carriera ecclesiastica, si dica pure dell´imposizione della medaglia per i cari Ascritti Coadiutori: poichè, sebbene le due- cerimonie siano fra loro distinte, si associano però e si integrano nel quadro armonioso e meraviglioso della vocazione e della missione salesiana secondo il concetto di Don Bosco e nella pienezza dell´Opera, per cui fu suscitato da Dio.
La funzione sia quindi fatta alla presenza dei Superiori, dei Confratelli, dei giovani, dei Cooperatori e degli amici tutti dell´Opera salesiana, vale a dire di tutta . la vera famiglia salesiana, unita nella celebrazione del grande avvenimento.
E perchè la solennità sia maggiore e lo scopo sopra accennato sia meglio raggiunto, conviene che la cerimonia sia compiuta possibilmente in tutte e singole le Case della Congregazione.
Quest´anno perciò la Vestizione chiericale degli Ascritti e l´imposizione della medaglia pei Coadiutori non si compirà, come in passato, per tutti insieme nella Casa di Noviziato, ma separatamente nelle diverse Case delle singole Ispettorie.
Per questo sarà cura dei singoli Ispettori di regolare le cose in modo che nel giorno fissato per la celebrazione, in ogni Casa dell´Ispettoria, possa aver luogo almeno la vestizione chiericale di un Ascritto e l´imposizione della medaglia per un Coadiutore. Che se non dappertutto fosse possibile avere per ogni Casa un Ascritto che indossi l´abito chiericale e un Ascritto Coadiutore che riceva la medaglia, — in maniera da poter riunire le due cerimonie nella stessa Casa, il che renderebbe il fatto più suggestivo e più efficace nell´intento proposto — le due cerimonie si potranno disgiungere e compiere separatamente in Case diverse, secondo le circostanze e la natura delle Case medesime, assegnandosi di preferenza la vestizione chiericale alle Case degli Studenti e l´imposizione della medaglia alle Scuole Professionali e Agricole.
Qualora poi il numero fosse insufficiente, si faccia detta cerimonia di preferenza nella Casa Ispettoriale e nelle Case donde sono usciti i nuovi Ascritti, Chierici e Coadiutori, ed in quelle da cui possa sperarsi messe più abbondante di vocazioni e di frutti spirituali. Nelle altre Case siavi una funzione religiosa e una speciale accademia ,commemorativa.
Vi ho detto che la celebrazione deve essere degna del grande avvenimento e indirizzata ad uno scopo determinato in ordine alla vocazione sacerdotale ed alla missione salesiana.
Essa quindi, con ogni splendore ed apparato esterno, abbraccia due funzioni: la prima in chiesa, con Messa solenne e con discorso d´occasione; la seconda poi dev´essere un´accademia musico-letteraria a commemorazione della data centenaria ed a festeggiamento delle nuove vestizioni, con un discorso sul Sacerdozio cattolico, oppure sulla vocazione salesiana, ò sulla vita missionaria.
La cerimonia lascierà, ne son certo, un ricordo vivo e produrrà. i suoi benefici effetti in tutti. I novelli Chierici e gli Ascritti Coadiutori torneranno al loro Noviziato come D. Bosco entrò nel Seminario, recando, con la nuova divisa, la piena coscienza dell´atto compiuto ed il proposito in cuore di voler essere degni della loro vocazione e di corrispondervi fedelmente. I Confratelli invece richiameranno, con quello di D. Bosco, il ricordo della loro vestizione o imposizione della medaglia e dei propositi fatti in quella circostanza, ravvivando i sensi di gioia e di riconoscenza a Dia e rinnovando lo spirito di fervore e di generosità nel servizio divino, per essere sempre più degni Figli di D. Bosco e continuatori del suo spirito e delle sue Opere. Non dubito poi che quanti presenzieranno a queste celebrazioni concepiranno un´idea sempre più bella e adeguata della missione sacerdotale, della vocazione religiosa e della vita salesiana, mentre in molti cuori giovanili si depositeranno semi fecondi e germi di vocazioni non solo per la nostra amata Congregazione, ma anche, secondo il desiderio di Don Bosco stesso, pei Seminari ed altre famiglie religiose.
