J. M. J.
Miei carissimi figli in G. C.,
1. .È la prima volta che vi scrivo come Rettor Maggiore, e mi sarebbe caro potervi manifestare in tutta la loro pienezza i sentimenti e gli affetti che la nuova grande responsabilità ha suscitato nel mio cuore in questi giorni memorandi.
Ma è facile capire come ciò non mi sia possibile: nella nostra vita succedono talora avvenimenti così inopinati e imponenti, che le parole non riescono ad esprimere e colorire in modo adeguato ciò ch'essi destano in noi. Lascio perciò alla vostra esperienza e bontà d'interpretarli, questi miei sentimenti ed affetti: ve ne formerete così un concetto più esatto di quello che potrei darvi io con le mie povere parole.
Mi limito quindi a ringraziarvi tanto degli augurii, dei voti e delle spontanee dimostrazioni di affetto e sottomissione ai Superiori, e insieme di attaccamento alla nostra cara Congregazione, che mi sono pervenuti da ogni parte e da tutti. La loro unanimità mi è stata poi di tanto maggior conforto, in quanto vi era congiunta l'assicurazione delle vostre preghiere. E non potendo ringraziarvi ad uno ad uno, neppure con una semplice parola, affido il mio ringraziamento a queste poche righe che scrivo per tutti.
2. Il 24 dello scorso aprile, quando, accompagnato dagli Ispettori e Delegati del Capitolo Generale, e attorniato dai confratelli e dai giovani dell'Oratorio, mi prostrai tutto commosso dinanzi alla sorridente immagine della nostra Ausiliatrice, nel suo bel Santuario, sentii in cuor mio che tutti in, quell'istante mi eravate dati da Lei come figli carissimi in Gesù Cristo, e che d'allora io non dovevo più vivere 'che per voi.. La paternità non importa forse una completa, immolazione per il bene dei figli.? Non, potendo far ciò colle sole mie forze, ho cercato di: celebrare con maggior divozione la Santa Messa, per potervi raccomandare più efficacemente al Signore. Se il. santo Giobbe in:tempi detta minati sentiva il bisogno di alzarsi innanzi giorno ad offrire olocausti per ciascuno dei suoi figli, quanto più debbo farlo io per voi, ai quali è affidata la continuazione dell'opera eletta del nostro Padre Don Bosco!
E lo faccio con piena fiducia, perchè so che il Santo Sacrifizio della Messa supera infinitamente in valore, tutti gli olocausti di quel Patriarca uniti insieme. Non è esso infatti, come si esprime S. Bonaventura, il memoriale dell'amore di Dio, per noi, e un compendio di tutti i suoi benefizi? Non è dunque, secondo il bel Pensiero del nostro S. Francesco di Sales, fra tutti gli esercizi di pietà come il sole tra gli astri, cioè l'anima della pietà, :il centro a cui si riferiscono tutti i misteri e tutti i precetti della religione cristiana? Non, è forse il mistero ineffabile della carità divina, per mezzo del quale Gesù Cristo si dà realmente a noi, e ci colma delle sue' grazie in una maniera altrettanto amabile quanto magnifica? Non, è insomma l'azione che ci ottiene -in -maggiore abbondanza le grazie divine?
Nella Santa Messa dunque non cesserò di ricordarvi ogni dì con particolarissimo Memento, implorando sopra ciascuno -di ,voi 'l'abbondanza del Sangue, santificatore della Vittima divina, perchè possiate compiere la missione che vi è affidata nella nostra Pia Società.-In tal modo intendo ricambiare le preghiere che avete cominciato a fare quotidianamente Per me, e ringraziarvi della bontà con cui mi sopporterete e mi aiuterete a ,compiere ,meno indegnamente l'alto ufficio che mi venne affidato.
3. Ma voi vi aspettate che Vi dica una parola intorno all'ul-. timo Capitolo Generale. 10Ton intendo scendere a particolari: posso però assicurarvi (e i nostri cari Ispettori e Delegati ve lo conferiranno ad una voce) che esso fu una prova reale e magnifica del grande progresso della nostra Società, e delle vitali -energie ch'esso possiede in sè per il conseguimento degli svariati suoi fini educativi e sociali.
Quanti ebbero la fortuna di prender parte ai Capitoli Generali precedenti, sono unanimi nell'asserire che questo, tenuto proprio qui nella, Casa Madre della Congregazione, dove aleggia tuttora quasi sensibilmente lo spirito del nostro Ven. Padre, dev'essere meritamente annoverato fra i più imponenti, sia per la .sua intrinseca importanza; dovuta anche al non esservi-più stato alcun Capitolo olci12 anni, sia principalmente per l'affiatamento sereno, più che fraterno, e per fattività concorde e feconda da cui furono animati, dal principio alla fine, i singoli membri di esso.
Veramente in questo Capitolo s'è compiuta una grande meraviglia. Lo spirito che _Don Bosco tra fatiche e pene inenarrabili aveva infuso nella sua Congregazione, e che da oltre 80 anni, si diffondeva da Valdocco per il mondo intero, a salvezza di tanta povera gioventù abbandonata, è rifinito genuino, copioso e pieno di vita alla primitiva sua sorgente, per ritemprare le sue rigogliose energie, nuove e adatte ai bisogni della società attuale, qui nella culla delle tradizioni paterne, dove Don. Bosco visse e vive tuttora.
Ogni cosa' qui ci 'parla- di lui. Benchè, per la natura stessa dello spirito che ci informa, siano avvenuti già molti cambiamenti, imposti dai' bisogni dei tempi, tuttavia i veterani formati ancora dallo stesso 'Don Bosco dichiarano che lo spirito dell'Oratorio non è per nulla mutato. L'Oratorio è sempre quello dei nostri anni più belli, — esclamano concordi: — esso ha in sè una cosa che non abbiamo trovata in nessun altro luogo, per quanto si sia studiato e lavorato per impiantarvi lo stesso tenor di vita con la pratica minuta delle stesse regole e tradizioni; qui si respira ancora L Don Bosco! ».
4. Respirare Don Bosco mi pare proprio la cara prerogativa di questo sacro luogo; e tutti i Capitolari l'hanno goduta più sensibilmente nelle loro lunghe, laboriose e feconde conferenze. Quanto senno, quanto attaccamento a Don Bosco, alle Regole e alle tradizioni ho potuto con gioia ammirare in loro! Tutti si voleva rivi- vere -della sua vita: del suo amore, affatto singolare e prodigioso, per la gioventù, che contiene segreto di ogni nostra vitalità; del suo filiale affetto - per -il Vicario di Gesù Cristo, e della sua inalterabile devozione alla ,Santa Chiesa; della sua larghezza di criterio,' che gli faceva Cercare Sopratutto il bene delle anime; del suo indefesso apostolato per ottenere che confratelli e- giovani vivessero la vita della grazia, confessandosi bene e di frequente, al fine di consolidare o di far sorgere le vocazioni; della sua tenerezza di amore verso Maria SS. Ausiliatrice la cui divozione ha un'efficacia speciale per le conversioni e le vocazioni; della sua prudenza nel conoscere i tempi e adattarvisi, rispettando gli uomini, e quindi le autorità ecclesiastiche e civili. In una parola, tutti si voleva rivivere della sua attraente paternità, che non trattava mai nessuno bruscamente, ma sapeva aiutare con modi soavi ognuno a rendersi migliore e ad avviarsi alla perfezione... Oh! come si sentiva che il nostro Venerabile Padre era proprio là vivente nel nostro Capitolo Generale! e come nei venerandi suoi successori Don Rua e Don Albera noi Vedevamo riflettersi, come in due tersissimi specchi, la sua vita e le sue parole, nello sviluppo progressivo dell'opera sua!
il Santo Padre Benedetto XV, poco prima di morire, in una udienza concessami dopo la morte di Don Albera, s'interessò di sapere come noi ci trovassimo quanto allo spirito, alle regole e alle' tradizioni ciel nostro Venerabile Padre. Ora è per me di grande conforto l'aver udito la voce dei nostri Padri per bocca dei Capitolari, qui convenuti da tutte le nazioni: ciò mi dimostra che lo spirito di essi è passato nei figli, i quali per mezzo dei loro Ispettori e Delegati hanno in certo modo voluto che si riscontrasse se nelle Case si praticano esattamente tutte le tradizioni paterne, riguardo allo studio, alla chiesa, al refettorio, al cortile, al passeggio, ecc.; e se soprabiti si vive sempre in mezzo ai giovani familiarmente, perchè in tal modo si correggono i difetti, si pone rimedio ai disordini e si formano i caratteri cristiani.
Il Capitolo Generale è stato come una grande rivista compiuta in nome vostro dagli Ispettori e Delegati, i quali, tornati alle loro sedi, nella visita delle Case vi comunicheranno in modo più particolareggiato quello che vi sia da migliorare, affinchè lo spirito paterno regni intiero in mezzo a vòi.
Le vostre numerosissime proposte, tutte informate al migliore spirito, vennero prese in serio esame, e fornirono preziosi tesori di consigli e di esperienza. A suo tempo vi saranno comunicati in questi Atti le discussioni e deliberazioni che vi possono direttamente interessare... I 17 giorni del Capitolo Generale sono stati ricchi di grandi consolazioni e di vere speranze. In quel solenne consesso sí sentiva l'universale famiglia salesiana senza barriere di confini, di nazionalità e di lingue: vi era un cuor solo, un solo pensiero: Don Bosco!
5. Questa concordia di cuori, questa unità di pensiero si mostrò in tutta la sua bella luce fin dalle prime adunanze, nelle varie elezioni che rinnovarono il Consiglio Supremo della nostra Società. Voi già conoscete i nomi degli eletti: D. Pietro Ricaldone, Prefetto Generale; D. Giulio Barberis, Direttore Spirituale; D. Arturo'
Economo;' D. Bartolomeo Fascie, Consigliere Scolastico; D. Giuseppe Vespignani, Consigliere Professionale; D. Luigi Piscetta, Consigliere Generale. Di questi, D. Giulio Barberis91 D. Giuseppe Vespignani erano già stati eletti nel 1910 (Don Vespignani allora aveva dovuto per giusti motivi rinunziare al mandato, che perciò Vindimenticabile D. Albera affidò a D. Ricaldone); tutti gli altri sono di prima elezione capitolare, quantunque- già da parecchi anni facessero parte del Consiglio Superiore, chiamati a sostituire successivamente i compianti D. Bertello, D. Cerruti, D. Bretto.
La scelta non poteva essere migliore: vi' sono rappresentate la teologia e il diritto canonico, le scienze e le lettere, la filosofia e l'economia, la pietà e la - conoscenza delle scuole professionali, delle Missioni 'e di quanto riguarda lo sviluppo dei fini della nostra. Società. Nulla manca, umanamente parlando, all'attuale Capitolo Superiore, ad eccezione del povero Rettor Maggiore. Il Signore ce lo ha dato come ha voluto Lui, perchè ci vuole umili, e perchè abbiamo a riconoscere che Lui solo e nessun altro ha da governare la nostra Società. Egli ci ha dato Maria SS. Ausiliatrice per Madre, e non abbiamo bisogno d'altro, se non guasteremo quel che Essa va facendo. Vi assicuro che questa elezione è per me una umiliazione e una mortificazione: solo mi sostiene il pensiero che voi tutti, o miei cari figli, pregherete incessantemente per me, perchè io non abbia a menomare quel che hanno fatto Don Bosco e i suoi due primi successori.
Nelle cariche poi di Segretario del Capitolo Superiore e di Procuratore Generale presso la S. Sede furono confermati gli attuali rispettivi titolari D. Gusmano Calogero e D. Munerati Dante.
6. Di gran conforto fu per tutti la-presenza del nostro amatissimo ed Em.mo Cardinal Cagliero, che, 'nonostante la sua grave età, fece lungo, viaggio da Roma aTorino, e qui fu tutto a tutti-, e per ben tre volte fece sentire la sua paterna ed autorevole, parola nella sala del XII Capitolo Generale, sempre richiamandoci gli esempi e i detti di Don Bosco. Egli fu altresì latore di un prezioso autografo del S. Padre: Sua Santità, Pio XI,. che .si gloria di aver potuto, avvicinare il, nostro Venerabile Fondatore e ammirare la sua calma imperturbabile, si degnò di scrivere sotto il suo ritratto queste parole:
Di tutto cuore impartiamo l'Apostolica Benedizione a 'Ietta la grande Famiglia Salesiana del yen. D. Bosco, e segnatamente ai Superiori e Delegati del Capitolo Generale per la elezione del nuovo Rettor Maggiore, facendo voti che i figli di D. Bosco, sempre meglio imitando le virtù del loro Venerabile Fondatore e con .immutata fedeltà seguendo e custodendo le ammirabili tradizioni da Lui lasciate, collo-stesso suo zelo in ciascuno riacceso, lavorino alla salvezza delle anime.
PIUS PP..XI.
-Il prezioso autografo era accompagnato dalla se9wente lettera dell'Em.mo Card. P. Gasparri:
SEGRETERIA DI STATO DI SUA S.,A_NTITÀ.
N. 2624. Dal Vaticano, 20' Aprile 1922.
Ai-Rèverendì Salesiani del Capitolo Generale XII
TORINO.
« L'affetto -veto che il Santo Padre sente per la benemerita Società Salesiana lo' ha mosso in questi giorni ad -unire le sue alle vostre orazioni, affinchè l'elezione del. Rettor Maggiore è del Consiglio:Generalizio della medesima Società,: risponda degnamente al suo passato, assicurandole paternità e saggezza di governo.
« È stato di compiacimento al Santo Padre l'apprendere che lo scopo precipuò delle imminenti -adunanze è pressochè intieramente rivolto a raggiungere la piena identità colle direttive del Diritto canonico nello svolgersi complesso della vita di famiglia religiosa. E tale preferenza su di ogni altro, per quanto utile, intento, mentre Gli è riuscita personalmente gradita, riafferma tutto il filiale attaccamento dell'Opera Salesiana alla Santa Sede, e quella sua sincera romanità di pensiero e di azione per la quale attrasse sempre gli sguardi benevoli dei Sommi Pontefici. '
Raggiunta però là doverosa conformità delle vostre Costituzioni é discussioni coi Sacri Canoni, sarà necessario`rivolgere subitamente ogni altra maggior. cura a conservare alla Pia Società Salesiana il suo particolare carattere; per il quale essa riscuote meritamente tanto favbre in ogni parte dei mondo: carattere, che non può altrimenti conservarsi, se non coll'attuare Sempre più pienamente e fervidamente gli intenti del Venerabile Fondatore D. Bosco.
«.E poichè l'ardore per il bene può' anche spronare alcuni alla ricerca Ci miglioramenti, è espediente procurare raggiungerli conservando la più fedele conformità allo spirito del Venerabile vostro Fondatore.
« Lieto di unire i miei voti per il felice risultato delle adunanze, godo partecipare l'Apostolica Benedizione che il Santo Padre accorda di gran cuore in pegno ed auspicio di celesti abbondanti grazie.
P. CARD. GASPARRI .
Questa lettera, veramente mirabile, contiene il programma di tutta la nostra attività futura, che ha da essere:
a) conservare e sviluppare in noi e nei nostri alunni un filiale attaccamento alla S. Sede, con una sincera romanità di pensiero e di azione;
La preghiera del Vicario di Gesù Cristo, che rese fecondi di pratici risultati i lavori del nostro XII Capitolo Generale, ho la certezza che otterrà ancora a me e a tutti voi, miei cari figli; la forza e la costanza di attuare questo magnifico programma, che deve assicurare alla nostra amata Congregazione paternità e saggezza di governo.
7. Sono lieto ancora di poter dare ai miei cari figli un'altra notizia assai consolante e di ottimo augurio: L'Em.mo Card. Arcivescovo di Torino, annuendo alle istanze della Pia Società Salesiana e di parecchi autorevoli ed insigni personaggi del Clero e dei Laicato, ha canonicamente— costituito il Tribunale Ecclesiastico sulla santa vita, virtù e miracoli del 10 Successore del Ven. Don Bosco, il Servo di Dio Michele Rua. Chi di voi non ama D. Rua? Chi non sente crescere di giorno in giorno l'ammirazione per, le sue singolari virtù?
Questo Tribunale apriva le sue sessioni il 2 corrente, iniziando così una Causa che per la nostra Congregazione sarà indubbiamente la più gloriosa dopo quella di Don Bosco. Allorché nel 1890 il venerando D. Rua annunziò l'inizio del Processo di. Beatificazione di D. Bosco, indisse per il buon esito speciali preghiere, che si continuano a recitare in tutte le nostre Case. Per la Causa di D. Rua io non intendo aggiungere preghiere nuove; ma poichè il nostro Ven. Padre predisse al suo diletto Michele che avrebbe fatto a metà con lui in tutte le cose, faccia anche a metà di queste preghiere, alle quali perciò d'ora innanzi si premetteranno le parole: « Per le Cause di Beatificazione di D. Bosco e D. Rua ». Il nostro buon Padre non se l'avrà certamente a male per questo, ma anzi gioirà nel vedere glorificato con lui quegli che per glorificare lui si annichilò interamente, facendolo rivivere in modo. perfetto nella propria persona.
Come chiusa di queste mie righe vi faccio ancora una raccomandazione. Sia impegno speciale di tutti i buoni figli di Don Bosco di avere una devozione tenerissima e filiale a Maria Ausiliatrice, da noi onorata in questo bel mese con particolari ossequi; una
devozione quale l'avevano D. Rua e D. Albera, che vi prego di prendere come modelli, il primo per l'osservanza e la regolarità religiosa, il secondo per la-pietà vera e perseverante. D. Rua fu sempre osservante austero della regola e rigido con se stesso fino agli ultimi istanti di sua vita, ma con gli altri era di- cuore larghissimo. D. Albera è il tipo della pietà semplice, amabile, salesiana, in mezzo alle più disparate occupazioni. Coll'osservanza di D. Rua e la pietà di D. Albera, manterremo intatto lo spirito del Fondatore, é Maria SS. Ausiliatrice continuerà a fare in mezzo a noi dei veri prodigi.
La sua potente benedizione scenda intanto copiosa su tutti voi, miei figli carissimi. Pregate ogni giorno- per me, e credetemi sempre
il vostro aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI.
•
J. M J.
24 Giugno 1922.
Miei carissimi Figli in Gesù Cristo,
. Martedì 6 corrente sono stato ricevuto dal Santo Padre Pio XI, che -Mi trattenne in udienza in tinta dalle 19,15' alle 20,1.5, un'ora precisa, piena per me d'indescrivibile consolazione.
Non sapendo darvene una esposizione adeguata, mi accontenterò di ricordarli solo alcune delle cose che mi commossero più profondamente.
Il Santo Padre Trai ricevette col suo abituale,, fine sorriso, e con tutta la famigliarità che si usa verso - un'antica conoscenza: Ascoltò le mie. poche parole di ringraziamento per la benevolenza da Lui già ripetutamente attestata all'Opera Salesiana, Sia con la sua prima benedizione apostolica, appena eletto Papa, sia con preziosi crittografa e con altri particolari favori.
. Egli, non mi 'lasciò parlare a,lungo, ma in modo paterno cominciò a dire d'aver potuto, durante due giorni trascorsi all'Oratorio, trattare famigliarmente con Don Bosco e ammirarne la singolare amabilità e la calma inalterabile nelle prove dolorosissime di quel tempo: segni preziosi della sua perfetta unione con -Dio. Da ogni sua parola traspariva una stima e venerazione profonda per. Il nostro Venerabile Padre e una grande fiducia nell'Opera Salesiana; e tanta era l'intimità con cui mi parlava, che in certi momenti. mi -sembrava di essere con Don Bosco medesimo, il .quale ,non avrebbe potuto trattarmi con più dolce paternità. Sì! Pio XI ritrae non poco dell'amabilità e della calma da Lui ammirate nel nostro santo Fondatore! Aveva .dato tutto il giorno udienze ininterrotte, laboriosissime, eppure questa, ch'era l'ultima, si 'sarebbe detta da prima, tanto era il brio e la lucidità. di mente 'che 'dimostrava nella conversazione!
Con crescente affabilità disse che il Papa si aspettava molto dai Salesiani; e prese ad espormi alcuni progetti per lavorare più efficacemente alla rigenerazione della società cristiana tra le nazioni civili, fermandosi a parlare delle imprese che avrebbe voluto affidarci. Opere così grandiose e conformi allo spirito nostro, che quasi mi Sentivo, tratto a dirgli: « Beatissimo Padre, i Salesiani 'procureranno di fare tutto quello che desidera la Santità Vostra... ». Ma purtroppo dovetti invece ricordargli umilmente l'estrema scarsità di personale in cui versiamo, le tante Missioni da poco incominciate e bisognose .di tutto: quella della Cina, così promettente; . l'altra dell'Assam, che attende molti nuovi operai per le numerose resitenze lasciate dai precedenti missionari._ e poi quelle del Chaco .Paraguago, di Kimberrey nell'Australia, che si devono iniziare al , più presto, entro l'anno..., Il Santo Padre ascoltò visibilmente commosso quanto gli venivo esponendo con semplicità figliale, e Sta bene,'— mi disse con un tono di voce in cui vibrava tutto il suo zelo apostolico — ma veda nondimeno di studiare con -i suoi consiglieri il nostro progetto Per giovare a quelle povere regioni, e il personale, non le mancherà... ». Mentre parlava delle anime da salvare s'intenerì talmente, che gli spuntarono sulle ciglia alcune. lagrime, le quali mi scesero fino in fondo al cuore, facendomi sentire più viva l'amarezza di non poter, accettare subito le opere che voleva affidarci. Ed Egli forse mi lesse. negli occhi questa, pena, e, quasi per confortarmi, prese a parlare del nostro sistema di educazione, che conosce molto .bene, dei nostri metodi, delle nostre'' risorse tanto efficaci per la gioventù e per- il popolo, ripetendo ancora Che Sperava molto dall'opera ,nostra, anzi che da più giorni pensava' ai Salesiani e al nuovo Rettor Maggiore per il progetto sopra accennato.
Voi potete facilmente comprendere,. miei cari figli, quanto io rimanessi confuso e umiliato per tanta sua bontà, pensando che siamo ancora così, inferiori alle speranze del Santo Padre, e, diciamolo pure, alla .stima ch'Egli ha di noi. Lo ringraziai con eff usione, assicurandolo che tutti i Salesiani vogliono essere, come Don Bosco, ossequenti ed obbedienti, al Papa fino alla morte. Sua Santità gradì. assai questa mia assicurazione, dicendosene convinto-, . perché tale attaccamento al Papa appartiene all'essenza. dello spirito salesiano di Don Bosco, e toglierlo dalla Società Salesiana sarebbe come .distruggerla. Gli chiesi allora alcuni favori concessi già dai Suoi predecessori a Don Bosco, a Don Rua, a Don Albera; e vi assicuro ch'Egli non fu meno generoso di loro verso il vostro povero Superiore attuale, benchè sia tanto inferiore a quei nostri grandi Padri.
Ma volevo chiedere anche un, favore singolarissimo, per tutti i miei amati figli, per le buone Figlie' di Maria Ausiliatrice, per i rispettivi allievi' ed ex-allievi d'ambo i sessi, per i. nostri zelanti Cooperatori. e Cooperatrici.. Me: n'era venuto il Pensiero ai piedi della nostra potente Ausiliatrice, in questo suo Santuario a noi tanto caro; e in Lei avevo riposto tutta la speranza per ottenerlo dal Santo Padre. Non è forse Lei la vera tesoriera di tutte le ricchezze spirituali di cui 'Gesù, volle dotare la Chiesa, sua mistica sposa, con la sovrabbondante sua redenzione, e coi meriti sempre crescenti dei suoi Santi? Pieno perciò dì fiducia nella sua materna assistenza, ricordai al Santo Padre come Don Bosco con la parola e coll'esempio inculcasse continuamente ai suoi figli il lavoro e la preghiera; com'egli fosse sempre unito a Dio anche in mezzo alle più'gravi occupazioni; 'e .lo. pregai di voler dare ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai loro allievi, ex-allievi e Cooperatori, uno stimolo. efficace che li aiutasse' ad essere ogni giorno più attivi e nel 'medesimo tempo più uniti al Signore. Il Santo Padre ascoltava, .benignamente;' e siccome io, giunto-a questo punto, non osavo quasi più manifestare il Mia pensiero, Egli con paterna bontà insisteva:, « Dica, dica pure... a.
. Allora gli dissi che, a parer mio, un mezzo molto efficace per aiutarli e spingerli tutti a, ciò sarebbe stato il concedere loro una speciale Indulgenza da lucrarsi ogniqualvolta avessero unito al lavoro, all'insegnamento, all'assistenza, e via dicendo, qualche devota invocazione. E qui gli presentai il foglio contenente la sup: plica relativa, che avevo portato 'con me. Dal tenore di essa potrete comprendere meglio, o miei cari, la so-Mma generosità e benevolenza, del Santo Padre verso di noi, e perciò ve la trascrivo testualmente:
J. M. J.
Beatissimo Padre,
Il motto Lavoro e Preghiera, che ci ha lasciato il nostro Venerabile Padre e Fondatore' Don Bosco, ci inculca di continuo il dovere che abbiamo di congiungere all'operosità in vantaggio dei giovani l'incessante unione del nostro spirito con Dio, seguendo in ciò i mirabili esempi che Egli medesimo ci diede.
-Conoscendo la grande benevolenza della Santità Vostra verso l'Opera Salesiana, benevolenza che già ripetutamente si compiacque di attestare, mi faccio ardito d'implorare dal Suo cuore paterno rana grazia, che sarebbe un potente aiuto ad attuare con sempre maggior perfezione il programma racchiuso in' quel motto.'
Prostrato pertanto al bacio, del S. Piede, supplico umilmente la Santità Vostra a volersi degnare di concedere che i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i loro Allievi, Ex-Allievi e Cooperatori d'ambo i sessi, ogni Tolta che uniranno al lavoro qualche divota invocazione, possano lucrare l'Indulgenza di quattrocento giorni, 'e l'Indulgenza plenaria una volta al giorno, applicabili anche alle anime del Purgatorio.
Che della grazia.
Di V. S. Umilissimo e Devotissimo -Figlio
Torino, 10 Giugno 1922.
Sac. FILIPPO BINALDI.
Il Santo Padre prese questa supplica, e cominciando a leggere le parole Lavoro, e Preghiera disse subito: « Lavoro e preghiera sono una cosa sola: il lavoro è preghiera, e la preghiera è lavoro; il lavoro non val nulla per l'eternità, se non è congiunto colla ,preghiera; e questa, perchè sia accetta a Dio, richiede l'esercizio di tutte le facoltà dell'anima. Il lavoro e la preghiera sono inseparabili e procedono di' pari passo nella vita ordinaria; prima però la preghiera e poi il lavoro: ora et labora è sempre stata la parola d'ordine dei Santi, i quali anche in ciò si sono semplicemente modellati sugli esempi di N. S. Gesù Cristo. :Perchè l'operosità sia vantaggiosa, deve andar congiunta con l'unione a Dio, incessante, intima... ».
Presa poi la penna, scrisse in testa alla supplica la concessione del segnalatissimo favore spirituale con queste parole:
Pro Gratia juxta infrascriptas Preces - Pius PP. XI..
. Dopo ciò si trattenne ancora a parlarmi della sua speranza e del suo vivo desiderio che riuscissimo a trarne molto profitto, e mi espresse l'intenzione di ritornarci sopra un'altra volta, quasi per assicurarmi ch'era disposto a concedere di, più' ancora; perchè potessimo santificarci pur in mezzo alle nostre assidue occupazioni.
Non occorre certo, miei carissimi figli, ch'io insista nel farvi rilevare tutta l'importanza e l'estensione del favore accordatoci così volentieri dal Papa: però .non posso tacervi quanto Gli stia a cuore la nostra santificazione. Noi siamo stati chiamati dal Signore a far parte della Pia Società Salesiana per santificarci: questo.
E è il fine primario della nostra professione. religiosa: tutto il resto ha solo ragione di mezzo.. Le opere più grandiose e degne di encomiopèrdon o- ogni valore, se non le facciamo per la nostra santifica‑
zione.- .
. .
Perciò il Vicario di Gesù Cristo, comunque si chiami, quando riceve per la prima 'Volta il Superiore di una. famiglia religiosa, gli raccomanda in modo particolarissimo la santificazione de' suoi sudditi.
Trentaquattro anni fa, pochi giorni. dopo la morte del nostro Venerabile Padre Don Bosco, il suo successore Don Michele Rua era ricevuto in particolare udienza dal sapientissimo Leone XIII, il quale, dopo aver elogiato la santità di Don Bosco e concessi al suo successore parecchi insigni favori, prese ad inculcare da pari suo il dovere. d'informare i soci allo spirito di abnegazione, di obbedienza, di umiltà e semplicità:, e delle altre virtù necessarie alla vita religiosa; aggiungendo, il dovere principale, e; direi unico, essere Ouell6 di attendere alla propria perfezione.
Ventidue anni dopo si presentava al S: Padre Pio X l'indimenticabile Don Albera, nella sua qualità di successore di Don Rua. E Pio X, dopo aver detto che considerava Don Rua come un santo, richiamò l'attenzione del nuovo ,Rettor Maggiore sulla necessità della formazione religiosa, suggerendo poi quest'infallibile documento di perfezione: « Ricordate ai vostri dipendenti, che Colui a cui servono, Dominus est. Sia fisso nella loro mente 'il pensiero della presenza di Dio; siano in tutto guidati dallo spirito di fede;. con fervore compiano le loro pratiche di pietà, e a Dio .offrano i loro lavori e sacrifizi. Dio sia sempre nella loro mente e. nel loro cuore ».
Dodici anni dopo toccava a me la sorte di prostrarmi ai piedi del Vicario di Gesù, del Papa Pio XI, il quale a sua. volta ricordò la santa vita e missione di Don Albera, dicendolo degno di stare accanto a Don Rua; e poi volle, a parer mia, superare i suoi predecessori nella bontà e condiscendenza affettuosa 'verso i Salesiani. Anche da Lui, per mio mezzo, scende a voi tutti. .miei cari figli, lo stesso monito,. che è stato, direi, il tema predominante della carissima udienza, e che li può riassumere in queste parole: « Perciò l'operosità dei Salesiani sia Vantaggiosa,- deve andar con. giunta coll'unione a Dio, deve sempre essere preceduta dalla santificazione personale. E perché i Salesiani ottengano ciò più sicuramente, annuisco alla supplica presentatami, per aiutarli a santificare. il loro lavoro, arricchendolo dei tesori delle sante Indulgenze. Finora queste venivano concesse ai' fedeli solo a condizione di certe pratiche devote esteriori; ma di qui innanzi * i Salesiani le acquisteranno col loro lavoro medesimo, ogni volta che ad esso uniranno qualche devota invocazione, per quanto breve. In tal modo conseguiranno più facilmente la loro santificazione individuale, mediante l'abituale unione con Dio ».
Se queste non sono le precise parole del Santo Padre, ne compendiano però tutto il pensiero e l'affetto. Egli vuole che noi siamo dei santi religiosi, e- perchè possiamo divenire realmente tali, continuerà ad aiutarci e a spronarci con tutti i mezzi di cui può disporre come Vicario di Gesù Cristo e dispensatore degl'inesauribili tesori della Chiesa.
Perdonatemi, o carissimi, questa lunga digressione; il singolare favore che ci ha- concesso il S. Padre, e il suo vivo interessamento per la nostra santificazione, mi mossero a scrivere questi semplici pensieri, per eccitarvi a più viva riconoscenza verso di Lui, e a procedere più animosamente verso le vette della perfezione religiosa.