Prepariamoci dunque, figliuoli carissimi, a celebrare, col centenario della vestizione di D. Bosco, la gloria ed il significato dell´abito ecclesiastico.
Quale esso sia nella mente della Chiesa e nell´estimazione della pietà cristiana, ce lo mostrano le seguenti parole del Concilio di Trento (Sess. XIV, De Reform., cap.VI): « Sebbene l´abito non faccia il monaco, tuttavia è necessario che i Chierici portino sempre resti convenienti al loro stato, in modo che per mezzo del decoro dell´abito esterno manifestino l´interna onestà della condotta ». Le quali parole consuonano perfettamente con le altre del Concilio medesimo: « Nulla vi è che maggiormente muova gli altri alla pietà ed al culto di Dio, quanto la condotta e l´esempio di coloro che si sono consacrati al ministero divino. Poichè essendo essi elevati dalle cose terrene a più alta dignità, in essi, come in uno specchio, tutti tengono rivolti gli occhi, e da loro prendono esempio. E perciò conviene assolutamente che i Chierici, chiamati all´eredità del Signore, regolino la loro vita e tutta la loro condotta in modo che nell´abito, nel portamento, nel modo di camminare e di parlare, e in tutto il resto, nulla dimostrino che non sia grave, modesto e pienamente devoto ». (Sess. XXII, De Reform., eap. I).
Lo spirito mondano purtroppo si serve frequentemente dell´abito per esprimere i sentimenti meno belli e meno nobili, che vanno precisamente sotto il nome di mondanità e che vengono in certo modo racchiusi nell´appellativo di abiti secolareschi.
La Santa Chiesa all´incontro impone ai suoi ministri l´abito ecclesiastico, che è la divisa di chi ha rinunciato al mondo e tende alla santità colla consacrazione di se stesso a Dio ed al bene delle anime.
L´abito ecclesiastico ben si può chiamare, come dicevano gli antichi scrittori dell´abito religioso: « abito santo, abito sacro, abito di santità, abito angelico, abito divino, abito celeste; abito di penitenza, di umiliazione, di mortificazione, di morte ». Anche per l´abito talare, come già per l´abito religioso, si introdusse la cerimonia della benedizione e della solenne imposizione, quasi a mònito e richiamo della vita che il chierico deve abbracciare e delle virtù che deve praticare.
La ragione del rito della benedizione e imposizione della talare è fondata sul simbolismo dell´abito stesso.
Nella S. Scrittura la Chiesa nostra Madre è raffigurata come una Regina «arovolta in un vestito d´oro, con varietà di ornamenti»; come « donna rivestita di sole »; come « sposa abbigliata per lo sposo »; « adorna di bisso candido e lucente », raffigurante le giustificazioni e le virtù dei Santi.
E mentre i Santi sono rappresentati come « rivestiti di vesti bianche e candide, lavate nel sangue del divino Agnello », Gesù Benedetto è raffigurato « vestito di abito talare e cinto il petto con fascia d´oro »; Iddio stesso « si ammanta, come dicono i Salmi, di gloria, di luce, di splendore e di bellezza ».
La, Chiesa poi per mezzo di un abito, la veste candida, volle simbolicamente esprimere la grazia, la purezza, la santità, la vita divina che il sacramento del Battesimo conferisce. Tale abito portavano un tempo i novelli battezzati per un´intera settimana, ed al deporlo erano ammoniti dal Vescovo che, se lasciavano la veste esterna, dovevano però conservare la veste interna della purezza, della virtù e della santità: ed infatti nel linguaggio cristiano « conservare la stola battesimale » significa non aver perduto la santità e la purezza del Battesimo.
Orbene, il rivestirsi di purezza, di virtù e di santità nella sequela e sull´esempio di Gesù Cristo è legato alla eliminazione del male, alla rinuncia e morte a tutto ciò che è male. Questo infatti è il concetto che S. Paolo richiama ed inculca magnificamente e continuamente nelle sue Lettere, quando dice che bisogna « spogliare, deporre, distruggere l´uomo vecchio e rivestire l´uomo nuovo ».