Prima di licenziarmi dal Papa gli chiesi ancora una parti. colare benedizione per ciascuno di voi, per le Figlie di Maria Ausiliatrice, per gli allievi ed ex-allievii per i Cooperatori,. benefattori, e zelatori delle nostre opere. Il S. Padre ebbe una compiacenza speciale per ciascuna categoria e richiesta, assicurando colla benedizione apostolica anche tutta la sua personale benevolenza. Quando nominai i Cooperatori, il suo volto s'illuminò di gioia sincera, mentre dichiarava di essere anche Lui Cooperatore Salesiano da tanti anni; e volle benedir; non soltanto le- loro persone, ma anche tutti i loro parenti e amici, e tutte de loro opere:
Lo supplicai -infine d'impartire una benedizione specialissima al vostro povero Rettor Maggiore, e con lui a tutta la nostra amata Congregazione. Ogni mia speranza è in Maria Ausiliatrice e nell'efficacia di questa benedizione del Vicario di Gesù Cristo.,
Figli carissimi, termino invitandovi a ringraziare con me il Signore di averci dato in Pio XI un vero Padre, che ci ama tenerissimamente e desidera di vederci crescere in numero e sopratutto in santità, ricopiando il meglio che possiamo il nostro Modello Don Bosco, di 'cui Egli ha un altissimo concetto.
Preghiamo Iddio perchè lo consoli in mezzo' alle pene del, suo eccelso ufficio; perchè lo conservi ancora lunghi anni e gli conceda di vedere il trionfo della Chiesa, e di legare eternamente il suo nome a quella glorificazione del Venerabile. Don Bosco, che i nostri cuori affrettano coi palpiti più intensi dell'amor figliale. Preghiamo tutti i giorni per Lui in tutte le nostre Case; amiamolo e facciamolo amare dai nostri giovani, che sono la pupilla dei suoi occhi.
Confido che lo farete volentieri, e vi ringrazio di tutto cuore, implorando dalla nostra Ausiliatrice, su voi e sulle opere vostre, una materna benedizione. E voi pregatela che faccia altrettanto con me, che -vi sono sempre
Aff.mo' in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI
I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
1. Cari Ispettori, la S. Sede ha rinnovato al Rettor Maggiore dei Salesiani la Delegazione Apostolica per l'assistenza all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, colle medesime facoltà che aveva già concesso cinque anni or sono. Mi trovo quindi nella necessità di pregarvi che vogliate rappresentarmi per tale ufficio nelle vostre rispettive Ispettorie.
Le norme da tenersi nel disimpegno di sì delicata mansione vi furono già tracciate egregiamente dal nostro indimenticabile Don Albera nella sua Circolare N. 38 in data 20 febbraio 1921. Per me sono convinto che non si potrebbe dire di più nè di meglio; perciò v'invito a rileggere attentamente questa preziosa circolare e a metterla in pratica.
Durante il Capitolo Generale, tenuto testé dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, se ne parlò con molto interessamento e con viva riconoscenza; e le Ispettrici dichiararono che i nostri Ispettori potrebbero dar loro un grande aiuto esercitando un tale ufficio di carità verso di loro. Io sono dello stesso pensiero, mentre per altra parte mi sembra che con ciò non si esiga da voi un lavoro eccessivo. Faccia il Signore che possiamo renderci, utili a questa opera che è pure del nostro Ven. Padre Don Bosco, e aiutarla a raggiungere quella perfezione e santità che la S. Sede ebbe in mente nell'affidarci tale mandato. In tutto questo però siamo ossequenti ai rispettivi Ordinari, come è detto nella sopra citata' circolare del sig. Don Albera.
2. Ed ora una parola anche a voi, miei cari Direttori, che certo già state pensando a rendere il nuovo anno scolastico veramente fruttuoso per i vostri giovani. Per aiutarvi in questo mi sembra opportuno trascrivervi qui sotto le norme dei nostri Regolamenti che 'Meglio possono giovare per il buon inizio e proseguimento dell'anno; penso infatti che molti' non abbiano più alla mano i Regolamenti, ora in corso di ristampa, e' non sappiano perciò come unificare l'azione del loro personale.
A questo gioverà pure assai che, ciascuno di voi ascolti i propri Consiglieri e li consulti egli stesso, mettendosi d'accordo con loro per tutto quello che c'è da fare in casa. Ai confratelli fa tanto, piacere vedere questo atto di fiducia, e sentirsi considerati come figli di famiglia: converrebbe quindi che lungo l'anno li faceste parlare tutti di frequente con voi, per unirli in un cuor solo sotto la vostra paterna guida.
Il nostro Ven. Padre Don Bosco sia sempre da. voi citato ad esempio in' ogni cosa, e dal Cielo ci aiuti e ci sproni a seguire le sue .tracce..
Ecco pertanto i varii articoli del Regolamento, che mi pare opportuno richiamare alla vostra attenta considerazione:
1) Fin dal principio dell'anno si faccia conoscere agli alunni il Regolamento, dandone lettura in forma solenne dinanzi a tutta la comunità; e ogni settimana in giorno determinato se ne spieghi qualche articolo, facendo insieme un'istruzione sul Galateo per un'ora all'incirca.
2) I Superiori della Casa osservino come sia fatta l'assistenza degli alunni, e riferiscano al Direttore i difetti che vi hanno notati.
3) In ogni luogo gli alunni siano divisi per età e sviluppo, e tra i loro posti vi sia dappertutto una distanza conveniente.
4) Si esiga dagli alunni quella modestia e decenza del vestire che è voluta dal carattere religioso dei nostri istituti e dello spirit0 del nostro Fondatore.
5) Si proibiscano rigorosamente le amicizie particolari, i bigliettini, baci, le carezze, le mani addosso, i crocchi in ricreazione, i discorsi cattivi, e ogni rapporto con esterni.
6) Chi con parole od azioni dà scandalo ai compagni, se dopo due ammonizioni non si ravvede, sia allontanato senza riguardo a raccomandazioni o a vantaggi materiali.
7) Si tengano lontani dagli alunni tutti i libri e giornali pericolosi per la fede, per il costume e per il profitto negli studi, non esclusi i classici in edizione integra; e se alcuna di siffatti, libri fosse imposto dall'Autorità scolastica, sia convenientemente purgato. Al principio dell'anno si esiga dagli alunni la lista completa dei libri che posseggono; si conti come grave Colpa' ogni mancanza di sincerità a tale riguardo, e di quando in quando si facciano visite di sorpresa ai loro letti, bauli é armadi nonchè ai banchi dello studio e della scuola.
8) Tutti i luoghi pericolosi per la moralità siano ben illuminati e guardanti; e si sorvegli anche la barbieria, l'infermeria e la sagrestia con le stanze annesse. I valli ambienti, fuori del tempo in cui. vi stanno gli alunni, Siano sempre chiusi, e ne tenga le chiavi un superiore.
9) Non si permetta agli alunni di studiare o lavorare dopo le orazioni della sera che in caso di necessità, e facendoli debitamente assistere.
10) Non si chiamino gli alunni in parlatorio durante le ore di chiesa, di scuola o di studio senza uno speciale permesso del Direttore o del Prefetto; e durante le ore di visita vi sia sempre nella sala un socio per impedire qualsiasi cosa cattiva o damaosa agli alunni e ai soci.
11) Non si permettano agli alunni in alcuna delle nostre case le così dette « uscite premio » coi parenti. Possibilmente vi sia in ciascuna casa una stanza ove i parenti possano trattenersi e mangiare coi loro figliuoli. Così pure non si permetta loro di andar a passare coi parenti ,le vacanze che vi sono durante l'anno scolastico, a Natale, Pasqua e via dicendo. E i suddetti " divieti siano inseriti ogni anno nel programma di ciascuna Casa tra le condizioni di accettazione.
12) Nessun Direttore potrà fare eccezione ai divieti contenuti nell'articolo precedente senza un esplicito permesso Scritto dell'Ispettore, da ottenersi volta per volta e da conservarsi in archivio. Gl'Ispettori poi si attengano alle disposizioni date sopra; e qualora, circostanze speciali sembrino richiedere qualche eccezione, espongano la cosa in tempo util'e, per il tramite del Consigliere ,Scolastico Generale, al Capitolo Superiore; che esaminerà le ragioni addotte e risponderà sempre per iscritto.
13) Le vacanze autunnali siano abbreviate il più possibile, e prima di esse gli alunni vengano premuniti contro i pericoli che possano incontrarvi, e istruiti sul contegno da tenere verso i parenti, i benefattori, le persone di riguardo con cui avessero a trovarsi.
14) Di grande importanza per l'educazione morale è anche il teatrino, per il quale perciò è necessario dare alcune norme.
15) Si scelgano produzioni adatte per gli alunni, senza preoccuparsi affatto degli spettatori esterni. Si escluda tutto ciò che è violento,, immorale o volgare, e la rapkesentaiione di caratteri crudeli o malvagi, sia pure a fin di bene. Tutte le produzioni che sembrano adatte si mandino in esame all'Ispettore, al quale è riservato di giudicare in merito.
16) Gli stessi criterii siano applicati nella scelta delle cinematografie, le quali dovranno sempre essere provate per intero in antecedenza.
17) Nel vestiario teatrale si fugga la troppa eleganza, e si osservi la più. rigorosa decenza.
18) Si proibisca assolutamente l'entrata sul palco e sopra-tutto nella camera degli attori a chi non vi ha che fare; si vegli perchè questi si vestano e si spoglino colla maggior modestia possibile, e non si permetta loro di trattenersi qua e là in particolari colloqui.
3. Un'ultima raccomandazione rivolgo a tutti i cari confratelli, ed è che quando scrivono ai Superiori per trattare affari di loro spettanza; o per inviare felicitazioni, auguri, condoglianze' e simili, facciano ciò su fogli separati da potersi .trasmettere ai singoli Superiori, a; cui conviene che siano diretti.
Questo va inteso sopratutto quando si ha da comunicare cose confidenziali.
In tal caso è proprio necessario che tali comunicazioni siano fatte su fogli distinti. A nessuno può sfuggire quanto ciò sia importante; in tal modo infatti il Superiore può riservare unicamente per sè quanto il Confratello confidenzialmente gli comunica col preciso desiderio che sia tenuto il segreto.
4. Affinchè pervengano a tutte le Case in tempo utile, comunico le STRENNE PER IL 1923:
PER I SALESIANÌ:
CERCHIAMO D'IMITARE IL SERVO DI DIO DON MIA NELL'ESATTA OSSERVANZA DELLA VITA RELIGIOSA.
PER I GIOVANI :
CSI SFORZINO DI SEGUIRE GLI ESEMPI DI DOMENICO SAVIO NELLA DIVOZIONE A GESÙ SACRAMENTATO.
La Vergine SS. Ausiliatrice ci sia propizia con le sue copiose benedizioni e con la sua materna assistenza in questo nuovo anno scolastico, che. stiamo per incominciare, e faccia sì che noi tutti ci rendiamo sempre più degni di chiamarci suoi figli devoti, corrispondendo sempre meglio alla nostra vocazione salesiana. .Questo è il voto ardente e l'augurio cordiale, che, qual padre ai suoi diletti figliuoli, fa a tutti
il vostro affmo in C. J.
Sac. F. RINALDI. ,
J. M. J.
Miei figli carissimi in G. a,
1. Sentirei un vuoto nel 'cuore, e mi parrebbe quasi di mancare a un dovere, se non m'intrattenessi un poco a riandare con voi, almeno per iscritto, le tante benedizioni con cui il Signore, durante questo primo anno del mio rettorato, ci ha voluto addolcire le prove e le croci onde è seminata provvidamente la via dei suoi servi.
Non, è una semplice formalità, ma un bisogno per questo cuore a cui il Padre celeste ha voluto dare la paternità di una numerosa, crescente e santa figliuolanza... E voi tutti siete realmente per me figli carissimi, che prediligo coll'affetto più vivo e sincero, e col proposito del sacrifizio costante di tutto me stesso per il vostro maggior bene spirituale e materiale. Tanto più che di, questo affetto, da voi cordialmente ricambiato, m'avete dato e continuate a darmi le prove più significanti e commoventi. Queste prove; non è necessario ch'io ve le ricordi: vi dirò solo tutta la mia soddisfazione per il vostro assiduo impegno di lavorare alacremente alla vostra e all'altrui santificazione, in conformità del vero spirito religioso impresso dal nostro Venerabile Padre alle Costituzioni che, fedeli alla divina chiamata, abbiamo tutti giurato di praticare.
Questo è quanto ci fu raccomandato dalla grand'anima di Bene-, detto XV, e poi in più occasioni dall'amatissimo e santissimo attuale Papa Pio XI, che da noi si ripromette cose grandi, molto superiori alle nostre forze, dimostrando così luminosamente la singolare' sua benevolenza verso di noi.
2. A nessuno di voi può essere sfuggita questa singolare benevolenza del Papa Pio XI verso la nostra Pia Società. Quante prove ce ne diede, in meno di un anno! Si resta meravigliati al vedere con qual cura volle cogliere tutte le occasioni propizie per rievocare con somme lodi la santità operosa del nostro Venerabile Fondatore, e benedire con pari affetto a tutti i suoi figli e alle loro opere. Non, è esagerazione il dire che Pio XI, dal giorno della sua elevazione alla Cattedra di Pietro, ha voluto vivere in certo modo la vita intima della nostra Società. Prese parte alle nostre feste di famiglia con le preziose sue lettere autografe per il 600 di sacerdozio dell'Em.mo nostro Cardinale e del venerando Don Francesia, per il 500 della fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e per il primo Congresso Nazionale in onor del Sacro Cuore di Gesù. Elevò parecchi Salesiani ad alte dignità ecclesiastiche, cioè Mons. Piani ad Arcivescovo titolare di Drama e Delegato Apostolico delle Filippine, Mons. Augusto Mond ad Amministratore Apostolico dell'Alta Slesia, Mons. Emmanuele Oliveira a Vescovo di Goyaz, Mons. Ernesto Coppo a Vescovo titolare di Paleopoli e Vicario Apostolico di Kimberley in AUstralia, Mons. Luigi M-athias a Prefetto Apostolico dell'Assam. Volle alcuni dei nostri a far parte della missione da lui inviata in soccorso dell'infelicissima Russia, e incaricò altri nostri confratelli di assistere i poveri profughi di Smirne. E altri pegni ancora vorrebbe darci di sua particolare benevolenza, se la nostra umile Società fosse in grado di accettarli.
3. Come poi non ricordare ancor una volta, o miei cari figli, la soave, indimenticabile udienza che ebbi. dal Vicario di Gesù -Cristo la sera dello scorso 6 giugno, di cui già vi diedi cenno nella lettera del 24 di quel mese? Tanto più che ad essa va unito il favore più prezioso che finora ci abbia elargito il Santo Padre, voglio dire la concessione dell'Indulgenza plenaria una volta al giorno,, e di 400 giorni quante volte Vogliamo, alla sola e semplicissima condizione di unire al nostro lavoro, qualunque esso sia, qualche divota invocazione, anche brevissima... Vorrei, o miei carissimi, che rifletteste di frequente alla preziosità inestimabile di tale favore, per approfittarne il più possibile.
Con questa insigne indulgenza noi dobbiamo mirare alla santificazione del momento presente che la bontà del Signore ci concede: solo in tal modo potremo dirci veri imitatori del nostro Venerabile Padre nella ininterrotta unione con Dio, e così conseguire con grande facilità quella perfezione religiosa a cui con voto ci siamo obbligati di tendere. La nostra vita altro non è che una successione di momenti: l'unica cosa reale che vi è in essa è il breve istante attuale che scorre velocemente. Noi viviamo solo nel presente; il nostro dovere è di santificarlo, e non possiamo far di più per la nostra perfezione e per la gloria di Dio. I nostri lavori, fossero anche dei veri prodigi d'intelligenza e di attività, se non abbiamo pensato a santificare i momenti in cui li abbiamo compiuti, non avranno alcun valore agli occhi di Dio. Ora il S. Padre, col favore che ci ha concesso, ha voluto precisamente eccitarci a santificare il momento presente, rendendoci abituale la elevazione della mente e del cuore a Dio.
Notate, che questo favore ci è stato largito nel 30 Centenario della morte del nostro celeste Patrono S. Francesco di Sales, la cui soave dottrina è tutta. penetrata di questo confortante pensiero. Egli potrebbe anche essere chiamato l'apostolo della santificazione del momento presente; e il miglior frutto dei festeggiamenti fatti e da farsi in suo onore ha da essere quello di popolarizzare -questa sua dottrina che rende la perfezione accessibile a tutti, mediante l'acquisto della preziosissima Indulgenza che ci ricorderà sempre e dovunque l'immensa bontà di Pio XI verso di noi:
4. L'anno 1922 ha pure registrato nelle sue pagine molte altre consolantissime prove delle benedizioni del Signore sull'umile nostra Congregazione, alle quali ho già accennato nella mia Lettera ai Cooperatori. pubblicata- nel Bollettino del mese corrente.
Il grande affetto che portate alla famiglia della quale Dio vi ha chiamati a far parte, -mi rende sicuro che tutti leggiate attentamente ogni mese il Bollettino .Salesiano, che è l'organo, o meglio il portavoce ufficiale di tutta la nostra Pia 'Società. Quante volte il venerando Servo di Dio Don Rua nelle sue circolari inculca la lettura amorosa di questo nostro periodico! Io intendo far mie le sue raccomandazioni, come pure, quelle del suo successore: il compianto Don Albera, e dico a tutti i miei 'figli e confratelli: Amate il Bollettino Salesiano; leggetelo attentamente ogni mese; fatelo leggere ai giovani; conservatene i numeri, non fosse. altro che per distribuirli . 'poi di quando in quando negli oratorii festivi ai giovani, perché li portino a casa, dove qualcun altro ancora li leggerà... I Direttori poi si facciano un dovere di averne due copie, una per archivio e l'altra per la biblioteca, avendo cura di farne rilegare i numeri in volumi, per la più sicura conservazione e il più comodo maneggio. La collezione del nostro Bollettino è una miniera preziosa, ch'io vorrei che tutti sapessero convenientemente utilizzare: ecco perché mi sono permesso questa breve digressione.
Tornando ora in argomento, la semplice enumerazione delle opere compiute nel 1922; quale si legge nel Bollettino di questo mese, basta a farci capire che non è punto scemata la bontà del Signore verso di noi, e che l'Opera del Ven. Don. Bosco è sempre in pieno rigoglio vitale. Quest'anno si sono aperte al culto divino e solennemente inaugurate tre chiese: a Firenze, a Casal Monferrato, e a Torino (Borgata Monterosa); si son fatte 28 fondazioni. nuove, tra collegi, scuole professionali, oratorii festivi, parrocchie, chiese ecc.; e ben 135 tra giovani, coadiutori, chierici e sacerdoti, rispondendo all'appello divino di consacrarsi all'apostolato delle Missioni, ricevettero il Crocifisso benedetto nel caro Santuario dell'Ausiliatrice, e partirono per terre lontane.
5. Euntes in mundum universum, ha detto Gesù ai suoi prima ;di salire al' cielo; e la sua parola da ben duemila .anni si va adempiendo nei modi più svariati. Anche la nostra Congregazione da :.'circa 50 anni compie questo lavoro, con tale attività e fecondità che non può essere cosa puramente umana: è evidente che la mano del Signore la spinge e la sostiene. Nel Giubileo d'oro delle Missioni Salesiane, che, a Dio piacendo, si celebrerà tra due anni, si potrà dire con verità che i figli di Don Bosco sono andati a predicare per `,tutto il mondo.'
Prepariamoci fin d'ora, miei- carissimi figli, al fausto avvenimento, che sarà, se non il primo, certo uno dei più meravigliosi e consolanti per la nostra Pia Società; prepariamoci suscitando :intorno a noi numerose vocazioni, e, quel che è più, coltivandole fino al loro pieno sviluppo. Per quella gloriosa data vorrei poter disporre di tanti nuovi missionari, pronti a lanciarsi alla conquista :delle anime, quanti ne occorrono per meglio coltivare i vasti campi -delle otto Missioni che già ci vennero affidate. dalla S. Sede. Da voi dipende in gran- parte la cosa; ed ho la certezza che il mio desiderio diverrà una luminosa realtà,- se mediterete spesso queste parole scritte dal Ven. Don Bosco nel 1884: «Il lavoro, la buona e serena condotta dei nostri confratelli, guadagnano e per così dire strascinano i loro allievi a seguirne gli esempi». Nella, mente del nostro buon padre ogni Salesiano dev'essere suscitatore naturale. di nuovi Salesiani: e che la cosa proceda realmente così, lo dimostra il fatto che le nostre migliori vocazioni sono quelle nate e cresciute accanto a noi negli oratorii e nei collegi.
6. Un'altra prova delle singolari benedizioni largiteci dal Signore nello scorso anno, la dobbiamo vedere nel VII « Convegno di Direttori diocesani, tenutosi a Valsalice, presso i sepolcri per noi gloriosi dei nostri primi Padri; e nel I Congresso Nazionale' in onor del Sacro Cuore di Gesù, celebratosi in Casale Monferrato alla fine di ottobre, a rendere più splendida l'inaugurazione del, nuovo tempio eretto al S. Cuori in quella città.
La bontà grande e lo zelo operoso con cui i nostri Cooperatori e Cooperatrici ci sostengono dovunque abbiamo iniziato qualche opera a pro' della gioventù, sono gli strumenti di cui. Dio 'si serve per provvederci i mezzi necessari al compimento della nostra missione educatrice. Le simpatie, l'ammirazione, gli aiuti spirituali e materiali vanno sempre più crescendo' intorno a tutte le nostre istituzioni benefiche, quasi per incitarci a' nuove e maggiori imprese. Questo ho potuto constatare ancor una volta nel Convegno intimo dei nostri benemeriti Direttori diocesani, convenuti a Valsalice da ogni parte d'Italia, con sacrifizi personali non lievi,; dietro un semplice mio desiderio, più che invito. Erano solo .una, cinquantina, ma rappresentavano i centomila e più Cooperatori d'Italia. Pieni dello spirito del Venerabile Fondatore vollero protestargli di nuovo, nella povera persona del suo successore, il fermo- proposito di lavorare costantemente ed efficacemente allo svolgimento pratico del programma di azione individuale e collettivo assegnato da Don Bosco ai Cooperatori e alle Cooperatrici l'istituire la Pia Unione: 'programma che è stato riassunto. in due Deliberati, approvati all'unanimità e già resi di pubblica ragione sul Bollettino. bene che anche voi li leggiate attentamente, miei cari figli, e voi sopratutto, Cari Direttori, che dovete attuarli nel vostro rispettivo campo di azione.
Vivente ancora il compianto signor Don Albera, che aveva Una devozione tenerissima al S. Cuore di Gesù, i Superiori Maggiori avevano pensato d'includere tra i festeggiamenti per il 30 Centenario dalla morte di S. Francesco di Sales anche un Congresso in onor del,Sacro Cuore. * Il mio indimenticabile predecessore, nell'ultima sua Lettera circolare, faceva rilevare l'intimo nesso che corre tra Francesco di Sales e il Sacro Cuore, mostrando chiaramente il, suo desiderio di coronare tali festeggiamenti con qualche grandioso omaggio al S. Cuore di Gesù, della cui devozione il Salesio era stato uno dei più insigni precursori: desiderio di cui purtroppo non potè più vedere l'imponente e solenne esecuzione. Voi sapete già con quale slancio di fede e di amore si è svolto questo primo Congresso Nazionale del Sacro Cuore, destinato ad essere come la radice di come altri nell'avvenire; perciò vi dico solo che qui pure ho ammirato di nuovo la bontà squisita e lo zelo ardente dei nostri Cooperatori per tutte le iniziative che mirano al bene della gioventù. C'è proprio da benedire il Cuore Sacratissimo di Gesù," tutte le migliaia di voci dei nostri giovani, per aver suscitato un sì vivo entusiasmo, una ù espressiva e cordiale benevolenza verso di noi e delle opere nostre.
7. Da tutte le cose che vi ho accennate' fin qui appare manifesto quanto il Signore ci abbia favoriti nello scorso anno. Però la maggiore di tutte le sue benedizioni mi sembra che sia il lavoro compiuto con tanto fecondo fervore e cordiale unità nelle 24 adunanze dell'ultimo Capitolo Generale. Nella mia prima lettera, ho già fatto rilevare, o miei cari, la -somma importanza di questo Capitolo; ma ora aggiungo ch'esso fu la più grande benedizione del Signore sopra la nostra Congregazione.
Vorrei potervi raccontare un p. o' per disteso le serene, profonde e istruttive discussioni svoltesi nelle singole adunanze, alle quali ogni Capitolare portò il proprio contributo; ma non me lo consentono i limiti di una semplice lettera. Mi restringo perciò ad alcune poche osservazioni, che spero siano sufficienti a darvi un'idea del lavora fatto in quei giorni memorandi.
Dopo l'elezione dei Superiori Maggiori, l'opera più importante del Capitolo Generale era quella di redigere il testo definitivo dei nostri Regolamenti, e di porre le' nostre Costituzioni in armonia col nuovo Codice di Diritto Canonico. Per quanto riguarda i Regolamenti, il Capitolo Generale XI, tenuto a Valsalice nell'agosto 1910, aveva dato l'incarico al Capitolo Superiore di rivederli, eliminando quanto vi fosse di superfluo e ingombrante, introducendo le necessarie modificazioni e aggiunte e ordinando il testo in modo più logico, in relazione ai varii argomenti trattati. Il Capitolo Superiore, per adempiere a questo mandato, affidò l'importante lavoro a cinque Commissioni, le quali, eliminato ciò che avesse solo carattere di osservazione, esortazione o consiglio, coordinassero le deliberazioni precettive di carattere generale, non mutanti nè aggiungenti nulla alle Costituzioni, e riducessero i «trii Regolamenti (quello per gli Oratorii festivi finora fu lasciato intatto) a unità di concetto, forma e dicitura precettiva.
Nell'ultimo Capitolo Generale questi pazienti lavori furono dati a rivedere ad un'apposita Commissione, la quale, affermatasi sopra uno di essi, propose che venisse al più presto completato, tenendo conto delle nuove disposizioni canoniche, della nuova edizione. delle Costituzioni, e delle Deliberazioni dell'ultimo Capitolo, in quanto fossero più esatte interpretazioni dei Regolamenti e delle tradizioni nostre. Su proposta della "stessa Commissione, il Capitolo Generale deferiva al Rettor Maggiore il compito di far ultimare coi criterii indicati la compilazione dei Regolamenti, e d'inviarne poi copia in bozze ai singoli Ispettori, che avrebbero dovuto darle, con le eventuali loro osservazioni, al più presto possibile, ad ogni modo entro sei mesi dalla data dell'invio.
Il lavoro fu condotto a termine, e il 1 settembre u. s. il Segretario del Capitolo Superiore spediva agli Ispettori, in triplice esemplare, le bozze dei Regolamenti, che perciò dovranno essere qui di ritorno infallantemente entro il prossimo febbraio, colle osservazioni, o; in mancanza di queste, colla firma di approvazione. Penso che gl'Ispettori abbiano già provveduto a questo lavoro di esame: così potremo avere pronti i Regolamenti definitivi per il prossimo , arino scolastico, secondo il voto espresso dal Capitolo Generale.
8. La revisione dei nostri Regolamenti era una vera necessità, per mantenere l'unità di spirito nelle 'nostre Case. Essa fu eseguita per volontà del Capitolo Generale; mentre il coordinamento delle' Costituzioni col nuovo Codice di Diritto Canonico fu voluto dalla S. Sede (Can. 489 e Decreto 26 giugno 1918). Negli uni e nelle altre però le modificazioni introdotte non riguardano, si può dire, la sostanza, ma solo l'ordine, la forma letteraria, la disposizione logica, e simili cose accessorie, restando intatti il contenuto e lo spirito. Le 'nostre Costituzioni sono ancor quelle uscite dal cuore di Don Bosco: sono la regola cara e bella, breve e completa, approvata dalla Chiesa, che fedelmente osservata sarà sempre la vita della. Congregazione e insieme l'unica via della nostra perfezione individuale.
Però queste nostre Costituzioni, belle e care per il pensiero e per il contenuto, dovettero subire col tempo parecchie variazioni, o suggerite dalle Congregazioni Romane, o richieste dallo sviluppo della Pia Società, o imposte da leggi positive della Chiesa, o infine volute dalla miglior disposizione e maggior chiarezza del testo. Le prime si fecero per ottenere l'approvazione del 1874; altre, per lo sviluppo della Pia Società nel 1904; poi vennero quelle per la coordinazione col nuovo Codice nel 1918, e finalmente quelle votate dall'ultimo Capitolo Generale. Sappia,m«.dalle Memorie Biografiche del nostro Ven. Padre quanto gli siano costate queste Costituzioni, da lui presentate per l'approvazione a S. S. Papa Pio IX nel 1858. Lo spirito nuovo cui egli le aveva improntate, spirito , precursore dei tempi, sollevò molti ostacoli all'approvazione; ma Don Bosco lavorò, insistette, pregò e fece pregare suoi giovani, e attese per ben 15 anni, ammettendo nelle sue Costituzioni solo quei mutamenti che potevano conciliarsi colla loro indole moderna, agile, facilmente adattabile a tutti i tempi e luoghi. Egli aveva ideato una pia società che, pur essendo vera congregazione religiosa, non ne avesse l'aspetto- esteriore tradizionale: gli bastava che vi fosse lo spirito religioso, unico fattore della perfezione dei consigli evangelici; nel resto credeva di poter benissimo piegarsi alle esigenze dei tempi. Questa elasticità di adattamento a tutte le forme di bene che vanno di continuo sorgendo in seno all'umanità, è lo spirito proprio delle nostre Costituzioni; e il giorno in cui vi s'introducesse una variazione contraria a questo spirito, per la nostra Pia Società sarebbe finita.
L'approvazione del 1874 ha consacrato questo principio, e la nostra Pia Società cominciò ad essere di tutti i tempi, man mano che si estendeva a tutti i luoghi. Ma questo crescente sviluppo creò la necessità di modificare le Costituzioni: per cui il X Capitolo Generale, l'ultimo presieduto da Don Rua, valendosi della sua autorità legislativa, vi aggiunse un corpo di Deliberazioni organiche, le quali, approvate dalla S. Sede il..10 settembre 1905, divennero perciò .un complemento necessario delle Costituzioni, e nella nuova edizione del 6 settembre 1906 furono aggiunte a piè di pagina in carattere più piccolo, in corrispondenza degli articoli delle Costituzioni ai quali si riferivano. Così il venerando Don Rita manteneva ancora integro il testo della Regola del 1874.
9. Tale disposizione però, com'è noto, rendeva assai malagevole la lettura e lo studio delle Regole, e fece tosto sentire il bisogno d'incorporare le Deliberazioni alle Costituzioni originarie. Il Capitolo Generale XI nel 1910 avvisò a questo bisogno; ma siccome allora Papa Pio X di s. m. stava spingendo innanzi alacremente la codificazione del Diritto Canonico, parve opportuno attendere il nuovo Codice, col quale necessariamente gli Istituti religiosi avrebbero dovuto conformare le loro Costituzioni. Ora il nuovo Codice non fu promulgato che da Papa Benedetto XV nella Pentecoste 1918, perchè entrasse in vigore l'anno seguente; e intanto, con Decreto 26 giugno 1918, la S. Congregazione dei Religiosi prescriveva a tutti gli Ordini e Istituti Religiosi esenti, cioè di diritto pontificio, di adattare le loro Regole al nuovo Codice, e di sottoporle a una nuova approvazione.