L´uomo vecchio, figura di Adamo peccatore, è tutto quello che vi è in noi di male e cioè il peccato e tutto ciò che dal peccato proviene od al peccato conduce; invece l´uomo nuovo è il bene, la grazia, la vita divina, è Gesù stesso che vive ed opera in noi, che ci unisce ed incorpora a sè, trasformandoci in Lui medesimo. Di qui l´obbligo di far morire l´uomo vecchio, per rivestire continuamente Gesù Cristo, che dobbiamo ricopiare e formare in noi, crescendo e progredendo di virtù in virtù, fino a raggiungerne la maturità e rappresentarlo in tutta la sua pienezza e perfezione, di modo che Egli viva solo e intieramente in noi.
Questo magnifico programma e sublime ideale, tracciato da S. Paolo colle parole « Exuere veterem hominem, induere novum hominem », è il concetto fondamentale dell´imposizione dell´abito chiericale o della medaglia benedetta.
L´interrogatorio che precede il rito della Vestizione dice chiaramente che il candidato comprende l´atto che sta per compiere, ed è deciso di entrare nella carriera ecclesiastica e religiosa, « separandosi dal mondo e dalle sue vanità per unirsi a Gesù Cristo », obbligandosi « ad attendere con rinnovato ardore all´acquisto delle virtù religiose, e specialmente dell´umiltà, della purezza e della carità verso Dio e verso il prossimo ».
La benedizione dell´abito richiama il significato dell´abito stesso secondo il concetto tradizionale della Chiesa. L´abito benedetto non solo vien chiamato « abito d´innocenza e di umiltà » in opposizione « all´ignominia dell´abito secolare », ma anche e soprattutto ci ricorda Gesù Cristo, « che noi dobbiamo rivestire per essere simili a Lui, com´Egli rivestì la nostra natura, facendosi simile a noi ».
Le parole, che accompagnano l´imposizione dell´abito benedetto, dicono la stessa cosa ancor più chiaramente: « Ti spogli il Signore dell´uomo vecchio coi suoi atti, e ti rivesta dell´uomo nuovo, che fu creato secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità ». Al pronunciarsi di queste parole, si toglie il Novizio l´abito secolare e indossa la talare nera, simbolo di morte e di rinuncia, alla quale però si sovrappone la cotta bianca, simbolo di purezza e di gloria.
Il rito si conchiude con la consegna della candela accesa, quasi a indicare la luce della Fede ed il calore della Carità, necessari all´adempimento perfetto dei doveri propri della vita chiericale.
Ai cari Ascritti Coadiutori invece dell´abito sacro viene consegnata quale segno della loro vocazione, « Signum vocationis tuae », una medaglia recante l´immagine di Maria Ausiliatrice e quella di S. Giovanni Bosco. Tale medaglia non solo è una divisa e un titolo di gloriosa nobiltà per colui che vuole entrare a far parte della Famiglia Salesiana come Coadiutore, ma costituisce al tempo stesso un mònito di vitale importanza per il futuro Salesiano. La figura di D. Bosco richiama la fedeltà allo spirito del nostro S. Fondatore, alle sue idee e metodi, alle sue virtù ed esempi, alle Regole e ai Regolamenti da lui lasciati in eredità alla sua Congregazione; l´effige poi della Madonna, di Colei nel cui nome e patrocinio dovrà svolgersi, sull´esempio del Padre, la missione dei Figli, ispira una filiale fiducia in Maria Ausiliatrice, «la celeste Benefattrice », come fu chiamata dal nostro Padre e Fondatore nei propositi di sua Vestizione chiericale.
Accingiamoci pertanto a celebrare con vero fervore di spirito la commemorazione centenaria e la celebrazione del rito, di cui vi ho parlato; e ricordando, colla vestizione e i propositi del chierico Bosco, la nostra vestizione o imposizione della medaglia, ripetiamo colle parole di Lui davanti all´immagine di Maria, che vogliamo osservare i propositi nostri « a costo di qualunque sacrifizio ».
Al tempo stesso per conservare ed accrescere in cuor nostro la venerazione e l´amore per la nostra divisa, prenderemo la bella abitudine di baciare il santo abito la sera allo spogliarci e la mattina al riprenderlo; altrettanto faranno i confratelli :Coadiutori baciando la medaglia prima e dopo del riposo. Quel bacio vuole e dev´essere la costante rinnovazione dei nostri propositi di fedeltà alla nostra vocazione.