Perciò il Capitolo Superiore, nell'attesa che i tempi consentissero la convocazione del XII Capitolo Generale, fece eseguire l'importante lavoro di adattamento; e dopo diligente revisione del testo corretto, lo inviò alla S. Congregazione suddetta per l'approvazione, che fu concessa da Papa Benedetto XV il 16 luglio 1921. Il compianto Don Albera col suo Capitolo lo fece tosto pubblicare, per distribuirlo prima, del. Capitolo Generale XII, affinchè i membri di questo potessero prender visione anche delle variazioni, e studiare i modi migliori per praticamente osservarle con esattezza.
Nella nuova edizione del 1921, per facilitare la lettura e le citazioni, gli articoli delle Deliberazioni organiche vennero intercalati a quelli delle -Costituzioni, contraddistinguendoli solo con un asterisco. Essa però apparve bentosto difettosa in più punti, sia per la mancanza di nesso e ordine logico nella disposizione della materia, sia per abbastanza frequenti ripetizioni parziali e totali: difetti causati dal lavoro stesso che si era dovuto fare per conformare ogni cosa al nuovo Codice. Di più, siccome solo il Capitolo Generale ha autorità di fare mutamenti che non siano imposti dalla Chiesa, così si erano ancor lasciati nelle Costituzioni certi articoli già praticamente superati dalla piena organizzazione della nostra Società.
Tutte queste cose vennero prospettate e discusse nelle adunanze dell'ultimo Capitolo Generale, il quale deliberò là necessaria coordinazione, per eliminare più che fosse possibile i-lamentati difetti; tanto più che da S. Congregazione dei Religiosi, in una sui dichiarazione del 26 ottobre 1921, insinuava agli aventi autorità di legiferare negl'Istituti religiosi l'idea di cogliere l'occasione dei mutamenti voluti dal Codice per fare inoltre tutte le aggiunte e variazioni che si ritenessero vantaggiose al maggior bene dell'Istituto.
Ora, miei cari, sonò lieto di annunziarvi che la Commissione a ciò delegata ha terminato il lavoro, sia ordinando tutta la materia in capitoli; conforme alla divisione primitiva, sia disponendo gli articoli dei singoli capi in ordine logico, sia cancellando le ripetizioni e correggendo la dicitura letteraria, sia infine introducendo le piccole modificazioni, richieste dai tempi e dallo sviluppo della nostra Società.
Questa nuova, generale revisione delle Costituzioni, le quali però in sostanza sono sempre le stesse di prima, deve ancor avere l'approvazione della S. Sede; intanto restano in vigore quelle dell'edizione 1921.
10. Oltre a ciò il Capitolo Generale dovette esaminare le proposte inviate dai confratelli; e godo di potervi dire, miei cari, che tali proposte, numerose e svariatissime, improntate a sincero affetto per la Congregazione e a vivo desiderio di bene, furono prese in seria considerazione e assai apprezzate dai Superiori adunati;: come segno confortante dell'attiva partecipazione di tutti alla nostra vita salesiana. Quattro Commissioni vennero incaricate di esaminarle, e presentarle poi ordinate e studiate alle adunanze del Capitolo Generale, Questo a sua volta le. discusse serenamente; alcune; che sembravano opportune a .tanti buoni confratelli, considerate nella luce della responsabilità non parvero più tali; altre avevan già la loro soluzione nelle Deliberazioni anteriori e nel Codice; alcune si rivelarono non del tutto conformi allo spirito di Don Bosco,. eminentemente familiare, e alieno da ogni apparenza di partito o di burocrazia; altre non mature o non convenienti. Parecchie fornirono però argomento ad una migliore interpretazione delle nostre Costituzioni e tradizioni, e queste Verran,no pubblicate negli Atti del Capitolo Superiore; quasi tutte infine furono apportatrici di buoni consigli, che potranno servire di materiale per futuri manuali direttivi. I Capitolari ebbero tutta la comodità di discutere, e le deliberazioni furono prese sempre quasi a pieni voti. Il desiderio di tutti era uno solo: avvicinarsi a Don Bosco, seguirlo, tenendo presente quanto egli medesimo lasciò scritto nell'introduzione alle Regole: « Se i Salesiani, disse il nostro grande benefattore Pio IX, senza pretendere di migliorare le loro Costituzioni, si studieranno di osservarle con precisione, la loro Congregazione sarà ognor più fiorente » (Costituz. 1921, pag. 63); e quel suo ricordo confidenziale ai Direttori: «Aborrisci come veleno le modificazioni alle Regole. L'esatta osservanza di esse è migliore di qualunque modificazione. Il meglio è nemico del bene».
Tale dev'essere anche il proposito vostro, miei carissimi: tutto il segreto per meritarsi il nome di figli di Don Bosco e di Salesiani, sta in questa continua visione delle sue virtù per imitarle, e dei suoi, ammaestramenti per praticarli con semplicità, precisione e costanza. Il ,Salesiano che osserva puntualmente la Regola, diviene, senza quasi avvedersene, un altro Don Bosco; intorno a lui si diffonde un'atmosfera tutta speciale, che gli attira e gli affeziona la gioventù, e gli concilia la benevolenza dei buoni e la deferente tolleranza dei cattivi.
11. Come vedete, miei cari figli, questo pensiero concorda colla Strenna che vi ho già data per il nuovo anno. L'esatta osservanza della vita religiosa non è altro che la Regola praticata fedelmente. Ma occorre che questa sia bene interpretata: e l'interpretazione autentica ai essa spetta al Capitolo Generale, che la compie periodicamente, integrando ,le Costituzioni con deliberazioni che una volta approvate hanno forza di legge. L'ultimo Capitolo Generale ha voluto inoltre riconoscere in modo esplicito al Rettor Maggiore, con, apposito articolo da inserirsi nelle Costituzioni, questo diritto d'interpretazione, diritto già implicitamente contenuto nelle medesime., è superfluo ricordare che il Rettor Maggiore, in tutte le cose, di qualche importanza, è sempre assistito dal suo Capitolo.
Ho voluto accennare a questo soltanto perchè comprendiate meglio quanto sto per raccomandarvi I membri dell'ultimo Capitolo Generale erano tanto persuasi che ogni autorità del nostro. Venerabile Fondatore, compresa anche quella d'interpretare le Regole, era passata, in virtù delle Costituzioni, ai suoi successori Don Rua e Don Albera, che nelle discussioni si citava da tutti con grande venerazione quanto è commento alle Regole nelle loro Lettere Circolari. Queste sono quindi un tesoro prezioso e abbondantissimo per la genuina interpretazione delle Costituzioni; e io vorrei che in tutte le nostre Case si leggessero almeno una volta come lettura spirituale durante il 1923. Nel Rodriguez, che è il testo comune della nostra lettura spirituale, troviamo spesso, unite agli ottimi ammaestramenti ascetici, molte cose che per noi non hanno importanza. Perchè dunque non leggere le cose nostre, scritte con tanto puro affetto e semplicità dai nostri padri? Forse in queste circolari troveremo anche delle parti che non hanno più un valore di attualità per noi, essendo cessati i bisogni a cui si riferivano: penso tuttavia che pur queste si leggeranno volentieri, perchè ci ricordano il nostro passato, e ci fanno prova dello zelo di quei nostri venerandi Padri per la custodia e la pratica dello spirito di Don Bosco.
12. Un'altra cosa ancora mi preme comunicarvi. In, ossequio ai desiderii più volte espressi nell'ultimo Capitolo Generale, abbiamo preso alcune deliberazioni direttive, che ci parvero necessarie per mantenere nelle nostre case la genuina vita salesiana, che alla santa attività in pro degli altri deve congiungere lo studio assiduo della religiosa perfezione. Avrete già saputo che stiamo riordinando varie Ispettorie: già con Rescritto della S. Sede se ne sono ricostituite due: la Napoletana, con a capo Don Persiani Arnaldo, già Direttore della casa di Castellammare di Stabia; e quella della Patagonia Meridionale, con a capo Don Cercato Domenico, già Direttore della casa di Concepcion nel Paraguay; e se n'è formata una nuova, la Novarese-Alessandrina, con a capo Don Mussa Felice, già Direttore della casa di Valsalice.
Ma oltre a questo ho deciso di far visitare, durante il sessennio che precederà il prossimo Capitolo Generale, tutte le case da Visitatori straordinari, possibilmente membri del Capitolo Superiore. Tale visita non dispenserà gl'Ispettori dal compiere regolarmente il loro ufficio. Ciascuna Ispettoria dovrà essere visitata per intero-da uno stesso Visitatore, con la tranquillità e accuratezza necessaria. Egli parlerà con tutti i confratelli, senza eccettuarne alcuno, ascoltandone il rendiconto in camera; osserverà se e come si fanno le pratiche di pietà prescritte dalle Costituzioni: se si seguono le tradizioni 'salesiane e il sistema preventivo; se il Direttore, il Prefetto, il Catechista, conservano il carattere dato loro da Don Bosco; se i confratelli vivono della vita dei ragazzi; se i ragazzi hanno le usanze dei primi tempi di Don Bosco; se si attende con amore ai Cooperatori, agli Ex-allievi, e sopratutto agli Oratorii festivi, e a fare la scuola di religione, sia agl'inferni come agli esterni; se si legge il Bollettino Salesiano e lo si conserva negli archivi; se si curano gli studi, l'economia e la salute dei confratelli; se i Supe-1 rioni, hanno verso i sudditi quella paternità ch'era tanto 'inculcata da Don Bosco; infine, se la casa merita davvero il nome di salesiana.
Figli carissimi, accogliete questi miei inviati colla carità di N. S. Gesù Cristo, e aprite loro il vostro cuore, perchè, quantunque possano avere qualche difetto, sono però animati dal solo desiderio di far del bene a ciascuno di voi e di promuovere il più fiorente sviluppo delle Opere nostre. In queste visite ufficiali essi rappresentano il Rettor Maggiore, al quale dovranno dar conto di quanto concerne il bene collettivo e individuale; perciò riceveteli, trattateli, amateli, confidatevi con loro come fareste col vostro Rettor Maggiore in persona. Io poi terrò come fatti a me tutti i segni di ossequio, di deferenza, di cordiale affetto, con cui il vostro cuore li circonderà e li aiuterà a disimpegnare con frutto il loro mandato.
Permettete, miei cari, che chiuda questa mia povera circolare con alcuni ricordi scritti di proprio pugno dal nostro Venerabile Padre negli ultimi suoi anni: saranno come una gemma preziosa che le darà valore. « Tutti i confratelli salesiani che dimorano in una medesima casa — egli scrisse — devono formare un cuor solo e un'anima sola col loro Direttore. Ritengano però ben a memoria che la peste peggiore da fuggirsi è la mormorazione. Si facciano tutti i sacrifizi possibili, ma non siano mai tollerate le critiche intorno ai Superiori. Non biasimare gli ordini dati in famiglia, ne disapprovare le cose udite nelle prediche, nelle conferenze, o scritte o stampate nei libri di qualche confratello. Ognuno soffra per la maggior gloria di Dio e, in penitenza dei suoi peccati; ma pel bene dell'anima sua fugga le critiche nelle cose di amministrazione, nel vestito, nel vitto ed abitazione ecc. Ricordatevi, o figliuoli miei, che l'unione tra Direttore e sudditi e l'accordo tra i medesimi formano nelle nostre case un vero paradiso terrestre ».
Ci aiuti il buon Padre ad attuare questo paradiso terrestre in ogni nostra casa, infondendoci in cuore lo spirito di unione e quella pietà, che, al dire di San Francesco di Sales, è l'amore che raddolcisce la fatica e fa che ci adoperiamo cordialmente, con gusto e con affetto filiale, nelle opere che anno soddisfazione a Dio nostro, Padre, e serve mirabilmente a condurre a Lui molte anime.
Questo è l'augurio che faccio a ciascuno di voi, anche in ricambio di quelli che mi avete voluto fare durante queste feste natalizie, dolente di non potere, come sarebbe mio desiderio, rispondervi individualmente; e con quest'augurio invoco sopra di voi, carissimi figli, ad intercessione della nostra, Madre pietosa e Ausiliatrice potente, le più elette e copiose benedizioni del Signore. Pregate per me, che vi sono sempre
6 Gennaio 1923.
Aff.mo in C. J.
Sai. FILIPPO RINALDI
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE.
Il Rettor Maggiore:
Il 3 aprile .prossimo entriamo nell'anno che segna Giubileo' d'oro delle nostre Costituzioni: esse infatti come tutti sanno furono' definitivamente approvate dalla Santa Sede il 3 aprile 1874.
« Questo fatto — scriveva allora il nostro Ven. Padre nella sua introduzione — deve essere da noi salutato come uno dei più gloriosi per la nostra Società, come quello che ci assicura che nell'osservanza delle nostre Regole noi ci appoggiamo a b-asi stabili, sicure, e, possiamo dire, anche infallibili, essendo infallibile il giudizio« del Capo Supremo della Chiesa, che le ha sanzionate ». (pag. 3).
E i frutti mirabili ch'esse hanno dato in questo primo cinquantennio provano luminosamente quanto egli avesse ragione di scrivere così: la nostra Pia Società ha preso in tale periodo uno sviluppo straordinario, e, quel che è meglio ancora, ha dispiegato dappertutto un'azione così benefica, sia dal lato religioso come da quello sociale, che tutti, senza distinzione di partiti, l'ammirano, e da ogni parte si invitano con insistenza i poveri Salesiani ad andar a lavorare in nuovi campi. Ora questa rigogliosa vitalità.' donde viene, se non appunto da questo codice nel quale il nostro', Venerabile Fondatore ha per così dire condensato l'essenza del; suo spirito? .Non è esso che dà la norma a tutta quanta l'azionel nostra? Non è dall'osservanza delle sue prescrizioni, che noi g tingiamo di continuo le energie spirituali di cui abbiamo bisogno per il nostro lavoro?
Mentre pertanto vi invito a unirvi con me nel render grazie al Signore. e alla Madonna Santissima Ausiliatrice per aver reso le nostre Regole così feconde di bene, credo che la miglior maniera dimostrare la nostra riconoscenza per sì insigne benefizio, sia il trarre da questa fausta occasione un efficace incitamento a rinnovare sempre, più saldo il, proposito di osservarle scrupolosamente in ogni loro parte, e di mantenerci ad esse fedeli fino al nostro ultimo respiro.
Niente in esse sia da noi considerato come di poca importanza; pensiamo sempre che se qualche prescrizione può sembrare tale agli occhi del mondo, non lo è certe, agli occhi di Dio, che chiamandoci alla vita religiosa ha inteso di farci conseguire la .santità- appunto coll'osservanza intera ed esatta delle Costituzioni,- e a questa osservanza ha subordinato la. Concessione quelle grazie individuali e collettive di cui abbiamo bisogno per il bene delle anime nostre e per una vita sempre più prospera e fruttuosa della nostra Pia. Società. Lo disse anche il S. Padre Pio IX, ricordato da Don Bosco nella già citata sua introduzione (pag. 64): « Se i Salesiani... si studieranno di osservarle con precisione; la loro Congregazione sarà ognor più fiorente ».
Maria SS.ma, Ausiliatrice.' e .il nostro Ven. Padre D. Bosco ci assistano sempre e ci aiutino ad essere ognor più fedeli nell'osservanza delle nostre- Costituzioni.
Questo è l'augurio cordiale che, al, principio di quest'anno giubilare, porge a tutti
il V. aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI
•
I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE.
Il Rettor Maggiore.
Miei buoni ed amati figli in Gesù Cristo,
La visita da me compiuta negli scorsi mesi di febbraio e marzo alle Case di Sicilia e di Napoli e Roma mi porgerebbe motivo di, scrivervi cose molto care e consolanti, e dell'affetto sincero di quei, buoni confratelli verso il loro Superiore, e della loro instancabile operosità in tutte le sane iniziative di bene per la gioventù, e anche' delle accoglienze entusiastiche fatte al Successore di Don Bosco. in tutte le città e paesi dove l'opera nostra già compie e si desidera che inizii presto il suo benefico apostolato. Tutte queste cose-sonói naturali là dove si pratica, nell'essenza genuina di tutto il suo spirito salesiano, il metodo educativo lasciatoci da Don Bosco. Perciò non è a dire quanto l'animo mio ne andasse confortato e ne rendesse le più vive grazie al Signore. Mi è infatti di somma consolazione il constatare che lo spirito del Venerabile Padre è veramente nel cuore dei figli, perchè ciò m'assicura di quei maggiori frutti di bene per la gioventù e per le famiglie cristiane, che la .nostra Pia Società è destinata a portare e che io ho la grave responsabilità di perseguire verbo et opere con tutte le mie. forze.
Non mi dilungo in cose che s'intuiscono facilmente, e passo. senz'altro a quel che mi sta più a cuore, ch'è di darvi breve relazione della nuova, indimenticabile udienza pontificia.
La mattina del 24 scorso marzo, mentre in tutte le nostre Case si compiva la devota commemorazione mensile in onore della nostri: Ausiliatrice, fui avvertito ch'ero atteso alle ore 11 in Vaticano per, l'udienza del Santo Padre. Vi andai col nostro Procuratore Generale, e fui ricevuto dall'illustre Cavaliere di Cappa e Spada, Conte - Aloisi Mazzella, nostro antico allievo; da lui poco dopo venni presentato al R.mo Cameriere Segreto Mons. Confalonieri, che m'introdusse da Sua Santità Pio XI.
Squisitamente buono, il S. Padre m'accolse con grande -affabilità e mi fece sedere, mentre io lo ringraziavo della benevolenza singolare che ci ha più volte dimostrata nello scorso anno, e particolarmente della preziosissima Indulgenza Plenaria che possiamo acquistare una volta al- giorno con qualche divota invocazione anche brevissima. Aggiungevo che, anche durante il viaggio fatto recentemente in Sicilia, tanti Confratelli, Figlie di Maria Ausiliatrice e Cooperatori mi avevano manifestato la grande stima in cui tenevano quest'Indulgenza, tutta propria per noi lavoratori dell'ultima ora, e quanto benefizio ne ritraevano per crescere sempre più nell'unione con Dio.
Con visibile- soddisfazione il S. Padre disse che del bene si doveva ringraziare il Signore, mentre a noi spetta farne più che sia possibile, tanto per la santificazione delle anime nostre quanto a suffragio di quelle penanti nel Purgatorio. Poi volle subito sapere della salute generale della nostra Pia Società, interessandosi minutamente e con affetto tutto paterno della vita e della mortalità salesiana; particolarmente volle essere informato se i nostri Ascritti, erano o no cresciuti molto di numero, e all'udire che in Europa, durante questi ultimi ,mesi, ne erano entrati nei varii noviziati circa 400, numero 'Superiore- alla media di prima della guerra, il suo sguardo s'illuminò della più viva compiacenza, perchè, disse, è dal numero dei novizi che si misura la vitalità delle Congregazioni religiose. Raccomandò di averne gran cura, e di formarli: alla pratica dei consigli evangelici e delle più sode virtù religiose: secondo lo spirito del nostro Istituto: che divenissero perfetti imitatori del Ven. Don Bosco nell'amore per la gioventù povera e abbandonata, nell'attività instancabile, creatrice dappertutto di nuovi Oratorii festivi e di scuole e laboratorii, d'ogni genere, e nello spirito di preghiera, per il quale questi due perni della vita salesiana, .cioè l'amore e l'attività, sono santificati dall'unione con Dio. Allora diverranno .anche dei veri. missionari... E qui egli passò a parlare delle nostre Missioni:le conosce molto bene, e 'se ne ripromette una sempre più copiosa mèsse.
Ebbi allora occasione -di parlargli dell'Istituto « Cardinal Cagliero » fondato appositamente per la formazione dei nostri', missionari; del periodico « Gioventù Missionaria » iniziato per suscitare più numerose vocazioni alla nostra Società; e dell'Istituto Teologico Internazionale, che da Foglizzo verrà prossimamente trasferito in più ampia sede a Torino, e dove tutti i nostri futuri. sacerdoti, mentre si dedicheranno a 'uno studio profondo delle scienze sacre, perfezioneranno altresì il loro spirito religioso salesiano. Dell'enumerazione di queste nostre iniziative si compiacque pure grandemente il S. Padre; anzi, a dimostrazione del suo pieno gradimento per quanto gli venivo esponendo, e quasi per farmi capire che facessimo presto a formare nuove falangi di missionari,' prese a parlarmi dell'Abissinia, dei Carpazi, dell'Oriente e del-: l'Occidente, specie della necessità, di lavorare a pro dei Musulmani,. colla profonda scienza che gli è propria, e ben mostrando lo zelo vivissimo che gli arde in cuore. A far meglio rilevare l'urgente necessità di zelanti' apostoli, mi raccontò graziosi aneddoti, a lui occorsi nella sua rapida carriera diplomatica; e poi insistè sulla necessità di prepararli bene, i missionari, con appositi studi religiosi, scientifici e professionali. Raccomandò vivamente che in;, tutte le Missioni ci sia sempre qualcuno molto istruito nella lingua sua, nei costumi, nella storia, nella geografia e in ogni altra cognizione possibile ad aversi intorno ai popoli che si vogliono evangelizzare. Disse essere anche cosa eccellente e sommamente , vantaggiosa unire alle schiere dei pii e santi missionari anche uomini dotti e versati nelle scienze e nella religione, l'opera dei quali sarà salutarissima per stabilire in modo definitivo la- civiltà cristiana in, mezzo alle tribù che si vanno convertendo alla luce del Vangelo: Oh la grand'anima veramente apostolica del SS. Signor Nostro, Pio XI, come conosce a fondo il vasto problema missionario, con, che .lucidità sa suggerire i mezzi più efficaci a lavorarvi con',. frutto! Nella sua conversazione appassionata, 'quanta fede e prudenza, quanta carità, quale ardente desiderio di, salvare le anime
Con precisione e chiarezza ricordò quello che in passato avevi letto sula Bollettino Salesiano » riguardo ai Bororos del Matto Grosso e ai feroci ,Jivaros dell'Equatore; poi parlò delle Missioni della Cina e delle Indie come se avesse visto coi propri occhi stato miserando di quelle popolazioni, dicendomi. così anche tante belle .cose pratiche per le nostre Missioni, ch'io procurerò di venire instillando ai nostri missionari. .Mi colpì soprattutto l’insistenza con cui egli mi raccomandò di applicare in tutta la sua estensione il nostro sistema educativo nelle Missioni. Egli non solo conosce molto bene il sistema educativo di Don Bosco, ma lo predilige, per i suoi metodi e per le sue risorse tanto efficaci in mezzo alla gioventù- e al popolo. Stavolta mi ripetè ben due volte in termini differenti portare nelle Missioni la nostra educazione, quella di Don Bosco, cioè i suoi sistemi, i suoi mezzi, il suo spirito, che avrebbero dato dappertutto consolanti risultati, anche nel -Giappone. :Verso questa nazione, emula, per la sua potenza e il,. suo commercio, delle più grandi 'nazioni d'Europa e d'America,' volle il S. 'Padre richiamare la nostra attenzione, incoraggiandoci a mandarvi dei Missionari. Egli prevede che là il nostro metodo di educare la gioventù colla bontà e la dolcezza salesiana, mentre la si ammaestra nelle scienze e nelle arti' professionali, sarà fecondo di ottimi risultati.
Infine, parlando dei mezzi che usiamo noi, ricordò gli antichi allievi, l'unione dei quali, se ben coltivata, può moltiplicare il bene che da noi si fa negli Oratorii e nei. collegi. Ogni ex-allievo è un propagandista meraviglioso del nostro sistema, se si. sa mantenerlo nella piena efficienza dell'alletto, e dello spirito di Don Bosco. Perciò non si potrà mai lodare abbastanza la cultura degli ex-allievi: si richiamino di frequente all'istituto in cui furono educati (e che per essi dev'essere quasi una seconda casa paterna), con simpatiche adunanze nelle quali, assieme alla sana allegria che affratella maestri e discepoli, si respiri abbondantemente il puro alito dell'educazione ricevuta.
La paterna, cordiale, affettuosissima udienza terminava dopo circa un'ora con una particolare benedizione apostolica ai confratelli, ai Cooperatori, agli allievi ed ex-allievi,. alle Figlie di Maria Ausiliatrice con tutto il loro esercito femminile, e a quanti altri gli ricordai nominativamente. Benedisse con un'effusione straordinaria il nuovo periodico «.Gioventù Missionaria », augurandogli la più larga diffusione, a suscitare copiose vocazioni missionarie, di citi la Chiesa ha tanto' bisogno.
Come dobbiamo ringraziare il Signor. e, miei cari figli, di aver donato alla sua Chiesa un Papa così' zelante, così pio, e di così ampie vedute per tutte le ardue questioni che- agitano ora i popoli, pii che mai assetati di pace, di luce, di verità e di vita! Per questo v'invito a innalzare ogni giorno alla patente nostra Madre celeste una fervida preghiera per Lui, ché dall'altezza della sua dignità non solo ci benedice,, ma si degna esserci Maestro e Padre amoroso. e sollecito del vero nostro bene.
Anche l'Em.mo Sig. Cardinale Pietro Gasparri Segretario di Stato di Sua Santità e nostro Protettore, mi ricevette con tutto l'affetto di un padre che ama teneramente. Così pure gli, altri Em.mi Principi, Prefetti delle varie Congregazioni Romane, 'che mi feci un dovere di visitare durante questo mio soggiorno a Roma, mi diedero tali e tanti segni di sincera benevolenza, che non avrei saputo desiderare di più; là qual cosa non era certo per alcun mio: merito personale, ma per la mia qualità di .successore dei Venerabile Don Bosco. Oh! quanto è venerato da codesti illustri personaggi il nostro buon Padre! La sua santità è universalmente riconosciuta e proclamata.:
A questo proposito voi mi domanderete: l'avremo dunque presto: Beato il nostro Don Bosco? Vedete: il suo processo apostolico pro-. cede regolarmente, ma il tempo in cui verrà dichiarato Beato di- pende dalla Divina Provvidenza; noi però possiamo in certo modo affrettarne il momento, rendendoci sempre più degni di tanto Padre coll'imitazione delle sue virtù, e sollecitando con preghiere ferventi' il suo Patrocinio per moltiplicare le grazie e i miracoli ottenuti a sua intercessione. Per questo vorrei che da tutti si ponesse un particolare impegno nel diffondere la divozione al nostro Venerabile', Padre, dando in ciò noi per i primi il buon: esempio. Quando però si vuol supplicarlo di qualche grazia segnalata, o anche di qualche vero miracolo (perchè ben si possono chiedere a Dio dei miracoli' per la glorificazione dei suoi servi fedeli), si faccia in modo' assoluto ed esclusivo, cioè senza interporre nè il patrocinio dell'Ausiliatrice nè alcun altro intercessore. La stessa cosa s'inculchi anche ai, quanti ci chiedono qual sia' il modo migliore per ottenere le' grazie. E la perseverante nostra fiducia in Lui, che può accelerare il compimento del nostro vivissimo desiderio di vederlo presto coll'aureola dei Beati.
A ottenere ciò facciamo salire più ardenti le- nostre suppliche ai trono della Vergine Santissima Ausiliatrice in questi giorni cari che precedono la sua solennità; e stiamo sicuri che, come ha tanto amato e aiutato Don Bosco e l'opera sua quand'Egli era quaggiù, non tralascia di fare altrettanto ora ch'Egli si bea del suo materno sorriso in Cielo. Io la prego anche per ciascuno di voi, miei cari figli, ma voi non vogliate dimenticare il vostro
aff.mo in C. J.
Sae. FILIPPO RINALDI
I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE.
Il Rettor Maggiore.
Carissimi Figli in G. C.,
La S. Congregazione di Propaganda Fide, per decisione del' Santo Padre Pio XI, ha indetta una Esposizione Mondiale delle Missioni da tenersi nei Palazzi Vaticani l'Anno Giubilare 1925., In seguito a ciò la Sacra Congregazione, a mezzo del suo Prefetto: l'Em.mo Card. Van Rossum,' ha fatto, pervenire a tutti i Superiori. Generali degli Ordini e Congregazioni religiose un formale invita. a parteciparvi nel modo migliore, stabilendo quasi una santa gara tra i varii istituti aventi missioni. La nostra Pia Società non solamente non si può esimere dall'onorevole invito, ma sente il dovere di portarvi tutto il suo concorso volonteroso, filiale, completo, non tanto per l'onore che ne possa venire al nome di Don Bosco, quanto e più perchè il Santo Padre da questa Mondiale Esposizione Missionaria si ripromette un grande risveglio religioso nel Mondo; un maggior incremento delle opere missionarie e di evangelizzazione. Accresce ancora forza all'invito una circostanza di grande' valore per la nostra Famiglia religiosa, ed è che l'anno 1925 è: pure il IO Giubileo d'Oro delle nostre Missioni; per cui quanto faremo allo scopo accennato avrà doppio valore: sarà cioè omaggio al S. Padre per l'Anno Giubilare, e tributo ancora al Giubileo' d'Oro delle nostre Missioni, che costarono tanti sacrifizi a Doli Bosco e ai suoi Figli e sono fonte di tanto bene. Che se non riusciremo ad esporre il nostro materiale prima di mandarlo a Roma,: lo esporremo poi a Torino appena sarà di nuovo disponibile. Per la buona riuscita io faccio calcolo specialmente su tre fattori che non devono mancare:
1° da parte dei confratelli in genere: preghiere ed aiuti morali, promovendo incitando coloro che possono fare, e, all'occasione, facendo volentieri qualche personale sacrifizio;
2° da parte dei confratelli che sono o che furono missionari: concorso reale di studio, d'idee, di pratici suggerimenti; raccolta paziente di oggetti, documenti, fotografie, carte, disegni; notizie storiche e statistiche, rarità locali ecc.
3° da parte delle Case e Ispettorie non Missionarie: aiuto di mezzi per potere far fronte alle ingenti spese di allestimento, stampa ecc.
Ed ora qualche parola circa il Programma:
L'Esposizione Mondiale Missionaria di Roma si prefigge di dare ai visitatori un'idea dei luoghi di missione .e d'illustrare -l'attività missionaria sotto i varii aspetti. Sarà divisa in 5 grandi Sezioni, corrispondenti alle cinque parti del mondo, più un Riparto Centrale di carattere Scientifico. Gl'Istituti Religiosi esporranno, nelle varie sezioni, il « materiale missionario » proprio di ogni singola loro missione.. Gl'Istituti Religiosi Femminili' non esporranno separatamente ma insieme coll'Istituto Maschile da :cui dipendono in qualche modo e col quale lavorano nelle missioni stesse; per cui le nostre buone Suore, Figlie di Maria Ausiliatrice, avranno campo per una magnifica manifestazione del loro zelo ed operosità, ma lo faranno, come figlie di Don Bosco, insieme ai Salesiani.
Secondo il concetto che ha la S. C. di Propaganda Fide delle terre di missioni, e secondo i luoghi in cui si svolge la nostra azione e quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice, l'elenco delle case o ,-missioni a noi affidate che dovranno figurare all'Esposizione è .il seguente:
EUROPA — Scutari (F. M. A.), Rodi.
ASIA — Asia Minore: Smirne, Adalia, Costantinopoli.
Palestina e Siria: Beitgernal, Betlemme, Caifa, Creraisan, Nazareth, Gernalemme (Salesiani e F. M. A.), Da-'nasco (F. M. A.
India-Madras: S. Tommaso di Meliapor, Tanjore. India-Assam B.: Badarpur, Gauhati, Laitkynsew, Raliang, Shillong, (Missione e orfanotrofio).
Cina (Cantora): Orfanotrofio di Macao, Missioni Heung‑Shan, Sliek-Ki, Siu-Lam, Tau-Mun.