Maria Ausiliatrice benedica le nostre celebrazioni centenarie e ci ottenga, con un rinnovato fervore nel tendere a quella Santità che è Purezza, vocazioni sempre più abbondanti per la nostra Pia Società e per la Chiesa.
Don Bosco Santo dal Cielo ei benedica col suo paterno sorriso e ci renda sempre più degni Suoi figli. Vi benedico di cuore e mi professo vostro
aff.mo in C. J.
Sae. P. RICALDONE.
24 Novembre 1935 N. 72.
1. IL RETTOR MAGGIORE: Notizie di famiglia - Per l´Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Il Centenario del 1941 – Strenna per il 1936. pag. 268
Appendice . . . . . . . . . . » 274
I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Torino, 24 Novembre 1935.
Figliuoli carissimi in G. C.,
Voglio oggi intrattenermi con voi nell´intimità della famiglia, alla stessa guisa che lo facevano il nostro Santo Padre e i Suoi Successori colle così dette lettere edificanti. Vi comunicherò alcune notizie, che spero vi torneranno care, e vi darò pure la tradizionale Strenna.
I. Anzitutto v´invito a ringraziare con me il Signore. Malgrado la tristezza dei tempi, non solo siamo riusciti a sostenere le nostre Opere, ma se ne crearono delle nuove. Infatti nell´anno scolastico testè decorso si aprirono 28 nuove Case e si poterono mandare alle Missioni ben 179 Salesiani.
Ora, poi, altri mille e più novizi vennero a schierarsi sotto i vessilli di S. Giovanni Bosco: e parecchie migliaia di aspiranti popolano le Case di formazione.
Negli Studentati filosofici, in conformità di quanto fu prescritto nell´ultimo Capitolo Generale, si va man mano stabilendo il terzo anno di Filosofia. Speriamo che fra poco di questo vantaggio possano usufruire tutti i Chierici del Corso Filosofico.
Anche gli Studentati Teologici/ si vanno attrezzando sempre meglio. A Roma sono 117 gli studenti, Sacerdoti e Cherici, che frequentano le Università Pontificie, e così, fra breve, tutti i nostri Studentati potranno disporre di altri ottimi professori.
È un ridestarsi ovunque di santo entusiasmo per le vocazioni sacerdotali .e religiose, e giova sperare che se ne raccolgano poi frutti abbondanti.
Ricordiamo il lavoro incessante e le reiterate raccomandazioni del nostro S. Fondatore e de´ Suoi Successori a tale proposito, e, colla parola e coll´esempio, facciamoci eco e continuatori delle loro aspirazioni e dei loro sforzi per moltiplicare le vocazioni.
Questa graditissima comunicazione deve stimolarci a raddoppiare le nostre suppliche al Cielo in favore del Messico. In ogni Casa si scelga una domenica, nella quale tutte le Comunioni, tutte le preghiere e le visite speciali a Gesù Sacramentato siero dirette ad ottenere che quanto prima la pace religiosa allieti quella nobile Nazione.
Raccomando poi ai Sig.ri Ispettori di occuparsi in favore di dette Opere in conformità dell´incarico loro affidato. Nella lettera del Rev.mo Sig. D. Albera di s. m., in data 20 febbraio 1921 (Circol. pag. 374), è indicato tutto ciò ch´essi devono fare in virtù della delegazione ricevuta dal Rettor Maggiore, che intendo non solo rinnovare, ma caldamente raccomandare in questa circostanza a tutti gli Ispettori.
Siccome però l´Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e così pure la nostra Società hanno raggiunto uno straordinario sviluppo, non è più possibile al povero Rettor Maggiore occuparsi di´ tutto in particolare come in passato, e perciò egli, pel buon andamento di mansioni tanto complesse, deve servirsi di un maggior numero di segretari e di aiutanti.
Comunico pertanto ai Sig.ri Ispettori che ho assunto, come uno dei miei ausiliari, il Rev.mo Sig. D. Giovanni Segala: egli si rivolgerà a voi in nome del Rettor Maggiore, per quelle istruzioni e informazioni che riguardano l´incarico che vi fu affidato in favore dell´Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Spero che in tal modo vi sarà facilitato il delicato compito, e che così potrò io pure meglio corrispondere alla grave responsabilità della delegazione affidatami dalla S. Sede.