Vicariato Shiu-Chow, (Sales. e F. M. A.), Missioni HOShi, tien Chow e Jeong Shail, Nana Yung e Chi Heng, Jen Tak, Yan Fa e Fong Thong.
AFRICA Settentrionale, Egitto: Alessandria; Tunisia: Tunisi, La Maria, La Manouba; Algeria: Bonisseville, Eckrniihl, Oran.
» Centrale-Congo Belga: Ka,tanga,, Elisabethwille, Kiniama, La Kafubu.
» Meridionale: Capo di Buona Speranza.
AMERICA - Chili: Vicariato Magellanico, Punta Arenas (Salesiani e F. M. A.), Porvenir (Sal. e F. M. A.) Porte, Stanley (Sal. e F. M. A.), Ultima Speranza.
Argentina — Patagonia e Terra del Fuoco. Tutte le case, parrocchie, missioni dell'Ispettoria Salesiana Pata-, gonica dei • Salesiani e delle F. M. A., vale a dire:' Choele-Choel, Chosmalal, Comodoro Rivadavia, Conesa Sur, Fortin Mercede, Junin de los AndeS, Lago Fagnano, Neuquen, Patagones, Pringles, Rawson; Rio Gallegos, Rio Grande, Roca, San Carlos de Bari- loches, Santa Cruz, Sant'Antonio, Trelew, lIshuaia,- Viedma.
NB.: Questa parte del nostro campo di lavoro, che costituì la prima manifestazione dell'Opera Missionaria Salesiana, e di cui celebriamo il giubileo, merita una illustrazione tutta speciale, retrospettiva e storica, che dica bene e che dimostri quello ché fu l'antica Patagonia selvaggia ed incolta e quello che è oggi mercè la laboriosità dei suoi abitanti e degli emigrati ivi accorsi l'opera del Governo Argentino e il ,concorso dei Figli e delle Figlie di Don Bosco.
Argentina — Missione della _Pampa: Castex, General Acha, (Sal. e F. M. A.), Guatraché, S. José, S. Maria, S. Rosa, (Sal. e F. M. A.), Telen, Victorica, (Sal. e«F. M. A.).
Paraguay — Missione del Chaco Paraguayo.
Brasile — Prefettura del Rio Negro (Amazzone-Manaos) S. Gabriel.
Missione di Santa Caterina — Bliimenau: Ascurra, Rio dos Cedros,' Rio Oeste.
Matto Grosso: Barreiro (Sal. e F. M. A.), Coxipò da Ponte (Sal. e F. M. A.), Registro di Afaguaya, Prelazia (Sal. e F. M. A.), Sangradouro (Sal. e F. M. A.), Rio das Garcas (Sal. e F. M. A.).
Equatore — Vicariato Apos. di Mendez e Gualdquiza; Santiago di Mendez, Gualaquiza, Cuenca, Indanza,
(Sal. e F. M. A.). Colombia Lazzaretto di Agua de Dios.
» Cano de Loro.
» Contrataciòn (Sal. e F. M. A.),
AUSTRALIA - Vicdriato Ap. di Kimberley.
Fin qui è la prima e più urgente parte della nostra Mostra; la seconda parte è quella che riguarda gli emigrati europei, italiani, polacchi, portoghesi, spagnuoli, tedeschi ecc. —e quanto ' si è fatto o si sta facendo in loro favore, sia per l'assistenza spirituale e temporale, sia specialmente per la buona educazione ed istruzione dei loro figli e figlie nei nostri istituti ed in quelli delle Figlie di Maria Ausiliatrice. In questa categoria sono ancora; presi tanto gli emigrati in Europa p. es. gli italiani a Zurigo, a Liegi; quanto gli emigrati fuori d'Europa p. es. a Buenos Ayres, S. Paolo, S. Francisco di California ecc.
II «materiale-missionario» che si dovrà mandare a Torino. impreteribilmente entro un anno, e che sarà qui ancora oggetto. di una diligente revisione e classifica, è il seguente:
1° -Una accurata monografia o breve storia della missione o. casa a cui si riferisce, dalla fondazione sino al presente. Si preferisce in lingua italiana, ma potrà anche essere in altra lingua.,:. Scritta o dattilografata, in una sola facciata, su fogli, formato.: protocollo (cm. 21x 27 circa). I dati principali che dovranno con, tenere tali monografie sono quelli stessi richiesti dalla S. C. di Propaganda nei questionari mandati ai Prefetti, Vicari Apostolici e Superiori di Missioni. In fogli separati, a comodità dei Confratelli compilatori delle monografie, si stampano i dati richiesti,:; e se ne uniscono alla presente alcune copie. La monografia come il dossier di cui -i numeri. seguenti sono una documentazione o illustrazione.
2° Fotografie, -carte, specchietti od oggetti illustranti il paese (posizione geografica, climi, flora, fauna, prodotti, minerali, rarità o fenomeni locali ecc. ecc.).
3° Idem, illustranti il popolo (costumi, grado di civiltà, di cultura, folklore).
4° Idem, illustranti il culto (pagano o altro qualsiasi, templi; sacrifizi, idoli, scene superstiziose, ridicole o malefiche delle false religioni indigene ecc.).
5° Idem, illustranti i mezzi di evangelizzazione (istituti di formazione dei missionari, metodo usato dai missionari, itinerari di viaggi, erezioni di cappelle, dalle più semplici e grottesche alle chiese, parrocchie, santuari. Corsi professionali o ;agricoli con particolare riferimento agli indigeni; parte questa assai importante pel nostro Istituto). .
6° Idem, illustranti i frutti conseguiti (sia nel campo civile religioso, che è il primo e più importante, quanto in quello de benessere materiale, istruzione degli indigeni, commercio, industria, scambi ecc.). Premi; distinzioni ed onorificenze concesse alle opere nostre da Governi, Istituti, ecc.
7° Pubblicazioni fatte o in corso di stampa, in qualunque lingua, e anche poligrafate, litografate, copiate ecc. sia di propaganda per i civilizzati, sia di testi per gl'indigeni, sia per uso missionari.
8° Proposte libere e pratiche suggerite veramente dall'esperienza e destinate a facilitare, agevolare ed estendere maggiormente l'opera santa della evangelizzazione e della civiltà tra le popolazioni infedeli.
Si avverta attentamente, nella scelta del materiale sopra indicato, di dare la preferenza: lo a ciò che è più caratteristico e quindi più interessante delle singole località: 20 a ciò che può meglio giovare ad un confronto chiaro e suggestivo tra gli inizi, forse umilissimi; della fondazione e lo svolgimento susseguente; 30 a ciò che può meglio rivelare il nostro sistema di educazione e di catechesi.
Nella Mostra noi ci troveremo a fianco di ordini ed istituti antichi e benemeriti, che da più secoli lavorano all'evangelizzazione dei popoli infedeli ed hanno al loro attuo forse centinaia di martiri, un materiale copiosissimo e prezioso. Da noi, che siamo di ieri, si attende almeno una manifestazione fedele dello spirito del nostro Ven. Fondatore nell'opera missionaria, particolarmente nell'educazione della gioventù mediante il nostro sistema familiare e preventivo, frequenza dei SS. Sacramenti, insegnamento progressivo dei mestieri, dell'agricoltura ecc.; la scelta quindi sia guidata da tale pensiero.
Le antiche fotografe e disegni si mandino come sono; le nuove si facciano fare soltanto su carta, senza cartoncino, che sono più economiche, di più facile spedizione e riescono anche più comode a noi; il formato non oltrepassi 18 x24 cm. e, a tergo di ogni fotografia, come pure degli altri oggetti, non manchi mai la relativa spiegazione. Una lastra fotografica comoda, economica e sufficiente per gruppi, piccole vedute ecc., che si presta anche per discreti ingrandimenti, è quella di cm. 10 x15 detta ordinariamente formato cartolina. Si mandino anche le lastre nega- rive, affine di potere, Occorrendo, ricavarne ingrandimenti ecc. :Però si abbia la precauzione di non privarsi delle negative senza avere, nell'archivio della Casa o dell'Ispettoria, -almeno qualche copia fotografica ricavata dalla negativa stessa; inoltre alla negativa si unisca sempre non meno di una copia fotografica per supplire nel caso che si. rompesse il vetro.
Delle films cinematografiche che, eventualmente, fossero state fatte in qualche casa o missione, o di quelle che si potranno fare per l'occasione, se ne mandi copia a Torino con breve spiegazione. Lo stesso dicasi delle diapositive e stereoscopie.
Il mio intento nel fare a voi, cari figli in Gesù Cristo, questa comunicazione, è anzitutto che mi aiutiate colle vostre preghiere; in secondo luogo che, quanti di voi sentono di potere in qualche modo collaborare, d'accordo col proprio Direttore o Ispettore, si mettano subito all'opera, visto che il tempo è limitatissimo per il grande compito affidatoci. Non occorre dire che il materiale esistente nel Museo delle Missioni di Valsalice e quello che potremo trovare negli Archivi del Capitolo, sarà diligentemente utilizzato, ma- ciò è insufficiente, dato che a Roma, si vuole una mostra completa, documentata e aggiornata. D’altronde il materiale raccolto a Valsalice riguarda solamente due missioni: Terra del Fuoco e Bororos del Brasile.
Affinchè poi tutti i nostri sforzi procedano ordinati e compatti, ti Sigg. Ispettori designeranno subito, per ogni missione o casa di missione, uno o più confratelli coll’incarico di raccogliere diligentemente tutto il materiale missionario possibile, secondo le norme date sopra, e di tenersi preparati per la spedizione. Inoltre ogni Ispettore nomini un confratello che, sotto la sua responsabilità, sia come l'Incaricato Ispettoriale di questo movimento tanto per quanto riguarda i Salesiani, quanto per le Figlie di Maria Ausiliatrice, che si tenga in diretta corrispondenza colla .Commissione Centrale di Torino, dipendente dal Capitolo Superiore. Tale Commissione verrà tosto nominata. Intanto si è già stabilito come presidente di essa il sig. D. Pietro Ricaldone, e come segretario e delegato presso la S. C. di Propaganda il confratello D. Domenico Molfino.
All'unica Commissione di Torino' farà centro quanto è Opera: Salesiana e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sia che dipendano da Vescovi locali, che da Prefetture, Vicarie o Prelazie Apostoliche alle quali la S. C. di Propaganda si dirigerà espressamente.
La cosa che maggiormente preme e per la quale chiedo tutta. l'attenzione dei solerti Ispettori, è che, direttamente ò a mezzo proprio incaricato, assunte al più presto le possibili informazioni dalle Case, Missioni ecc., sappiano dirci impreteribilmente, noni più tardi del prossimo v. agosto, quale sarà all'incirca il lordi contributo, e quando questo contributo potrà essere a Torino.
In base a questi dati e allo schema ora in corso di studio, potremo' a nostra volta informare il Comitato Organizzatore di Roma, stabilire lo spazio, la superficie di suolo e di pareti, le vetrine ecc. necessarie, la qual cosa costituisce il primo passo che dobbiamo fare a Roma, e vi siamo già stati avvisati.
Indovino le obbiezioni che si sarebbe tentati di fare e le reali difficoltà che si potrebbero invocare, specialmente da quegli ottimi confratelli e da quelle case che per la scarsità di personale si trovano già così onerati di lavoro; ciononostante, data'la circostanza, più che eccezionale che ho esposto, sento in cuor mio che, da buoni figli di D. Bosco, ricorrendo tutti alle sante industrie dello zelo, coll'aiuto della Divina Provvidenza, sapremo da forti superare gli ostacoli... Pensate cosa farebbe il nostro Venerabile Padre se si trovasse al nostro posto, dopo un invito di questo genere venutogli da Roma, dal Vicario di Gesù Cristo, invito che interessa vivamente la gloria di Dio, il bene delle anime, l'onore della nostra amata Congregazione! Ricordate ancora che nessun sacrificio è più visibilmente ricompensato, anche quaggiù e nelle case, di quello che si fa per favorire le missioni e dilatare il regno di Dio. Quindi il vostro contributo sia veramente generoso, intelligente, esatto e, sopratutto sollecito... Don Bosco e la nostra Ausiliatrice benediranno dal Cielo quanto faremo per questo fine.
Se qualche Ispettore per ottenere l'accennato « materiale missionario » di cui è assoluto il bisogno, dovesse anche mandare sul posto qualche speciale confratello o altra persona coi mezzi necessari, è autorizzato a farlo e a non indugiare menomamente. Sopratutto poi si assicurino, i sigg. Ispettori, che le cose da loro disposte senno fatte, e le seguano sino al termine e al loro recapito a Torino.
In attesa di un riscontro preciso alla presente, e pronto a fornirvi ancora qualunque schiarimento necessario, saluto con vivo affetto voi, e i vostri cari benefattori ed
In Corde Jesu aff.mo
Sac. FILIPPO RINALDI
Torino, festa dell'Ausiliatrice, 1923.
IMPORTANTE DOCUMENTO DELLA S. CONGREGAZIONE DI PROPAGANDA PER LE MISSIONI.
L'Emo Card. van Rossum Prefetto della S. Congreg. di Propaganda Fide in data 20 maggio u. s. — solennità di Pentecoste — ha inviato a tutti i Superiori e Capi di Ordini e Congregazioni religiose che si dedicano alle Missioni una preziosa lettera per insistere su alcuni punti di somma importanza per le Missioni stesse.
La lettura di essa richiamerà ai Figli di Don Bosco, particolarmente a quelli che si son consacrati alle Missioni affidate alla nostra Società, le norme e i consigli che sull'argomento il S. Padre, Pio XI aveva già espressi ed illustrati a me stesso nelle due intime, indimenticabili udienze accordatemi e di cui vi ho data relazione nei Ni 15 e 19 di questi Atti I Superiori delle nostre Missioni le rileggano e le facciano rileggere ai loro Missionari per meglio immedesimarsi delle sapientissime direttive papali dalla cui attuazione pratica possono ripromettersi più copiosi frutti di conversione e di civiltà.
Roma, li 20 maggio 1923 (Solennità di Pentecoste).
Rev.mo Signore,
"Lo sviluppo, che coll'aiuto del Cielo, vanno prendendo le Missioni Cattoliche, è causa di santa consolazione a quanti hanno a cuore i trionfi di nostra santa Religione e ardentemente desiderano la dilatazione del Regno di Gesù Cristo.
Tale incremento senza dubbio è in gran parte dovuto all'attività intensa manifestata,' specialmente in questi ultimi armi, sia dagli Ordini e Congregazioni religiose che, memori delle passate loro glorie, hanno voluto riaccendere tra i loro membri il desiderio di dedicarsi alla conversione degli infedeli, sia dai molteplici Istituti, il cui fine principale, se non unico, è quello delle Missioni.
Quantunque detta meravigliosa attività ed operosità siano per tutti i buoni cagione di conforto, resta però sempre vero che stragrande ancora è il numero di quelli che-, sparsi in vastissime regioni, attendono che sia loro predicata Ia parola della salute. Anche oggi si può ripetere e con tutta verità, il detto del Salvatore: Messis quidem multa, operarli autem, pauci.
Onde è che questa Sacra Congregazione di Propaganda fide, con vero affetto di madre, piena di interesse per tutti gli Istituti che inviarono i loro figli alle Missioni, e riconoscente ad ogni singolo Missionario dedito ad un lavoro costante e penoso, lavoro molte volte nascosto e quindi somma- mente meritorio, perché noto so» a Dio, ritiene opportuno di Indirizzare
ai Superiori Generali o Maggiori degli Ordini, Congregazioni ed Istituti, che si dedicano alle Missioni, la presente lettera, per insistere su alcuni punti di somma importanza per le Missioni stesse.
I. Ed anzitutto, sarebbe assai utile che i Missionari venissero debitamente preparati al lavoro evangelico, sia in qualche casa, in Europa od altrove, espressamente a ciò destinata (come già lodevolmente si pratica da qualche Istituto), sia in appositi stabilimenti o residenze nei territori stessi delle Missioni.
Tale preparazione, che dovrebbe essere la più perfetta possibile e variare col variar delle Missioni, potrebbe venir impartita ai giovani da Missionari provetti, e dovrebbe consistere nello studio della lingua, o lingue, della Missione a cui i detti Missionari sono destinati; nel rendersi, già fin da prima, familiari cogli usi e costumi della regione a cui si recheranno; nell'apprendere quei metodi che, tutto considerato, sembrano più atti all'evangelizzazione in ciascun paese.
A questo si aggiunga anche una preparazione pratica, a fine di raggiungere una certa capacità di attendere da sè soli a tutto quanto può riuscire utile o necessario allo sviluppo materiale delle Missioni.
II. Curino i Superiori che in ogni Missione vi siano uomini capaci di prendere; al bisogno, le redini della Missione stessa, affinché, venendo a mancare il Vicario o il Prefetto Apostolico, non .si abbiano gravi difficoltà per la scelta del successore, nè si sia costretti di nominare a tale ufficio . un ecclesiastico che non abbia conoscenza della Missione stessa e ne ritardi il progresso.
III. Di sommo interesse è che i Superiori veglino, affinché nelle Missioni ai loro Istituti affidate si attenda alla formazione del Clero indigeno. Ed invero ciò è necessario, poichè i vari territori furono propriamente a loro commessi a fine di fondarvi e stabilirvi la Chiesa. Orbene la conversione degli infedeli è soltanto il principio, la prima pietra di tale stabilimento; ad essa deve seguire la formazione delle cristianità con proprie cappelle o chiese, coll'istituzione (e, possibilmente, con la dotazione) di scuole, orfanotrofi, asili, ospedali ed altre opere; a ciò deve seguire, o andare di pari passo, la formazione di Clero indigeno e di Religiosi indigeni di ambo i sessi. - Se non si ha premura di pensare a tempo alla formazione del Clero indigeno, accadrà che presto il Missionario, il cui scopo è la predicazione del Vangelo ai pagani, si fermerà, in una cristianità, abbandonando quasi del - tutto gli altri infedeli, e lasciando il grande ministero della loro conversione a semplici catechisti. Il Clero indigeno invece può, e deve essere, almeno al principio, ottimo aiuto al Missionario, il quale, reso più libero, avrà il modo di dedicarsi esclusivamente, o quasi, alla sua altissima vocazione, la conversione cioè degli infedeli.
La Missione non va considerata come una proprietà dell'Istituto; essa è un territorio affidato dalla Chiesa di Gesù Cristo a zelanti apostoli, perchè ivi introducano, stabiliscano e rendano vitale tutta l'ammirabile istituzione del Nostro Redentore.
Solo allora può dirsi fondata la Chiesa in una regione, quando essa ivi si regga da sè, con proprie chiese, con proprio Clero nativo del luogo, con propri mezzi; in una parola, quando essa non dipenda ivi che da se stessa.
Alle quali considerazioni se ne possono aggiungere anche altre, di ordine assai pratico e assai evidenti. Ed infatti se, in seguito ad una guerra (e di ciò si sono avuti non pochi esempi nel recente mondiale conflitto), o se per altri avvenimenti politici, si cambiasse il reggimento civile dei territori di .cui si tratta, e venisse quindi richiesto od imposto l'allontanamento di Missionari esteri e sudditi di alcune determinate nazioni, la Chiesa ne sarebbe -fortemente danneggiata, poichè le popolazioni, rimanendo prive, o quasi, di Sacerdoti, sarebbero esposte al pericolo di perdere la Fede. Nè ciò è solo una mera ipotesi; simili eventi si sono già avverati.
Si aggiunga a ciò che l'Europa, da cui in maggior parte sogliono provenire i Missionari, ha essa stessa bisogno di Clero; le vocazioni sono divenute, per ragioni a tutti note, più. scarse. Di qui la grandissima preoccupazione e di provvedere l'Europa di un numero sufficiente di Sacerdoti, e di disporre pure in numero sufficiente di Sacerdoti che lascino l'Europa per recarsi in altro campo di apostolato fuori de' suoi confini.
Se un- abbondante e ben formato Clero indigeno potesse essere a disposizione, è chiaro che ciò che ora si considera come grave difficoltà e come problema di ardua soluzione, verrebbe ad essere, e facilmente, eliminato.
IV. Ed infine sarebbe opportuno che gli Istituti, i quali ammettono ne le loro file anche fratelli laici, si studiassero di cercare il modo di far conoscere a tante anime desiderose di darsi a Dio, le quali, per mancanza di studi preparatori o per altre ragioni, non possono convenientemente .ascendere al sacerdozio, che esse pure potrebbero, e mirabilmente, cooperare all'eroico -lavoro delle Missioni. Queste infatti hanno grande necessità di uomini pii e Volonterosi, periti in qualche arte o mestiere: e capaci tanto di insegnare le arti e i mestieri stessi ai popoli presso cui sono inviati, quanto di attendere, con l'aiuto di altri, a fabbriche di edifici, impianti di officine, lavori tipografici; e, senza dilungarci troppo, basterà solo accennare al bene grande che tali fratelli, debitamente preparati, potrebbero compiere, occupandosi dei catechisti indigeni, insegnando nelle scuole primarie, ecc. '
Su tali punti, esposti per sommi capi, la S. C. di Propaganda richiama l'attenzione di tutti i Superiori degli Istituti Missionari, sicura che, se ciò che qui è esposto sarà debitamente considerato e convenientemente eseguito, non potrà mancare quel benefico risultato che ardentemente si cerca.
La S. C. di Propaganda quindi invita i Superiori Generali a voler comunicare questa lettera ai Preposi ti. di quelle Provincie, a cui sono affidate' Missioni, e a vigilare accuratamente affinchè il contenuto della medesima, sia messo in pratica.
Benedica Iddio tutti coloro che, mossi da santo zelo, contribuiscono qualsiasi modo, affinchè l'opera delle Missioni, l'opera apostolica per eccellenza, progredisca sempre più e venga maggiormente conosciuta ed amata. Ricolmi Iddio de' Suoi celesti favori quelle anime che, infiammate del ;Suo santo amore, si sono consacrate all'evangelizzazione di tanti popoli, i l quali attendono ancora la grazia di conoscere Nostro Signor Gesù Cristol
Approfitto ben volentieri dell'incontro per riaffermarmi, con sensi di) ben distinta stima,
di V. S. devotissimo
G. M. Card. VAN ROSSUM, Praef.
FRANCESCO MARCHETI SELVAGGIANI
Arcivescovo di Seleucia — Segretario.
I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE.
Il Rettor Maggiore.
Carissimi Figli in G. C.,
1. Il giorno 6 di questo mese è stato inaugurato solennemente a Nazaret il nuovo tempio di Gesù Adolescente. I cari con fratelli che hanno la fortuna di compiere la loro missione tra la gioventù nella dolce patria del Salvatore, vedono così appagato uno dei loro più ardenti desiderii; e la nostra Società può d'or innanzi annoverare nel suo sacro patrimonio un'altra casa di Dio, dove i giovi-; netti, dell'annesso istituto, unitamente ai buoni Nazareni, alzeranno al. Cielo incessanti, preghiere ed azioni di grazie.
Questo artistico ,monumento è quasi tutto opera dell'ottimo canonico francese Mons. Caroti, il quale raccolse, con una propaganda instancabile in Francia ed altrove,mezzi necessari alla costruzione fino al suo compimento. La Provvidenza gl'ispirò. di edificare questo Santuario ed affidarlo a noi, che, come educatori della gioventù, dobbiamo essere naturali apostoli della nozione a Gesù Adolescente..
Se ben si penetra lo spirito del nostro sistema educativo, è facile scorgere che ci sarà utile questa divozione.
Per questo il tempio di Nazaret ha da divenire il centro della: divozione a Gesù Adolescente, la quale poco per volta deve irradiarsi in tutte le nostre, Case. Per questo il compianto, D. Albeme. ha voluto anche in Torino, culla dell'Opera Salesiana, intitolare a una chiesa a Gesù Adolescente, la quale sarà quasi una sintesi ,luminosa di tatto il sistema educativo di Don Bosco, allo stesso modo che il Santuario di Valdocco fa conoscere al mondo ispiratrice e la sostenitrice di tutta l'Opera nostra.
2. A tal fine mi parve opportuno in quest'anno fissare i ricordi per gli Esercizi spirituali:
a) Sulla vita di Nostro Signore nella casa di Nazaret il modello perfetto che dobbiamo Avere ognora dinanzi agli occhi affine di riprodurlo il meglio possibile in ogni giovane che la Provvidenza affida alle nostre cure;
b) sulla vita di lavoro intellettuale o manuale che personalmente dobbiamo far noi in compagnia di Maria SS. e di S. Giuseppe, perchè Nostro Signore venne quaggiù, a redimerci colla santificazione del lavoro prima ancora che cono spargimento del suo preziosissimo Sangue;
c) sulla vita di sommissione ai legittimi Superiori ch'è dovere di tutti noi: non d'una sommissione puramente passiva che aspetta gli ordini per eseguirli, ma di quella sommissione amorosa che previene i desiderii e indovina i bisogni, quale appunto la esercitò nella maniera più perfetta l'Adolescente Gesù verso Maria Santissima e San Giuseppe.
Se questi tre pensieri formeranno il tema prediletto delle nostre meditazioni durante il nuovo anno scolastico, credo che ciò sarà di grande giovamento non solo a noi ma anche ai nostri giovani.
3. Ed ora rivolgo una parola in particolare ai Direttori, i quali devono sopratutto lavorare perchè i confratelli affidati alle loro cure rispondano meglio alla loro vocazione. Siano ben persuasi di questa grande responsabilità, e nulla trascurino per ben compiere il loro mandato. Si ricordino di quanto ci lasciò scritto D. Bosco nel sogno: Cose future per la Congregazione riguardo ai Direttori. Essi, disse D. Bosco , devono usare ogni cura, ogni fatica per osservare e far osservare le Costituzioni, con cui ognuno s'è consacrato al Signore. L'osservanza esatta delle Costituzioni assicura ad ogni confratello la perseveranza nella vocazione; e ogni qualvolta un Salesiano ha perduto questo dono eccelso, fu sempre per esser venuto meno a tale osservanza.
Siamo già entrati, come altre volte vi ricordai, nell'anno del giubileo d'oro delle nostre Costituzioni. In questo numero degli Atti troverete le nuove Costituzioni nel testo autentico latino quali furono approvate dalla S. Sede; io intendo scrivervi di proposito su di esse, ma intanto ciascun Direttore veda quest'anno: 10 di ascoltare tutti i confratelli della casa in rendiconto almeno una volta al mese; 20 di fare immancabilmente le due conferenze prescritte: 30 di praticare il sistema preventivo coi giovani, e di ottenere che tutti i confratelli assistano nelle ricreazioni. L'attuazione di questi tre punti in conformità delle norme tante volte inculcate dai miei predecessori, basterà a conservare nelle Case lo spirito salesiano, a renderle fiorenti di nuove vocazioni, e ad attirare sopra. di esse le più elette benedizioni di Dio.
4. Raccomando di far leggere a mensa quest'anno la Vita, o meglio le Memorie biografiche del Ven. D. Bosco; i primi nove volumi, pubblicati dal compianto Don Lemoyne, sono iena miniera preziosa per accrescere e conservare in ogni confratello lo spirito del Padre, e non si leggeranno mai abbastanza. Il refettorio è il luogo più adatto per dare all'anima un po' di questo pane salesiano; bisogna però che la lettura sia fatta con regolarità e serietà.
La Vita in due volumi converrebbe che fosse tradotta e stampata in tutte le lingue che si parlano nelle nostre case. L'amore che gli Ispettori e Direttori nutrono per il Venerabile Padre mi dà la certezza di veder presto appagato questo mio desiderio. Una lode speciale intanto va data all'Ispettoria Polacca, per aver fatto tradurre i nove volumi delle Memorie Biografiche, e dattilografare tante copie di esse quante sono le Case, in modo che tutti le potessero leggere.
5. Nelle case dove quest'anno non si fossero ancor lette le Cir-.I solari dei nostri Padri, si leggano come lettura spirituale al più presto possibile. Sono convinto che se in qualche casa non c'è il.] vero spirito di D. Bosco, è solo perchè non è conosciuto; sento•1 quindi esser mio dovere d'insistere perchè si studi da tutti con pia amore ed assiduità il Fondatore della Congregazione in cui il Signore e la Vergine Ausiliatrice ci hanno chiamati a lavorare e a farei santi. Seguendo le orme di D. Bosco giungeremo a Gesù Cristo e a salvare molte anime:
Auguro a tutti, Confratelli e giovani,. e di gran cuore, un anno scolastico felice nella grazia del Signore, sotto- la protezione della nostra celeste madre Maria Ausiliatrice e del Venerabile D. Bosco, e ricco di preziosi meriti acquistati col lavoro continuo e santificato e con la pratica della virtù. Pregate per me, che vi-ricordo tutti con paterno affetto.
Aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI
I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE.
Il Rettor Maggiore.
Cari Confratelli e Figli in Gesù Cristo,
Quest'anno la Divina Provvidenza, tra i molti favori che ha largiti, ci ha pure concesso di attuare due opere di grande vantaggio per la nostra Società. Abbiamo potuto acquistare qui a Torino una casa, dove i nostri chierici verranno da tutte le parti del mondo a formarsi nello spirito del nostro Ven. Padre Doni Bosco, e 'a compiere i loro studi teologici. Presentemente ve nel sono già raccolti ben centoventi. In tal modo si 'è potuto trasferire il Noviziato a Foglizzo, e dedicare la casa d'Ivrea esclusivamente alla formazione degli aspiranti missionari, che vi sono già in numero di centosessanta.
Essendo queste due opere di carattere internazionale, si è creduto bene di porle direttamente sotto la dipendenza del Capitolo Superiore, anche per' assecondare il voto espresso ripetutamente:;, negli ultimi due Capitoli Generali. Perciò la sorveglianza e queste due case, anzichè all'Ispettore, sarà d'ora innanzi affidata.. al Prefetto Generale quale incaricato dal Capitolo Superiore.
Per gli Uffici conferiti dal Capitolo Superiore ad sexennium;, o ad triennium può talora accadere che, finito il tempo, le circostanze non permettano di provvedervi immediatamente. Si di chiara per ogni buon fine che in simili casi l'investito dell'ufficio, deve senz'altro ritenersi incaricato a reggerlo con potestà prore: fiata dal Rettor Maggiore fino a che siasi preso un provvedimento definitivo.
La Strenna per il 1924 sarà questa:
PER I SALESIANI:
OSSERVANZA ESATTA DELLE COSTITUZIONI,
in omaggio al nostro Ven. Padre, che ne otteneva l'approvazione cinquant'anni or sono.
PER I GIOVANI:
Farò mio il proposito di Domenico Savio di
OSSERVARE RIGOROSAMENTE IL REGOLAMENTO DETJ,A CASA.
Maria Immacolata èi continui la sua materna assistenza, e S. Francesco di Sales ci ottenga la grazia di essere suoi veri seguaci.
Aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI
COMUNICAZIONI E NOTE.
Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales.
Fine della Società. Salesiana.
.• 1. Il...fine della Società Salesiana che i 'soci, mentre si sforzano di acquistare la perfezione cristiana, esercitino ogni opera di carità spirituale e corporale verso i giovani, specialmente i più poveri.
· 2. Gesù Cristo cominciò. a fare é a. insegnare. Così .anche i soci, oltre all'acquisto delle virtù interne, attenderanno .a perfezionare se stessi biella pratica .delle virtù esterne e ;:.mediante lo studio-, si adopreranno ;quindi con zelo in. aiuto del prossimo.
· 3: Le opere di carità verso i giovani, a cui si applicheranno i soci, :sono le seguenti:
I. Oratorii festivi e possibilmente anche quotidiani;
II. Ospizi con scuole professionali e agricole;
III. Case per aspiranti al sacerdozio;
IV. Istituti per alunni interni ed esterni delle scuole primarie e Secondarie;
V. Ogni altra opera infine, che abbia per iscopo la salvezza . della gioventù.
La prima opera di carità sarà quella di raccogliere i giovanetti più poveri ed. abbandonati, per istruirli nella. santa Religione, particolarmente nei giorni festivi. A tal fine si procuri con sempre maggior impegno l'apertura e lo sviluppo degli Oratorii ovunque le circostanze locali e l'approvazione dell'autorità ecclesiastica lo consentono.
5. Siccome poi avviene spesso che s'incontrino giovanetti talmente abbandonati, che per loro riesce inutile ogni cura se non sono ricoverati in qualche ospizio; così, con la maggior sollecitudine possibile, si apriranno case, nelle quali, con l'aiuto della Divina Provvidenza, verrà loro somministrato ricovero, vitto e vestito. E questi ospizi abbiano di mira non solo l'istruzione religiosa dei giovani, ma anche di abilitarli a guadagnarsi onestamente il pane; perciò i laboratorii non abbiano scopo di lucro, ria siano vere scuole di arti e mestieri. Tuttavia si faccia in modo che gli alunni lavorino e che i laboratorii producano quel tanto che è compatibile con la condizione di scuola. Dicasi il medesimo delle scuole di agricoltura.
6. Essendo poi gravissimi i pericoli che corrono i giovani che aspirano allo stato ecclesiastico, questa Società si darà massima cura di coltivare nella pietà e nella vocazione quelli 'che si mostrassero specialmente commendevoli per istudio e pietà. Perciò si aprano ospizi, il cui programma ed. orario siano ordinati a coltivarne le vocazioni ecclesiastiche.
Lo stesso è a dire degli ospizi per i Figli di Maria, cioè per quegli aspiranti allo stato ecclesiastico o religioso, i quali a motivo dell'età avanzata non potrebbero facilmente seguire altrove la loro vocazione.
7. Questa Società nelle sue scuole e collegi accoglierà anche i giovani per gli studi primari e secondari; ma si preferiscano quelli che sono più poveri, e appunto perciò non possono compiere i loro studi altrove, purché diano qualche speranza di -vocazione allo Stato ecclesiastico.
E siccome tra i giovani meritano la più grande compassione quelli, che insieme con le loro famiglie e popoli non sono stati ancora rischiarati dalla luce del Vangelo, così i soci si dedicheranno con zelo alle Missioni estere.
8. Riguardo alle altre classi di persone, facendosi ognor più sentire il bisogno di sostener la Religione cattolica anche tra i popoli cristiani, i soci si adopreranno con zelo a con' fermare ed incoraggiare nella pietà coloro che, mossi dal desiderio di una vita più virtuosa, fanno alcuni giorni di ritiro; si adopreranno pure a diffondere buoni libri nel popolo, usando tutti i mezzi suggeriti da un'ardente carità; finalmente cercheranno con le parole e con gli scritti di porre un argine all'empietà e all'eresia, che tenta tutti i modi per insinuarsi tra i rozzi e gli ignoranti. A questo scopo devono indirizzarsi le prediche che si fanno di tratto in tratto al popolo; a questo i tridui e le novene; a questo infine la diffusione dei buoni libri.
9. I soci favoriscano con ogni potere i sodalizi religiosi esistenti nei luoghi, dove sorgono le nostre case. Promuovano inoltre l'Arciconfraternita dei Divori di Maria Ausiliatrice e le Pie Unioni dei Cooperatori Salesiani e degli Ex-Allievi.
10. In via ordinaria non si accettino parrocchie. Se tuttavia per giuste ragioni si credesse di accettarle qualcuna, si esiga che venga conferita non a' singoli soci, ma alla Società, e con licenza della Sede Apostolica:
11. Finalmente, in casi eccezionali, si eserciteranno anche altre opere di carità e di beneficenza.
Forma della Società.
12. In questa Società, che consta di ecclesiastici e di laici, tutti i soci: conducono vita comune, stretti solamente dal vincolo della carità fraterna e dei voti semplici, il quale li unisce in guisa, che formino un cuor solo e un'anima sola, per amare e servire Iddio con le virtù della povertà, della castità e dell'obbedienza. e con un tenor di vita strettamente cristiano.
13. Per favorire la vita comune, è stabilito che in tutte le case della Società si osservi uniformità nera direzione, amministrazione e contabilità. L'orario inoltre di ciascuna casa sia distribuito in modo che riesca; agevole ai soci prender parte in comune alle pratiche di pietà, alla mensa ed al riposo.
14. Si mantenga l'unione fraterna; sia con la lettura pubblica del Bollettino Salesiano, sia con l'evitare, questioni di politica e le contese nazionalità, sopratutto fra soci a diverso paese. Al che gioverà limitare; convenientemente la lettura dei alari vali; quali si possano leggere e da chi dipende dal solo Ispettore il determinarlo.
15. La sera dopo le preghiere comune sono proibiti i privati colloqui; perciò ognuno in silenzio ritiri nella propria camera.
16. Senza un. motivo riconosciuto come grave dall'Ispettore, non si accettino estranei a convivere in comunità, siano essi sacerdoti o laici
17. Gli ecclesiastici, a norma dei Sacri Canoni, ritengono i benefizi semplici; ma la Società ne percepirà i frutti, finché i beneficiati rimarranno in essa.
18. Chi porta nella Società danari, mobili, o qualsivoglia altra cosa con l'intenzione di ritenersene la proprietà, deve consegnare una nota di tutto al Superiore, il quale, fattane la ricognizione, gli darà una carta di ricevuta. Volendo poi il socio riavere quegli oggetti che con l'uso si consumano, li riavrà nello stato in cui allora si troveranno, senza che possa . ripeterne compenso.
19. Ogni sacerdote .consegnerà al Direttore della propria casa la limosina delle messe. Tutti poi, ecclesiastici e laici, gli consegneranno tutto il danaro e ogni dono, che per qualsiasi titolo vengano in loro mano, salvo quanto è prescritto all'art: 25.
20. Ogni socio è obbligato a osservare i suoi voti, nè alcuno potrà essere sciolto dai voti, siano essi temporanei o perpetui, se non per dispensa del Sommo Pontefice, ovvero "per licenziamento dalla Società, conforme ai Sacri Canoni.
21. Ciascuno perseveri fino al termine della vita nella vocazione, a cui fu chiamato. Tutti i giorni si richiamino alla mente quelle gravissime parole del Divin Salvatore: Niuno che dopo aver messa la mano all'aratro volga indietro lo sguardo, è buono per il regno di Dio. (Lc, IX,62)
22. Nondimeno, se taluno uscisse dalla Società, non potrà pretendere niente per il tempo che vi è rimasto. Riavrà tuttavia il pieno diritto sui `:beni immobili, ed anche sui beni :mobili, di cui si fosse riservata la proprietà entrando nella Società. Ma :non potrà richiedere nessun frutto nè domandar conto alcuno dell'amministrazione dei medesimi pel tempo ch'egli è vissuto nella Società.
23. Perchè sia sempre viva nei soci la memoria dei loro doveri, ognuno abbia una copia delle Costituzioni; e queste si leggano in 'comune per intero due volte all'anno.
III.
Voto di Povertà.
24. Il voto di povertà proibisce ai soci di disporre di qualsiasi cosa temporale che abbia prezzo, senza il consenso del legittimo Superiore.
25. I professi in questa Società conservano la proprietà dei loro beni, e la capacità di acquistarne altri per titolo ,legittimo. Avanti la prima professione devono cedere, per tutto il tempo in cui saranno astretti dai voti, l'amministrazione dei beni suddetti a chi vorranno, e disporre liberamente dell'uso ed usufrutto di essi. Dopo la professione il socio può ancor mutare tale cessione e disposizione, non di suo arbitrio, ma col permesso dei Rettor Maggiore, purchè il mutamento, almeno circa una parte notevole dei beni, non sia a favore della Società. Tutto questo dovrà parimente osservare, nonostante la professione, quanto a quei beni che venissero in suo possesso dopo la professione medesima.
26. Ogni novizio, avanti la prima -professione, faccia liberamente il suo testamento circa i beni che già possiede o che verranno in suo possesso per l'avvenire. Tale testamento i professi non potranno più mutare senza il permesso della S. Sede, ovvero, se per l'urgenza del caso non vi sia tempo di ricorrere ad essa, dell'Ispettore, o, se nemmeno a questo si possa ricorrere; del Direttore.
27. A vietato ai professi di rinunciare, mediante atto tra vivi, al dominio dei propri beni a titolo gratuito.
28. Ai professi poi non sia proibito di compiere, col permesso del Rettor Maggiore o dell'Ispettore, quegli atti di proprietà che sono prescritti dalle leggi.
29. Qualunque cosa i professi avessero acquistato con la propria industria, per prestazione d'opera, o in vista della Società, non potranno attribuirsela o ritenerla per sè; ma tutto si dovrà mettere tra i beni collettivi, a comune vantaggio della Società.
30. Niuno tenga danaro presso di sè o presso altri; nella Società o fuori, per nessun motivo.
31. Come è consuetudine degli Istituti religiosi, il socio anche dopo la professione ritiene per proprio uso i suoi manoscritti, e cambiando residenza può portarli seco.
32. Ciascuno deve tenere la propria stanza nella massima semplicità, studiandosi sommamente di ornare il cuore di virtù, e non le pareti della casa.
33. Si abbia finalmente il cuore staccato da ogni cosa terrena; il che i soci procureranno di ottenere con una vita in tutto comune, e quanto al mangiare e quanto al vestire; nè si ritenga per sè nulla in proprio senza particolare permesso del Superiore.
IV.
Voto di Castità.
34. Chi spende la vita a pro dei giovani abbandonati., . deve certamente fare tutti gli sforzi per arricchirsi d'ogni virtù. Ma la virtù .che si deve Sommamente coltivare, è sempre avere dinanzi agli occhi, virtù angelica, virtù più di tutte cara al Figliuolo di Dio, è la virtù della castità.
35. Chi non ha fondata speranza di poter conservare, col divino aiuto, la virtù della castità, nelle parole, nelle opere e nei pensieri, non professi in questa Società; perchè sovente si troverebbe in pericolo.
36. Le parole e gli sguardi anche indifferenti sono talvolta mal interpretati dai giovani, che furono già vittima delle umane passioni. Perciò: si dovrà usare la massima cautela nel discorrere o trattare con essi, qualunque sia la loro età e condizione.
37. Si fuggano le conversazioni . coi secolari, dove questa virtù possa correre pericolo, e sopratutto, con persone dell'altro sesso.
38. Niuno si rechi a casa di conoscenti od. amici senza. il consenso del: Superiore, il quale; ogni qual volta: sarà possibile, assegnerà al socio un compagno.
0. Per custodire con la. massima diligenza la virtù della castità, si. devono usare specialmente . .questi mezzi: accostarsi santamente e con frequenza ai Sacramenti della Confessione e della Comunione; praticare fedelmente i consigli del Confessore; . fuggire l’ozio; frenare e móderare tutti i sensi del corpo; fare frequenti visite a Gesù Sacramentato rivolgere spesso giaculatorie a Maria Santissima, a San Giuseppe suo castissimo Sposo, a San Francesco di Sales e a S. Luigi Gonzaga, che sono i principali patroni di questa Società.
V.
Voto di Obbedienza..
1. Il Profeta Davide pregava ardentemente Iddio che gl'insegnasse al fare la sua volontà. Il nostro Salvatore ci assicurò di essere venuto sulla terra per fare non la volontà propria, ma la volontà del Padre suo che è nei Cieli. Il voto di obbedienza è appunto diretto ad assicurarci che noi; facciamo la. santa volontà di Dio.
2. Per il voto di obbedienza i soci son tenuti ad obbedire ai comandi del. legittimo Superiore nelle cose che direttamente o indirettamente. concernono l'osservanza: dei voli e delle Costituzioni. Cadono perciò sotto il voto." di obbedienza tutte le prescrizioni fatte dal Superiore. con. l'intenzione esplicita di obbligare in forza del voto, purchè non siano contrarie od affatto estranee allo spirito delle Costituzioni.
3. Soltanto i Superiori Maggiori e i Direttori possono comandare in forza del voto di obbedienza. Ma questo si faccia raramente, .con cautela e somma prudenza, e solo quando lo richiede qualche grave ragione.
4. La virtù dell'obbedienza esige che ognuno adempia con zelo i propri doveri, osservando fedelmente i precetti delle Costituzioni, i regolamenti dell'ufficio affidatogli, gli ordini dei "Superiori, e senza 'il loro consenso non assuma incarichi di sorta.
5. Ognuno obbèdisca al proprio Superiore, considerandolo in ogni. ,cosa qual padre amantissimo, e obbedendogli senza riserva alcuna, prontamente, con animo ilare e con umiltà; persuaso che nella cosa comandata gli è manifestata la stessa volontà di Dio.
6. Nessuno obbedisca resistendo con parole, o con atti, o col cuore, per non perdere il merito della virtù dell'obbedienza. Quanto più una cosa è ripugnante a chi la fa, tanto maggior merito egli avrà dinanzi a Dio eseguendola.
7. Niuno si dia ansietà di chiedere nè di ricusare cosa alcuna. Qualora si conoscesse che una cosa è nociva o necessaria, la si esponga rispettosamente al Superiore, che si darà massima cura di provvedere.
8. Ognuno abbia somma Confidenza nel Superiore; sarà perciò di giovamento ai soci il render conto di tratto in tratto della propria vita esteriore ai Superiori. Ciascheduno pertanto manifesti con semplicità e spontaneamente ai propri Superiori le infedeltà e trasgressioni esteriori commesse contro le Costituzioni; conviene anzi, benchè non vi sia tenuto, che esponga loro schiettamente il suo profitto nelle Virtù, i suoi dubbi e le ansietà di coscienza, per ricevere da loro con. sigli e conforti, e, se fa d'uopo, anche convenienti ammonizioni.
9. Perciò almeno una volta al mese il socio renda conto della sua vita esteriore al Direttore o a chi fu delegato per tale ufficio.
Questo rendiconto si aggirerà intorno ai punti seguenti:
I. sanità;
II. studio e lavoro;
III. se si possano compiere i propri doveri, e quale diligenza vi si metta;
IV. se si abbia comodità di compiere le pratiche religiose, e quale sollecitudine si ponga in esse;
V. con quale frequenza si vada ai Sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia;
VI. -se si osservino le Costituzioni, e se s'incontri qualche difficoltà nell'osservanza religiosa;
VII. se si pratichino bene i doveri esteriori della carità fraterna;
VIII. se si conosca in casa qualche disordine a cui si debba porre rimedio, principalmente quando si tratti d'impedire il peccato.
VI.
Governo della Società,
49. I soci avranno per arbitro e per Supremo Superiore il Sommo Pontefice,. cui saranno in ogni luogo, in ogni tempo, e in ogni sua disposizione umilmente e riverentemente sottomessi, anche in forza del voto d'obbedienza. Che anzi sarà 'precipua sollecitudine d'ogni socio di promuovere e difendere con tutte le forze l'autorità e l'osservanza delle leggi della Chiesa Cattolica e del suo Capo Supremo, Legislatore e Vicario di Gesù Cristo sopra la terra.
50. Quanto all'interno, l'autorità suprema su tutta la Società è affidata, in via ordinaria, al Rettor Maggiore e al suo Consiglio, che si chiama Capitolo Superiore, e consta del Prefetto, del Direttore Spirituale, dell'Economo e di tre Consiglieri; in via straordinaria, al Capitolo Generale.
51. Ogni cinque anni, nel tempo stabilito, il Rettor Maggiore trasmetterà alla Sacra Congregazione dei Religiosi una relazione sullo stato della Società, a norma dell'Istruzione della Congregazione stessa.
52. Niuno, eccettuati il Capitolo Superiore e il Segretario di esso, il Procuratore Generale, gl'Ispettori e i Direttori delle case, può spedire o ricever lettere senza il permesso del Superiore, di un altro socio a ciò da lui espressamente delegato. Tutti i soci però possono, senza il consenso dei Superiori della casa di lor dimora, inviare lettere ed altri scritti,non soggetti ad alcun'ispezione, alla Santa Sede, al Legato della S. Sede nelle loro rispettive nazioni, al Cardinal Protettore, al Rettor Maggiore, ai Membri e al Segretario del Capitolo Superiore, al proprio Ispettore, e al proprio Direttore quando fosse assente. Anche le lettere inviate ai soci da qualunque di questi Superiori sono esenti da ogni controllo.
53. Le altre lettere si consegnino al Direttore dissuggellate; quelle in arrivo siano da lui. consegnate aperte. Egli però proceda in questo con somma prudenza e delicatezza, e ricordi bene l'obbligo del segreto.
54. I soci sono tenuti a osservare i Decreti del Vescovo locale e le leggi e consuetudini diocesane che, secondo i Sacri Canoni, riguardano anche i religiosi esenti.
VII.
Del Rettor Maggiore.
55. Il Rettor Maggiore è il Superiore di tutta la Società. Egli può eleggere il suo domicilio in qualunque casa di essa, ed ha potestà su tutte le Ispettorie, le Case e i soci quanto alle cose spirituali e temporali.
56. Non avrà tuttavia facoltà di-vendere beni immobili della Società nè di comperarne senza il consenso del Capitolo Superiore. Quanto ad alienare beni della Società, e a contrarre debiti in suo nome, si osservi pure tutto quello che si deve osservare di diritto a norma dei Sacri Canoni e delle Costituzioni Apostoliche..
57. Perchè un tal socio possa essere eletto Rettor Maggiore; si richiede che sia sacerdote; che sia professo nella nostra Società da almeno dieci anni da computarsi dalla data della prima professione; che sia nato da legittimo matrimonio; che abbia compiuto il quarantesimo anno di età, e che risplenda agli occhi dei soci per santità di vita, e per abilità e prudenza nel disbrigo degli affari della Società.
58. Il Rettor Maggiore rimarrà in carica dodici anni; e potrà essere rieletto. Ma questa rielezione dovrà: sempre essere confermata dalla Santa Sede.
59. Morto il Rettor Maggiore, il Prefetto ne farà le veci finchè non ne sia eletto il successore; ma durante. questo suo governo della Società non potrà apportare alcun mutamento: nè alla disciplina, nè all'amministrazione.
60. Con la medesima autorità che, alla morte del Rettor Maggiore, ha il Prefetto, continuerà a governare.. e amministrare la Società il Rettor Maggiore dal giorno in cui termina la sua carica fino a quando il suo successore sia eletto.
61. Morto il Rettor Maggiore, Prefetto ne dia avviso agl'Ispettori e ai Direttori di tutte le case, perchè si facciano tosto per l'anima sua i suffragi prescritti dalle Costituzioni:: Quindi convocherà il Capitolo Generale per l'elezione del nuovo Rettor Maggiore, elezione che dovrà farsi; non prima di tre mesi e non dopo di sei dalla morte del Rettor Maggiore. Ordinerà inoltre pratiche di pietà per ottenere i lumi celesti, ammonendo tutti chiaramente e distintamente del loro stretto obbligo di dare il voto a colui che, secondo Iddio, stime. ranno doversi eleggere.
62. Se l'elezione deve farsi per avere il Rettor. Maggiore compiuto i dodici anni di carica, il medesimo Rettor Maggiore, sei mesi prima che finisca il tempo del suo ufficio, avvertito il .Capitolo Superiore 'ch'è imminente la fine della sua carica, ne darà notizia agl'Ispettori e ai Direttori delle case, e insieme convocherà il Capitolo Generale e stabilirà il giorno dell'elezione del suo successore, ammonendo delle cose dette nell'articolo precedente. Questa elezione dovrà farsi entro quindici giorni dal termine dell'ufficio del Rettor Maggiore.
63. Il Rettor Maggiore non può dimettersi dalla sua carica senza il consenso della Sede Apostolica.
64. Nel caso che, Dio non voglia, il Rettor Maggiore gravissimamente trascurasse i propri doveri, il Prefetto, o qualunque altro membro del Capitolo Superiore, d'accordo con gli altri membri, potrà efficacemente ammonirlo. Che se ciò non bastasse, il Capitolo stesso ne avvertirà la S. Congregazione dei Religiosi, per la cui autorità il Rettor Maggiore può essere deposto.
65. L'elezione del Rettor Maggiore sarà fatta dal Capitolo Generale nel modo stabilito per le elezioni da farsi nel Capitolo stesso.,
VIII.
Del Capitolo Superiore.
66. Il Prefetto, il Direttore Spirituale, l'Economo e i tre Consiglieri del Capitolo Superiore vengono eletti dal Capitolo Generale giusta le prescrizioni del Capo XI. Per poter essere. eletti a tali uffici bisogna aver vissuto almeno cinque anni nella Società, compiuto trentacinque anni di età, essere sacerdoti e aver fatto i voti perpetui.
67. Ciascun membro del Capitolo Superiore durerà in carica sei anni, e potrà essere rieletto. Se poi alcuno di essi, per morte o per altra causa qualsiasi, cessasse dal proprio ufficio prima che sia terminato il sessennio, il Rettor Maggiore affiderà il disimpegno di quell'ufficio a colui che nel Signore giudicherà più adatto; ma solamente fino al termine del sessennio già incominciato dal socio cessante.
68. Affinché l'ufficio a loro assegnato non abbia a soffrir detrimento, essi non potranno ordinariamente risiedere fuori della casa in cui dimora il Rettor Maggiore. Vivano inoltre in strettissima unione col Rettor. Maggiore, l'obbediscano, lo informino di quanto riguarda il loro ufficio, ne ricevano gli ordini e le istruzioni e ne facciano la comunicazione ai soci.
69. Gli uffici di ciascun membro del Capitolo Superiore saranno distribuiti dal Rettor Maggiore secondo il bisogno, salvo però quanto è prescritto negli articoli che seguono.
70. Il Prefetto fa le veci del Rettore assente o impedito in tutte quelle cose che riguardano il ,governo ordinario della Società. Ne fa inoltre le veci nelle cose di cui abbia ricevuto speciale incarico.
71. Al Direttore Spirituale spetta la cura di ciò che riguarda il profitto morale e spirituale della Società e dei suoi membri. Perciò si tenga informato della condotta religiosa di tutti i singoli soci, facendosi spedire a tal fine dagl'Ispettori in epoche stabilite un rendiconto sul progresso morale e spirituale delle loro Ispettorie.
72. Tocca al Direttore Spirituale d'invigilare che sia ben curata la formazione dei novizi. Egli pertanto si adoprerà affinchè i Maestri di noviziato insegnino ai novizi quello spirito di carità e di zelo, da cui dev'essere infiammato chi desidera di consacrare interamente la sua vita a Dio e alla salute delle anime.
73. Il Direttore Spirituale inoltre avrà cura che gl'Ispettori provvedano debitamente secondo le prescrizioni alle sacre ordinazioni dei chierici.
74. Ma l'ufficio precipuo del Direttore Spirituale è quello di esporre al Rettor Maggiore qualunque cosa conosca utile al bene spirituale della Società; e il Rettor Maggiore procurerà di provvedere secondo che gli parrà meglio nel Signore.
75. È pure dovere del Direttore Spirituale di ammonire riverentemente il Rettor Maggiore; ogni volta che scorgesse in lui grave negligenza nel praticare egli stesso o nel far osservare dagli altri le Costituzioni della Società.
76. È ufficio dell'Economo di amministrare, sotto la direzione del Superiore, quei beni che non sono di una determinata Ispettoria o Casa, ma di tutta la Società. Di tale amministrazione egli renderà conto almeno una volta all'anno al Rettor Maggiore e al suo Capitolo; e non dovrà intervenire alle sedute in cui tale resoconto sarà preso in esame.
77. L'Economo inoltre dirigerà lo stato materiale di tutta la Società, vale a dire i capitali mobili e immobili, la maniera di acquistarli, di possederli, di conservarli e di alienarli, nonchè le operazioni che vi sono connesse, come ad esempio le costruzioni, il contrarre prestiti; il far cause giudiziali, e simili. Egli controllerà altresì l'amministrazione delle Ispettorie e delle Case.
78. Ad uno dei Consiglieri del Capitolo Superiore sarà affidata dal Rettor Maggiore la cura generale di tutto ciò che concerne l'istruzione letteraria, scientifica, filosofica e teologica nell'intera Società, tanto per i soci che per gli alunni.
79. Ad un altro dei Consiglieri del Capitolò Superiore il Rettor Maggiore, affiderà la cura di quanto s'appartiene all'istruzione degli alunni delle scuole professionali ed agricole, ed a formare nella rispettiva arte i soci addetti a tali scuole, come pure quelli che debbono attendere alle faccende domestiche.
80. Il Prefetto, il Direttore Spirituale, l'Economo e i tre Consiglieri; intervengono con voto deliberativo a tutte le deliberazioni che riguardano la dimissione di qualche socio, l'erezione di una nuova Ispettoria o l'apertura d'una nuova casa, l'elezione degli Ispettori e dei Direttori; la compra o la vendita di beni immobili, e le altre cose di massima importanza che spettano al buon andamento generale della Società.
81. Il Capitolo Superiore ha il suo Segretario, che viene eletto dal Rettor Maggiore col Capitolo Superiore e rimane ad nutum. Egli interviene, ma senza diritto di voto, alle sedute del Capitolo Superiore, e di esse redige i verbali; è preposto all'Archivio della Società, e cura la raccolta e la registrazione dei dati statistici di' essa.
82. Per trattare gli affari presso la Santa Sede la Società tiene in Roma un Procuratore Generale, che viene eletto dal Rettor Maggiore col Capitolo Superiore e rimane ad nutum, ma non si può rimuovere senza interrogare in proposito la Santa Sede.
83. Se sarà necessario, il Rettor Maggiore col consenso del Capitolo Superiore, stabilirà dei Visitatori, ai quali affiderà la cura di un certo numero di case, ove ciò sia richiesto dalla distanza e dal numero di esse, o da qualche altra circostanza. Tali. Visitatori faranno le veci del Rettor Maggiore quanto alle case ed agli-affari che son loro affidati.
IX.
Delle Ispettorie.
84. Conforme al numero delle case, il Rettor Maggiore costituisce nella -Società, col consenso del Capitolo Superiore, le Provincie o Ispettorie, impetrandone la licenza dalla Santa Sede.
85. Al governo di ciascun'Ispettoria è preposto un Ispettore, che viene eletto dal Rettor Maggiore col consenso del Capitolo Superiore. Ricevuto -.che abbia il suo decreto di elezione, egli è senz'altro. investito di tutta l'autorità del suo ufficio.
86. L'Ispettore esercita su tutte le case e tutti i soci dell'Ispettoria la potestà ordinaria in foro interno ed esterno, giusta i Sacri Canoni e le Costituzioni della Società.
87. Suo ufficio principale è di pro.: muovere nell'Ispettoria che gli è affidata il bene della Società, l'osservanza delle Costituzioni, la carità fraterna; d'invigilare sulla formazione religiosa dei novizi e dei giovani soci; , di aver cura che i chierici facciano debitamente gli studi filosofici e teologici prescritti dalle Costituzioni; di -promuoverli, giusta le prescrizioni," agli Ordini, dopo udito il Capitolo della casa e avuto l'assenso del Consiglio Ispettoriale; di provvedere assiduamente all'istruzione ed al perfezionamento ente dei soci coadiutori nelle rispettive arti od uffici; di dirigere e controllare l'amministrazione dei beni tanto dell'Ispettoria quanto .di ciascuna casa di essa.
88. L'Ispettore eserciterà il suo ufficio a norma delle Costituzioni e sotto la direzione del Rettor Maggiore, al quale dovrà render conto della sua gestione in via ordinaria una volta all'anno, e in via straordinaria ogniqualvolta ne sarà richiesto.
89. Affinchè un socio possa venire eletto Ispettore, deve essere sacerdote, nato da legittimo matrimonio, professo nella nostra Società, da almeno dieci anni, da computarsi dalla data della prima professione, avere compiuto trent'anni d'età, essere stato a tutti di esempio nell'esser vana delle Costituzioni, e aver dato prova di abilità e prudenza nel disbrigo degli affari.
90. L'Ispettore durerà in carica sei anni; ma anche durante il sessennio il Rettor Maggiore, col consenso del suo Capitolo, potrà trasferirlo altrove, destinarlo ad altro ufficio. Spirato il sessennio, egli può essere rieletto.
91. L'Ispettore è coadiuvato da' quattro o almeno due Consiglieri, secondo che richiederanno le condizioni dell'Ispettoria; essi vengono eletti dal Rettor Maggiore col Capitolo Superiore, udito l'Ispettore, durano in carica tre anni e possono esser rieletti, od anche destinati, durante il triennio, ad altri uffici.
92. Tutto questo vale anche per l'Economo Ispettoriale, che ordinariamente viene scelto tra i Consiglieri.
93. E ufficio dei Consiglieri intervenire con votò alle adunanze indette dall'Ispettore, e adempiere gli uffici che da lui son loro assegnati. Il voto dei Consiglieri è deliberativo quando si tratta di ammissioni al noviziato, alla prima professione e alle sacre ordinazioni.
94. Perchè uno possa essere eletto Consigliere od Economo. Ispettoriale, si richiede che sia sacerdote, che abbia vissuto almeno cinque anni nella Società, e sia professo perpetuo. Anche i Direttori delle Case della Ispettoria possono essere eletti a questo ufficio, purchè la distanza non renda loro troppo difficile l'intervento alle riunioni del Consiglio.
95. Morto l'Ispettore, e -Suo a che non sia stato altrimenti provvisto dal Rettor Maggiore, assume ed esercita l'intero governo dell'Ispettoria il Consigliere Ispettoriale più anziano di ufficio, o a pari anzianità di ufficio il più anziano di professione, o infine di età, escluso tuttavia l'Economo Ispettoriale.
96. Dal Consiglio Ispettoriale differisce il Capitolo Ispettoriale, che in via ordinaria verrà convocato ogniqualvolta sarà indetto il Capitolo Generale, e in via straordinaria ogni volta che l'Ispettore, coll'approvazione dél Rettor Maggiore, lo crederà conveniente per il bene e l'utilità della sua Ispettoria.
97. Spetta al Capitolo Ispettoriale: 1) eleggere tra i professi perpetui dell'Ispettoria il Delegato Ispettoriale per il Capitolo Generale ed il suo supplente. Queste elezioni si fanno a norma dell'art. 100; 2) Trattare gli affari che fossero richiesti dai bisogni dell'Ispettoria.
98. Al Capitolo Ispettoriale intervengono con voce attiva:
I. l'Ispettore, che presiede;
II. i Consiglieri Ispettoriali;
III. i Direttori di ogni casa regolare dell'Ispettoria, cioè d'ogni casa avente almeno sei professi;
IV. un Delegato per ciascuna casa regolare dell'Ispettoria, eletto tra i professi perpetui.
99. All'elezione di questo Delegato partecipano il Direttore e i professi perpetui e temporanei. Eletto il Delegato, si eleggerà un altro professo per supplirlo qualora fosse impedito di intervenire al Capitolo Ispettoriale.
100. Entrambe le elezioni si faranno per voti segreti, e si riterrà eletto chi avrà ottenuto la maggioranza assoluta dei voti.
Se nel 1° e nel 2° scrutinio nessuno avesse ottenuto tale maggioranza, nel 3° scrutinio sarà eletto colui che avrà ottenuto la maggioranza relativa. Se poi nel 3° scrutinio risultassero due con parità di suffragi, rimarrà eletto il più anziano di professione. A pari anzianità di professione si terrà conto dell'età più avanzata.