Soprattutto, poi, mi riprometto che l´azione nostra riesca sempre più proficua a vantaggio dell´Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il cui sviluppo stava tanto a cuore di D. Bosco e de´ Suoi Successori.
V. Il S. Padre Pio XI, in questi ultimi tempi, volle dare altre prove della sovrana sua benevolenza verso dell´umile nostra Società, elevando alla sede vescovile di Pamplona Mons. Marcellino Olaechea ed a quella di Santo Domingo Mons. Riccardo Pittini.
Mentre a nome di tutta la Famiglia Salesiana rinnovo agli Ecc.mi Prelati gli auguri di un apostolato lungo e fecondo ed offro loro il costante concorso delle comuni preghiere, v´invito ad accrescere nei vostri cuori l´amore e la filiale devozione verso il Vicario di Gesù Cristo, che, in tanti modi, continua a manifestarsi — come l´acclamammo e come si compiacque di chiamarsi Egli stesso in S. Pietro, in una atmosfera di delirante entusiasmo — IL PAPA DI DON BOSCO SANTO.
VI. Altra notizia di famiglia, che so tornarvi gradita, è quella della continuazione della Visita straordinaria. Tre Superiori del Capitolo trovansi presentemente nell´America Meridionale per visitarvi le Ispettorie dell´Argentina, Chile, Equatore, Perù e Bolivia, Uruguay e Paraguay. Come nelle Visite precedenti, i Visitatori sono accolti dovunque come una vera benedizione: ed è con vera gioia dei loro cuori ch´essi trovano in tutti i Confratelli decisa volontà di praticare quanto viene loro inculcato, per rinvigorire l´esemplare osservanza e per organizzare e sviluppare sempre meglio le Opere nostre.
VII. Ed ora voglio farvi un primo accenno delle Feste Centenarie del 1941. L´8 dicembre di quell´anno segnerà pei Figli di S. Giovanni Bosco una data gloriosa e consolante: essa ci ricorda che cent´anni prima il nostro Padre iniziava umilmente l´Opera sua nella sacrestia della chiesa di S. Francesco d´Assisi in Torino col giovanetto Bartolomeo Garelli. F vero che la Società Salesiana nasceva più tardi e che solo il 3 aprile del 1874 le Costituzioni venivano definitivamente approvate; ma noi sappiamo con quanto affetto il nostro Padre ci ricordasse quella data, che voleva segnasse per noi un punto di partenza, ricco di profondo significato.
So di rendermi interprete dei sentimenti dei vostri cuori, proponendovi di celebrare il fausto Centenario nel modo più degno. A misura che ci avvicineremo a quel giorno venturoso, mi farò un dovere di presentarvi i progetti che man mano saranno escogitati, non solo per opportune celebrazioni di gioia, ma soprattutto per renderlo fecondo di pratici frutti.
Frattanto v´invito a prepararvi coll´attuazione delle seguenti raccomandazioni:
Se per alcuni confratelli si giudicasse bene di scrivere una speciale Biografia lo si faccia pure a vantaggio dell´intiera Congregazione. Per gli altri, la cui vita sarà raccolta nel volume suindicato, si scrivano quelle notizie che, mentre suscitano edificazione, contribuiscono pure ad illustrare le opere e lo sviluppo delle Case e dell´Ispettoria.
Sarà appunto da queste Biografie, dalle Cronache delle Case e dalla Storia delle Ispettorie che si potrà avere abbondante materiale per la Cronistoria della Congregazione.
VIII. Ed eccovi la Strenna per l´anno 1936. Essa suona così: LA CONOSCENZA, L´AMORE, LA PRATICA DELLA POVERTÀ EVANGELICA CI PROCURA FELICITA TEMPORALE E BENI ETERNI.
Questa strenna è per tutti: pei Salesiani, per le Figlie di Maria Ausiliatrice, per le loro allieve ed ex-allieve, pei nostri allievi ed ex-allievi, pei Cooperatori e per le Cooperatrici.
Durante l´anno ricordatela frequentemente e animate tutti a praticarla con diligenza. Per aiutarvi, aggiungo in Appendice un
breve estratto di alcuni Articoli dei nostri Regolamenti e di paterni consigli dati da D. Bosco e dai suoi Successori in Circolari mensili ed in altre circostanze.
Fu un vero plebiscito di santo entusiasmo, di generosi propositi, di fedeltà e di amore al nostro Santo Fondatore. In parecchie Case, si fecero speciali Congressini, ove vennero trattati ampiamente i singoli punti della Strenna, con comune vantaggio.
Grazie, figliuoli carissimi, grazie dal più profondo del cuore. San Giovanni Bosco dal Cielo vi sorride, v´incoraggia e benedice.
E devo aggiungere che i vostri nobili sentimenti sono pure per me un soavissimo conforto e un efficace incoraggiamento. Spero di potervi mandare presto il Commento della Strenna sulla « Fedeltà a D. Bosco Santo »: e mi auguro che contribuisca esso pure a renderci sempre più degni Figli del nostro S. Fondatore.
Vedo con piacere che avete capito il mio pensiero. Si tratta di diffondere l´amore e il culto della nostra Madre Celeste e del nostro Padre, moltiplicandone i devoti e i Cooperatori. Si vuole una santa Crociata per questi ideali: i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i loro allievi ed ex-allievi, le loro allieve ed ex-allieve, i Cooperatori, le. Cooperatrici, tutti, ne son certo, risponderanno´con slancio al santo appello.
Coraggio! In queste ore, che ben possiamo chiamare della prova, risplenda di luce più fulgida la nostra Fede confidente, e il calore della carità generosa giunga incessantemente dal cuore di tutti i Figli al cuore del Padre.
Vi benedico con affetto e mi raccomando alle vostre preghiere.
Vostro aff.mo in C. Jesu
SAC. PIETRO RICALDONE.
II.
COMUNICAZIONI E NOTE
I.
CIRCA L´EREZIONE CANONICA DELLE CASE.
Il Segretario del Capitolo Superiore:
Si raccomanda vivamente ai Signori Ispettori di provvedere in tempo perchè le Case della propria Ispettoria siano canonicamente erette.
In merito le nostre Costituzioni prescrivono tassativamente: «Qualora, per favore particolare della Divina Provvidenza, si abbia da aprire qualche Casa, prima di tutto si ottenga il consenso per iscritto del Vescovo della Diocesi, in cui si ha da aprirla; quindi anche il beneplacito della S. Sede s (art. 103).
È noto che non esiste Casa religiosa, se non è intervenuta, nelle forme prescritte dai Sacri Canoni, l´erezione canonica.
Non esistendo giuridicamente la Casa religiosa, per il fatto stesso manca la persona giuridica che sia soggetto di diritti e di privilegi,, che riguardino la Casa medesima, e ciò a tutti gli effetti.
Per l´erezione canonica d´una Casa religiosa esente dalla giurisdizione dell´Ordinario locale, quali sono le nostre Case, a norma del Canone 497,
§ 1, — giusta quanto è riportato nell´articolo delle Costituzioni teste citato — si richiede il consenso dell´Ordinario locale, dato per iscritto e il beneplacito della Santa Sede. Negli Atti del Capitolo Superiore (Anno III, 24 Aprile 1923, n. 19, pag. 90), furono riportate alcune Norme pratiche, che riassumono le prescrizioni contenute nelle nostre Costituzioni e nel Codice di Diritto Canonico sopra di questo punto.
In seguito, negli stessi Atti del Capitolo Superiore (Anno V, 24 Gennaio 1924, n. 23, pag. 249) fu pure riportato un esemplare del Decreto, che il Rettor Maggiore suole emanare quando erige canonicamente una. nuova Casa.
Le predette Norme furono poi inserite nel fascicolo: Norme per l´accettazione e le Sacre Ordinazioni in uso nella Pia Società di San Francesco di Sales (Appendice IV, pag. 73 e seg.), che certamente tutti i signori Ispettori posseggono.
Non si omise neppure di scrivere particolarmente agl´interessati, affinchè provvedessero sollecitamente a regolarizzare la situazione canonica delle Case, che non risultavano debitamente erette.
Siccome un buon numero di Case risultano ancora mancanti della erezione canonica, si prega nuovamente i signori Ispettori a voler usare ogni sollecitudine per avere dal rispettivo Ordinario locale il consenso per iscritto in ordine all´erezione canonica delle Case medesime.