101. Quanto alle Case non regolari, aventi, cioè meno di sei soci professi,
se la distanza lo permette, l'Ispettore disponga che i soci di quelle case si radunino insieme sotto la presidenza del Direttore più anziano di professione perpetua, in modo da raggiungere il numero di sei almeno; e così uniti eleggeranno, a norma del precedente articolo, innanzitutto uno dei Direttori delle case non regolari convocate, poi il Delegato che dovrà accompagnarlo al Capitolo Ispettoriale, e infine il suo supplente. Se poi per la distanza i soci di una casa non regolare non potessero riunirsi con quelli di alcun'altra casa non regolare, il Direttore ed i soci di, essa, d'accordo con l'Ispettore, si recheranno alla Casa regolare più vicina, dove insieme coi confratelli che la compongono, e con pari diritto attivo e passivo, procederanno all'elezione del Delegato e. del supplente, come sopra si è detto.
102) E ammessa la votazione per lettera solo nei seguenti casi:
1) Quando i soci di due o più Case non regolari non possono, per la troppa distanza o. per altra grave cagione, riunirsi ad eleggere il Direttore ed il. Delegato per il Capitolo Ispettoriale;,
2) quando i soci di una Casa non regolare non possono, per le cause sopraccennate, recarsi ad una Casa regolare a prender parte all'elezione del Delegato;
3) quando per le medesime cause nè il Direttore nè il Delegato d'una Casa può intervenire al Capitolo Ispettoriale per l'elezione del Delegato dell'Ispettoria.
In tali casi l'Ispettore, sempre conformandosi al Regolamento, disporrà ogni cosa in modo che sia garantita la segretezza e la regolarità delle votazioni.
X.
Di ciascuna. Casa.
103) Qualora, per favore particolare della Divina Provvidenza, si abbia da aprire qualche Casa, prima di tutto si ottenga il consenso per iscritto del Vescovo della Diocesi, in cui; si ì13.a da aprirla; quindi anche il beneplacito della S. Sede:
104. E riservato al Rettor Maggiore col suo Capitolo il permettere agl’ Ispettori d'aprir nuove Case, pure il determinarne o modificarne il carattere e lo scopi.
105. Nell'aprire Case, o nell'assumere amministrazioni di qualunque genere, si proceda con la massima cautela, affinchè nulla si stabilisca o si faccia di contrario alle leggi.
106. La Società non potrà assumere direzione di Seminari senz'averne ottenuto volta per volta espressa. 'licenza dall'Apostolica Sede.
107. Nelle nuove Case che si dovranno aprire, il numero dei soci non sia minore di sei, tranne che gravi ragioni, a giudizio del Capitolo Superiore, esigano altrimenti.
108. Il Superiore di ciascuna Casa prende il nome di Direttore, e viene nominato dal Rettor Maggiore col Capitolo Superiore, udito l'Ispettore eccetto che il Rettor Maggiore creda di concedere speciali facoltà agl'Ispettori dimoranti in paesi molto lontani.
109. Il Direttore non sia nominato per un tempo maggiore d'un triennio, terminato il quale egli può venire confermato per un nuovo triennio, ma non la terza volta immediatamente nella stessa Casa. Anche però durante il triennio egli può essere trasferito in un'altra Casa, o destinato ad altro ufficio, qualora il Rettor Maggiore, udito l'Ispettore e d'accordo col Capitolo Superiore, giudicasse tornare ciò a maggior gloria di Dio.
110. Si costituisca in ciascuna Casa un Capitolo proporzionato al numero dei soci che vi abitano. Esso verrà eletto o modificato dall'Ispettore col suo Consiglio, udito il parere Direttore della Casa.
111. Il Capitolo si compone del Prefetto od Economo, del Catechista e dei Consiglieri, che in via ordinaria non devono essere più di tre. Possono inoltre far parte del Capitolo il parroco o rettore della chiesa annessa e l'incaricato dell'Oratorio festivo.
112. Qualora le circostanze suggeriscano qualche eccezione nel costituire il Capitolo d'una Casa o nell'assegnare le attribuzioni ai membri di esso, l'Ispettore ne ha l'autorità, col consenso però del suo Consiglio, e coll'approvazione del Rettor Maggiore.
113. E ufficio del Direttore governare la Casa tanto nelle cose spirituali che nelle scolastiche e materiali; ma nelle cose di maggior importanza sarà più conveniente che raduni il suo Capitolo, e non deliberi niente senza il consenso di esso.
114. Il Direttore non potrà comperare nè vendere immobili, nè costruire nuovi edifizi, nè demolire gli esistenti, nè far innovazioni d'importanza, senza il consenso del Rettor Maggiore e dell'Ispettore.
115. Il Direttore deve ogni anno render conto per iscritto dell'amministrazione temporale della sua Casa all'Ispettore. Deve inoltre riferirgli su quanto s'appartiene al governo della Casa ogni volta che ne sia da lui richiesto.
116. Il Prefetto fa le veci del Direttore, e sito principale ufficio sarà di amministrare le cose temporali, di aver cura dei famigli, di vegliare attentamente sulla disciplina degli alunni, secondo le norme di ciascuna Casa e l'assenso del Direttore. Egli deve essere preparato a render conto della sua gestione al Direttore, ogniqualvolta ne sia da lui richiesto.
117. Il Catechista avrà cura di tutte le cose spirituali della Casa, sia riguardo ai soci, sia riguardo agli altri, ed ogni volta che ne sia il caso, ammonirà il Direttore.
118. I Consiglieri intervengono, insieme col Prefetto e col Catechista, alle deliberazioni di qualche rilievo ed aiutano il Direttore nelle cose scolastiche e in tutto quello che verrà loro affidato.
119. Ogni Casa amministrerà i beni che furono donati o portati in Società affinchè servano direttamente per quella Casa; ma sempre nel modo fissato dall'Ispettore.
120. L'Ispettore visiterà ciascuna Casa almeno una volta all'anno, per esaminare diligentemente se vi si compiano i doveri imposti dalle Costituzioni della Società, e per vedere nello stesso tempo se l'amministrazione delle cose spirituali e temporali tenda realmente allo scopo proposto, a promuovere cioè la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
121. Il Rettor Maggiore può visitare, personalmente o per mezzo d'un suo Delegato, tutte e singole le Case ogni volta che ciò sia richiesto da speciali ragioni, e gli sembri necessario od opportuno per conoscer bene l'Istituto.
XI.
Del Capitolo Generale.
122. Al Capitolo Generale spetta eleggere il Rettor Maggiore e i membri del Capitolo Superiore, trattare delle cose di maggior or importanza che riguardano la. Società, e provvedere a quanto i bisogni" della Società ovvero i tempi e i luoghi richiedono.
123. Tutte le deliberazioni del Capitolo Generale abbiano sempre per base le Costituzioni approvate dalla S. Sede, nè contengano alcunchè di contrario allo spirito delle medesime.
124. Il Capitolo Generale può proporre alla S. Sede mutamenti ed aggiunte da farsi alle Costituzioni, ma sempre in modo che corrispondano fedelmente allo spirito e alle ragioni per cui le Costituzioni stesse furono approvate. Queste modificazioni però non avranno forza di obbligare, finchè non siano state approvate dalla Santa Sede.
125. Le disposizioni del Capitolo: Generale obbligano tutti i soci appena sono state promulgate dal Rettor. Maggiore.
126. Il Capitolo Generale si radunerà ordinariamente ogni sei anni, e ogniqualvolta si deve fare l'elezione del. Rettor Maggiore. In via straor dinaria poi esso verrà convocato tutte le volte che Io richieda qualche grave ragione, riconosciuta dalla Santa Sede.
127. All'infuori del caso di cui tratta l'articolo 61, il Capitolo Generale viene convocato dal Rettor Maggiore: con lettera circolare spedita agl'Ispettori e ai Direttori delle Case, la quale indicherà lo scopo principale' del Capitolo, il luogo e il tempo di esso. La convocazione del Capitolo Generale dovrà farsi almeno sei mesi prima della sua apertura.
128. Intervengono al Capitolo Generale, con voto deliberativo:
I. Il Rettor Maggiore; i Rettori . Maggiori emeriti;
II. Il Capitolo Superiore;
III. Il Segretario del Capitolo., Superiore;
IV. Il Procuratore Generale;
V. I Vicari ed i Prefetti Apostolici della Società;
VI. Gli Ispettori;
VII. Un Delegato per ogni 'sin-. gola Ispettoria, debitamente eletto: nel Capitolo Ispettoriale;
VIII. Il Direttore della Casa Madre Salesiana di Torino.
129. I membri uscenti del Capitolo , Superiore, ancorchè non confermati in carica per quella volta restano membri del Capitolo Generale congregato.
130. Il Rettor Maggiore ha facoltà:i di chiamare al Capitolo Generale semplici soci, ed anche persone estranee alla Società, quando si trattano i argomenti in cui essi abbiano una speciale competenza; ma solo durante la discussione di tali argomenti, e solo con voto consultivo.
131. È dovere dei Capitolari di assistere alle adunanze del Capitolo; ;perciò non potranno assentarsene senza licenza del Presidente.
132. Per la validità degli atti del Capitolo Generale si richiede la presenza di almeno due terzi dei membri.
133. Le adunanze saranno presiedute dal Rettor Maggiore, o da chi ne fa le veci.
134. Il Rettor Maggiore, ovvero, 'lui defunto, il Prefetto, nominerà Regolatore del futuro Capitolo uno dei membri del Capitolo Superiore, e lo notificherà ai singoli Ispettori e Direttori, affinchè a lui facciano pervenire per iscritto quelle proposte che giudicheranno tornare alla maggior gloria di Dio ed a vantaggio della Società.
135. Almeno tre giorni, avanti l'inizio del Capitolo Generale, i Delegati delle Ispettorie presenteranno al Regolatore i verbali della loro elezione nei Capitoli Ispettoriali, perchè siano presi in esame dall'apposita Commissione nominata dal Rettor Maggiore, ovvero, lui defunto, dal Prefetto. Se risultasse dubbia la validità dell'elezione di qualche Delegato, il Regolatore ne informerà fin dalla .prima seduta il Capitolo Generale, perchè questo, coll'autorità di cui è investito, o dichiari invalida l'elezione, o ne sani le irregolarità.
136. Nella prima seduta il Presi, dente nominerà due o più Segretari, e, occorrendo, anche altri Ufficiali Capitolati. É ufficio dei Segretari il registrare in appositi verbali accuratamente redatti, gli atti e le deliberazioni che saranno prese, nonché il sunto delle discussioni. Se la necessità lo richiede, si potranno pure nominare altri Segretari ed Ufficiali estranei al Capitolo Generale, non mai .però senza il consenso del medesimo.
137. Il Regolatore, avuto l'assenso dei Capitolati, a nome del Presidente dichiarerà il Capitolo legittimamente convocato ed aperto. I Segretari redigeranno l'atto dell'inizio del Capitolo stesso, notando il nome e l'ufficio di tutti i presenti, per ordine di dignità.
138. In una delle sedute si leggeranno quei decreti della S. Sede di cui è prescritto che vi si dia lettura.
139. Prima che il Capitolo Generale proceda alle elezioni, ciascuno degli elettori presterà il giuramento di eleggere quei Superiori che secondo Iddio giudicherà doversi eleggere (i). (i) « Invoco Dio a testimone che, messa da parte ogni umana affezione, eleggerò quei Superiori che secondo Iddio stimerò doversi eleggere».
140. Ciascuno può dare e chiedere informazioni intorno alle doti degli eleggibili, ma non palesare a chi intende dare il voto, nè eccitare od invitare altri a dare il voto ad un socio determinato piuttosto che ad un altro.
141. Aperta la seduta, il Presidente indicherà il motivo dell'adunanza. Quindi si eleggeranno a voti segreti due Segretari e tre Scrutatori; e gli Scrutatori insieme col Presidente presteranno giuramento di adempiere fedelmente il loro ufficio, e di mantenere il segreto anche dopo terminato il Capitolo.
142. Se qualche elettore si trovasse ammalato nella casa ove ha luogo il Capitolo, nè potesse presentarsi nella sala delle adunanze, ma fosse in grado di scrivere, due Scrutatori andranno da lui per riporre in un'urna chiusa la sua scheda, da unirsi poi alle altre.
143. Raccolte nell'urna tutte le schede, gli Scrutatori le contino per vedere se il numero dei voti corrisponda a quello degli elettori. Se il numero dei voti supera quello degli elettori, l'elezione è nulla se invece corrisponde, se ne faccia lo scrutinio, e gli Scrutatori manifestino quanti voti abbia .riportato ciascuno. Intanto i due Segretari scriveranno i nomi che uno Scrutatore andrà leggendo ad alta voce.
144. Colui che avrà conseguita la maggioranza assoluta dei voti sarà da ritenere eletto Rettor Maggiore, verrà proclamato dal Presidente, e subito che avrà accettato, entrerà in carica. Se. poi l'eletto è lo stesso Presidente, la proclamazione sarà fatta dal membro più anziano del Capitolo Superiore cessante.
145. Se il primo scrutinio fosse senza effetto, se ne faccia subito un secondo e un terzo; se anche il terzo è inefficace, se ne farà un quarto, nel quale avranno voce passiva soltanto i due soci che nel terzo avranno ottenuto il maggior numero di voti, e se anche nel quarto scrutinio vi fosse parità di voti, si riterrà e si proclamerà eletto come sopra il più anziano di prima professione, ovvero di età.
146. Nell'eleggere il Prefetto, il Direttore Spirituale e l'Economo, si farà per ciascuno -uno scrutinio segreto distinto. Anch'essi verranno eletti a maggioranza assoluta di voti. Dopo due scrutinii inefficaci però si ritenga eletto e sia proclamato dal Rettor Maggiore, come sopra, colui che nel terzo avrà riportato la maggioranza relativa dei voti; se poi vi fosse parità di voti anche nel terzo scrutinio, si riterrà eletto il più anziano di prima professione, ovvero di età. Quanto ai Consiglieri, basta una sola scheda e un solo scrutinio per tutti e tre insieme.
147. Compiuta l'elezione, il Rettor Maggiore comunicherà a tutti i soci i nomi degli eletti e gli uffici a ciascuno affidati.
148. Nel trattare i soggetti di cui agli art. 122, 124 e 125 avrà forza di legge quel che sarà approvato dalla maggioranza assoluta dei votanti. A parità di voti, chi presiede può aggiungerne uno secondo che giudicherà meglio nel Signore.
149. Spetta al Rettor Maggiore far note alla Società le deliberazioni del Capitolo Generale.
XII.
Delle Pratiche di Pietà.
150. La vita attiva a cui tende principalmente la Società, fa sì che i soci. non possano far molte pratiche di pietà in comune. A ciò pertanto suppliscano essi col vicendevole buon esempio, e col perfetto adempimento: dei doveri generali del cristiano.
151. La compostezza della persona. la pronunzia chiara, devota e distinta delle parole nei divini uffizi la modestia nel parlare, nel guardare, nel camminare in casa e fuori, siano tali nei nostri soci che li distinguano da tutti gli altri.
152. I soci si accosteranno ogni settimana al Sacramento della Penitenza da Confessori che siano autorizzati dal Rettor Maggiore o dall'Ispettore ad esercitare questo ministero. verso di essi, salvo il Can. 519 I sacerdoti celebreranno ogni giorno la Santa Messa; giri altri vi assistano quotidianamente, e, convenientemente disposti, si accostino con frequenza, anzi, se è possibile, ogni giorno al Santo Sacramento dell'Eucaristia, secondo il consiglio del Confessore.
153. .Ogni giorno ciascuno, oltre che alle orazioni vocali, attenderà per non meno di mezz'ora all’orazione mentale, se non ne sia impedito dall'esercizio del sacro ministero; nel qual caso vi supplirà colla maggior frequenza possibile di giaculatorie, offrirà a Dio con più fervore di affetto le opere che gl'impediscono di compiere i prescritti esercizi di pietà..
154. Ogni giorno si reciterà la terza parte del Rosario di. Maria Santissima Immacolata, e si attenderà per un po' di tempo alla lettura spirituale
155. Ogni venerdì si farà digiuno in onore della Passione di N. S. Gesù Cristo.
156. Nell'ultimo giorno di ciascun mese, o in altro . designato dal Direttore, ognuno; liberandosi per quanto gli sarà possibile delle cure temporali, si raccoglierà in se stesso, e farà l'esercizio della buona morte, disponendo le cose spirituali e temporali come se fosse per lasciare il mondo e partire per l'eternità.
157. L'esercizio della buona morte si farà in comune, osservando queste regole:
I. Oltre alla meditazione solita si faccia un'altra mezz'ora di meditazione, oppure una conferenza d'argomento morale.
II. Ognuno pensi almeno per mezz'ora al progresso o regresso fatto nella virtù durante il mese precedente, sopratutto quanto ai proponimenti fatti negli esercizi spirituali e all'osservanza delle Regole; e prenda ferme risoluzioni di vita migliore.
III. La confessione sacramentale di quel giorno sia più accurata, quasi fosse l'ultima della vita; e si riceva la S. Comunione come per Viatico.
IV. Si recitino le preghiere contenute nel Manuale di pietà; e si rileggano tutte, o almeno in palte, le Costituzioni della Società.
158. Chi per le sue occupazioni non potesse fare l'Esercizio della Buona Morte in comune, nè compiere tutte le sovraccennate pratiche di pietà, col permesso del Direttore faccia quelle che sono compatibili col suo ufficio, rimandando le altre ad un giorno più comodo.
159. Ogni anno ciascuno farà circa dieci od almeno sei giorni di ritiro, per attendere unicamente a esercizi di pietà; e al termine di essi farà la "Confessione annuale. Ognuno, prima '• di essere ricevuto nella Società e prima di emettere i voti, farà dieci giorni di esercizi spirituali, e purificherà l'anima sua- colla Confessione generale.
160. Ogni volta che la divina Provvidenza chiamasse alla vita eterna qualche socio o novizio, per cura del Direttore della casa a cui quello apparteneva saranno celebrate trenta Messe in suffragio dell'anima del defunto; i non sacerdoti faranno almeno ima volta la Santa Comunione a questo fine; tutti poi reciteranno la terza parte del Rosario in suo suffragio.
161. Venendo a morire il padre o la madre di un socio, il Direttore della casa di questo farà celebrare dieci Messe in suffragio del defunto o della defunta; i non sacerdoti faranno una volta la Santa Comunione; e tutti reciteranno la terza parte del Rosario.
162. Allorchè muore durante la propria carica un Direttore, o un Ispettore, o un membro del Capitolo Superiore, o il Segretario di questo, o il Procuratore Generale, o un Prefetto Apostolico, o un Vicario Apostolico, o il Rettor Maggiore, oltre ai suffragi di cui all'articolo 160, si celebrerà nel giorno trigesimo dalla. morte, ovvero in altro più opportuno, una Messa solenne, per il Direttore nella propria' casa, per l'Ispettore in tutte le case dell'Ispettoria; per un membro o per. il Segretario del Capitolo Superiore o per il Procuratore Generale, nella casa principale di ciascuna Ispettoria; per il Prefetto o Vicario Apostolico, in tutte le case della Prefettura - o Vicariato; per il Rettor Maggiore in tutte le case della Società. Ogni volta che i soci sono riuniti per gli esercizi spirituali prescritti dalle Costituzioni, assistano ad una Messa solenne per i 'soci defunti, da celebrarsi a cura dell'Ispettore in giorno opportuno.
163. Ogni anno, nel giorno che segue immediatamente la festa di San Francesco di Sales, tutti i sacerdoti della Società celebreranno la Santa Messa pei soci defunti; gli altri si accosteranno alla Santa Comunione, reciteranno la terza parte del Rosario della Beata Vergine con altre preghiere.
XIII.
Degli Studi.
164. I soci che aspirano allo stato ecclesiastico devono attendere seriamente almeno per due anni agli studi filosofici, e almeno per quattro a quelli teologici.
165. Oltre alle discipline designate dai S. Canoni, il loro studio sarà rivolto a quei libri e, trattati che parlano di proposito del modo d'istruire la gioventù nella religione.
166. Il nostro maestro sarà S. Tommaso, con quegli altri autori che siano stimati comunemente più celebri nell'istruzione catechistica e nella spiegazione della dottrina cattolica.
167. Ad insegnare le scienze filosofiche e teologiche si scelgano di preferenza quei maestri, soci od esterni, che per probità di vita, per ingegno e per eccellenza di dottrina sono maggiormente stimati.
168. Ciascun socio si dia cura di comporre un corso di meditazioni e di istruzioni adattato prima per la gioventù., e poi per fedeli in generale.
169. Finchè i soci attendono agli, studi, si eviti accuratamente d'imporre loro uffici che li distolgano dai medesimi, o in qualunque modo li impediscano dal frequentare la scuola.
XIV.
Dell'Ammissione nella Società.
170. Chiunque, prima di essere definitivamente ricevuto nella Società, deve fare tre prove.
La prima deve precedere il Noviziato, e vien detta la-prova degli aspiranti; la seconda è il noviziato propriamente detto; la terza è il tempo dei voti triennali.
171. Generalmente la prima prova sarà tenuta per sufficiente quando il postulante abbia passato qualche tempo in una Casa della Società, op‑
pure abbia frequentato le scuole della medesima, e in tal tempo si sia visto risplendere per virtù ed ingegno.
172. Se poi qualche adulto domanderà di essere ascritto alla Società, e sarà ammesso alla prima prova,: faccia gli esercizi spirituali, quindi venga esercitato per alcuni mesi in varii Uffizi della Congregazione, sì: che conosca e pratichi quella maniera, di vita che desidera abbracciare. Chi viene ammesso come laico, deve fare; l’aspirandato sempre per sei mesi interi; e l'Ispettore può prolungarlo ancora, ma non oltre un nuovo semestre.
173. Nel tempo della prima prova i Superiori locali devono osservare attentamente se l'aspirante sia atto alla Società, riferendo e manifestando all'Ispettore tutto quello che dinanzi, al Signore giudicheranno bene.
174. Il noviziato comincia quando l'aspirante, ammesso dall'Ispettore coll'approvazione o la conferma del, suo Consiglio, entra nella casa di, noviziato e si pone sotto la dipendenza del Maestro.
175. Quando taluno fa domanda.; di entrare in noviziato, l'Ispettore' ne richieda le lettere testimoniali secondo i sacri Canoni. Parimente, a norma del diritto, l'Ispettore compirà le altre pratiche riguardanti l'ammissione al noviziato e alla professione. A lui pure spetta licenziare i novizi.
176. Nessuno venga ammesso al noviziato se non sia immune da qualsiasi dei legittimi impedimenti enumerati nel Canone 542. Quanto alla sanità, sia tale che il postulante possa osservare tutte le Costituzioni della Società senza eccezione.
177. Per ammettere novizi che abbiano qualche irregolarità e che vogliano abbracciare lo stato ecclesiastico, si richiede la dispensa dell'Apostolica Sede.
178. Quanto ai laici, è necessario che conoscano almeno i rudimenti della fede, sappiano leggere e scrivere e siano idonei a compiere qualche ufficio nella Società.
179. L'Ispettore può ammettere l'aspirante al noviziato, se avrà ottenuto la maggioranza dei voti dal Consiglio Ispettoriale. Gli atti dell'ammissione debbono essere trasmessi al Capitolo Superiore.
180. Trascorso l'anno di noviziato, se il novizio avrà rivelato d'avere di mira in tutte le cose la maggior gloria di Dio e d'essere imbevuto dello spirito della Società, e si sarà mostrato esemplare nelle pratiche di pietà e nell'esercizio delle buone opere, si potrà ritenere compiuto per lui l'anno della seconda prova, e il Capitolo della casa di noviziato tratterà dell’ammissione del novizio alla professione.
181. Se il novizio nel Capitolo della casa avrà ottenuto la maggioranza dei voti, l'Ispettore, avuto il consenso del suo Consiglio, lo potrà ammettere alla professione. Altrimenti o si licenzierà il novizio, o gli si protrarrà : la prova del noviziato, non mai però oltre sei Mesi. L'Ispettore trasmetterà gli atti dell'ammissione al Capitolo Superiore.
182. Nessuno potrà essere ammesso ai voti se non avrà compiuti i sedici anni di età.
183. La prima professione si fa per un triennio, o per un periodo più lungo, se l'età di ventun anni, prescritta per la professione perpetua, fosse più lontana.
184. Nel periodo dei voti temporanei il Direttore della casa avrà cura del nuovo socio come Maestro di noviziato, tenendo presenti sopratutto le prescrizioni dell' articolo 195.
185. Trascorso il tempo della prima professione, l'Ispettore, avuto il parere del Capitolo della casa e del Consiglio Ispettoriale, darà facoltà a chi avrà giudicato idoneo, di rinnovare i voti per un -altro triennio, o per un periodo più breve, ovvero di farli perpetui.
186. La formola con la quale tra noi si fanno i voti è la seguente: Nel nome della Santa ed individua Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, io N. N. mi metto alla presenza di Dio Onnipotente e Sempiterno, e sebbene indegno del suo cospetto, tuttavia , pieno di fiducia nella somma Sua Bontà ed infinita Misericordia, alla presenza pure della Beatissima Vergine Maria Immacolata, Ausiliatrice dei Cristiani, di San Francesco di Sales e di tutti i Santi del Cielo, faccio voto di Povertà, Castità ed Obbedienza a Dio, nelle vostre mani, o N. N., Rettor Maggiore della nostra Società (ovvero: nelle vostre mani, o N. N., che fate le veci del Rettor Maggiore della nostra Società), per .... anni (ovvero: in perpetuo), secondo le Costituzioni della Società Salesiana.
187. La Società, appoggiata alla Divina Provvidenza, che mai non vien meno a chi spera in Lei, provvederà a ciascuno tutto il necessario, sia in tempo di sanità come in caso di malattia. Nondimeno essa è tenuta a provvedere soltanto per i Soci professi, temporanei o perpetui.
188. Due cose specialmente devono star a cuore, di tutti: 1° Ognuno stia -attento a non lasciarsi legare da abitudini di nessun genere, neanche di cose indifferenti. 2° Gli abiti, il letto e la stanza di ciascuno siano puliti e decenti; ma si evitino con ogni impegno l'affettazione e l'ambizione. Niente meglio adorna un religioso, che la santità della vita, per cui in tutto sia d'esempio agli altri.
189. Ciascuno sia pronto a sopportare, quando occorra, il caldo, 'il freddo, la sete, la fame, le fatiche ed il disprezzo, ogniqualvolta queste cose servano alla maggior gloria di Dio, allo spirituale profitto del prossimo, e alla salvezza dell'anima propria.
XV.
Del Maestro dei Novizi
e della loro Formazione.
190. Il Rettor Maggiore, col consenso del Capitolo Superiore, esaminerà in quali case siano da stabilirsi i noviziati. Ma non potrà mai erigerli senza la licenza della S. Congregazione dei Religiosi.
191. Il noviziato sia, per quanto è possibile, separato da quella parte della casa in cui dimorano i professi, cosicchè, senza speciale motivo e senza il permesso del Superiore o del Maestro, i novizi non abbiano relazione coi professi, nè questi coi novizi.
192. Il Maestro dei Novizi sarà eletto dal Rettor Maggiore e dal sua Capitolo, udito l'Ispettore e il suo Consiglio. Egli durerà in carica tre anni e potrà essere rieletto.
193. A questo ufficio può essere eletto solo un sacerdote che abbia almeno trentacinque anni di età, sia professo nella Società almeno da dieci anni, e possegga le altre doti necessarie ed opportune.
194. Se pel numero dei novizi o per altra giusta ragione parrà conveniente, l'ispettore potrà dare in aiutò al Maestro dei Novizi mi socio sacerdote, che abbia almeno trent'anni di età, sia professo nella Società almeno da cinque anni, e possegga le altre doti necessarie ed opportune.
195. Il. Maestro dei Novizi metta il massimo impegno nel dimostrarsi talmente amabile, mansueto e pieno di bontà, che i novizi gli aprano il loro cuore e abbiano in lui tutta la fiducia. Li istruisca bene riguardo alle Costituzioni, e principalmente riguardo ai voti di povertà, castità ed obbedienza. Similmente si adoperi a far loro compiere e praticare in modo al tutto esemplare gli esercizi di pietà prescritti nella Società. Di più si studierà di raccomandare con insistenza e d'istillare con dolcezza nell'animo dei novizi la mortificazione interna ed esterna, e sopratutto la sobrietà, procedendo però con prudenza, perchè non se ne indeboliscano le forze fisiche. Inoltre tenga loro ogni settimana almeno una conferenza sul catechismo e sulle cose riferentisi alla Società.
196. Nel tempo della seconda prova, ossia nell'armo di noviziato, i novizi non si occupino assolutamente di alcuna delle opere che sono proprie del nostro Istituto, affinchè attendano: unicamente al progresso nella virtù. e alla perfezione del loro spirito, secondo la vocazione per la quale furono chiamati da Dio. Potranno tuttavia fare di quando in quando il catechismo ai fanciulli, sotto la dipendenza e vigilanza del Maestro.
XVI.
Dell'Abito.
197. L'abito del quale faranno uso i soci varierà secondo le usanze dei paesi di loro dimora.
198. I sacerdoti porteranno la veste, talare, eccetto che sia altrimenti richiesto dalla ragione di viaggio o da qualche altro giusto motivo.
199. I soci coadiutori, per quanto è possibile, andranno vestiti di nero; ma tutti procurino di fuggire le novità proprie dei secolari.
XVII.
Delle Costituzioni.
200. Sola interprete autentica delle presenti Costituzioni è la Sede Apostolica ma per la direzione pratica., può interpretarle, oltre al Capitolò Generale, anche. il Rettor Maggiora,
201. A tranquillità delle anime Società dichiara che le presenti Costituzioni non obbligano per sè sotto pena di peccato nè mortale nè veniale perciò se qualcuno trasgredendole sarà reo dinanzi a Dio, ciò non proverrà direttamente dalle Costituzioni medesime, ma o dai comandamenti di Dio e della Chiesa, o dai voti, o-finalmente dalle circostanze che accompagnano questa violazione, come lo scandalo, il disprezzo e simili.
DECRETO.
Il Santissimo Signor Nostro Pio, ;.pér Divina Provvidenza Papa XI, :nell'udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi il 19 Giugno 1923, dopo aver considerata ogni cosa ,ponderatamente, aderendo all'umile domanda del Rettor Maggiore della benemerita Società Salesiana, fondata dal Venerabile Servo di Dio Giovanni ,Bosco, si degnò approvare e confermare nuovamente, con la sua Autorità Apostolica, le soprascritte Costituzioni della- medesima Società, chiamata di :San Francesco di Sales, composte in Iingua latina, quali sono contenute in quest' esemplare, il cui autografo si conserva nell'Archivio della medesima Sacra Congregazione, Costituzioni che furono già approvate dai Pontefici Pio IX, Pio X, e Benedetto XV , di f. m., e che ora sono state conformate alle prescrizioni del Codice idi Diritto Canonico, redatte in nuova forma, secondo le deliberazioni del Capitolo Generale della predetta Società, celebrato or non è molto, ed emendate d'ufficio pertanto in forza del presente Decreto approva e conferma definitivamente le medesime Costituzioni, e nello stesso tempo ingiunge a tutti i singoli Soci di osservarle fedelmente. Nonostante qualunque cosa in contrario, sia pure degna di speciale e singolare menzione.
Dato a Roma, dalla Segreteria della Sacra Congregazione preposta agli affari degl'Istituti Religiosi, il 19 giugno 1923.
(L. S.)
C. Card. LAURENTI, Prefetto. Vinc. LA PUMA, Sottosegretario.
APPROVAZIONE
della traduzione in lingua italiana.
Il testo autentico delle presenti Costituzioni è quello latino, approvato definitivamente da S. Santità Pio XI con Decreto della S. Congregazione dei Religiosi del 19 Giugno 1923. La . presente traduzione fu eseguita e riveduta con particolare diligenza e se ne fece il più accurato raffronto col testo autentico, perchè non vi fosse tra toro la minima dissonanza.
Si approva quindi questa traduzione, e insieme si proibisce di farne altre nella stessa lingua, come pure si vieta ogni ristampa delle Costituzioni in qualsiasi lingua senza il consenso del Rettor Maggiore.
Torino, 24 Novembre 1923.
Sac. FILIPPO RINAILDI, R. M. C. GUSMANO, Segret.
I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE.
•
Il Giubileo d'oro delle nostre Costituzioni
Carissimi Figli in G. C.,
Il 28 dicembre 1922 ricorreva 3° Centenario della morte
di S. Francesco di Sales, il Santo del nostre Ven. Padre D. Bosco, dei suoi Figli e di tutti i Cooperatori ed amici dell'Opera nostra.
A degnamente celebrarlo, l'indimenticabile Don Albera sua Circolare del 21 settembre 1921 aveva eccitato tutti a farlo:. precedere da un anno iutiero di studio più intimo e profondo della: sua vita e dei suoi scritti in relazione con lo spirito del nostro Ven. Padre, e da un ciclo di festeggiamenti solenni propri della. nostra Società (funzioni religiose, congressi, adunanze giovanili. accademie, conferenze, ecc.); ai quali l'anno scorso tennero dietro quelli indetti dal Santo Padre Pio XI per tutta la Cattolicità.
I desiderii dei Superiori, contenuti nell'accennata circolari del mio venerando predecessore, vennero largamente assecondati da voi tutti, miei figli carissimi; ed ora, a festeggiamenti compiuti,). rilevo con gioia che questo centenario ha fatto del gran bene a noi, ai nastri giovanetti ed alla nostra Società. Lasciando da parte il bene che generalmente sogliono produrre simili festeggiamenti(accrescimento, del fervore, miglioramento della condotta morale) v'accenno solo qui, a mio e vostro conforto, il bene vero e duraturo: che ha generalmente prodotto la lettura delle opere di S. Francesco di Sales. Me ne fanno fede le moltissime lettere inviatemi da tutte le parti durante questi due anni, per ringraziarmi di dover raccomandato che tali opere si leggessero in tutte le nostre Case. Quei buoni Confratelli dicono che vi hanno trovato una miniera preziosa; che quella lettura ha fatto comprendere meglio il nostro Padre che ha messo nella vera sua luce il nostro spirito salesiano; che ha insegnato a vivere meglio la vita soprannaturale, pur lavorando incessantemente, e che ha fatto amare di più la vita di comunità fondata sulla reciproca tolleranza, affabilità e dolcezza. Nè poteva essere altrimenti, perchè S. Francesco è un educatore singolare di perfezione, e le sue opere sono tutte pervase da quella pedagogia, che due secoli appresso nostro Fondatore ha saputo mirabilmente e prodigiosamente imprimere, non più sulla carta, ma nella Società da lui creata a salvezza della gioventù, e da lui battezzata col nome di Salesiana appunto per indicare ai soci futuri la sorgente alla quale riattingerla a quando a quando per averla sempre abbondante e vitale.
I principii educativi di questa pedagogia salesiana, scriveva Don Albera, sono i medesimi (tanto per S. Francesco come per Don Bosco), la carità, la dolcezza, la famigliarità, il santo timor di Dio infuso nei cuori prevenire, impedire il male per non essere costretti a punirlo. Ed io aggiungo che anche le virtù religiose di cui deve risplendere il Salesiano per esser quale Don Bosco lo vide nel fatidico sogno dell' 11 novembre 1881— che riproduco in fine di questa lettera perchè ciascuno lo mediti e lo studi — trovano il loro naturale, più ampio e genuino commento pratico nelle opere -di S. Francesco di Sales, particolarmente nel Teotimo, nei Sermoni e nei Trattenimenti spirituali. Ne raccomando perciò di nuovo la lettura, e ciascuno veda di ricavarne il maggior profitto spirituale.
2. E qui mi viene spontaneo un altro riflesso. Come noi, per onorare il nostro Celeste Patrono nel terzo Centenario della sua morte, ci siamo studiati di ricercare negli scritti di lui le linee caratteristiche della nostra fisonomia morale- e dello spirito che informa la Società, così quella lettura ci ha suscitato il desiderio di ricercare le stesse linee e lo stesso spirito anche negli scritti del nostro Ven. Padre e dei suoi immediati successori D. Rua e Don Albera.
La lettura delle lettere circolari di quei nostri Padri, raccomandata dai Superiori e fatta l'anno scorso nelle nostre Case, ha contribuito non poco a rinvigorire e perfezionare in noi lo spirito .che deve informare tutta la nostra attività religiosa educativa. Quasi tutte le numerose lettere d'augurio che ricevetti dai miei figli amatissimi nelle testè passate feste natalizie e di capo d'anno erano un coro di ringraziamenti perchè dopo le parole di San Francesco di Sales avevano sentito nella lettura spirituale la parola di D. Bosco, D. Rua e D. Albera. Oh! .dicevano, come ci sentiamo più salesiani, più vicini a D. Bosco nell'ascoltare la sua parola e quella dei suoi primi e prediletti figli! come nella lettura della vita di D. Bosco, che s'è fatta e si continua a fare alla mensa comune, rivive dinanzi a noi l'Oratorio primitivo dove sotto lo sguardo amorosissimo del buon Padre, venivano plasmati i primi esemplari del vero Salesiano e formati i nostri Santi moderni grandi e piccoli! Noi abbiamo bisogno che ci si diano meditazioni, letture spirituali e ricreative che ci riguardino, direi proprio di famiglia, perché solo allora ci sentiamo veramente Salesiani di nome e di fatto.
Questi sentimenti, suggeriti dall'affetto filiale, dal vivo desiderio della perfezione salesiana che è in ciascuno dei miei carissimi Salesiani, e dall'ardente amore che essi nutrono per Don Bosco; e per la Società da lui fondata attraverso inenarrabili prove sacrifizi e lotte, mi arrecano sempre grande conforto, perchè assicurano dell'ottimo spirito che regna tra di noi e di cuore ne benedico il Signore e la nostra benignissima Ausiliatrice!
3. Ma lo scopo principale di questa mia si è di parlarvi di un altro fatto più intimo e di vitale importanza per noi, che ci deve, stimolare potentemente a corrispondere con sempre. maggior ardori alla nostra vocazione religiosa. Il 3 del prossimo aprile si compiono cinquant'anni dall'approvazione definitiva delle nostre Costituzioni, alle quali dobbiamo quindi celebrare degnamente il Giubileo d' Oro .
Non si. tratta di celebrarlo con pompa esteriore, come s'è fatto per i vani nostri Giubilei di questi ultimi tempi; ma di una celebrazione intima, vera e fattiva, che consiste prima nello studi dell'origine delle Costituzioni stesse e del modo tenuto da D. Bosco nel prepararcele e poi, per naturale .conseguenza, :nella pratica amorosa sincera, esatta e costante .di esse. Anche in questo Giubileo non mancheranno certo le manifestazioni esteriori, ma queste debbono salo servire a fare comprendere, amare e praticare meglio le Costituzioni.
Le Costituzioni, miei cari, sono l'anima della nostra Società, [e questa fu l'anima di tutta la vita di D. Bosco ; perciò la; [storia di esse è tutta 'nella vita di lui. Anzi possiamo dire che nelle Costituzioni abbiamo tutto D. Bosco; in esse il suo unico ideale della salvezza delle anime; in esse la sua perfezione coi santi voti: in esse il suo spirito di- soavità, di amabilità, di tolleranza, di pietà, di carità e di sacrifizio … Per ben comprendere le nostre Costituzioni nel loro sviluppo storico e nella loro essenza specifica bisogna rendersi familiare la lettura e lo studio delle Memorie Biografiche del nostro fondatore, per cui faccio voti che ciascuno trovi modo di rileggerne privatamente di quando in quando qualche volume.
4. Le nostre Costituzioni non sono frutto solo dell'intelligenza , ire della carità ardente di D. Bosco, ma, dome nella vita di lui, il soprannaturale emerge, si può dire, ad ogni pagina, così anche le Costituzioni, nella loro origine e nello sviluppo progressivo, si :illuminano del visibile intervento soprannaturale. Esse sono in germe nel primo sogno fatto da D. Bosco a nove anni, nel quale egli intuisce in modo confuso la sua futura missione, che sarà quella di trasformare in agnelli gli animali più disparati, e poi di dirigere e governare numerosi greggi, ai quali saranno preposti pastorali formati sotto di lui, che da lui avranno le norme e le regole per ben governarli. E poi nei sogni successivi, che svolgevano gradatamente la tela misteriosa, della sua missione, mentre accanto all'opera degli Oratorii festivi per la gioventù povera e abbandonata andava delineandosi la necessità di un Sodalizio che ne .assicurasse l'avvenire e la diffusione, nella mente del Padre ,maturavano pure le Costituzioni che avrebbero poi dovuto dirigere .i ,futuri soci nel loro apostolato. « Io non sarò semplicemente. un prete solitario o con pochi compagni — diceva fin dai primi anni di sacerdozio — ma avrò molti altri sacerdoti che mi ubbidiranno si dedicheranno all'educazione della gioventù ». Ora nella sua mente andavano certo sviluppandosi le norme da dare a questi suoi collaboratori, ricavate soprattutto dall'esperienza propria e dalle illustrazioni celesti di cui a tempo opportuno era mirabilmente favorito.
Queste norme egli diede dapprima verbalmente ai sacerdoti laici che si, prestavano ad aiutarlo negli Oratorii festivi più tardi le raccolse nel Regolamento degli Oratorii stessi preludio non lontano alle Costituzioni della Società ch'era chiamato a fondare Fondare una nuova Società religiosa, mentre l'odio settario andava sopprimendo radicalmente quelle già esistenti, sembrava una follia ma Don Bosco sapeva che il Signore ludit in orbe terrarum, che sulle distruzioni dell'uomo fa sorgere le opere rigeneratrici adatte ai bisogni del tempo. Perciò tranquillamente, senza fretta, ma con tenacia e costanza mirabili egli studia, consulta, prega, fa tentativi per fondare una Società; ed alla lunga, insensibilmente, si prepara i primi soggetti, senza mai parlare nè di legami, nè di voti, nè di Congregazione. Don Bosco più che fondatore può dirsi creatore della sua Società, perchè seppe tirar su dal nulla i suoi soggetti, crescendoli attorno a sè e trasfondendo in loro al poco a poco tutto il suo spirito.
5. Contemporaneamente a questo immane lavoro di circa 20 anni, andò preparando le Costituzioni della sua Società, consultando quelle di altre Congregazioni, ma principalmente ispirandosi ad un certo esemplare che gli era stato mostrato in Sogno vegliando le lunghe notti per studiare sui libri quanto s'era fatto n, prima di lui, mettendosi in corrispondenza epistolare con le .eminenti persone da cui, per la loro esperienza e dottrina, poteva sperare lumi e consigli, e infine accaparrandosi la benevolenza di quelli che avrebbero potuto in qualche modo essergli di ostacolo nell'esecuzione del suo disegno.
Ho detto contemporaneamente, perchè Don Bosco scrisse gli articoli delle sue Costituzioni prima nell'animo e nella vita di quelli che aveva scelti per suoi figli, e solo quando gli parve che corrispondessero al fine che s'era proposto, li fissò ed ordinò sulla carta. Questo appare chiaramente dalle parole da lui dette nel presentare a Pio IX il manoscritto delle Costituzioni : Ecco, beatissimo Padre, il regolamento che racchiude la disciplina e lo spirito che da venti anni guida coloro i quali impiegano le loro fatiche negli Oratorii. Mi era già prima d'ora adoperato a ridurre gli articoli in forma regolare; ma nei giorni passati ho fatto correzioni ed aggiunte secondo le basi che Vostra Santità degnavasi tracciarmi … Siccome però nell'abbozzare i singoli capitoli avrò certamente in più cose sbagliato la traccia proposta, così io rimetto il tutto nelle mani di Vostra Santità e di chi Ella si degnerà stabilire per leggere, correggere, aggiungere, togliere quanto sarà giudicato a maggior gloria di Dio ed al bene delle anime.
6. Leggendo quelle primitive Costituzioni presentate da Don Bosco a Pio IX nel 1858 (Memorie Biografiche, vol. V, Appendice), sembra di udire la voce del buon Padre che con grande semplicità e chiarezza esponeva ai suoi figliuoli le norme secondo cui voleva ... che si regolassero: non coercizioni, ma il vincolo della carità. fraterna, onde formare un cuor solo per acquistare la perfezione nell'esercizio di ogni opera di carità spirituale e corporale verso i giovani, specialmente i più poveri, e nella cura delle vocazioni ecclesiastiche; non preoccupazioni per le cose materiali, ma ciascuno, pur conservando i proprii diritti, fosse realmente come se nulla più possedesse; non attaccamento alla propria volontà, ma obbedienza così filiale al Superiore che questi non abbia neppur bisogno di comandare; non molte pratiche di pietà in comune, ma l'esercizio dell'unione con Dio nella pienezza della vita attiva, che è il distintivo e .la gloria dei suoi figli. Don Bosco, più che una Società, intendeva formare una famiglia fondata quasi unicamente sulla paternità ,soave, amabile, vigilante del Superiore, e sull'affetto filiale, fraterno dei sudditi; anzi, pur mantenendo principio dell'autorità e della corrispettiva sudditanza, non desiderava distinzioni, ma uguaglianza fra tutti ed in tutto.
Anche Pio IX condivideva, in massima questa concezione. Dopo aver insistito sulla necessità dei voti per mantenere l'unità di spirito e di opere, ma voti semplici da potersi facilmente sciogliere, affinchè il malvolere di alcuno dei soci non turbi la pace e l'unione degli altri, aggiungeva: «Le regole siano miti e di facile osservanza. La foggia del vestire, le pratiche di pietà non la facciano segnalare in mezzo al secolo. Ogni membro. di essa in faccia alla Chiesa sia un religioso, e nella civile società sia un libero cittadino»
Queste erano -le linee programmatiche entro le quali dovevano contenersi le Costituzioni: ma da quando Pio IX ne ricevette il manoscritto primitivo e si degnò di leggerlo dal primo all'ultimo. articolo, fino alla loro definitiva, approvazione del 3 aprile 1874 chi può enumerare le pene, le contrarietà e, le difficoltà genere incontrate, sopportate e superne da Don Bosco per mantenerle, su quelle basi fondamentali? Le difficoltà provenivano in parte dall'opposizione di chi avrebbe preferito che l'iniziativa di Don Bosco rimanesse un istituto diocesano e nulla più, ma forse soprattutto- dalle stesse Costituzioni, le quali, sotto un certo punto di vista, sapevano, di novità, perchè Don Bosco intendeva adattarle ai tempi che correvano
Queste difficoltà durarono ben 16 anni, e senza una speciale assistenza del Cielo egli non le avrebbe mai superate. Ma in quei 16 anni, quali e quanti avvenimenti! La Società regolarmente costituita il numero dei Soci aumentato rapidamente; le prime professioni triennali e perpetue; la Società commendata (23 luglio 1864) e poi approvata definitivamente dalla suprema, autorità ecclesiastica (19 febbraio ,1869); il numero delle Case in continuo aumento; le erezioni di chiese pubbliche; il gran 'numero di vocazioni ecclesiastiche suscitate dal sistema preventivo di. Don Bosco; la fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; tutto Ciò avrebbe dovuto assorbire l'attività non di una,.ma di più persone; eppure D. Bosco bastava a tutto, cosa .che non si può umanamente spiegare. È vero che i suoi figli i quali nel 1859, quando si emisero i primi voti, erano solo 22, nel 1874 erano saliti già a 330, ma ciò, era ben poca cosa in confronto delle case aperte e da aprirsi,, del numero sempre crescente di giovani e delle svariatissime occupazioni a. cui i soci dovevano attendere. Questi anni furono certo i più laboriosi per il nostro Ven. Padre: ma per lui non contava nulla qualsiasi fatica e pena, pur di riuscire ad affrettare l'approvazione definitiva delle Costituzioni della sua Società, perchè da tale appro7 nazione dipendeva l'incremento meraviglioso dell'opera sua quale l'aveva più volte contemplato nelle sue visioni.
7. Nel 1864 la S. Congregazione dei Vescovi e Regolari emanava il decreto di collaudazione della Società in vista dello scopo santissimo, delle lodi del Romano Pontefice in due brevi eloquentissimi, ,e delle Commendatizie dei Superiori' Ecclesiastici di sei , diocesi; e costituiva Don Bosco Superiore a vita. Era un gran passo; ma Don Bosco, doveva prendere in esame le tredici osservazioni unite al decreto, per vedere come potessero adattarsi alle esigenze dei tempi, dei luoghi, e quali difficoltà potevano far sorgere da parte delle autorità civili e per la natura stessa dell'Istituto. Bisognava poi inserirle al posto opportuno nelle Costituzioni, e farne l'esperimento pratico. Tutto ciò richiedeva molto tempo e un lavoro improbo.
Nel.1867 Don Basco si recava di nuovo a Roma . per affari riflettenti il ristabilimento della giurisdizione ecclesiastica in molte diocesi, ma anche per ottenere la definitiva approvazione delle Costituzioni della sua Società o almeno, .ove -questo non fosse stato possibile, la facoltà di rilasciare le dimissorie ai Suoi chierici per le ordinazioni. Portava con sè le Costituzioni tradotte in latino e da lui corrette e ricorrette per tener conto delle osservazioni fattegli, senza recar nocumento alle sue previdenze per l'avvenire e i bisogni dalla. Società, e senza discostarsi dall'esemplare che aveva intraveduto nel sogno.
Ne parlò a lungo al Sommo Pontefice; questi gli era favorevolissimo in tutto, ma desiderava, come era naturale, che le cose venissero prima deliberate dalla Congregazione dei Vescovi e Regolari, i cui membri però dissentivano su varii punti dalle vedute di Don Bosco, ad. esempio, sul voto di povertà, non escludente il dominio radicale dei propri beni. Essi inoltre erano restii ad accordare l'esenzione ad una nuova Società, perchè allora si studiava il modo di estendere quanto più si poteva la giurisdizione vescovile sugli ordini religiosi. Di più, per l'imminenza del prossimo Concilio Ecumenico, si studiava, già il tema se fosse spediente l'approvazione di nuovi Istituti religiosi, o non piuttosto la fusione di quelli aventi un medesimo scopo. .Tutto ciò rendeva più difficile la sospirata approvazione; e così Don Bosco per allora nulla ottenne. Ma egli attendeva fiducioso e, dando tempo al tempo, si teneva pago di .fare intendere anche solo una ... piccola ragione per volta a mezzo di suppliche, di lettere e di commendatizie
8. Vidi così il Venerabile che era propriamente necessario un miracolo per cambiare i cuori, altrimenti sarebbe stato impossibile il venire ad una combina zione favorevole ai miei desideri. Si prendevano le nostre povere Regole e ad ogni parola si trovava una difficoltà insormontabile In principio del 1869 decisi ritornare a, Roma; molti Vescovi ed altre persone, per altro piissime e a me favorevoli, mi volevano persuadere essere inutile l'andata, perchè non sarei riuscito a far approvare le mie Regole e per conseguenza la Società; tanto più che a Roma si doveva pensare al Concilio Ecumenico Da Roma mi scrivevano e mi davano anche avvisi, coi quali mi si assicurava, essere cosa affatto inutile e tempo perduto l'andare a Roma, perchè non avrebbero mai concesso ciò che domandavo, ed era impossibile l'approvazione delle Costituzioni... Ma io ero intimamente persuaso che la Madonna mi avrebbe aiutato e ogni cosa avrebbe disposto in mio favore: e niuno m'avrebbe tolta questa persuasione. Rispettavo i consigli dei miei amici, ma non volevo tralasciare di fare quanto parevami esser suggerito dal Signore. Partii adunque, confidando unicamente nel Signore e nella Madonna »:
E questa sua illimitata confidenza non fu delusa. «I medesimi, — continua Don Bosco.— che mi sconsigliavano da quella andata, , furono quelli che mi aiutarono acciocchè fosse. definitivamente,. approvata la Pia Società... Il Signore mutò in un momento il cuore di tutti e dispose di più che quei tali avessero bisogno di Don Bosco».con queste parole ai portenti che tutti conosciamo, operati mercè la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice in favore di quelli che erano contrari all'approvazione.
.Per avere però un'idea degli ostacoli insuperabili che incontrava ,il'Venerabile nel compimento di quest'opera, basta ricordare che neppure 'le grazie _ segnalate compiute dall'Ausiliatrice in favore delle eminenti persone dalle quali dipendeva tutto, riuscirono a strappar loro l'approvazione delle Regole e per conseguenza.;: della Società, com'era naturale e come desiderava Don Bosco ... allora (cioè il 19 febbraio 1869) si diede solo l'approvazione definitiva della Pia Società, rimandando l'approvazione dei singoli articoli delle Costituzioni a tempo più opportuno!
9. «Facciamo un passo per volta — gli aveva detto il Papa chi va piano, va sano. Quando le cose vanno bene, la S. Sede suole aggiungere, non mai togliere ». Nell'approvazione. della Società. era contenuta implicitamente anche l'approvazione delle Regole che la governavano, per cui la gioia del Ven. Padre si effonde va lunghi trattenimenti coi suoi -figli. « La nostra Congregazione, diceva, è approvata: siamo vincolati gli uni cogli altri. Io sono legato a voi, voi siete legati a me e tatti insieme siamo legati a Dio. La Chiesa ha parlato; Dio . ha accettato i nostri servigi, noi siamo tenuti ad osservare le nostre promesse. Non siamo più persone private; ma formiamo una società, un corpo visibile: godiamo dei privilegi; tutto il mondo ci osserva e la Chiesa ha diritto all'opera : nostra. Bisogna dunque che d'ora innanzi ogni parte delle Regole sia eseguita puntualmente ».
Tuttavia per altri cinque anni dovevano sorgere ancora contro l'approvazione delle Costituzioni ostacoli da 'parte dei malevoli, e difficoltà di ordii intrinseco dalla natura stessa dei singoli articoli. Il Santo Padre Pio IX la sera medesima dell'approvazione della Pia Società aveva detto al nostro Venerabile: « Bisogna che facciate. presto a condurre a termine -anche l'approvazione delle Costituzioni; io sono informato di tutto, conosco il vostro scopo e vi sosterrò in ogni maniera ».
Perciò Don Bosco non desisteva dal richiederne l'approvazione, ' dando tutte .le possibili spiegazioni e temperando quelle disposizioni che non intaccavano le basi specifiche del suo Istituto. Egli si teneva sicuro che la Madonna, come aveva già fatto approvare la Società dagli .stessi nolenti, così a tempo opportuno avrebbe fatto dare pure l'approvazione delle Costituzioni. Nel 1874 pubblicò a Roma un opuscolo sulla sua Pia Società, che diffuse tra i membri più influenti delle Sacre Congregazioni; scrisse una risposta alle più gravi obbiezioni che gli si facevano; estese 'un'esposizione sommaria dei motivi che l'inducevano ad insistere 'per la definitiva approvazione, ed infine invitò tutti i suoi figli ad implorare i lumi dello Spirito Santo, fissando tre giorni di digiuno per i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice e un triduo di speciali preghiere in tutte le Case nei giorni precedenti le adunanze nelle quali si doveva discutere dell'approvazione
La Congregazione dei quattro Cardinali deputati ne discusse a l'ungo in due sessioni; infine tutti convennero per l'approvazione decennale ad. experimentum, e tre anche per la definitiva. La sera del 3 aprile il Segretario Mons. Vitelleschi riferì l'esito al Santo Padre, il quale aggiungendo il suo voto ai tre favorevoli ordinò Che si stendesse il decreto d'approvazione definitiva. La Madonna aveva compiuto il miracolo di cui il nostro Ven. Padre da anni l'andava supplicando e la faceva supplicare dai suoi figli con sempre crescente ardore e confidenza.
«Questo -fatto (così scriveva Don Bosco nell'esortazione premessa alle Costituzioni in data 15 agosto 1875), deve essere da noi salutato come uno dei più gloriosi per la nostra Società, come quello che ci assicura che nell'osservanza delle nostre Regole noi ci appoggiamo a basi stabili, sicura e, possiamo dire, anche infallibili, essendo infallibili i giudizi del Capo Supremo della Chiesa che le ha sanzionate ».
10. Il nostro Ven. Padre, figli carissimi, aveva 'ben ragione di chiamare questo fatto uno dei più gloriosi per la nostra Società, anche perchè con l'approvazione delle sue Costituzioni venivano definitivamente sanzionati quei principii nuovi di modernità che egli era stato ispirato di mettere a base di tutto il suo Istituto, che sono il nostro più prezioso patrimonio, e che l'angelico Pio IX aveva magnificamente intuito e poi riassunto due anni appresso con le «memorabili parole dette a Don Bosco in un' udienza accordatagli nella sua stessa camera da letto il 21 gennaio del 1877: e Io credo di svelarvi un mistero; — diceva il Papa — io sono certo che la vostra Congregazione sia stata suscitata dalla Divina Provvidenza per mostrare la potenza di Dio; sono certo che Dio ha voluto tener nascosto fino al presente un importante segreto, sconosciuto a tanti secoli e a tante altre Congregazioni passate. La vostra Congregazione è nuova nella Chiesa,. perchè di genere nuovo, perchè venne a sorgere in questi tempi in maniera che possa essere ordine religioso e secolare ; che abbia voto di' povertà ed insieme possedere; che partecipi del' mondo e del chiostro, i cui membri siano religiosi e secolari, claustrali e liberi cittadini. Il Signore ciò manifestò ai giorni nostri, é questo io voglio svelarvi. La Congregazione fu istituita' affinchè nel mondo, che secondo l'espressione del Vangelo in maligno positus est, si desse gloria a Dio. Fu istituita perchè si vegga: e vi sia il modo di dare a Dio quello che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare, secondo quello che disse Gesù Cristo' ai suoi tempi: , Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. E vi predico, e voi scrivetelo ai vostri figliuoli, che la Congregazione fiorirà, si dilaterà miracolosamente, durerà nei secoli venturi e troverà sempre dei coadiutori e dei Cooperatori, infino a tanto che cercherà di promuovere lo spirito di pietà e di religione, ma, specialmente di moralità e castità ».
Queste fatidiche parole del Vicario di Gesù Cristo sono un'altra . magnifica sanzione delle nostre Costituzioni e la prova ,indubbia che la mano di. Dio è quella che ne ha guidato la redazione primitiva e che ha confortato Don Bosco nelle difficoltà d'ogni genere ch'ebbe a sostenere per farle approvare.
11. Un altro rilievo. La predizione di Pio. IX sull'incremento meraviglioso- e duraturo della nostra Società trova ancora la sua naturale spiegazione nelle Costituzioni, le quali non sono altro che la pietra angolare della Società, e praticate fedelmente non cesseranno mai di produrre i frutti più abbondanti. Il nostro Venerabile in un sogno, avuto il terzo anno dopo l'approvazione delle Costituzioni (settembre 1876), viene fatto salire sopra un gran macigno situato in mezzo ad un piano sterminato. Di lassù gli è dato. osservare la vastità del- /campo, come se occupasse tutta la terra, e in essa una sterminata moltitudine di gente che cresceva continuamente. Nelle prime file vedeva tanti Salesiani che conosceva, con numerose, vivaci squadre giovanili; poi altri con altre squadre, poi ancora altri e altri che più non conosceva e più non poteva distinguere. Vide popoli svariatissimi, dalle più strane logge di vestire: e dappertutto vedeva Salesiani che conosceva nelle prime file, e non, più nelle successive.
Mentre D. Bosco fissava estatico il meraviglioso quadro, si sentì a dire : « Questo è campo, la vigna che i Salesiani devono lavorare. Molti lavorano già e tu li conosci: l'orizzonte s'allarga a vista d'occhio di gente che tu non conosci ancora, e questo Vuoi dire che non solo in questo secolo, ma mai futuri i Salesiani lavoreranno il proprio campo Questo incremento meraviglioso e duraturo si otterrà solo con il lavoro e la temperanza. Sì, il lavoro e la temperanza faranno fiorire la Congregazione Salesiana! ».
Ora, miei cari, .nel gran macigno del sogno non possiamo forse veder raffigurate le Costituzioni, dalla fedele, osservanza delle quali la nostra Società ripete tutta la sua meravigliosa e duratura espansione mondiale? Non è forse impresso in esse il nostro stemma, la nostra parola d'ordine e il nostro distintivo: Lavoro e temperanza? I primi 50 anni della loro regolare osservanza da parte degli esemplari confratelli che ci hanno preceduto, non ci dicono la realtà dello sviluppo stragrande che la nostra Società ha raggiunto in questo periodo di tempo' che D. Bosco aveva, contemplato nelle prime file del sogno?
All'approvazione delle . Costituzioni, poche le 'Case, esiguo il" numero dei confratelli e giovani; ma da quel punto il campo si è1 allargato a vista d'occhio: le Case si sono moltiplicate, le trii animose centurie dei Salesiani d'allora che, dirigevano alcune migliaia di giovani, sono divenute poco- per volta un esercito compatto di oltre cinque mila, che raccolgono ed educano centinaia: di migliaia di giovani. Questo miracolo, o miei cari, è certo del Signore, ma per mezzo delle Costituzioni ispirate a D. Bosco e da lai lasciate come sacro testamento per tutta la nostra Società.
12. Da quanto sono venuto . dicendo finora, o miei cari, non vi sarà difficile concludere che il nostro Ven. Fondatore ha vissuto: tutta la sua vita, prima nella elaborazione, poi nello studio e nella pratica delle Costituzioni.
La speciale vocazione che il Signore gli aveva dato di Fondatore di' una nuova Società religiosa, gli aveva infuso, sto per dire l'idea madre di esse, idea che restò latente fino all'inizio della sua vita sacerdotale quindi cominciò a mandare i suoi.... primi raggi nella vita pratica e nel Regolamento degli Oratori Festivi, per diventare sempre più chiara nelle norme precise e minute con le quali reggeva i giovani del suo primo Ospizio di Valdocco. Ma quella luce éra veduta da pochi, perchè si confondeva. dapprima con lo splendore dell'apostolato per la. gioventù povera e abbandonata: però D. Bosco ora con uno sguardo, orci con una sua parolina e ora con altre industrie; inattese,' soavi e quasi percettibili, 'sapeva far convergere su di essa l'attenzione di che gli parevano atti a comprenderla; e poi dolcemente l'invitava ad aiutarlo nel far del bene ad altri giovani, accettando alcune semplici regole di vita comune.
In tal modo D. Bosco visse praticamente le sue Costituzioni, insieme coi suoi primi figli per bene trent'anni, correggendo,. modificando, migliorando e anche scartando gli articoli ch'egli aveva;.; segnati sul suo manoscritto e che alla prova gli erano sembrati ... non adatti o di poca utilità. Non dimentichiamo, o cari, che .luce di questo lavoro gli veniva dall'alto; e che perciò quelle modificazioni non, intaccavano affatto i punti fondamentali su cui doveva basarsi la sua Congregazione.
Non, altrimenti doveva accadere dopo l'approvazione. Le sue Costituzioni erano state la luce, raffigurata nel candido alone o cerchio luminoso, apparso sopra lei sua cameretta, il giorno del suo arrivo a Valdocco '(16 aprile 1874). Il cielo era sereno, e mentre i giovani applaudivano il buon Padre che usciva dalla sacrestia, dopo aver celebrato la S. Messa, videro in alto un cerchio luminoso, dentro il quale se ne scorgeva un altro di varii colori, come un'iride graziosissima. Tutti i giovani erano estatici 'a contemplare il singolare fenomeno, che durò circa un quarto d'ora. Al dopo pranzo la bianca iride comparve di nuovo, ma in tale « proporzione che pareva racchiudere l'Oratorio, quasi a significare che d'allora in poi le Costituzioni approvate sarebbero state luce sempre bella e varia per tutta' la Congregazione. La nostra Società doveva sapere adattarsi, nello svolgimento della propria azione benefica, alle necessità dei tempi, alle Consuetudini dei luoghi: doveva essere progressivamente sempre nuova e moderna, pur conservando la sua .particolare fisionomia di educatrice della gioventù mediante il sistema preventivo basato sulla dolcezza e sulla bontà paterna,‘: ecco perché dentro il cerchio luminoso, apparso sopra all'Oratorio, se ne scorgeva un altro di varii colori. Le nostre Costituzioni, modificando a quando a quando i colori delle linee secondarie, non solo non perderanno la loro luce primitiva 'ma diverranno sempre più feconde di bene.
13. Perciò non ,credo .errare dicendo che la storia dei primi 50 anni di vita legale delle nostre Costituzioni è stata continuamente irradiata da questa luce, varia sì, ma crescente ognora in più vividi splendori. Durante i primi 14 anni, vivente. ancora il Venerabile Padre, si studiò in quattro Capitoli generali diluiti i direttori, l'interpretazione genuina delle Costituzioni, attingendo dalle parole e dal cuore di D. Bosco quelle deliberazioni che sembravano più convenienti a conservarne lo spirito e ad applicarle meglio ai crescenti bisogni della Società,. La presenza e gli ammaestramenti del Fondatore danno alla materia trattata e alle deliberazioni prese in quei Capitoli un, valore unico: in esse venne posta la base di tutti i Regolamenti speciali delle varie cariche superiori e locali, dal Rettore Maggiore all'Ispettore e al Direttore: in esse troviamo la vita comune, le pratiche di pietà, la moralità, gli studi e l’economia secondo la tradizione più autentica del pensiero di D. Bosco.
Quanta larghezza di, vedute e di interpretazioni! Quante modificazioni accennate e iniziate per dare alla sua opera l'espansione che i tempi nuovi reclamavano! E tuttavia nulla che sapesse dì mutamento e di contradizione alle Costituzioni! il Venerabile Fon; datore era la luce, e illuminava anche con una sola- parola! Ma egli insisteva soprattutto che i suoi figli praticassero le' Costituzioni quali erano, senza punto pensare di migliorarle: era il consiglio di Pio IX e per lui era legge. Al Capo, della prima- spedizione dei suoi Missionari, consegna il libro delle Costituzioni, e questa suo atto lo vuole perpetuato nella fotografia. Quattro anni, prima che volasse al Cielo diceva: « Molti vengono da me e mi dicono: - Sono tolto dalla tale e tal altra occupazione e mandato a questo o a quel collegio, lontano dalle sue cure paterne: ho bisogno di un ricordo. - Io. dò loro quello che credo più opportuno; ma credetemi,,figliuoli miei, osservate le nostre Regole! ecco il più grande e caro ricordo che questo povero e ,-Vecchio padre vi può lasciare! ». Nelle notti precedenti aveva assistito' in sogno, a un congresso di diavoli intenti a cercare il mezzo più efficace per distruggere la sua Società, e tutti avevano convenuto essere quello di, indurre i soci alla trasgressione delle Regole! Di quei giorni scrisse su un suo libretto di memorie.: «, .La nostra Congregazione ha davanti a sè un lieto avvenire preparato dalla Divina Provvidenza, e la Sua gloria sarà duratura fino a tanto che si osserveranno .fedelmente le Regole ».
Le non poche volte che ebbi la fortuna d'intrattenermi familiarmente col nostro santo. Fondatore, ricordo che la fedeltà alle Costituzioni era il suo argomento favorito: negli ultimi anni non sembrava respirasse più altro che le Regole!
14. La larghezza di vedute e d'interpretazione delle Costituzioni, unita alla più fedele, osservanza di esse, passò, alla morte del Padre, nel suo Successore Don Rua, che è .stato anche il suo più perfetto imitatore. Nei lunghi 22 anni del suo Rettorato, anch'egli, non fece che ripetere e gridare in tutti i toni: osserviamo le nostre Costituzioni! Stiamo attaccati ad esse! Nelle sue lettere circolari, come pure in 'quelle intime, personali, pare si sia fatto uno studio d'inserire sempre qualche richiamo all'osservanza delle Costituzioni.
Dice che sono uscite dal cuore di Don Bosco, che la Chiesa, le ha approvate, e che perciò devono essere la nostra guida, la nostra difesa in ogni pericolo o dubbio o difficoltà; le chiama il libro della vita, la speranza della salute, il midollo del Vangelo, la via della perfezione, il patto della nostra alleanza con Dio; inculca che siano poste sulla nostra persona come misura' per conoscere il grado di virtù a cui Siamo arrivati, e se siamo veri figli di Don Bosco, perchè le Costituzioni sono in sostanza • , quell'insieme d'idee e di tendenze, quella maniera di pensare e di fare che forma lo spirito proprio :della nostra Congrega' zione. Ma d'altra parte fu pure sotto il suo governo che si vide la necessità d'innestare definitivamente nelle Costituzioni le norme precise per la convocazione del Capitolo Generale (fissandolo ogni 6 anni e determinando quali confratelli dovessero prendervi parte) e per la creazione delle Ispettorie.
Tutto questo lavoro fu compiuto nel 1904 dal X Capi-. tolo Generale,- il quale aveva divise le sue deliberazioni in due categorie: «nell'una erano compresi gli articoli organici, quelli cioè che l'assemblea aveva giudicato necessari a compie- . tare le nostre .Costituzioni e a darne un'autentica interpretazione, in questi tempi in cui ormai la nostra Pia Società si è svolta in tutte le sue parti ed organizzata colla maggior esattezza possibile in conformità alle prescrizioni della Chiesa ed allo spirito del nostro indimenticabile Padre Don Bosco. Queste deliberazioni '' .. perciò saranno come altrettanti articoli delle nostre Costituzioni. L'altra abbracciava le deliberazioni 'aventi carattere direttivo e .. disciplinare, ossia quanto l'esperienza di oltre trent'anni. ha suggerito per conservare tra; noi lo spirito del Fondatore e far progredire sempre. meglio la nostra Pia Società nella perfezione dei suoi - membri é nel buon andamento delle sue opere». Così, D. Rua nella circolare con cui comunicava l'approvazione data a queste due b' categorie -di deliberazioni. dalla- Sacra Congregazione dei VV e RR. con decreto 1° settembre 1905.
Solo chi. ha vissuto accanto a questo nostro Padre e Servo di Dio in quegli anni, può farsi un'idea delle fatiche e delle pene da lui - sofferte per. dare alle nostre Costituzioni tutta l'ampiezza che richiedevano le mutate condizioni delle: cose, senza però introdurre cambiamenti sostanziali. Aveva perciò ragione di godere dell'esito di quella adunanza e dell'approvazione' ottenuta: « lavori del X Cap. Gen. hanno così avuto, loro pieno successo e completo coronamento. Questo fatto deve essere da noi salutato, starei per dire, con non minor entusiasmo di quello importantissimo delle Costituzioni, poichè, mentre ci assicura che nell'osservare le prese deliberazioni noi ci appoggiamo a base stabile e sicura, ci dice ancora che in nulla ci siamo allontanati dallo spirito del Fondatore e della Chiesa... La mia gioia sarà Compita se voi accoglierete con buone disposizioni le deliberazioni ,prese. Esse più che ogni altra cosa gioveranno a procurare alla nostra.
Pia Società ciò che forma l'essenza d'ogni ben governata Congregazione religiosa, cioè l'unione degli affetti, l'unione dei giudizi, l'unione delle volontà... ».
La vita ,di questo nostro gran Padre ci dirà tutto l'amore da lui nutrito per le nostre Costituzioni e la gran. parte .ch'egli ebbe nel progressivo perfezionamento di esse secondo le necessità. e le opportunità .della Società e al fine di renderla realmente !attiva di maggior bene. Anche di Don Rua possiamo dire che è stato la regola vivente durante tutta la sua vita, mortificata e santa.
15. Le deliberazioni organiche del X Capitolo Generale, divenute con l'approvazione della S. Chiesa altrettanti' nuovi articoli, avevano dato alle nostre Costituzioni la larghezza e l'elasticità necessarie per il buon governo della; Pia Società, che fioriva di giorno in giorno nel numero dei soci ed in nuove opere di bene per la gioventù. 0ccorreva solo più applicare gradatamente le Regole. Che riguardavano l'organismo vitale della Congregazione; Dare praticare dai soci le Regole individuali, spontaneamente e per sincero amore a Don. Bosco.
Questo fu il lavoro assiduo di. Don Rua negli' ultimi sei anni di sua vita e questo fu pure il programma del Successore di lui il compianto Don Albera. .e Consideriamo, scriveva nella sua prima circolare, quale patrimonio di famiglia le nostre Costituzioni, che sono, la quintessenza dello spirito della nostra Congregazione, e pratichiamole scrupolosamente,. Senza l'osservanza delle nostre Regole non possiamo esser veri religiosi, M veri figli del Ven. D. Bosco: Mettiamoci in guardia contro la mania, di riforma ch'egli considerava a ragione qual verme roditore da vero .spirito salesiano... Guai al religioso che viola le sue Costituzioni, che non le stima e le dispreza! Il demonio avrà ben presto rovinato una famiglia religiosa, qualora gli venga fatto d'ispirare' ai soci il disprezzo delle Costituzioni e farle considerare come un ammasso di avvisi e consigli arbitrari, di cui ciascuno può prendere o lasciare come gli talenta. Le nostre Costituzioni sono il midollo dello spirito di D. Bosco, la sua più preziosa reliquia, un vero programma che ha tracciato ai suoi figli per continuare tra la gioventù le opere sue benefiche... ».
Ma Don Albera esigeva inoltre che l'osservanza delle Costituzioni fosse vivificata dall'imitazione assidua di quanto ha fatto il nostro buon Padre Perchè se ci accontentassimo dell'osservanza legale degli articoli, riusciremmo bensì a plasmare un bel corpo, ma senz'anima. Per lui l'osservanza delle Costituzioni doveva essere imperniata nel dovere 'di crescere, ogni giorno nella nostra perfezione e nella cura di ricopiare lo spirito di vita -interiore del nostro Venerabile. Tutte le sue preziose lettere circolari miravano a questo fine.
Così le nostre Costituzioni, vivificate dagli esempi del. Venerabile Fondatore e dalla pratica, dello spirito di pietà, diedero i nati più consolanti, anche durante i luttuosissimi avvenimenti che allora desolavano popoli e nazioni, e minacciavano ogni rovina materiale e morale agl'Istituti religiosi di educazione, con la forzata sottrazione della miglior parte del loro personale a causa della guerra micidiale.
Frattanto, promulgato dal Papa Benedetto XV il nuovo CO' dice di Diritto Canonico e il decreto della Sacra Congregazione dei Religiosi in data 26 giugno 1918, i . Superiori della nostra Società si diedero premura di rivedere le Costituzioni in conformità del Canone 489 del Decreto suddetto, limitandosi però a ritoccare solo quelle cose che non s'accordavano con le prescrizioni del Diritto Canonico. Questa nuova revisione ' delle nostre Costituzioni, nella quale, per ragioni di indole pratica, si credette conveniente intercalare le deliberazioni organiche sopra menzionate agli articoli delle Costituzioni , originarie lasciate da Don Bosco, venne approvata dalla S. Sede in data 19 luglio 1921. . `Ora mentre si faceva questa revisione, imposta dall'Autorità Ecclesiastica, i Superiori Maggiori videro che sarebbe stato necessario un ulteriore lavoro sulle Costituzioni, e precisamente: 10 coordinare tutto il materiale in capitoli in base alle divisioni primitive, ma con le mutazioni richieste dallo sviluppo della Società e dal sistema di governo dovutosi introdurre in seguito alla creazione delle Ispettorie; 2.0 disporre in ordine logico e collegare nuovamente tra loro, gli articoli dei singoli capi; 30 togliere le ripetizioni, o sopprimendole, o fondendo insieme gli articoli che le contenessero; 40 fare le opportune correzioni per rendere gli articoli più con formi, anche nella dicitura, al Codice di Diritto Canonico; 50 adattare al sistemi odierno i pochi articoli ancora riflettenti uno stato di cose ormai superato; 6° ma in tutto ciò non mutare affatto nè il pensiero nè lo Spirito delle Costituzioni.
Il XII Capitolo Generale radunatosi in Valdocco nel 1922 deliberò che si facesse il lavoro in conformità dei sei punti accennati sopra. La redazione del testa definitivo, eseguita con la maggior diligenza possibile, costò circa due anni di lavoro intenso e continuato all'apposita Commissione e al Capitolo Superiore, clic vi prese parte attiva; infine il testo fu presentato alla S. Sede per l'approvazione. Il Santo Padre Pio XI il 19 giugno 1923 si degnò approvare e confermare nuovamente con la sua autorità apostolica le nostre Costituzioni già prima approvate dai Sommi Pontefici Pio IX, Leone XIII, Pio X e Benedetto XV, ed ora conformate alle prescrizioni del Codice di Diritto Canonico, redatte in nuova forma e secondo le deliberazioni dell'ultimo Capitolo Generale; ed emendate d'uffizio; ingiungendo nello stesso tempo a tutti i singoli soci di osservarle fedelmente.
16. Ed ora è con somma gioia dell'animo mio che vi presento, o carissimi, questo nuovo testo delle nostre Costituzioni già pubblicato negli Atti del Capitolo Superiore. Dal testè compiuto coordinamento col nuovo Codice di Diritto Canonico le nostre Costituzioni non subirono radicali mutamenti, ma solo, mutazioni chiarificatrici che fanno pensare alla prima redazione delle Regole fatta da D. Bosco, perché egli' voleva già fin d'allora alludere a ,tali cose, ma erano reputate novità. Studiandole bene vedremo D. Bosco rivivere in ogni loro parte con le sue parole, col suo esempio, con la sua santità, perché, come abbiamo visto più sopra, le Costituzioni sono la voce, il cuore, lo spirito, la vita di Don Bosco! Volute, approvate, benedette dal Vicario di Gesù Cristo nella persona di Pio IX, Leone XIII, Pio X, Benedetta XV, Pio XI, esse ci assicurano che è pure la volontà di Dio che noi facciamo osservandole fedelmente.
Queste Costituzioni governano e regolano da 50 anni la nostra Società che, sorta dal nulla qui in Valdocco, moltiplicò , le sue tende e si, estese per tutto il mondo, in Europa, in America, in Asia, in. Africa e in Oceania. In questi giorni mi scrivevano che nelle indie, a Bombay; a Calcutta, i giornali ,spiegano, fanno conoscere l'Opera nostra ed assicurano -che è l'opera dei, tempi. Quello che l'Opera nostra sta facendo nell'Assam si vuole in tutte le Indie. Tutti .sentono l'opportunità dell'opera, i vantaggi dell'educazione nuova per la gioventù, lo spirito semplice e ,pratico che può trasformare il mondo.
Queste Costituzioni in 50 anni hanno già salvate centinaia di migliaia di giovani; ce lo dicono le associazioni degli ex-allievi che sorgono in tutti i paesi e formano un esercito magnifico, unito nello spirito salesiano, sempre giovanilmente pronto a tutte le opere del bene. Queste Costituzioni hanno già santificato tanti e tanti confratelli: basta ricordare Don Rua, D. Beltrami, D. Czartoryski, Savia Domenico, Maria Mazzarello. tutti col processo della loro beatificazione in corso; e con questi quanti altri ci hanno lasciati esempi di luminosa santità che noi ricordiamo con somma venerazione, come D Bonetti, D. Belmonte, D. Sala, D. Durando, D. Lazzero, D. Rocca, D. Berteli, D. Lemoyne, D. Cerruti, D. Bretto, Mons. .Fagnano, Mons. Costamagna, Mons. Marenco, e, primo fra tutti, l'indimenticabile mio predecessore D. Albera.
Nella maggior parte delle lettere necrologiche dei nostri Confratelli già passati all'eternità ho notato che, richiesti di ciò che più li consolava in punto di morte, quasi tutti rispondevano: l'osservanza delle Costituzioni! Perciò il vero Salesiano ama le sue Costituzioni, le tiene sempre davanti, le 'medita, le pratica a costo di qualunque sacrifizio.
17. Ma, miei cari figli, le Costituzioni hanno le loro spiegazioni nei Regolamenti. Il primo di questi è stato quello dell'Oratorio primitivo. Don Bosco pose fin da principio tutta la cura per redigerlo, spiegarlo, farlo praticare dai suoi giovani: di guisa, che questo Regolamento può dirsi la base degli' altri, un Chiaro preludio delle Costituzioni. Fondata e approvata la Pia società con le sue Costituzioni, il Ven. Padre stabilì i Capitoli Generali ogni tre anni al fine di mettere un po' per volta nei Regolamenti che bisognava formare per l'uguaglianza del metodo nei vani uffici direttivi,' amministrativi e 'scolastici della Società l'esperienza personale dei singoli direttori. Il codice immutabile delle nostre Costituzioni, trova perciò nei Regolamenti la sua genuina interpretazione per l'applicazione minuta dei Singoli articoli. Quasi tutti questi Regolamenti speciali, e cioè quelli per i Capitoli Generali, per le elezioni dei Superiori Maggiori, di ciascun membro del Capitolo Superiore, dell'Ispettore, del Direttore, ecc., furono compilati nei primi Capitoli Generali sotto la guida di D. Bosco medesimo.
In seguito nei successivi Capitoli Generali vennero aumentati, temperati, modificati, secondo il lavoro, la missione, i tempi e le circostanze, la qual cosa cominciò a generare qualche incertezza nell'applicazione. Per ovviare a questo inconveniente il VI Capitolo Generale decise -di coordinare le proprie deliberazioni con quelle dei Capitoli precedenti, per avere « una norma comune nell'osservanza delle nostre sante Costituzioni e nel modo di comportarci nelle varie' circostanze della vita ». Compiuto questo lavoro, nel 1894 furono ristampate le Costituzioni con le deliberazioni dei primi 6 Capitoli Generali, ordinate in Distinzioni e in .Regolamenti da cui si eliminarono le cose prima approvate ad experimentum, ma non adottate definitivamente, il VII Capitolo Generale propose di nuovo vani regolamenti ad experinientum. Mi sta a cuore, così dice D. Rua, che tutti poniate cura di studiarli, di praticarli e di farli praticare bene, tali quali sono,' ed intanto notare le difficoltà che si incontrano nella pratica, affinchè. si possano a suo tempo modificare a dovere e approvare poi definitivamente:». Nel IX Capitolo Generale venne costituita una speciale Commissione per coordinare nei varii Regolamenti le deliberazioni precedenti. Questa Commissione presentava il lavoro abbozzato al X Capitolo Generale, il. quale ordinò in 110 articoli detti organici, le deliberazioni che l'assemblea aveva giudicato necessarie a completare le Costituzioni, a darne l'autorevole interpretazione, e le altre deliberazioni rimise invece ai Regolamenti, e' tutto sottopose all'approvazione della S. Sede che fu concessa con apposito decreto del 10 settembre 1905. Le deliberazioni direttive e disciplinari furono poi rimesse alla Commissione perché le distribuisse nei vari Regolamenti.
Ma il lavorò si trovò più astruso, più difficile e più lungo di quanto non sembrasse nell'idearlo. Perciò l' XI Capitolo Generale (il primo dopo la morte di Don Rua) diede incarico al Capitolo Superiore di riordinare definitivamente i Regolamenti in modo più logico in relazione ai varii argomenti, mando tutto quello che fosse ritenuto inutile od ingombrante, e introducendovi le. necessarie modificazioni e aggiunte. Fedeli a queste norme direttive, coll'occhio rivolto al Codice di Diritto Canonico, alle nostre Costituzioni, alla vita del nostro Veri. Padre, tenendo conto delle, osservazioni inviate dagl'Ispettori e confratelli di tutte le Ispettorie, i 'Superiori Maggiori nel redigere i varii Regolamenti ebbero cura che contenessero solo quanto si riferisce a tutte le Case della nostra Società, limitandosi agli articoli di natura precettiva o direttiva, ,evitando già contenuti nelle nostre Costituzioni. Questo lavoro intrattenne 'per molti, mesi il Capitolo Superiore; e nessun articolo fu deliberato prima di avere ottenuto il consenso e approvazione unanime dei Capitolari.
18. Ed ora, miei carissimi figli, vi presento questi Regolamenti uniti al volumetto delle Costituzioni, affinché d'ora, innanzi siano la norma pratica della vita salesiana. Ciascuno perciò si sforzi di osservarli esattamente. Nel riordinarli e prepararli si Mirò a urani: ,formare la vita pratica della, nostra Società alle idee, ai principii e allo spirito di Don Bosco, tenendo conto delle diversità di climi, di costumi, di necessità locali, ed evitando le prescrizioni che non avrebbero potuto essere osservate da tutti. Essi sono quindi per tutti i Salesiani senza distinzione di persone e di luoghi, e si devono osservare coree la santa Regola: non dimenticate mai che tutta la nostra forza sta. nell'unità di questa vita.
Che se qualcuno per osservarli dovesse fare dei sacrifizi, si richiami alla memoria quelli sostenuti dal nostro Ven. Padre, .e -vedrò subito che i suoi propri sacri fini al confronto sono rose e fiori. Oh! il nostro caro Padre ha sacrificato tutti i suoi gusti e le sue comodità per' far del bene ai giovani e salvar le anime. Chi non ricorda come visse poveramente, come si sottomise ai Superiori, come mortificò il suo corpo per conservarsi puro e pura far risplendere tutta la sua opera! Tutta la, sua vita è stata una catena ininterrotta di sacrifizi; anzi una sola mortificazione, dalla fanciullezza fino all'ultimo respiro, quantunque la giovialità del suo carattere e la semplicità con cui faceva anche le cose più gravose, non lo .lasciassero tanto, apparire.
L'incantevole pergolato, fiancheggiato e coperto anche sul suolo da meravigliosi rosai, in piena fioritura, è l'immagine.. vera della. nostra Società in mezzo al mondo. La gente, vedendo che siamo sempre allegri, sempre sorridenti, sempre' pieni vita e di nuove iniziative, esclama: Oh ! ai Salesiani tutto va bene; essi cam-minano sulle rose ! Ma la gente non vede'', te spine pungenti che li trafiggono e li straziano giorno e notte, Le nostre Costituzioni e i nostri Regolamenti a primo: aspetto appaiono facili, attraenti, e la loro osservanza come un camminare sulle rose: ma nel praticarle si trova tale, un cilizio di spine pungenti, che ci vuole un coraggio e una generosità a tutta prova per esservi costantemente fedeli. Chi si prende cura della gioventù i deve camminare in mezzo alle rosi della più, ardente carità, ma: ricordi che sotto vi sono le spine delle affezioni sensibili; delle simpatie e antipatie, degli ostacoli, dei patimenti, dei dispiaceri che. gli imporranno una mortificazione superiore a .qualsiasi altra. Però dalle Costituzioni e dai Regolamenti spira anche un'aura. di soprannaturale che guarisce come per incanto le punture delle, spine e ridona nuove forze, sì che l'incessante lavoro in mezzo alla gioventù diviene gioia soavissima, rende leggero ogni sacrifizio, e ci assicura altresì che andiamo dietro N. S. Gesù: Cristo che ci precede portando la sua croce.
Ci sia dunque caro, sommamente caro il nostro « libro della vita », che vorrei vi fosse consegnato nella sua veste nuova proprio il giorno giubilare della sua approvazione, od almeno durante. quest'anno!
19. Ma perchè questo giubileo rinvigorisca la nostra vita religiosa, e produca quei frutti che si attendeva il nostro Ven. Padre e che si attende tuttora la Chiesa dall'osservanza delle nostre Costituzioni, credo bene di farvi qui alcune prescrizioni e raccomandazioni.
1° Nei giorni 31 marzo, 1 e 2 aprile si faccia in tutte li Case un triduo di preghiere e pratiche speciali. Può consistere nel dare: maggior solennità alla messa della : comunità e alla benedizione della sera, alle quali si faranno partecipare anche tutti gli alunni. Spetta al Direttore disporre le cose in modo- che il triduo riesca proprio solenne; e perchè gli alunni vi prendano parte volentieri, .li informi a tempo del cinquantenario avvenimento, che tanto rallegra la Società Salesiana. Parli loro col cuore di, D. Bosco medesimo, facendo rilevare, con fatti ed episodi che può trovare facilmente nelle Memorie Biografiche, che le Costituzioni sono 'l'anima e la vita di questa Società di sacerdoti, chierici e coadiutori, I'che ha già fatto tanto bene alla gioventù e che ancor più ne farà in avvenire. Colga l'occasione di accennare alla bellezza della vita di' chi si consacra all’educazione dei giovani: vita, superiore ad ',ogni altra e fecondissima di frutti per il presente e di meriti per l'eternità.
Ma la parte del triduo più importante Per noi deve, consistere nel fare la .meditazione e la lettura spirituale in comune ..sopra punti scelti dal Superiore. La lettura potrebbe essere fatta culla prefazione premessa da D. Bosco medesimo alle nostre Costituzioni.
Il 3 aprile poi, giovedì, sia giorno di festa. Durante la mattinata i confratelli si radunino tutti in, chiesa; e, cantato .il, Veni Creator, si abbiano una conferenza si:ti sogno di D. Bosco:- L'Avvenire della Congregazione. Quindi uno per uno si accostino all'altare a ricevere la nuova edizione delle Costituzioni. Poi tutti assieme rinnovino i santi voti colla formula consueta. Nella serata .vi sia l'Ora di Adorazione col Santissimo esposto, alla quale devono prendere parte i confratelli per ottenere da Nostro Signore Gesù Cristo la grazia di essere fedeli alle, Costituzioni fino .alla morte. Si chiuda col canto del Te Deum e con la Benedizione solenne, alla quale è bene intervengano pure gli alunni; ai più grandicelli anzi il Direttore può, se lo crede utile, anche permettere di prender parte all'Adorazione.
2° Nelle Case di formazione, oltre quanto sopra, si prepari una commemorazione od accademia solenne nella quale siano svolti questi o altri simili temi:
a. Dati storici sopra il lavoro e la preparazione delle nostre Costituzioni (Creazione, ispirazione, prime prove, consigli ,di dotti e santi personaggi, approvazioni, frutti, ecc.);
b. Commenti di capitoli ed articoli più importanti;
c. Le Costituzioni, nei sogni del Ven. Padre;
d. Fiori di santità ch'esse hanno già fatto schiudere. Ogni Casa può commemorare quei confratelli che si crede abbiano praticato meglio le Costituzioni. Dare la preferenza a quelli che avessero lavorato nella stessa Casa di formazione;
e. Frutti di apostolato per la salvezza delle anime negli Oratorii, nei Collegi, nelle Parrocchie, nelle Missioni, ottenuti coll'osservanza delle Costituzioni;
f. Frutti di vocazioni setto la bandiera del Sacro Cuore, di Maria SS. Ausiliatrice e di Don Bosco;
g. Nelle Costituzioni c'è la mente, il cuore, la vita di D. Bosco.
h. La modernità delle Costituzioni del Ven. D. Bosco;
i. Il Papa e le nostre Costituzioni;
1) Mezzi per praticare la strenna di quest'anno, sia quella per i Salesiani, come quella per i giovani; e altri. argomenti consimili.
Queste commemorazioni accademiche, se ben preparate, possono avere un'influenza decisiva sulla vocazione di tanti giovani.
Dei migliori componimenti desidero che mi si mandi copia.
3° Durante quest'anno, a cominciare dall'aprile, tutte le sere in refettorio si termini la lettura con cinque articoli delle Costituzioni o dei Regolamenti. Così si verrà a conoscere meglio la nostra vita e ci familiarizzeremo con la nuova dicitura.
Ecco quanto mi pare opportuno raccomandare a tutta la Congregazione per celebrare con unità di spirito e di intenti il Giubileo d'Oro delle nostre Costituzioni.
Penso però che l'affetto dei Direttori e dei Confratelli di ciascuna Casa potrà suggerire nuove e più geniali interpretazioni delle presenti raccomandazioni, al fine di rendere più lieto e proficuo il fausto avvenimento.
20. Un ultimo rilievo. Ho detto più sopra che le nostre Costituzioni erano già in germe nel primo sogno fatto dal nostro Padre all'età di nove anni, cioè cento anni fa.
In quest'anno perciò ricorre pure il centenario di questo sogno, che si può dire il programma di Don Bosco e della nostra Società: voi lo leggerete, lo mediterete e cercherete di praticare gli alti ammaestramenti pedagogici e morali che contiene (Memorie Biografiche, vol. I, pag. 120). In quel sogno il giovinetto Bosco vide la volontà di N. S. Gesù Cristo; vide la sua guida nella Vergine SS.: vide tutto il lavoro suo e nostro, e il modo di compierlo. Allora Maria SS. gli disse: « Renditi umile, forte e robusto, affinchè possa o sto, tempo compiere lo tua missione ». Ebbene, terminando questa re, io ricordo a voi, tigli carissimi, la sanità del corpo di cui arde bisogno lavorare e che vi desidero proprio di cuore, con la raccomandazione di usarvi tutti i riguardi necessari.
Ma poi vi ricordo il bisogno di essere forti, praticando quella virtù cardinale senza detta quale nessuno arriverà ad essere buon Salesiano, perchè non c'è dubbio che bisogna vincere se stessi e molte difficoltà, che bisogna essere mortificati, e pronti al sacrifizio per compiere tutto il nostro dovere fino all'ultimo respiro. Tutto questo poi non si otterrà senza l'umiltà vera, quella del cuore, quella che viene dal cuore di N. S. Gesù Cristo. Ecco quanto è necessario per osservare bene le Costituzioni e i Regolamenti.
Nel cuore di tutti noi è vivissimo il desiderio di veder presto il nostro caro Padre, che amò tanto il Signore e le creature, elevato agli onori degli altari. Continuate, cari figli, a pregare per questo fine, e soprattutto a mettere alla prova la potenza del suo speciale patrocinio, animando voi stessi e gli altri ad impetrare dal Signore le grazie più segnalate, anche i miracoli, unicamente per la sua mediazione.
Un Padre e un Padre tenerissimo qual era il nostro Don Bosco e qual è ancora più adesso in Cielo, può egli dare un rifiuto alle insistenze amorose dei suoi figli? No, per certo.
Ma non dimentichiamo mai che il mezzo più efficace per ottenere questa consolazione per noi e questo trionfo per la nostra Società, si è ehi viviamo tutti della cita che egli ci ha insegnato nelle Costituzioni, e di cui ci ha dato in se stesso l'esempio più vivo, più imitabile, più attraente e preclaro.
San Francesco di Sales, nostro glorioso Patrono, ci ottenga dal Signore che regni tra noi lo spirito suo di mansuetudine e di pace, che è pure lo spirito lasciatoci dal nostro Padre Don Bosco nelle sana, Costituzioni, sì che abbiamo a praticarle soavemente, costantemente; e Maria Ausiliatrice rivolga sopra di noi, dal trono di grazia e di potenza dove la collocarono i suoi meriti, il suo sguardo materno e ci aiuti o corrispondere alla santa nostra vocazione,
Aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI