IL RETTOR MAGGIORE:
1. Le nostre opere in Argentina. — 2. Organizzazione della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani. Suo duplice scopo: formare dei veri cristiani, farne dei veri apostoli.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Ottobre 1955
Festa del SS. Rosario
Carissimi confratelli e figliuoli,
1. - Abbiamo trepidato insieme in questi mesi, da giugno a settembre, per la situazione interna della Repubblica Argentina. Vi fu qualche pericolò per le Case e per le persone, ma ora sembra che nel rapido succedersi degli eventi quella nobile Nazione riprenda la via della pacificazione interna, valorizzando le tradizioni sacre di piena libertà alla Chiesa Cattolica.
Abbiamo ricevuto in questi giorni le lettere dei nostri cari Ispettori, che ci assicurano di essere stati protetti visibilmente dalla Vergine Ausiliatrice, specialmente nei centri di Buenos Aires, di Rosario e di Cordoba, ove avvennero i più gravi scontri delle milizie armate. Nessun danno alle case e alle persone. Si dovettero sì inviare a casa propria i giovani allievi interni e traslocare i confratelli di alcune case di formazione; ma grazie alla cortese ospitalità di tanti nostri amici, e benefattori, grazie alle preghiere di tutti, la burrasca passò, moltiplicando in tutti la fiducia in Dio e l'unione dei cuori per una ripresa entusiastica di tutte le nostre attività.
E mi torna assai gradito assecondare il desiderio della Famiglia Salesiana Argentina porgendo da queste pagine un ringraziamento a tutti coloro che hanno aiutato con le loro
ferventi orazioni la rapida soluzione dei contrasti interni e della guerra civile, che aveva iniziato con le consuete rovine e incendi di chiese, prigionie di sacerdoti e rotture dei rapporti con le Autorità Ecclesiastiche.
Al Te Deum di ringraziamento dei nostri confratelli e della Chiesa Cattolica Argentina uniamo il nostro, con l'augurio d'una pace duratura.
2. - Il R.mo Sig. Don Ricceri, Consigliere generale incaricato dei Cooperatori, a conclusione del lavoro compiuto in questi due anni per l'organizzazione dei medesimi nelle Ispettorie d'Italia, ha riunito i Delegati Ispettoriali per un resoconto del passato e una intesa per l'avvenire, onde rendere sempre più viva ed efficace questa nostra Pia Unione. Siccome certamente molto resta da fare dappertutto per attuare il pensiero di San Giovanni Bosco, vero precursore dei tempi anche ht questo settore, trovo opportuno presentare alla lettura e allo studio vostro quello che fu il frutto della riunione e che mi pare utilissimo per chi dovrà tenere conferenze, ritiri spirituali e per l'organizzazione seria e completa dei Cooperatori sotto tutti i cieli. Anzi per convincere tutti dell'importanza che dobbiamo dare dovunque alla nostra terza Famiglia, la Pia Unione dei Cooperatori, propongo ai Rev.di Ispettori che nella designazione del personale per l'anno 1955-56 diano posto anche al Delegato Ispettoriale dei Cooperatori accanto al Segretario ed Economo Ispettoriale, affinchè possa agire con maggior prestigio presso i Direttori e presso le Autorità Ecclesiastiche e civili con cui dovrà necessariamente trattare. Nulla osta che, per un primo tempo, una medesima persona possa anche avere altri incarichi da parte dell'Ispettore presso le Case.
Il primo Successore di Don. Bosco, il Ven. Don Rua, che aveva potuto conoscere come nessun altro il pensiero del nostro grande Padre nelle sue provvidenziali imprese, si preoccupò in tutto il suo Rettorato di dar vita, funzionalità ed espansione alla Pia Unione, dettando un insieme di praticissime Norme e stabilendo un'organizzazione che ancora oggi ci appare meravigliosa.
Anche gli altri Successori ebbero a cuore la vita della Pia Unione. È vero, gli avvenimenti mondiali di questi ultimi decenni hanno fermato troppe volte lo sviluppo di questa azione. Ma il Signor Don Ricaldone di v. m., appena la situazione generale ebbe una certa normalizzazione, si preoccupò di ridare alla Pia Unione una vita attiva e feconda. La morte lo fermò proprio quando con la vigorosa volontà tutta sua aveva iniziato l'opera di ripresa.
È naturale quindi che io senta il dovere e l'impegno di adoperarmi perchè questa grande idea di Don Bosco abbia la sua provvidenziale auspicata attuazione.
Un deplorevole equivoco ha portato spesso alla confusione dei Cooperatori coi semplici Benefattori e delle Cooperatrici con le Benefattrici. Sicché mentre in certe Case, non premute da bisogno, non si è sentito l'impegno di curare la Pia Unione, in altre invece bisognose, si è guardato ai Cooperatori come ad una fonte di aiuti materiali.
Assai più vasto e nobile è lo scopo, il- programma che Don Bosco ha assegnato ai membri della Pia Unione. Essa è una delle grandi idee nate dalla mente illuminata e dal cuore apostolico di Don Bosco.
Se si analizza bene il sobrio, ma completo e ben studiato Regolamento, e soprattutto se si scorrono i volumi delle Memorie Biografiche di Don Bosco, si resta sorpresi dal grandioso ideale che il nostro Santo Fondatore si è proposto fondando la Pia Unione. Egli voleva fare dei Cooperatori e delle Cooperatrici altrettanti Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice nel secolo.
Quando venne approvata la Società Salesiana (1869), le Costituzioni, ancora in esame presso la Santa Sede, conservavano in appendice il capo XVI della prima stesura, lievemente ritoccato, che considerava i Cooperatori come « Salesiani esterni » e portava il titolo: De externis.
Per dieci anni — dal 1864 al 1874 — Don Bosco lottò per l'approvazione di questo suo ideale di vita religiosa, con Soci interni legati dai voti e dalla vita comune (i Salesiani), e Soci esterni legati solo dal vincolo della carità e dallo spirito salesiano (i Cooperatori).
Nel 1874, quando gli si fece chiaramente intendere che la Santa Sede non avrebbe approvato le Costituzioni in quel senso, si rassegnò ad eliminare il capitolo riguardante appunto i « Soci esterni ». Ma non rinunziò all'idea di avere dei Cristiani esemplari ed attivi che, imbevuti di spirito salesiano, in unione spirituale con i Salesiani, ne affiancassero ed integrassero, fuori delle nostre Case nel mondo, l'apostolato. E subito si pose a progettare l'organizzazione di una apposita Associazione che sostituisse i « Salesiani esterni », che sarà appunto la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, la quale per suggerimento dello stesso Pio IX, accoglierà in un'unica Associazione, dipendente dai Salesiani, anche le Cooperatrici.
Ne venne così la nostra terza Famiglia spirituale, che si affianca alla Società Salesiana ed all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e che mette Don Bosco accanto ai grandi Fondatori coi loro tre classici Ordini.
Egli infatti la presentò al Santo Padre Pio IX come « una specie di Terz'Ordine » ed il Papa l'accreditò come tale, concedendo — col Breve del 9 maggio 1876 — ai Cooperatori Salesiani anche le Indulgenze e i Privilegi dei Terziari Francescani. Sicchè il Santo potè stampare nel Regolamento che « dal Sommo Pontefice quest'Associazione è considerata come un Terz'Ordine degli antichi, con la differenza che in quelli si proponeva la perfezione cristiana nell'esercizio della pietà; qui si ha per fine principale la vita attiva nell'esercizio della carità verso il prossimo e specialmente verso la gioventù pericolante ».
L'altissimo riconoscimento venne confermato dal regnante Sommo Pontefice Pio XII nella memoranda udienza di Castelgandolfo ai partecipanti al Convegno Internazionale della Pia Unione, che si tenne in Roma dall'U al 13 settembre del 1952: « Vi hanno chiamato, disse il Papa, e siete in realtà, Terz'Ordine Salesiano, a quel modo che hanno i loro Terziari altri Istituti ed Ordini Religiosi, con la differenza che in questi è messo in maggiore evidenza l'elemento pietà, in Voi, il fattore carità ».
Ed io vorrei che voi pesaste bene certi tratti del Regolamento che precisano l'ideale di Don Bosco.
Nel primo Capitolo, o più propriamente preambolo, è l'appassionato appello di Don Bosco all'unione dei buoni per moltiplicare la potenza del bene, in contrasto con la violenza del male, per cui gli empi si coalizzano compatti e fanatici: « Noi cristiani dobbiamo unirci in questi difficili tempi, per promuovere lo spirito di preghiera e di carità con tutti i mezzi che la religione somministra, e così rimuovere o almeno mitigare quei mali che mettono a repentaglio il buon costume della crescente gioventù, nelle cui mani stanno i destini della civile Società ».
Noi che abbiamo vissuto, e molti stanno ancora vivendo fianco , l'immane tragedia che sconvolge il mondo, cui ha prestato il proprio la discordia dei buoni nell'ora più decisiva, e che sentiamo l'incubo della compattezza minacciosa degli empi, possiamo valutare la tempestività di questo appello e la necessità di questa unione tra i buoni per la salvezza della cristiana civiltà. Possiamo apprezzare adeguatamente il vincolo religioso che Don Bosco propone per questa Unione: il vincolo della Congregazione Salesiana.
Si tratta infatti di avvivare quest'unione dello spirito più adatto alle esigenze dei tempi. E non temiamo di peccare di orgoglio: la Chiesa ce lo dice e l'esperienza di un buon secolo ce lo conferma: lo spirito salesiano risponde adeguatamente a tali esigenze.
Dobbiamo sentire quindi anche noi questo vincolo come vuole Don Bosco, il quale scrive al capo IV del Regolamento: « I membri della Congregazione Salesiana considereranno tutti i Cooperatori come altrettanti fratelli in Gesù Cristo ». Comprendete pure come dev'essere nostro efficace e costante impegno il far fiorire la Pia Unione anzitutto presso ogni nostra Casa, qualunque possa essere l'opera che vi si svolge, presso le Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e poi nelle città e nei paesi dove può giungere la nostra influenza.
E la Pia Unione sarà fiorente se raggiungerà il suo duplice scopo:
Per la prima parte, basta seguire fedelmente Don Bosco il quale scrive nel capo III: « Scopo fondamentale dei Cooperatori Salesiani è di far del bene a se stessi con tenore di vita, per quanto si può, simile a quella che si tiene nella vita comune ». Noi potremo specificare: nella vita salesiana. Perchò è proprio il nostro tenore di vita che Don Bosco precisa nel capo VIII con queste parole: « Ai Cooperatori Salesiani non è prescritta alcuna opera esteriore; ma affinchè la loro vita si possa in qualche modo assimilare a quella di chi vive in comunità religiosa, loro si raccomanda: la modestia negli abiti, la frugalità nella mensa, la semplicità nel suppellettile domestico, la castigatezza nei discorsi, l'esattezza nei doveri del proprio stato, adoperandosi che le persone dipendenti da loro osservino e santifichino il giorno festivo ».
Pesate, cari Figliuoli, queste parole e vi troverete il nostro spirito di povertà, di castità e di obbedienza. Che bel programma di vita cristiana, sulla traccia di San. Paolo: « sobrie, fuste et pie vivamus in hoc saeculo expectantes beatam spem» (Tit., II, 12). E la preoccupazione della letizia festiva dei giorni del Signore per tutti, in questo mondo oggi dissacrato dalla cupidigia, dalla ossessione dello sport, dalla smisurata brama dei piaceri e dei divertimenti!
Per l'attuazione di questo programma di vita cristiana il nostro Santo Fondatore consiglia ai Cooperatori: 1) l'Esercizio della Buona Morte una volta al mese; 2) gli Esercizi Spirituali una volta all'anno; 3) la frequenza dei Sacramenti; 4) un Pater, Ave a San Francesco di Sales una volta al giorno.
Sono i mezzi essenziali che assicurano il fervore della vita cristiana. Rileviamo che Don Bosco voleva per i membri della Pia Unione un'adunanza mensile come mezzo efficace di unione e di formazione. Egli l'aveva messa in programma col titolo di Conferenza mensile e la Santa Sede ha elargito l'Indulgenza Plenaria, alle consuete condizioni, per tutti i partecipanti. I membri del 10 Capitolo Generale gli fecero osservare che questa pratica poteva creare un impegno imbarazzante, data la ripugnanza in molti a comparire in pubblico e le impressioni dell'assenza quando alcuno cessasse di far parte dell'Associazione. L'aria del tempo non incoraggiava certo allora i Cattolici a frequenti pubbliche riunioni.
Oggi questa difficoltà è superata dalla prassi ormai comune a tutte le Associazioni cattoliche, che hanno in programma giornate di ritiro mensile.
Non priviamo quindi i nostri Cooperatori della conferenza mensile, con devota funzione e una buona parola, che consenta loro di fare con profitto la pia pratica, cui Don Bosco annetteva tanta importanza.
Il Bollettino dei Dirigenti, che ormai è una guida preziosa e pratica per chi lavora nella Pia Unione e si manda a tutte le Case e a tutti i Dirigenti, dà in proposito norme e suggerimenti con senso molto pratico.
Sta a noi dunque organizzare la Conferenza mensile in modo da, invogliare alla frequenza senza farne un peso.
Mi rallegro intanto con tutte le Case, che al 24 del mese, o in altro giorno più adatto, tengono già per i Cooperatori la Conferenza mensile per l'Esercizio della Buona Morte, sicuro che presto, in ogni Casa nostra non mancherà tale Conferenza per i Cooperatori e le Cooperatrici secondo le norme suggerite. Desidero insieme citare l'esempio delle Ispettorie che, in conformità al Regolamento della Pia Unione, hanno incominciato ad organizzare corsi di Esercizi Spirituali per Cooperatori e Cooperatrici. So che i frutti raccolti sono consolantissimi, ed ho potuto constatarlo io stesso più d'una volta...
Meritano un plauso particolare le Figlie di Maria Ausiliatrice, che animate dalla stessa Superiora Generale, hanno dato un prezioso aiuto non solo nel promuovere gli Esercizi Spirituali delle Cooperatrici, ma anche per organizzare con zelo veramente salesiano la Pia Unione presso le loro Case. Un'altra cosa desidero farvi presente a proposito di organizzazione. Oggi il Clero secolare ha troppi impegni di ministero e di attività religiose e sociali perchè noi possiamo gravare sulle spalle dei Direttori Diocesani e dei Decurioni per la vita della Pia Unione.
Per questo, richiamando le disposizioni date dal Ven. Don Rua nel 1906 con l'apposito Regolamento ad uso dei Soci Salesiani che venne inserito fra le « Deliberazioni » in appendice alle Costituzioni (art. 13694406), si son nominati Delegati Ispettoriali e Delegati locali, cioè Confratelli che curano rispettivamente nelle Ispettorie e nei vari centri la vita della Pia Unione.
L'esperimento, iniziato in Italia, già imitato da vari Ispettori di altre Nazioni, si è rivelato quanto mai adeguato alle esigenze di organizzazione e di funzionamento, non che alle particolari condizioni dei tempi.
Esorto Ispettori e Direttori a provvedere adeguatamente perchè questi Delegati siano ben scelti e siano messi in condizione di poter lavorare: l'attività e la vita della Pia Unione sono subordinate all'impiego di personale capace e di buon spirito.
Ciò non toglie nulla all'importanza di annoverare tra i nostri primi Cooperatori i Sacerdoti secolari, i Parroci e gli stessi Eccellentissimi Vescovi, come sempre si fece. Ma il lavoro organizzativo spetta a noi, ai Delegati Ispettoriali, agli incaricati delle singole Case, e, nei luoghi dove non vi sono Case Salesiane, ai Sacerdoti volenterosi, ai Decurioni, Zelatori e Zelatrici.
Quello poi che ci deve maggiormente importare è la cura spirituale dei membri della Pia Unione. Il Papa in quella memoranda udienza dice ai Cooperatori: « Pensate, diletti Figli, come l'urgenza stessa del vostro molteplice lavoro, oggi, diremmo quasi, angosciamente richiesto dalla Chiesa, vi obbliga alla più gelosa cura della vostra vita interiore; di quella vita, cioè, a cui ben provvide la sapienza del Santo dell'azione, dettando a Voi, non meno che alla sua duplice Famiglia di Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, una Regola di vita spirituale, ordinata a formarvi, pur senza la vita comune, alla religiosità interna ed esterna di chi seriamente fa sua, nel suo mondo familiare e sociale, l'opera, di tutte la più eccelsa, della perfezione cristiana ». Dove non è possibile applicare il programma massimo, non si rinunzi al programma minimo delle due conferenze annuali, e siano conferenze formative, oltre che informative delle Operenostre. Non si confondano con i panegirici di San Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice. P, il minimo che si possa chiedereper alimentare la vita spirituale di un'Associazione, che ha 'carattere di Terz'Ordine e che ha una missione sociale ed apostolica così importante e così urgente.
Ma la Pia Unione ha per programma una vita di apostolato e quale apostolato! Essa è la vera longa manus di Don Bosco nel mondo, come egli stesso disse a Don Achille Ratti, il futuro Pio XI (Memorie Biografiche, XVI, 323).
Leggete il capo IV del Regolamento: « Ai Cooperatori Salesiani si propone la stessa messe della Congregazione di San Francesco di Sales, cui intendono associarsi >>. In cinque paragrafi sono specialmente esortati: 1) a promuovere novene, tridui, esercizi spirituali, catechismi, soprattutto in quei luoghi dove si manca di mezzi materiali e morali; 2) a prendersi cura delle Vocazioni di giovani e di adulti allo stato ecclesiastico e religioso; 3) ad opporre buona stampa alla stampa irreligiosa; 4) a raccogliere fanciulli pericolanti, istruirli nella Fede, avviarli alle sacre funzioni, consigliarli nei pericoli, condurli dove possono essere istruiti Della Religione; 5) a cooperare con la preghiera e col somministrare mezzi materiali.
Notate bene il posto che Don Bosco assegna all'aiuto materiale. E questo non contrasta con quanto è stabilito al capo VI, 3 e 4: « I Cooperatori non hanno obbligazione alcuna pecuniaria, ma faranno mensilmente oppure annualmente quella oblazione che detterà la carità del loro cuore ».
Del resto l'esperienza quotidiana ci dice che dove la Pia Unione è curata secondo la mente di Don Bosco, la Provvidenza tutt'altro che mancare ci viene incontro — anche attraverso i Cooperatori — con larghezza e con tempestività.
È chiarissimo che la missione propria dei Cooperatori è l'apostolato secondo lo spirito salesiano. Apostolato ben prospettato da Don Bosco nell'istanza che unì alle suppliche per l'approvazione della Pia Unione: « La Pia Unione è una specie di Terz'Ordine, il cui fine è di associare i buoni Cattolici nel secolo, e proporre loro' un mezzo facile per venire in aiuto della Congregazione Salesiana, osservandone le Regole per quanto è compatibile con il proprio stato, ed esercitare il loro zelo in opere di carità e di religione, specialmente in favore dei fanciulli poveri ed abbandonati ».
Apostolato definito nell'allocuzione agli Ex-allievi, il 15 luglio 1886, con queste chiare espressioni: « I Cooperatori sono il sostegno delle opere di Dio per mezzo dei Salesiani... La Pia Unione si dilaterà in tutti i paesi, si diffonderà in tutta la Cristianità. Verrà un tempo in cui il nome di Cooperatore vorrà dire vero cristiano. La mano di Dio la sostiene. I Cooperatori saranno quelli che aiuteranno a promuovere lo spirito cattolico. Sarà una mia utopia, ma io la tengo. Più la Santa Sede sarà bersagliata; più dai Cooperatori sarà esaltata; più la miscredenza in ogni lato andrà crescendo e più i Cooperatori alzeranno luminosa la fiaccola della loro Fede operativa » (Memorie Biografiche, XVIII, 160-61).
È evidente pure il duplice campo di cooperazione: con noi e con la Gerarchia Ecclesiastica, come confidò a Don Lemoyne il 16 febbraio 1884: « Ho studiato molto sul modo di fondare i Cooperatori Salesiani. Il loro vero scopo diretto non è quello di coadiuvare i Salesiani, ma di prestare aiuto alla Chiesa, ai Vescovi, ai Parroci, sotto l'alta direzione dei Salesiani nelle opere di beneficenza, come catechismi, educare i fanciulli poveri e simili. Soccorrere i Salesiani non è altro che aiutare una delle tante opere che si trovano nella Chiesa Cattolica. È vero che ad essi si farà appello nelle urgenze nostre, ma essi sono strumento nelle mani del Vescovo » (Memorie Biografiche, XVII, 25).
Di qui l'altissima valutazione dei Papi che, da Pio IX a Leone XIII, al Santo Pio X e Successori, vollero essere Cooperatori Salesiani.
E l'autorevole riconoscimento fatto da Pio XI alla Pia Unione nel decreto de tuto per la Canonizzazione di Don Bosco: « Nè si deve passar sotto silenzio l'istituzione dei Cooperatori, un'Unione cioè di fedeli, che animati dallo spirito della Società Salesiana ed al pari di essa pronti ad ogni opera di carità, hanno per iscopo di portare, secondo le circostanze, valido aiuto ai Parroci, ai Vescovi ed allo stesso Sommo Pontefice. Notevole primo abbozzo di Azione Cattolica ».
Il tema è stato magistralmente illustrato dall'attuale Sommo Pontefice Pio XII nel discorso, già citato, al Convegno Internazionale del 1952. Io vi rimando senz'altro al testo integrale, che ora viene allegato al Regolamento della Pia Unione, come la Magna Charta dell'Associazione.
Ma non posso omettere di citarvi la definizione che il Santo Padre Pio XII ha dato dei Cooperatori: « ...gli attivisti della causa del bene, che sparsi in tutte le classi ed esposti a tutte le più varie circostanze LAVORANO con la vita, con la parola, con l'azione a riparare le rovine, a prevenire il male, a gettare negli animi i germi della verità, della virtù, della fede, della religione, della pietà ».
Dinanzi a questa consolante realtà misuriamo la nostra responsabilità di eredi di tanto tesoro e facciamo di tutto perchè l'ideale di Don Bosco non rimanga un'utopia, un tesoro lasciato infruttuoso. Si tratta di una grande gloria del nostro Padre e di una grave responsabilità nostra davanti a Dio e a Don Bosco, davanti alla Chiesa ed alla Società.
Termino con l'accostare la visione del Papa a quella del nostro Santo Fondatore. Pio XII terminò il discorso dicendo: A questo punto, lasciate, diletti Figli, che il nostro Paterno spirito, consapevole della sua tremenda vicaria missione, s'inalzi, con la speranza che non confonde, alla contemplazione di una Società disseminata in tutte le sue classi, professioni, impieghi, mestieri, di uomini e di donne che l'ideale salesiano attuino appieno, con fede, costanza, amore, in mezzo al mondo dei distratti, dei deboli, degli scandalosi d'ogni nome. Sale della terra che penetri con l'ardore della Fede, vissuta in tutti i meandri della famiglia e del consorzio civile, questo ideale, affermato con la forza della mansuetudine evangelica, che nulla cerca, nulla teme dagli uomini e dalle cose, di quale magnifica, se pur lenta, trasformazione di cuori non sarà, a lungo andare, capace! ».
Don Bosco nella conferenza che tenne ai Direttori delle Case, presenti tutti i Professi, ascritti ed aspiranti dell'Oratorio, nella chiesa di San Francesco di Sales, il 6 febbraio 1877, dopo aver parlato a lungo delle Missioni, così continuò: « La seconda delle Opere che doveva mettere seme è l'Opera dei Cooperatori Salesiani. Essa è appena incominciata e già molti vi sono iscritti. Se ne vedrà il grande sviluppo. Non andrà molto che si vedranno popolazioni e città intere unite nel Signore in vincolo spirituale con la Congregazione Salesiana... Io spero che se corrisponderemo al volere di Dio, non passeranno molti anni che le città e le popolazioni, intere non si distingueranno dai Salesiani che per le abitazioni... Cerchiamo di far conoscere quest'Opera: essa è voluta da Dio » (Memorie Biografiche, XIII, 81).
Cari Figliuoli, occorrono altre parole per prospettare gli effetti sociali che Don Bosco si propose con la fondazione della Pia Unione? Occorrono altre parole per farci superare ogni ostacolo che si frapponga a questa azione tutta salesiana, per dedicare a quest'Opera tutte le cure che essa merita?
Cari Ispettori e Direttori, non occorre che vi esorti ancora, perchè nelle vostre Ispettorie, nelle vostre Case, la Pia Unione viva e fiorisca di vita religiosa, secondo l'idea di Don Bosco e le direttive dei Superiori. Fate conoscere ai Confratelli, anche a quelli delle Case di formazione, la natura, gli scopi e il programma della Pia Unione; fate leggere a tal fine qualcuna almeno delle pubblicazioni che la illustrano, specialmente il Bollettino Salesiano per i Dirigenti della Pia Unione e l'attività che vi si svolge, nel settore della formazione ed in quello dell'apostolato.
A Voi, cari Delegati, chiamati dall'ubbidienza ad occuparvi della nostra terza Famiglia, raccomando che portiate in questo ministero squisitamente salesiano zelo e generosità unitamente a prudenza e grande spirito di pietà.
Dai nostri Parroci poi attendo che ogni nostra Parrocchia abbia una fiorente ed attiva Pia Unione.
Lo so, ci potranno essere qua e là delle difficoltà: ma voi amate troppo Don Bosco, perchè rinunziate a dar vita a questa grande eredità del buon Padre.
Coraggio! Don Bosco ci assiste e ci sprona. Ho la più viva fiducia che il mio appello sarà da tutti voi, Figliuoli carissimi,
accolto e realizzato, affrettando così il giorno in cui il sogno del nostro Santo Fondatore e Padre e del Vicario di Cristo sarà una consolante realtà mondiale!
La Vergine Ausiliatrice, che ha ispirato a Don Bosco questa grande e feconda idea, ci aiuti a dare il nostro filiale apporto per la sua realizzazione!
Vostro aff.mo in G. e M.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
Rettor Maggiore
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Pontificio Ateneo Salesiano. — 2. Medaglia d'Oro al merito della Scuola. — 3. La Strenna 1956: «Istruzione religiosa ». — 4. Centenario di Mamma Margherita. - Nuove pubblicazioni: Atti del Convegno degli Oratori festivi. - La Pietà di Don Ricaldone. 6. Visite straordinarie.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
11 Rettor Maggiore
Torino, 8 dicembre 1955
Festa di Maria SS. Immacolata.
Confratelli e figliuoli carissimi,
quest'anno celebro la festa di Maria SS. Immacolata a Valdocco e raccolgo ai piedi della Madre nostra i voti e le preghiere di tutti, per invocare alcune grazie particolari che, vi accenno, invitando anche voi ad insistere presso Dio, affinchè si degni di concederle a vantaggio della Famiglia nostra.
1. - PONTIFICIO ATENEO SALESIANO.
In primo luogo sta a cuore ai Superiori che si possa nell'anno prossimo dar inizio alla costruzione del Pontificio Ateneo Salesiano a Roma, sul terreno già acquistato, ma che attende tuttora l'autorizzazione del Municipio dell'Urbe, che non ha ancora definito il piano regolatore della zona nostra. Quest'anno a Torino abbiamo dovuto sacrificare allievi e professori della Crocetta e del Rebaudengo, per provvedere all'afflusso desiderato da tutte le Ispettorie; ma in avvenire la ristrettezza dei locali ci metterà in condizione di troppo disagio, se non avremo almeno in vista la costruzione della desiderata nuova sede.
Giunto perciò il tempo di fare caldo appello anche alla buona volontà e alla generosità di tutte le Ispettorie, perchè vengano incontro alla spesa che sarà certamente grave; ma che con la cooperazione della intiera Comunità salesiana, nel giro di qualche anno, speriamo di poter affrontare. Desidero che tutti i Confratelli possano dire di aver portato il loro contributo alla Casa di formazione internazionale, che sorgerà in vista della cupola di San Pietro e del tempio di San Giovanni Bosco ormai ultimato a Cinecittà. I nostri giovani Confratelli, provenienti da tutte le Nazioni ove abbiamo le opere nostre, debbono sentirsi in casa propria e vedere perpetuato il nome della propria Ispettoria nelle aule, nella Cappella, negli ambienti vari che costruiremo per loro e che, a Dio piacendo, resteranno per secoli a testimoniare il nostro impegno solidale di pensare all'avvenire della Congregazione.
Ogni Casa salesiana perciò potrà concorrere e presentare per mezzo dei sigg. Ispettori il proprio contributo in apposito quadro riassuntivo, che desideriamo conservare poi nell'archivio del P. A. S. Vi prego di non chiedere ai giovani altro concorso che qualche offerta libera. Penseranno i Superiori Capitolari e specialmente l'Economo Generale e il Consigliere addetto ai Cooperatori a organizzare il piano opportuno e la gara delle Ispettorie in questa nobile impresa, cui qualcuna ha già portato il suo primo generoso contributo.
2. - MEDAGLIA D'ORO AL MERITO DELLA SCUOLA.
Uno dei numeri dell'Accademia in onore del Rettor Magg iore nel suo giorno onomastico il 12 novembre scorso fu la consegna d'una medaglia d'oro al merito della Scuola che, assegnata dal Ministro della Pubblica Istruzione nel giugno 1954, giunse col relativo decreto durante la mia assenza e che si volle proclamare solennemente per mano del Provveditore agli Studi di Torino in questa occasione. Ebbi così modo di elevare un inno di lode a tutti coloro che l'hanno meritata in Italia e all'estero, moltiplicando le scuole e le opere educative, dimostrando la sovrana efficacia del metodo pedagogico di San Giovanni Bosco in ogni angolo della terra, ovunque si raccolgono giovani nelle nostre Case. Io non sono che una bandiera su cui si appunta la medaglia: il merito è di chi onora la bandiera col suo lavoro, con i suoi sacrifici.
Ma questo riconoscimento ufficiale mi dà pure occasione a far riflettere tutti voi, carissimi figliuoli, sul dovere che incombe a ciascuno di far onore a Don Bosco e di meritare col
nostro lavoro la medaglia d'oro. Al cospetto del nostro caro Padre Don Bosco e di Maria SS. Ausiliatrice, se consideriamo la nostra vita, il nostro apostolato, la corrispondenza alla
nostra vocazione, possiamo dire d'aver meritata la medaglia d'oro? È un interrogativo che credo induca tutti a un severo esame di coscienza; perchè se il mondo ci loda, se le Autorità
credono di onorarci con riconoscimenti ufficiali, è giusto da parte nostra che ci studiamo di non esserne immeritevoli dinanzi a Dio, che scruta i cuori e vede e conosce tutto l'operato nostro nell'intimo della coscienza e nel secreto della nostra Casa.
Con quale criterio dobbiamo noi giudicare il nostro merito? Mi pare che non ci è necessario andare tanto lontano per scoprire su quale base Iddio assegna i suoi premi. L'albo delle medaglie d'oro salesiane è già aperto e registra dei nomi ben noti: sono i nostri Santi, sono i Servi di Dio, gli eroi delle virtù cristiane. Siamo di ieri e, grazie a Dio, abbiamo già la grande ricchezza di tre Santi, abbiamo una gloriosa schiera di dodici Servi di Dio e di trentatrè Confessori della fede spagnoli, che corrono verso il primato della santità e che intercedono potentemente per noi, invitandoci ad emularli.
La santità della vita, ecco la via ardua, stretta ma gioiosa che ci meriterà la medaglia d'oro, ambìto premio della. nostra vita salesiana.
In appendice a questo numero degli Atti del Capitolo troverete, a comune edificazione, l'elenco dei nostri Servi di Dio e lo stato presente delle loro cause. Vi faccio un invito pressante di pregare per il loro buon esito e di chiedere la loro intercessione per grazie, essendo questo uno dei segni rivelatori e un ottimo argomento per la Sacra Congregazione dei Riti. La Divina Provvidenza ha disposto che vi siano Santi e Servi di Dio per tutte le nostre categorie e ormai per tutte le Nazioni: Italia, Spagna, Belgio, Polonia, Argentina, Cina; Vescovi, Rettori Maggiori, Sacerdoti, Missionari, Coadiutori, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, ragazzi e ragazze, sani e ammalati. E questo è un invito a interessarci a preferenza di quelli che sono a noi più vicini di occupazione e di spirito, per averli amici e intercessori potenti e ottenere la loro completa glorificazione.
Il sogno poi di Don Bosco di San Benigno del 1881 (Mem. Biogr., XV, 183) mi pare che può servirci come stimolo a rendere la nostra Società ‹ quale deve essere » ossia sempre degna di decorazioni: ognuno si esamini se è rivestito del manto prezioso di quel personaggio: i diamanti della Fede, della Speranza e della Carità gli brillano nel petto; povertà, castità ed obbedienza sul dorso; lavoro e temperanza sulle spalle. I passi scritturali che spiegano la visione sono argomento di meditazione e di serio esame; e soprattutto ciò che è detto nella seconda parte del sogno, ove ci si presenta il triste spettacolo della Congregazione in pericolo di rovina, qualora in luogo dei diamanti si sostituiscano i tarli roditori del sonno e dell'accidia, della negligenza nelle cose di pietà, della ricerca di se stessi, della gola o dell'oziosità, del brutto peccato e della ricerca delle comodità. A questa vista i nostri primi Salesiani del sogno furono tutti spaventati; ma si consolarono sentendo le parole conclusive: Ciò che avete visto ed udito è un celeste ammonimento fatto a voi e ai vostri fratelli: ogni parola del sogno sia argomento di predicazione. Se farete questo, non vi mancherà mai l'aiuto del Cielo e sarete spettacolo al mondo e agli angeli e la vostra gloria sarà gloria di Dio ».
Ecco la decorazione che dobbiamo ambire: che la gloria nostra sia la gloria di Dio. Facciamo anche noi come il Venerabile Don Rua, che tenne ai Confratelli una serie di conferenze, commentando minutamente le due parti del sogno.
3. - LA STRENNA 1956: «ISTRUZIONE RELIGIOSA ».
a) Per i Salesiani. Un altro motivo di chiedere il contributo delle vostre preghiere è l'attuazione della Strenna sull'istruzione religiosa. Qualche Confratello avrà forse pensato che tale Strenna serva solo per dare importanza all'insegnamento religioso nelle chiese e nelle scuole a favore del popolo e dei giovani, e che non possa applicarsi a chi è già maestro, predicatore, anziano.
Oh, no, miei cari Confratelli e figliuoli! Anche noi dobbiamo continuare a istruirci, anche noi dobbiamo crescere ogni giorno nella cognizione delle verità della Fede, perchè altra cosa è conoscere la verità a lume d'intelligenza, altro è compiere le opere della nostra Fede: «Fides ex auditu» « fides sine operibus mortua est». E se osserviamo, la nostra giornata è arricchita di continue istruzioni religiose anche per noi, istruzioni ed inviti a operare il bene.
Non è forse un'istruzione quotidiana per noi la santa Meditazione che apre le finestre dell'anima ogni mattina al sole divino e ci richiama di giorno in giorno gli esempi di Gesù e dei Santi per invitarci a esaminare se camminiamo bene, per consigliarci a correggere i difetti, infervorare il cuore, fortificare la volontà? Che se qualcuno trova facili scuse per non farla, o per farla sonnecchiando distratto, ecco lo sprone opportuno della pratica della Strenna per farla sempre e bene. Lo stesso si può dire della lettura spirituale, della lettura in refettorio, della Buona notte: sono le nostre quotidiane istruzioni collettive prescritte e dalle quali nessuno può esentarsi a capriccio, mentre i Direttori hanno il dovere di darle alla Comunità, nè debbono dispensarne senza ragionevoli motivi, per dovere di coscienza.
E la confessione settimanale, oltre ad essere il Sacramento della nostra purificazione, non è pure la sede crun'istruzione personale intima, con i consigli che ci vengono dati dal Signore per mezzo del Confessore, consigli brevi, penetranti, illuminanti, ricchi di grazia celeste, viatico prezioso?
Poi abbiamo le due conferenze mensili e il rendiconto: sono la scuola pratica del Direttore e del Padre, per la Comunità e per l'individuo. Dobbiamo mantenere l'intesa tra noi, dissipare i dubbi e le divergenze, additare le mete da raggiungere nell'arduo lavoro educativo, farci scuola di pedagogia salesiana, correggere le storture, stringere in un solo volere le volontà dei singoli, incoraggiare e stimolare... oh, quale responsabilità dei Superiori il mutismo, quale torto dei sudditi abituarsi a vivere isolati spiritualmente, credere di saper far da soli e presumere che Iddio sia contento di noi, anche se noi trascuriamo i mezzi che Egli mette a nostra disposizione per meglio conoscerlo, amarlo di più e servirlo fedelmente!
Combattiamo insieme, cari Confratelli, l'accidia che uccide il nostro fervore e la superbia, la presunzione di vivere secondo Dio facendo a modo nostro e trascurando le vie dritte della Regola. Ma non voglio tacervi un importante mezzo di istruzione religiosa, che spesso diventa veleno e rovina delle comunità: la conversazione. Quanto si può imparare dalle conversazioni dei Confratelli istruiti e sapienti, ma come può essere deleteria invece la conversazione dei maledici, dei criticoni, dei mormoratori. Vi prego di leggere le pagine accorate del compianto sig. Don Ricaldone, nel suo volumetto sulla carità, ove commenta la sua famosa Strenna « Pensar bene di tutti, parlar bene di tutti, far del bene a tutti ». Le pagine 280-312 sulla maldicenza, la mormorazione, la vigilanza sulle nostre parole, sono un tesoro di sapienza e meritano frequente lettura e meditazione, affinchè la scuola della conversazione nostra sia sempre edificante, serena, piacevole, istruttiva, tra noi e con tutti coloro che avviciniamo.
Ma il quadro non sarebbe completo se non vi raccomandassi di completare le vostre istruzioni quotidiane leggendo privatamente, ogni giorno, almeno una pagina o due di un libro santo di vostro gusto. Sia la, Sacra Scrittura o la santa Regola, le Memorie Biografiche di Don Bosco o la vita di un Santo o dei nostri Confratelli, un libro di ascetica o il De imitatione Christi, il Vademecum di Don Barberis o la Collana di formazione salesiana... dieci minuti, cinque minuti chi non li troverà ogni giorno, per farsi uno spuntino spirituale salesiano, per respirare una boccata d'aria fresca corroborante? Ho trovato in questo mio ultimo viaggio, in una città di Missione, un Confratello coadiutore salesiano sloveno, capo di laboratorio, che mi fece il rendiconto in perfetto italiano. Gli chiesi come l'avesse imparato così bene ed ecco la sua edificante risposta: « Ogni mattina, prima di mettermi al lavoro, leggo qualche pagina delle Memorie Biografiche. Le ho lette già quattro volte e ho imparato a conoscere Don Bosco e la lingua italiana ». Gli ho detto che il suo esempio l'avrei proclamato dappertutto e questa mi pare la più bella maniera per adempiere la mia promessa. Spero che molti impareranno a fare altrettanto.
Ma insieme voglio raccomandare ai carissimi Ispettori delle Nazioni che vantano le lingue più diffuse, come lo Spagnolo, l'Inglese, il Francese, il Tedesco e il Portoghese: quanto più moltiplicherete le traduzioni di tanto materiale salesiano che oggi possediamo, tanto più sarà benedetta la vostra Ispettoria e la vostra Nazione .dai Confratelli cui l'Italiano non è comprensibile o troppo difficile e che potranno per tal mezzo vivere più intensamente lo spirito del nostro incomparabile Padre.
b) Per i giovani. La Strenna che riguarda l'istruzione religiosa da farsi ai ragazzi e al popolo, sarà svolta più facilmente dai rev.mi Ispettori e Direttori. È un argomento che trattiamo spesso e che forma da tempo oggetto di gare, di mostre, di concorsi, ecc. Quest'anno procuriamo tutti di intensificarla, servendoci specialmente delle Compagnie, che vedo fiorire dappertutto e dare frutti di belle vocazioni.
Da parte mia desidero concorrere premiando con speciale diploma e medaglia quel giovane o quella classe, quella Compagnia o quella Casa, che mi sarà segnalata da ciascun Ispettore come degna del massimo encomio nel risultato finale delle gare ispettoriali.
Lascio piena libertà d'azione sul modo con cui sarà fatta questa scelta; ma desidero avere da ciascun Ispettore un'ampia relazione su tutte le belle iniziative attuate per incrementare l'istruzione religiosa e sui motivi che hanno indotto a premiare chi otterrà la più segnalata vittoria.
Per il Continente antico attendo le relazioni nell'agosto 1956 e per gli altri a Natale prossimo.
4. - CENTENARIO MAMMA MARGHERITA.
Come leggerete sul Bollettino Salesiano nella mia lettera ai Cooperatori, quest'anno vogliamo commemorare solennemente il centenario della morte di Mamma Margherita, primo modello di santa Cooperatrice di Don Bosco stesso. È una figura simpaticissima di madre, di educatrice e di Cooperatrice salesiana, che dobbiamo presentare a tutto il nostro mondo, anche ai ragazzi, facendone conoscere la vita esemplare, le massime preziose, i sacrifici senza numero, la semplicità e l'amorevolezza, la collaborazione generosa nel primo decennio dell'Oratorio. Abbiamo biografie bellissime ormai e figurazioni artistiche veramente attraenti. Ora essa comparirà pure nel quadro che stiamo preparando per la pala dell'altare di San Domenico Savio, in cui è rappresentata accanto a Don Bosco, estasiata in presenza del giovanetto che invoca dalla Madonna • la grazia di morire piuttosto che offender Dio col peccato.
Sarà anche la festa di omaggio ai nostri genitori, sia dei Salesiani che delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Anzi l'esempio di premiazioni da me fatte a genitori che diedero al Signore e a Don Bosco più di due figli, mi ha destato in mente il pensiero di preparar.° l'albo d'oro di questi generosi e primissimi tra tutti i Cooperatori. Invito perciò i rev.di Ispettori e le rev.de Ispettrici a raccogliere i nomi, le fotografie e i singoli indirizzi dei genitori che hanno dato alle nostre due Famiglie almeno tre figli; e mentre essi ne faranno l'Albo ispettoriale, sono 'pregati di inviare copia conforme al Rettor Maggiore e alla Madre Generale delle F. M. A. Così saranno ricordati, onorati e benedetti in varie sedi e in vario modo. Da Torino invierò loro uno speciale diploma di benemerenza e una reliquia dei due santi Fondatori, come sicura caparra, di benedizione perpetua a loro e a tutta la loro discendenza. E li chiameremo Cooperatori insigni, degni del terzo, quarto, quinto cielo, le nostre medaglie d'oro, di diamante o di zaffiro.
Furono stampati gli Atti dei tre Convegni tenuti l'anno scorso a Torino, Bologna e Roma sugli Oratori festivi e quotidiani. È una bella miniera di norme e di esperienze, da cui potranno tutti trarre vantaggio. Così pure abbiamo stampato come opera postuma del sig. Don Ricaldone i suoi appunti preziosi sulla Pietà e ne è uscito un bel volume della Collana « Formazione Salesiana ». Spero che quanto prima esso verrà tradotto e messo a disposizione di tutti i Confratelli, perchè è d'una importanza eccezionale e vi posso assicurare che fu oggetto d'uno studio di oltre vent'anni, di accurate ricerche e di molte preghiere. Possa esso ravvivare tra noi il fervore della pietà, base di tutta la nostra vita, guida sicura alla conquista dell'ambita medaglia d'oro del Paradiso.
Mentre i Superiori Capitolari continueranno le visite alle Ispettorie d'Italia: il rev.mo Don Fedrigotti all'Ispettoria Romana, il sig. Don Antal alla Lombardo-Emiliana, il sig. Don Manione alla Novarese-Alessandrina, il sig. Don Bellido alla Veneta e il sig. Don Ricceri all'Adriatica, anch'io — Dio piacendo — raggiungerò in gennaio-febbraio-marzo le Ispettorie delle Antille, del Messico e del Centro America, per scendere in aprile a visitare le quattro Ispettorie Argentine. Così nell'800 anno dall'arrivo dei primi pionieri al' porto di Buenos Aires, il 50 successore di Don Bosco avrà l'immensa gioia di visitare altre sette delle venti Ispettorie americane, portando le vostre comuni preghiere a quelle Case e a quelle Comunità, benedicendo il lavoro compiuto e proclamando ai quattro venti le glorie di Maria Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco, che in sì poco tempo hanno creato 430 Case, popolate da quasi 6000 Confratelli salesiani, più 360 Case e 5000 Figlie di Maria Ausiliatrice, attorno a cui s'addensa un esercito di giovani e di giovanette, di Cooperatori e Cooperatrici, di ex allievi ed ex allieve. « Cantemus Domino, guoniam magnifice fecit! ».
Vi porgo i miei più affettuosi auguri di buon Natale e felice Anno nuovo, mentre vi ringrazio dei vostri auguri e delle vostre filiali preghiere per il mio passato onomastico e vi benedico di cuore.
Aff.mo
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
Il Direttore Spirituale.
1) CENTENARIO DEL REGOLAMENTO DELLA COMPAGNIA DELL'IMMACOLATA. - Fra le ricorrenze che ci presenterà il 1956, una non dev'essere dimenticata: il Centenario del Regolamento della Compagnia dell'Immacolata, professato da Domenico Savio e dai primi soci dell'Immacolata 1'8 giugno 1856. Forse non abbiamo meditato tutti a sufficienza il valore che riveste la fondazione della Compagnia dell'Immacolata nella santità di Domenico Savio. Non è un elemento casuale e accessorio, che si può anche togliere senza incidere per nulla sulla di lui santità, ma è, al dire del maggior studioso del piccolo Santo, il nostro Don Caviglia, « il fatto centrale nel quale culmina la sua personalità di Santo d'azione ».
È ancora Don Caviglia a deplorare che il Regolamento della Compagnia dell'Immacolata, « capolavoro » del Savio, sia « un documento trascurato dagli studiosi di Don Bosco educatore e anche di Don Bosco " salesiano " ».
È infatti la carta della genuina santità giovanile salesiana, quale Don Bosco stesso l'avrebbe stesa, tanto che i primi giovani che si formarono su quegli articoli, passarono tutti, tre anni dopo, senza difficoltà, come per un processo naturale,, a formare il primo nucleo della Congregazione. Non ci meraviglia quindi che la Compagnia dell'Immacolata sia stata definita la « culla della Congregazione ».
Questa missione non si è esaurita nel tempo, ma deve continuare ancora oggi. Studiamo e meditiamo questo Regolamento, applichiamolo ai migliori giovani delle nostre Compagnie, in modo da poter favorire fra essi non solo lo sforzo della perfezione cristiana, ma anche il fiorire delle vocazioni alla nostra amata Congregazione.
2) ESERCIZI SPIRITUALI DEI GIOVANI. - Chi non s'intenerisce ricordando lo zelo del nostro santo Fondatore per le anime dei suoi giovani? Senza questo zelo, noi saremmo lontani le mille miglia dall'essere apostoli della gioventù, quali ci vuole Maria Ausiliatrice. Ricordiamo pure quale importanza dava Don Bosco agli Esercizi spirituali e all'Esercizio della Buona morte. Il ricordo delle ansie sante del nostro Padre ci faccia solleciti a preparare bene in tempo gli Esercizi spirituali dei giovani. Siamo ancora distanti dal tempo degli Esercizi, ma, nel timore di non potervelo più ricordare, dovendo assentarmi per parecchio tempo da Torino, credo bene richiamare la vostra attenzione su alcuni punti:
e) si assicuri un ambiente adatto al raccoglimento e alla riflessione. Non si indulga, com'è nostra tradizione, a giochi rumorosi e capaci di distrarre i giovani;
d) il Centro Compagnie sta preparando, come gli anni scorsi, un numero unico sulla vocazione. Ne vengano provvisti i giovani esercitandi, trattando anche per essi il tema della vocazione nelle istruzioni. È durante gli Esercizi spirituali che Don Bosco invitava i giovani a riflettere sul loro avvenire e a scegliere quella via che li avrebbe resi maggiormente felici in punto di morte.
3) VIGILANZA SULLA STAMPA. - Non sarà superfluo ricordare ai Confratelli la vigilanza solerte che San Giovanni Bosco aveva per impedire che entrassero in casa libri, stampe cattive, e lo zelo non minore per diffondere libri buoni. Oggi — chi non lo vede? — il 90% della stampa indulge alla sensualità. Siamo noi abbastanza solleciti per impedire l'entrata di simile stampa nelle nostre Case? La portano il più delle volte i parenti, gli amici, in occasione di visite agli alunni; se ne provvedono' talvolta i nostri giovani per vie a noi non sempre palesi. Il demonio saprà approfittare anche di uno spiraglio per introdursi in casa nostra. L'essere negligenti in cosa di tanta importanza, è fonte di infiniti mali.
Don Bosco, per porre un argine ai danni arrecati dalla stampa cattiva, si adoperava con zelo eroico a diffondere la stampa buona. Egli stesso maneggiava la penna, faceva lavorare altri, impiantava tipografie, cartiera, e non si arrestò mai nella diffusione dei libri buoni. Questo zelo in Don Bosco aveva per motore il comando di Gesù: Re, docete omnes gentes». Egli intendeva moltiplicare e potenziare, mediante i buoni libri, il suo zelo per illuminare le anime. Imitiamo noi il nostro santo Fondatore in questo suo zelo ardente? Un serio esame di coscienza ci potrebbe rivelare non poche manchevolezze. Ho davanti a me le statistiche della stampa salesiana che giunge alle nostre Ispettorie e Case e questi numeri parlano con eloquenza di zelo santo, di generosità sorprendente per diffondere il bene. Si scorgono però anche delle ombre, dei vuoti e queste Case non sempre sono Istituti poveri. La statistica in questo non sbaglia, è un termometro fedele dell'ardore interiore.
Nessuno pensi che sia il desiderio di lucro che ci spinga a raccomandarvi la diffusione della nostra stampa. È unicamente la preoccupazione di arginare positivamente i deleteri influssi di tanta stampa cattiva e infondere, attraverso le nostre riviste, le sane idee cristiane di cui oggi hanno tanto bisogno i nostri giovani e le loro famiglie.
4) IL «GIOVANE PROVVEDUTO ». - Vide la luce la prima volta nel 1847 in 10.000 esemplari, ma in quell'anno stesso si dovette stamparne altri 10.000 per soddisfare alle insistenti richieste che venivano fatte. Vivente Don Bosco se ne tirarono 122 edizioni di oltre 50.000 copie ciascuna.
Ed ora? Ha forse perduto del suo pregio? Tutt'altro. Un pio Confratello così scrive al rev.mo Rettor Maggiore a questo riguardo: « Una volta, quando si entrava in collegio, il primo libro che ci veniva dato era il Giovane Provveduto, che ci attirava tanto per quelle belle letture della prima parte. Leggendole ci sembrava di parlare con Don Bosco; quelle parole ci andavano fino in fondo al cuore e ci stimolavano al bene. Una prova di quanto scrivo la trovo nel Bollettino Salesiano di marzo del 1953, a pag. 84, dove si parla del giovane Alberto Giorgio Irisarri, che era " pazze " per il Giovane Provveduto. Mediante questo libro Don Bosco fu la sua guida spirituale. Per questo la sua pietà era illuminata e fervorosa... Ora questo libro prezioso viene sostituito da un libretto scheletrico. Ma non c'è in questo Don Bosco che parla cuore a cuore ai suoi figli, che fa da guida spirituale ai suoi giovani. È vero, noi parliamo ai giovani, ma non siamo Don Bosco, non abbiamo la sua unzione... ».
Si dice da qualcuno che il Giovane Provveduto costa troppo, che non è aggiornato, che è troppo voluminoso, ecc. Mandate pure le vostre osservazioni: ne terremo conto in una prossima edizione. Ma intanto, per amore del nostro Padre e dei giovani, non mettiamo nel dimenticatoio questo nostro tesoro. Quello che fu per un secolo uno dei mezzi più preziosi per la formazione dei giovani e che guidò lo stesso Domenico Savio per la via della virtù e della santità, è certo anche ai tempi nostri un aiuto sicuro per dare al nostro lavoro educativo quel carattere di salesianità che Don Bosco impresse alla sua Opera. Fate di tutto, amati Confratelli, perchè il Giovane Provveduto sia conosciuto, amato, tenuto in onore ed utilizzato dai nostri giovani.
COMUNICAZIONI E NOTE
1) STATO DI AVANZAMENTO
DELLE CAUSE DI BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE
DEI NOSTRI SERVI DI DIO
PRESSO LA SACRA CONGREGAZIONE DEI RITI
È la Causa più avanzata e più vicina alla mèta della Beatificazione. Dopo la proclamazione delle virtù eroiche del Servo di Dio — giugno 1953 si pensò alla scelta e al processo apostolico dei miracoli. Il primo che si intende proporre allo studio dei periti d'ufficio, venne processato nel dicembre 1954 presso la rev.ma Curia di Crema. Sono state richieste le Lettere Remissoriali della S. C. dei Riti anche per il processo del secondo; e si spera di iniziare quanto prima i lavori presso le Curie di Ferrara e Torino, competenti in materia.
Sarà la prima Causa salesiana ad entrare in discussione per l'eroismo delle virtù. Nel 1954 si elaborò un'accurata risposta alle Animadversiones o difficoltà del Promotore Generale della Fede, e all'inizio di questo anno 1955 si presentò alla S. C. dei Riti la voluminosa Positio super virtutibus, che verrà consegnata per lo studio e il voto iniziale al Cardinale Ponente, ai Prelati Officiali e ai Padri Consultori, allorchè si stabilisca la data della Congregazione Antipreparatoria. Questa però non è imminente. Da notare che la Causa manca di fatti miracolosi degni di nota.
Questa Causa segue a breve distanza quella di Don Beltrami. Il Promotore Generale della .Fede ha emesso da qualche settimana le Animadversiones, che riguardano soprattutto la ricerca di documenti d'archivio. Con tali carte, che verranno stampate in un Sommario Addizionale, e la risposta dell'Avvocato, sarà pronta — speriamo — nel corso del 1956 anche quest'altra Positio super virtutibus, che attenderà poi il suo turno per le canoniche discussioni sull'eroismo delle virtù del Servo di Dio. Più che alla precedente mancano alla Causa del Principe Czartoryski fatti miracolosi da proporre per la Beatificazione.
Nel 1955 si è stampato il Sommario dei processi ordinari ed apostolici sulla vita, virtù e miracoli in genere della Serva di Dio. Entro l'anno 1956 si nutre fiducia di avere l'informati° dell'Avvocato e così presentare al Promotore Generale della Fede l'occorrente perchè egli possa stilare le sue Animadversiones o difficoltà d'ufficio, onde addivenire più tardi alla prima discussione sulle virtù eroiche. La Serva di Dio Suor Teresa Valsè Pantellini, molto invocata in questi ultimi tempi, ha ottenuto ai suoi devoti grazie straordinarie. Alcune sono allo studio come veri e propri miracoli.
Ottenuta l'Introduzione della Causa nel 1952, si provvide alla stampa degli Articoli e alle formalità per l'inizio dei processi apostolici, tanto sul non cultu, che a suo tempo non si era fatto a Shiu-Chow, che sul martirio e causa del martirio. Le condizioni particolari in cui versa la Cina e la dispersione dei testimoni, quasi tutti allontanati dal proprio campo di apostolato, obbligarono a far leva sulle Curie di Hong-Kong e Torino. Il processo apostolico di Hong-Kong, al quale tuttavia non poterono partecipare i testimoni cinesi residenti nella diocesi di Shiu-Chow, in base a speciali facoltà solite a concedersi in simili circostanze, venne condotto a termine rapidamente; fu inviato a Roma e se ne sta per ottenere la copia pubblica destinata allo studio. Quello di Torino si è concluso nell'estate di quest'anno e tra poco saranno trasmessi a Roma gli atti. Occorrerà qualche anno per allestire la Positio super martyrio et causa martyrii, che darà luogo alle discussioni per il riconoscimento del martirio stesso, in base al quale normalmente si arriva alla beatificazione, con dispensa dai miracoli.
Questa Causa fu iniziata nel 1944. Nel 1949 si ottenne il decreto di approvazione degli scritti; e dal febbraio. 1952 è giacente presso gli uffici della S. C. dei Riti la Positio super Causae Introductione. Si nutrono buone speranze che detta Introduzione avvenga durante il 1956. È pronta pure dal 1952 la piccola Positio super non culto, il cui relativo decreto conchiuderebbe felicemente i tre 'processi informativi, sugli scritti, la fama di santità e il culto pubblico non mai prestato al Servo di Dio. Ottenuta l'Introduzione della Causa si dovrà pensare ai processi apostolici da farsi in Italia e nella Repubblica argentina. Il Servo di Dio Zeffirino Namuncurà, giglio delle Missioni patagoniche, gode di crescente fama di santità, specie in Argentina; e sono all'esame alcune grazie prodigiose che a suo tempo verranno sottoposte a processo apostolico.
Anche di questa Causa si attende l'Introduzione. Dal 1954 è pronta la Positio super Causae Introductione, la cui discussione seguirà, a qualche distanza, quella di Zeffirino Namuncurà. Il che aprirà la via ai processi apostolici da farsi a Barcellona.
Consegnati alla S. C. dei Riti i processi informativi nel 1953, e fatte le opportune traduzioni dallo spagnolo, è in preparazione la copia pubblica manoscritta. Intanto i due Censori Teologi hanno riveduto gli scritti del Servo di Dio, facendone i più ampi elogi ed esaltando la sua figura e le sue virtù. Nel 1956 si spera di ottenere l'approvazione dei detti scritti, e di iniziare la stampa del Sommario per l'Introduzione della Causa.-
Questa Causa si trova in condizioni analoghe a quella di Don Rinaldi.
I Censori Teologi hanno già riveduto gli scritti, e se ne prepara l'approvazione; mentre si allestisce la copia pubblica dei processi informativi onde predisporre il materiale all'introduzione della Causa.
Si trova un passo indietro alle due precedenti, in quanto, ultimati e consegnati i processi informativi, se ne prepara la copia, senza che gli scritti siano stati ancora riveduti.
Nel dicembre del 1953 s'inauguravano a Valenza i processi informativi sul martirio di trentuno Confratelli, tra sacerdoti, chierici e coadiutori, e due Figlie di Maria Ausiliatrice, dell'Ispettoria Tarraconense, caduti vittime della rivoluzione spagnola degli anni 1936-39. Alla testa del gruppo fu messo l'ispettore Don Giuseppe Calasanz. In meno di due anni, grazie al benevolo e fraterno appoggio del nostro Arcivescovo di Valenza, è stato possibile condurre a termine tutte le indagini del caso; e nel novembre di quest'anno 1955 furono consegnati alla S. C. dei Riti i processi ordinari sul martirio, sul non cultu e su gli scritti di tutti i Servi di Dio in questione.
Nel settembre di questo medesimo anno, nella Curia di Viedma, S. E. rev.ma Mons. Borgatti, accogliendo il voto del Consiglio Generalizio
delle Figlie di Maria Ausiliatrice e nostro, iniziava e con mirabile celerità conduceva a termine i processi informativi di quest'altro fiore profumato delle Missioni patagoniche. Sono già a Roma il processicolo su gli scritti e il processo super non cultu. Prima della fine d'anno arriverà anche quello sulla vita, virtù, fama di santità e miracoli in genere. E la Causa potrà mettersi in cammino.
Si spera di poter inaugurare questo processo a Siviglia nei primi mesi del 1956. Altrettanto si conta fare più tardi per l'Ispettoria di Madrid.
Roma, 20 novembre 1955.
2) LE NOSTRE STATISTICHE
Ricordiamo ai sigg. Ispettori e ai loro Segretari che durante il mese di gennaio 1956 devono giungere a Torino i moduli statistici delle singole Case, il Foglio ispettoriale, il Prospetto generale con tutte le Case dell'Ispettoria e i fogli dei Morti e Usciti.
Per le Ispettorie contenute nel 10 volume del Catalogo i dati, per quanto si riferisce alle Scuole e agli allievi, devono corrispondere all'anno scolastico 1954-55.
Per le Ispettorie del 20 volume i dati saranno quelli dell'anno 1955. Si raccomanda nuovamente la massima cura affinchè i dati siano completi ed esatti.
Gennaio-Febbraio 1956 N. 190
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Note di viaggio. — 2. La Meditazione su Don Bosco. — 3. Meditazioni per la Novena e per la Commemorazione mensile di San Giovanni Bosco. - L'ottantesimo genetliaco di S. S. Papa Pio XII.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore
24 Gennaio 1956.
Confratelli e figliuoli carissimi, 1. - NOTE DI VIAGGIO.
All'inizio della mia visita all'Ispettoria delle Antille ho pensato di rivolgervi la parola in occasione delle nostre feste salesiane.
Ho voluto salpare da Napoli per avere occasione di porgere un saluto anche a quei cari confratelli, ai novizi di Portici, agli aspiranti di Torre Annunziata e alle Figlie di Maria, A.usiliatrice; soffermandomi qualche ora a visitare un'opera che sta sorgendo in un sobborgo importantissimo della città di Napoli
L'indomani mattina i Superiori vollero raccogliere una bella rappresentanza dei nostri giovani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel Santuario della Madonna del Rosario a Pompei, affinchè io potessi celebrare la S. Messa, invocare le preghiere di tutti per il nuovo viaggio che stavo per intraprendere e cantare il mio inno alla Vergine Santa del Rosario, titolo che ha tanta affinità con quello della nostra Ausiliatrice. Naturalmente poi al porto fui salutato nuovamente dai giovani e da larga schiera di ex allievi, cooperatori ed amici. All'atto della partenza, quando i giovani cantavano l'inno a D. Bosco, il cornettista della nave — nostro ex allievo dell'Oratorio di Rovigno — si univa festante al coro con gli squilli del suo strumento, suscitando un brivido di emozione e grida di gioia, mentre i viaggiatori contemplavano lo spettacolo insolito con visibile compiacimento.
Durante la breve sosta a Gibilterra mi rammaricai di non aver notificato ai nostri carissimi confratelli di Algesiras il mio passaggio, perchè certamente essi avrebbero voluto venire al porto per salutarmi e assicurarmi delle loro preghiere nel viaggio verso l'America, terra classica dell'antico apostolato di religione e di fede compiuto dai primi conquistatori Spagnoli.
Continuando il viaggio, passammo alcune ore festose nell'ammirare le Isole Azzorre, care al Portogallo, oasi di verde e di serenità per la vegetazione lussureggiante, coi bei paesetti e Città, in cui dominano le chiese giganti nel loro inconfondibile stile coloniale. Pensai ai buoni nostri confratelli Portoghesi e alle loro case sparse in tre continenti, a ricordo delle antiche glorie di navigatori e portatori del nome e del regno di Gesù Cristo nelle più lontane regioni.
Sulla nave ho avuto il più cordiale e squisito trattamento da parte degli ufficiali di bordo e specialmente del Comandante, che mi volle assegnare un posto di riguardo e onorarmi nel consueto ricevimento di bordo. M'incontrai con alcune carissime persone con cui scambiammo belle conversazioni e stringemmo amicizia: col Rev.mo Abbate dei Benedettini Olivetani di Siena, che tessè un bel panegirico dei Salesiani di Colle Val d'Elsa a lui ben noti, col Ministro Generale del Terzo Ordine Riformato Francescano, ambedue in viaggio per visitare i loro confratelli in America; con parecchi altri sacerdoti e religiosi, tra i quali un amico e benefattore dei confratelli di Germania — il Rev.do Alfred Schneider — del Clero di New York; con un dottore ex allievo di 9isternino e col notissimo artista cinematografico Ramon. Novarro — nostro insigne benefattore — che ci diede esempio di squisita pietà e che si interessò vivamente alla mia proposta di studiare una nuova ripresa cinematografica del nostro caro Padre D. Bosco.
La navigazione fu abbastanza tranquilla per essere d'inverno e nell'Atlantico settentrionale; ma al sottoscritto procurò la dolce sorpresa di una somiglianza che non sapeva di avere col nostro amato Fondatore: anch'io purtroppo debbo cantare con speciale senso di -timore la lode alla Vergine: Solchiamo un mare infido..., perchè, pure con una traversata ideale, ho dovuto trascorrere la maggior parte del tempo in posizione orizzontale, onde evitare le conseguenze del mal di mare. Ma debbo dirvi, o carissimi, che questa è stata una vera fortuna, perchè il mio, desiderio di trascorrere otto giorni tranquillo, pensando di preferenza all'anima mia, alle mie responsabilità e alle imminenti visite a sette Ispettorie d'America, non poteva essere meglio soddisfatto. Se avessi potuto godere la vita di bordo, con tanti amici e ammiratori dell'opera nostra, mi sarebbe rimasto ben poco tempo a disposizione. E invece ebbi modo di raccogliere un tesoro di pensieri, che forma appunto l'oggetto di questa mia lettera e che spero possano essere utili anche a voi tutti.
2. - LA MEDITAZIONE SU DON BOSCO.
Non senza un proposito ho portato con me per la meditazione di questi giorni il nuovo volumetto preparato dal nostro carissimo D. Domenico Bertetto « San Giovanni Bosco: meditazioni per la novena, le commemorazioni mensili e la formazione salesiana », stampato nel noviziato salesiano di Villa Moglia (Chieri) scorcio del 1955.
Man mano che al mattino col mio solerte segretario andavamo svolgendo i temi delle meditazioni per la novena, veniva crescendo in me la commozione per la copia dei bei pensieri che quelle pagine, redatte con tanta semplicità, con ricchezza di citazioni salesiane e con soave unzione di figlio devoto, venivano suscitando nell'animo mio. La figura di. San Giovanni Bosco presentata sapientemente nei lineamenti essenziali alla nostra meditazione, grandeggiava di giorno in giorno ed eccitava in me sempre più vivo l'affetto e la venerazione verso l'umile e grande nostro Padre. Mi trovavo sulla turbonave intitolata ad Andrea Doria, il grande Capitano dell'Armata papale che determinò la vittoria di Lepanto e segnò l'inizio dell'arresto della potenza mussulmana in Europa. Fu allora che la Madonna volle per bocca del Papa S. Pio V essere invocata sotto il titolo di Ausiliatrice e come allora la vittoria si dovette all'intervento diretto della potenza di Maria, così andavo pensàndo che della nuova armata salesiana, cresciuta in questi cent'anni, per volontà di Maria Ausiliatrice e per merito di San Giovanni Bosco, la Vergine benedetta continua ad essere la Regina e Madre vittoriosa; e il capitano, il pilota saggio e ardimentoso, continua ad essere San Giovanni Bosco.
Mentre la nave filava veloce sui flutti verso l'America, mi veniva spontaneo il pensiero dello sviluppo imponente che l'armata salesiana ha fatto nel breve giro di 75 anni, dalla data della partenza dei primi dieci missionari. 1 il tempo della breve esistenza dei nostri più anziani salesiani, gli ottantenni, che hanno visto grado grado moltiplicarsi in tutti gli angoli della terra e specialmente in. Europa e in America le fondazioni, le vocazioni, le imprese ardite, gli eroismi e i martirii dei primi pionieri. Più volte nei suoi sogni Don Bosco si vide lanciato tra i flutti, sulle zattere, alle prese coi mostri, al soccorso dei suoi giovani in pericolo di vita, o in navi gigantesche che simboleggiavano la Chiesa, ancorata alle colonne famose dell'Eucarestia e della Madonna. Ma il sogno suo oggi è una realtà che i nostri occhi contemplano e che ha moltiplicato la piccola barca in una flotta imponente di navi d'ogni dimensione, che solcano gli oceani e corrono al soccorso d'infinita gioventù e d'innumerevoli fedeli.
È un poema che canta le glorie dell'Ausiliatrice e che ci invita a unire il nostro canto in onore di Colui che ci guida, ché ci è Padre e Maestro. A lui quindi il nostro sguardo amorevole, a lui la nostra preghiera; da lui attingiamo gli esempi
3. - MEDITAZIONI PER LA NOVENA E PER LA COMMEMORAZIONE MENSILE DI S. GIOVANNI Bosco.
Tra le pubblicazioni che parecchi nostri confratelli ci hanno preparato in varie lingue, attingendo alla fonte inesauribile delle Memorie Biografiche e che servono per il nostro studio o per la nostra preghiera, va collocato certo in prima fila il volumetto prezioso del nostro D. Ceria, intitolato Don Bosco con Dio, che tutti abbiamo letto e riletto con crescente soddisfazione, denso di pensiero e profondo nella disanima dello spirito di Don Bosco. Dietro di esso, come ammaestramento per la nostra pietà e guida pedagogica, il compianto sig. D. Riealdone ci lasciò quasi come suo testamento sul letto di morte i due volumetti Don Bosco educatore, che ormai sono tradotti in parecchie lingue e servono come testo di lettura spirituale e di studio a tutti i confratelli e agli studiosi o amici dell'opera nostra. Recentemente il Decano della Facoltà di Pedagogia', D. Pietro Braido, ci diede uno studio scientifico pedagogico sul Sistema Preventivo, a cui attingeranno i professori di pedagogia nei nostri studentati e case di formazione, e che potrà illuminare la pedagogia salesiana di nuova luce nel concerto degli scrittori e dei pedagogisti di tutte le età. Non mi par necessario accennare a tutte le altre pubblicazioni monografiche e scolastiche, che formano ormai una piccola biblioteca e che arricchiscono di giorno in giorno la bibliografia sul nostro Santo; ma mi è caro indugiarmi e fissare la vostra attenzione sulle ancor poche e incomplete opere ascetiche, che illustrano la grande figura morale di Don Bosco e debbono servire a noi come alimento della nostra vita spirituale. So che in Spagna il carissimo Don De La Hoz ha pubblicato un. opuscolo di meditazioni su Don Bosco per le commemorazioni mensili. So che anche l'inesauribile nostro D. Ragucci a Buenos Aires ha pubblicato una bella serie di « Buone notti » e Letture Spirituali, per comodità dei Direttori e conferenzieri; altri hanno pubblicato le loro prediche e conferenze, serie di panegirici e di discorsi per i predicatori e conferenzieri. Ma il volumetto di cui vi ho parlato e che mi ha servito per la meditazione in questo mio viaggio, mi pare sia il primo di una serie, che spero diverrà di giorno in giorno più copiosa, per fornire in tutte le lingue ai nostri confratelli e alle Figlie di Maria Ausiliatrice pane sostanzioso per la meditazione quotidiana durante la novena -e nelle commemorazioni mensili di Don Bosco.
Ne abbiamo bisogno, perchè la mezz'ora di meditazione mattutina è il momento più opportuno di cui il Signore si serve per conquistare il nostro spirito e fissarlo con attenzione amorevole sugli argomenti vitali che interessano la nostra for mazione interiore e per intonare le nostre giornate a quella meravigliosa armonia di pensieri e di affetti, che costituiscono lo spirito salesiano.
Si parla molto volentieri tra noi dello spirito salesiano e le definizioni, le sintesi, i concetti fondamentali che lo costituiscono possono dar luogo a infinite varianti e discussioni. Ma è pur necessario che ci facciamo idee sempre più chiare e uniformi per non divagare fuori della realtà e concentrare la nostra attenzione e soprattutto la nostra volontà nelle linee direttive che ormai si presentano chiare al nostro spirito, dopo le parole che abbiamo intese dai Sommi Pontefici, dai primi Successori di Don Bosco e da molti studiosi e scrittori autorevoli.
La serie di meditazioni che Don Bertetto ci presenta per la novena di Don Bosco mi pare che colga le linee essenziali dell'anima del nostro santo Fondatore. Dopo avercelo presentato come modello del salesiano, ne studia la vita interiore come perenne amicizia con Dio, che conduce a conformare affettuosamente la nostra volontà alla volontà divina in ogni circostanza. E corre subito a concretare questo ideale sublime col pratico esempio del sogno famoso di San Benigno, che plasticamente fissa nella mente di ogni salesiano i punti programmatici della nostra fisionomia, se vogliamo essere quali ci vuole Don Bosco. Sono le perle preziose che ornano il manto del personaggio famoso, che hanno ornato in. maniera esemplare l'anima di Don Bosco e che debbono costituire l'essenza della figura morale di ogni salesiano.
Mi piace sottolineare l'importanza dell'ultima meditazione che tratta della formazione del coadiutore salesiano. Carissimi confratelli e figliuoli, l'assillo ormai quotidiano dei Superiori in tutte le parti del mondo, mi pare proprio che sia l'invito pressante, insistente e quasi supplichevole di autorità ed amici per la creazione di scuole professionali a vantaggio della gioventù operaia. Ma le scuole professionali non si possono concepire senza un bel numero di nostri coadiutori salesiani a capo e per l'insegnamento delle varie arti.
Approfitto quindi anche di questa occasione per insistere con tutti, affinchè ci adoperiamo a cercare, a suscitare e a formare sapientemente vocazioni alla vita di coadiutore salesiano. Non sarò soddisfatto fino a che non vedrò nei nostri Cataloghi degli ascritti, dappertutto, almeno un terzo di novizi coadiutori. Ogni Ispettoria deve pensare a procurarsi le proprie vocazioni, studiando i mezzi e invocando l'aiuto di Dio, per giungere dappertutto a creare il personale nazionale anche nelle terre di missione. E urge la necessità di creare le case adatte per tale selezione e per poterli a tempo opportuno distaccare dai gruppi ordinari e infondere in essi l'amore all'apostolato, la chiara visione della missione futura e la sublime prerogativa di dedicarsi a migliorare la società, educando operai cristiani e fervidi apostoli. V'assicuro che quando nel Processo dei nostri martiri di Barcellona e Valenza ho visto brillare la figura del giovane coadiutore Giacomo Ortiz, martire per la fede, e ne ho letta la mirabile vita già preparata dalla Postulazione in lingua spagnola, ho esultato dal più profondo dell'animo nel vedere già attuato il vivissimo desiderio di avere nella serie dei nostri Servi di Dio anche una bella figura di Coadiutore. Affrettiamo con la preghiera l'esaltazione e la glorificazione dei nostri martiri spagnoli ed intanto si diffonda in ogni casa la biografia di questo valoroso campione e si proponga ad imitazione dei nostri giovani artigiani.
Ecco, carissimi confratelli, i motivi per cui la meditazione sul nostro caro Padre ha riempito di gioia ed ha esaltato il mio spirito durante il breve tragitto attraverso l'Atlantico: contemplare Don Bosco che guida la nostra invincibile armata nella luce estasiante e con la guida della nostra Madre Ausiliatrice. Oh, come vorrei che in tutti i nostri confratelli crescesse di giorno in giorno la riconoscenza per la grazia eccelsa che ci fu concessa di essere stati chiamati alla vita salesiana! Ma altrettanto mi sta a cuore che tutti ci diamo premura di conoscere sempre meglio il nostro Padre, di studiarlo nei suoi scritti, nelle sue opere e soprattutto nel tesoro che egli ci ha lasciato delle sante Regole, vera quintessenza del suo spirito, norma infallibile per noi e guida in ogni circostanza della nostra vita. Crediamo a Don Bosco e alla missione che il Signore gli ha affidata attraverso i secoli. Che se i nostri primi salesiani, tutti compresi delle parole e degli esempi del Padre, con pochissimi mezzi, ma parlando sempre di Lui e dei suoi prodigi, hanno saputo destare dovunque miriadi di vocazioni e hanno dilatato in ogni angolo della terra l'opera salesiana, a noi che non abbiamo potuto conoscere Don Bosco personalmente sarà dato di compiere la medesima missione e di ottenere non minori risultati se ci terremo strettamente a Lui uniti di mente e di cuore, se ne parleremo continuamente ai nostri confratelli e ai nostri giovani, se saremo fedeli alle direttive da Lui tracciate e ne comprenderemo intimamente lo spirito pur nella varietà degli ambienti, delle persone e delle situazioni.
Permettetemi di concludere richiamandovi al passo della Lettera ai Filippesi che leggiamo nella Messa di San Giovanni Bosco: u Siate lieti sempre nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti; la vostra modestia sia nota a tutti gli uomini; il Signore è vicino. Non angustiatevi di nulla e la pace di Dio che sorpassa ogni intendimento custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. Del resto fratelli, tutte le cose che son vere, tutte le cose degne, 'tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutto quel che è di buona fama, se v'è qualche virtù e qualche lode, a questo pensate, e quel che avete imparato e udito, e ricevuto e visto in me, fatelo, e il Dio della pace sarà con voi. (Lettera ai Filippesi, IV, 4). Non vi pare che in queste parole risuoni il tema che D. Bosco trovò applicato nella condotta del suo antico compagno S. Giuseppe Cafasso e che egli riprodusse nella sua vita giovanile, proponendolo a modello della condotta di tutti i suoi figli? Lo spirito di Don Bosco consiste soprattutto nelle sue virtù apparentemente ordinarie, ma frutto di lungo lavoro e di costante diligenza.
4. - L'800 GENETLIACO DI S. S. PAPA Pio XII.
Compiendosi il prossimo 2 marzo l'800 genetliaco di S. Santità Pio XI] e il 17° anniversario della Sua elevazione al Supremo Pontificato, si preannunciano grandiose adunanze religiose promosse da Sodalizi Religiosi, Terz'Ordini, Associazioni di Azione Cattolica e Associazioni Operaie per manifestare attorno agli altari la più stretta unione dei fedeli al « dolce Cristo in terra » e la loro perfetta adesione ai Suoi insegnamenti nel campo dottrinale e nel' campo pratico.
Non dobbiamo, cari confratelli, rimanere indietro in questo spontaneo tributo di affetto e di devozione al Vicario di Cristo, noi figli di S. Giovanni Bosco, la cui ultima raccomandazione' sul letto di morte fu l'obbedienza filiale al Papa e la difesa intrepida dei diritti della S. Sede. Vi esorto quindi a organizzare anche voi, in ogni parte del globo, secondo le istruzioni che riceverete, questa filiale manifestazione di ammirazione e di riconoscenza al S. Padre, che così da vicino ci rappresenta l'amabile figura del nostro divin Redentore, non solo in forza della sua altissima dignità e Autorità Vicaria, ma anche per le sue elette virtù e per l'instancabile operosità rivolta tutta alla salvezza delle anime, ripresa con tanto vigore dopo la lunga malattia dello scorso anno.
Questa celebrazione, secondo il desiderio dello stesso S. Padre, non dovrà consistere in vistose dimostrazioni esterne, bensì in un rinnovato impegno di preghiere, di opere durature, di nuovi centri di vita religiosa e di espansione spirituale, di rinsaldata energia nell'azione, di moltiplicate iniziative di carità, sull'esempio costante di Pio XII.
Gradite i miei saluti e credetemi vostro
aff.mo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
Marzo-Aprile 1956 N. 191
IL RETTOR MAGGIORE:
Note sul suo viaggio all'America Latina.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore
Ha terminato la sua visita alle Antille, all'America Centrale e al Messico; ormai si trova già in Argentina, dove passerà in visita altri tre mesi almeno. Dappertutto è stato ricevuto con entusiasmo di salesiani, di allievi, di folle; egli stesso ne è rimasto spesso impressionato.
Egli scriveva qualche tempo fa: « Sono circondato da una simpatia religiosa che ha dello straordinario, non solo per i ricevimenti e le feste chiassose, ma per la fame di benedizioni e preghiere che non dà tregua, per lettera, sulle strade come nelle chiese, all'arrivo, alla partenza, ad ogni passo ».
Le autorità ecclesiastiche e civili hanno preso sempre parte attiva ai ricevimenti; il sig. D. Ziggiotti fu ricevuto praticamente dappertutto dai Capi di Governo; moltissime città gli hanno conferito la cittadinanza onoraria, consegnandogli le simboliche chiavi; l'Argentina l'ha dichiarato ufficialmente Ospite di Onore della Nazione. Si sono ripetute sul suo cammino le scene grandiose che si leggono avvenute nei viaggi trionfali di Don Bosco e di Don Rua.
Tutto questo ci dice quanto Don Bosco sia amato ed apprezzato in tutto il mondo, per il lavoro che i suoi Figli hanno compiuto per il bene della Chiesa e della Società.
Non parliamo poi dell'assalto che da tutte le parti vien fatto al Successore di Don Bosco per ottenere nuove fondazioni: nella città di Colima, in Messico, da anni si aspettano i Salesiani; non parve dunque vero a quella brava gente di poter elevare la loro supplica allo stesso Rettor Maggiore in persona. Scrive il sig. Don Ziggiotti: « Fu un seguito di attacchi concentrici del Padre Ochoa (zelantissimo Cooperatore che ha preparato tutto per la venuta dei Salesiani: chiesa, collegio, oratorio) del Vescovo, dei giovani, dei cooperatori, delle Suore Adoratrici, delle Figlie di Maria Ausiliatrice; al Santuario di Maria Ausiliatrice (veramente bello e devoto), all'Oratorio, alle scuole; al mattino per la sveglia, al pranzo e dappertutto... La risposta finale, concertata con Don Ragazzini, fu che Colima sarà la prima fondazione nuova. E abbiamo elencate 150 domande regolari! Ma le vocazioni ci sono, numerose e buone; sicchè si può sperare bene... ». Insomma, Don Bosco va raccogliendo i frutti del suo spirito, gli omaggi di tutto un mondo riconoscente e le suppliche di un mondo bisognoso. Noi ne siamo profondamente grati a Dio e dobbiamo sentire forte nel cuore la riconoscenza al Signore per esser stati chiamati a far parte di questo esercito glorioso, capitanato da un Santo che sembra aver conquistato il mondo colla sua bontà ed il suo lavoro.
Ma la nostra riconoscenza deve essere soprattutto tradotta in uno sforzo unanime per coltivare le vocazioni, affinchè il privilegio che il Signore ha concesso a noi sia concesso anche a molti altri, per la propagazione della nostra opera.
Mentre continuiamo a seguire i passi del Ven.to Rettor Maggiore coll'affetto e la preghiera, dobbiamo sentirci impegnati più che mai a meritare la grazia della vocazione colla massima fedeltà alla medesima e col lavoro animato sempre da quello spirito che guidò Don Bosco, spirito di zelo per il bene delle anime e la gloria di Dio.
Ormai il nome Salesiano è nome di una nobiltà che impegna ciascuno di noi: lo dobbiamo portare con onore, in modo che chi osserva il nostro contegno e il nostro lavoro ci possa riconoscere figli non degeneri di tanto Padre.
Il Prefetto Generale.
Vorrebbe richiamare tutti i nostri cari confratelli al maggior impegno per quanto riguarda alcune cose di importanza, che riguardano la preservazione del nostro spirito, sempre insidiato dal nemico delle anime:
Ho appena accennato a questi punti; mi pare non occorra di più a chi ha buona volontà e pensa seriamente al bene proprio e a quello della nostra amata Congregazione.
Aggiungo solo una calda esortazione alla pratica della Strenna di quest'anno: promoviamo con tutte le nostre possibilità l'insegnamento della religione, sotto tutte le forme suggerite dallo zelo, negli Oratori, nei collegi, nelle chiese. Tutti sappiamo che l'ignoranza religiosa è la morte della fede e della morale. Ogni salesiano dev'esser ed è, per, vocazione, catechista!
Approfitto dell'occasione per raccomandare vivamente i sussidi didattici che con tanta abbondanza e con tanto zelo e competenza vengono apprestati dalla nostra Libreria della Dottrina Cristiana. Noi dobbiamo essere tra i primi a valorizzare debitamente questa miniera catechistica, tanto apprezzata in questo campo.
Maggio-Giugno 1956 N. 192
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Arrivo a Buenos Aires. — 2. Nelle Antille. — 3. Nel Centro America. — 4. Nel Messico. — 5. Conclusione.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore
(La lettera che segue, il Vento Rettor Maggiore non potè farla giungere a tempo per il numero precedente degli Atti; ma non ha perso nulla della sua salesiana attrattiva e del suo intenso interesse).
Buenos Aires, 15 aprile 1956. Carissimi Confratelli e figliuoli,
1. - ARRIVO A BUENOS AIRES. — Eccomi giunto a Buenos Aires, la terra sognata dal nostro caro Padre, nell'ottantesimo anno dall'arrivo dei primi dieci Salesiani.
L'aereo che mi trasportò da Città di Messico toccò le capitali del Centro America e mi permise di risalutare i gruppi di Confratelli e Figlie di Maria Ausiliatrice che accorsero agli aereoporti di Guatemala, San Salvador, Granada, San Josè di Costarica e Panamà. A Guayaquil nella repubblica dell'Ecuador giunsi alle tre del mattino e mi fu grata sorpresa incontrarmi col venerato nostro Vescovo missionario Mons. Domenico Comin, accompagnato da S. E. Mons. Rada, dall'Ispettore e da una trentina di Confratelli, che approfittarono della mezz'ora di sosta per scambiare un abbraccio, qualche parola e un bell'arrivederci. A Lima e Santiago i due nostri Ispettori Don Orlando e Don Bertola vollero accompagnarmi anche per parte del viaggio dal Perù al Cile e dal Cile in Argentina, non avendo io creduto opportuno sostare oltre il tempo fissato, per non prolungare l'itinerario.
Naturalmente a Buenos Aires l'accoglienza fu quale potevo aspettarmi da una Nazione che tanto ha amato Don Bosco e che ha favorito i suoi Figli e le sue Figlie in modo da raggiungere in breve tempo il massimo sviluppo di vocazioni e di opere importantissime. Lascio la cronaca ai nostri Bollettini, ma sento il dovere di segnalare a tutta la nostra Famiglia che il Governo Federale, con decreto speciale, volle dichiarare Ospite ufficiale il Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana e concedergli tutte le facilitazioni necessarie per il miglior disimpegno della sua missione.
Le due giornate trascorse nella capitale mi procurarono la soddisfazione di incontrarmi coi Confratelli salesiani delle Case vicine, con le Figlie di Maria Ausiliatrice, con le maggiori autorità ecclesiastiche e civili, con i Cooperatori ed ex allievi più eminenti, e di fare la vestizione ai 25 novizi dell'Ispettoria.
Un aereo militare, messo a disposizione nostra dal Governo Federale, ci permette ora di raggiungere le regioni australi, prima che il rigore dell'inverno renda troppo arduo percorrere la Terra del Fuoco argentina e cilena e la Patagonia, battute dai venti e dalle nevi.
L'accompagnamento più rassicurante però è sempre la preghiera vostra, carissimi Confratelli, e quella dell'intera Famiglia Salesiana, a cui mi raccomando con viva fede.
2. - NELLE ANTILLE. — E ora mi è caro intrattenermi brevemehte con voi sul viaggio compiuto attraverso le Ispettorie che toccano il Mar Caraibico: le Antille, il Centro America e il Messico. Le notizie dei solenni ricevimenti, delle onoranze ricevute dappertutto, le avete apprese ormai dai nostri Bollettini; ma ciò che vi interessa maggiormente è lo stato morale, la vita intima salesiana delle opere nostre in queste terre, ove lavoriamo da oltre cinquant'anni.
L'opera salesiana nelle Antille, ove entrammo all'apertura del secolo, ebbe una vita un po' precaria in unione ora col Centro America ora col Messico. Dal 1953 abbiamo veduto la necessità di costituire l'Ispettoria, perchè la possibilità di vocazioni locali e la comunanza di lingua e di interessi religiosi rendono facile lo sviluppo dell'opera nostra. Infatti ho trovato due aspirantati con oltre duecento giovani ferventi e allegri, un bel noviziato e l'inizio dello studentato filosofico; questa è la base dell'avvenire d'ogni Ispettoria: la ricerca delle vocazioni locali. Lo sforzo e l'ambizione santa di ciascuna Casa deve giungere a dare all'Aspirantato e al Noviziato qualche fiore del proprio giardino, a garanzia della vitalità salesiana e del buono spirito.
Quale conforto provai nel vedere coi miei occhi il grande amore e la devozione profonda di quelle popolazioni per la Vergine Ausiliatrice e per Don Bosco! Ma le origini di tali devozioni risalgono al lavoro indefesso dei primi Salesiani, che tanto all'Havana, quanto a Camagiley, a Santo Domingo come ad Haiti e a Portorico, hanno avuto fede nella parola di Don Bosco: « Diffondete la devozione a Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli ». Veri miracoli e grazie straordinarie continue sono la causa di quel fervore che affolla le nostre chiese, moltiplica la beneficenza, rende le commemorazioni mensili, le novene, i tridui e le processioni vere solennità cittadine, in tutte queste Repubbliche, con immenso vantaggio delle anime.
Non posso tacere il merito e l'esempio specialissimo che in questa Ispettoria ha dato e continua a dare tuttora, pur nella sua cecità, il venerando Arcivescovo di Santo Domingo, S. E. Mons. Riccardo Pittini. Con iniziative ardite e valendosi delle sue amicizie con le Autorità civili e con molti cooperatori ed amici, ha creato opere importanti e le ha affidate ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice; non dà requie alla propaganda protestante e lancia i Parroci a una intensa opera catechistica nelle città e nei villaggi; moltiplica i missionari e le missionarie volanti, non si dà pace sentendo che il nemico semina la zizzania, non aspetta che arrivi il tempo della mietitura per separare il buon grano, bensì sprona a contrastare la campagna nefasta con tutti i mezzi che lo zelo dell'apostolato suggerisce. Oratori festivi e quotidiani, scuole cattoliche parrocchiali, scuole professionali, centri catechistici sostenuti da suore e dall'Azione Cattolica, libri, filmine, fogli di propaganda, leghe di perseveranza: ecco la tattica difensita e di ardita apologetica spicciola che col suo esempio egli indica a tutte queste Repubbliche nel pericolo nuovo che minaccia l'America latina. E i nostri Confratelli e le Figlie di Maria Ausiliatrice sono ora le milizie che egli lancia alla santa battaglia con piena corrispondenza e ottimi risultati.
3. - NEL CENTRO AMERICA. — Anche nel Centro America e Panamà, pur con le difficoltà che presenta un'Ispettoria che si estende e abbraccia sei repubbliche (Panamà, Costa Rica, Honduras, San Salvador, Nicaragua e Guatemala) molto diverse per clima e nazionalità, l'opera salesiana ha trovato buon terreno e vaste possibilità di sviluppo. Ho cominciato il mio pellegrinaggio nel Panamà, vero ponte del mondo tra l'Europa, l'America e l'Asia, ove avendo ora noi eretto un bellissimo tempio alla Vergine Ausiliatrice, Essa subito ci compensa rendendo possibile la creazione di un nuovo istituto per scuole professionali in ampio terreno. L'Oratorio sarà accanto alla grande chiesa il vivaio e la difesa della vita cristiana nella città.
In Costa Rica il clima è mite, la popolazione profondamente cattolica, abbondanti e fervide le vocazioni. Erano assenti i giovani allievi di S. Josè, ma mi accompagnarono festosi un bel gruppo di aspiranti dei primi corsi e trovai popolazioni che mi accolsero in trionfo a Palmares ed Alajuela e Cartago, ove benedissi l'inizio di opere promettenti e famiglie generose che hanno dato figli e figlie a Don Bosco.
Cuore dell'Ispettoria è pur sempre la repubblica del Salvador, piccola di superficie ma prosperosa e per noi feconda di opere e di belle speranze. Vi abbiamo una grande scuola per studenti e artigiani a Santa Tecla, uno studentato filosofico con una chiesa monumentale in costruzione in onore di Maria Ausiliatrice. E ora sta sorgendo alla periferia della capitale un moderno ampio istituto per aspiranti coadiutori, che preparerà il futuro incremento delle scuole professionali in tutta l'Ispettoria. Ho lodato e benedetto l'ardita iniziativa e mi auguro che tutte le Ispettorie pensino a fare altrettanto, senza indugio, mentre vediamo che la richiesta di scuole professionali impone questo sforzo santo in ogni parte del mondo, e le Case missionarie dell'Ispettoria centrale non bastano più neppure per le Missioni e per il Magistero superiore professionale dei confratelli.
A San Salvador debbo segnalare con viva compiacenza l'onore concesso a S. Giovanni Bosco nella povera persona del quinto successore. In tutte queste Repubbliche dalle Antille al Centro America le massime autorità governative mi hanno onorato con ricevimenti e attestati di stima e benevolenza squisiti; ma a San Salvador il 6 marzo, nel Palazzo dell'Assemblea, presenti i ministri, S. E. l'Arcivescovo, un bel gruppo di deputati, il corpo diplomatico, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, mi fu conferita la decorazione dell'Ordine « Josè Maria Delgado », la massima per le persone private, in premio delle benemerenze salesiane nel campo educativo. Il mio ringraziamento fu un inno a Don Bosco, nostro Maestro, e ai Confratelli che avevano meritato col loro lavoro e coi loro sacrifici tanto onore.
Ancora in Centro America meritano speciale menzione i nostri due Vescovi, Mons. Turcios e Mons. Aparicio, che onorano il nome salesiano col loro lavoro sacrificato. La scarsezza del clero è generale in queste Repubbliche; ma il lavoro dei nostri Vescovi in primo luogo s'è dedicato a cercar vocazioni, e hanno affidato ai Salesiani l'educazione dei piccoli seminaristi con ottimi risultati. Ora il primo è impegnato nella costruzione d'un grande Santuario nazionale in onore di Maria SS.ma, e il secondo nella ricostruzione della sua Cattedrale, che un terremoto ha devastato e che Maria Ausiliatrice, posta a guardia e tutela dell'intera Diocesi, l'aiuta a ricostruire. Anch'essi sono maestri nel lavoro catechistico e ottengono veri miracoli con l'organizzazione dei loro fedeli. Benedica il Signore le loro fatiche apostoliche.
L'ultimo volo è in Guatemala, terra ricca di speranze anche per l'opera nostra, perchè profondamente religiosa e devota a Don Bosco e Maria Ausiliatrice. In breve tempo sono sorti, specialmente per l'ardimento e lo zelo del veterano Don Sicker, due Istituti scolastici che van ora allargando le tende, in una delle più belle posizioni della Città e a Quezaltenango; una bella parrocchia con Oratorio; e sarà pronto per settembre il nuovo Studentato teologico per le due Ispettorie delle Antille e Centro America.
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice mi hanno fatto benedire la prima pietra del nuovo loro Istituto, sicchè dove la minaccia comunista fece apparire il Guatemala una terra proibita al Cattolicismo, ora invece, per un felice ritorno dell'ordine e del rispetto alla Religione dominante, rinascono il fervore e la piena libertà d'un popolo profondamente credente e pio.
4. - NEL MESSICO. - Ed eccoci al Messico, terra di contrasti e di sorprese, vulcanica e panoramica, ricca di miniere e di storia, ma soprattutto cattolica e Mariana, ad onta delle vicende tristi per cui dovette passare in questo scorcio di secolo.
Coincidenza graziosa! L'opera salesiana nel Messico ebbe inizio nel dicembre del 1892; mi fu perciò gradito rilevare che siamo nati insieme e mi ci son trovato felice, come in casa mia.
Mai più avrei pensato che il clima religioso del Messico fosse così caldo, così fervente, così espansivo e libero nelle sue manifestazioni, mentre sono tuttora vigenti le leggi di Juarez, Calles e Cardenas; e l'anno prossimo intendono celebrare il centenario di queste leggi eversive, che hanno combattuto per un secolo la vita della Chiesa Cattolica.
Le accoglienze fatte al Successore di Don Bosco nel Messico sono state d'una solennità e grandiosità popolare da non avere quasi confronti. Ve lo diranno i Bollettini italiano e messicano: ma ora vi assicuro che qualche volta ne rimasi profondamente commosso e materialmente schiacciato. Mi domandavo spesso: « Ma questo è il Messico delle persecuzioni religiose del 1914, 1926 e 1936? Come mai Don Bosco in 60 anni, con tre lunghe interruzioni che ridussero il personale quasi a zero (nel 1941 alla terza ripresa si trovarono in una dozzina e ora l'Ispettoria conta solo 63 sacerdoti) è tanto conosciuto, amato, venerato? ».
Sentite una breve storia dell'Ispettoria, perchè il narrare particolareggiatamente le vicende mi porterebbe troppo lontano e non posso farlo negli Atti Capitolari. Ne parlano e ne parleranno gli Annali a suo tempo.
I Salesiani arrivarono per la prima volta alla terra prediletta della Madonna di Guadalupe nel 1892, e furono fondatori dell'Opera di S. Giovanni Bosco nel Messico il Sac. Angelo Piccono, Don Simeone Visintainer, Don Raffaele Piperni, il chierico Agostino Osella e il coadiutore Pietro Tagliaferri. Vi furono espulsioni di sacerdoti salesiani stranieri nel 1914, 1915, 1926 e 1936. Nel 1926 fu chiusa per ordine del governo l'unica casa di formazione che avevamo — San Juanico nella città di Messico, che era aspirantato, noviziato e studentato filosofico.
Nel 1936 furono confiscati tutti i nostri collegi e i Salesiani furono mandati ad altre Ispettorie, rimanendo nel Messico soltanto 8 sacerdoti e 3 coadiutori, in case di particolari e in situazioni di eroico ardimento, che fecero risaltare quale importanza possa avere talora l'opera del coadiutore salesiano, quale lo concepì Don Bosco.
Quando il Governo ei tolse i collegi, l'Opera salesiana esisteva nelle città di Messico, Guadalajara, Puebla e Morelia.
Nel 1941, allorchè si potè ricominciare daccapo, erano 11 i Salesiani e i nuovi collegi sorsero prima a Morelia e poi a Guadalajara, Puebla, Messico Città, Zamora, San Pedro Tlaquepaque, Saltillo, Coacalco, Mexicaltzingo e San Luis Potosì.
L'Opera salesiana nella Repubblica, con eccezione della chiesa di Sant'Agnese nella Città di Messico e di Maria Ausiliatrice a Morelia, data soltanto da quindici anni in qua, sebbene l'amore all'Ausiliatrice, a Don Bosco e alle sue opere non sia mai morto nel Messico, mantenuto vivo dagli ex allievi, dai cooperatori e dalle migliaia di devoti di Maria Ausiliatrice, che i Salesiani dei primi tempi avevano fatto conoscere anche nelle più remote contrade della Repubblica.
Nel 1950 il Governo ci restituì il collegio < Santa Julia » nella capitale e in febbraio dell'anno seguente si diede principio alle scuole elementari nell'edificio trovato in pessime condizioni, ma ora riparato alla meglio dai nostri bravi confratelli. Dette scuole funzionavano fin dal 1944 in un altro locale.
Nello stesso anno 1950 ci venne restituito il Collegio di Morelia, ma non ne siamo ancora in reale possesso.
È da notare che la Chiesa Cattolica tuttora, per legge, non avrebbe diritto di possedere e di vivere, essendo lo Stato il possessore delle chiese.
Mi preme ora soltanto farvi rilevare la felicissima ripresa di questa nostra Ispettoria e come abbiamo creduto opportuno dal 1953 darle nuovamente vita autonoma, affinchè potesse valorizzare tutte le sue energie latenti.
E quali energie oggi ci rivela e quali possibilità per l'avvenire, se il Signore permetterà che si possa lavorare in pace! È un rigoglio meraviglioso di vocazioni ecclesiastiche e religiose in quasi tutte le regioni della Repubblica Federale. E noi possiamo già contare oltre quattrocento aspiranti, di cui una quarantina aspiranti coadiutori, in tre belle case distinte: a Puebla, a San Pedro Tlaquepaque e a San Luis Potosì. La Divina Provvidenza è venuta incontro subito ai nostri bisogni, e un benefattore insigne, il sig. Carlos Gomes, ha creato un importante istituto per scuole professionali, con cinque grandi padiglioni 20 x 40, ove troveranno ampio respiro i laboratori e avran modo di crescere educati a dovere i futuri coadiutori. Vorrei che l'esempio di questa Ispettoria e delle altre che hanno già attuato tale lodevole iniziativa, trovasse imitatori dappertutto e che si desse l'importanza dovuta a questo ramo di attività salesiana, che evidentemente è desiderata da tutte le autorità e invidiata anche dalle antiche famiglie religiose.
Sapete quante domande di fondazioni salesiane ha elencato fino ad oggi l'Ispettore del Messico? Esattamente 152 da un capo all'altro del vastissimo territorio. E le Figlie di Maria Ausiliatrice ci vengono subito dietro; anzi, con nuove opere e fondazioni, che ho benedetto un po' dappertutto, dimostrano di essere favorite dalla Madonna in modo specialissimo.
E anche qui l'opera conciliatrice di S. E. Mons. Guglielmo Piani, Delegato Apostolico, antico Ispettore del Messico negli anni 1911-22 si rivela provvidenziale e apprezzatissima sia dalle autorità civili che dalle ecclesiastiche. Ha toccato gli 80 anni, ma li porta serenamente senza gravi incomodi, con prudenza che onora la Famiglia nostra e giova agli interessi della Chiesa insieme e del Messico cattolico. Invochiamo anche su di lui e sul- suo Giubileo sacerdotale ogni celeste benedizione.
5. - CONCLUSIONE. - Confratelli e figliuoli carissimi, da questa breve rassegna delle meraviglie di Don Bosco in queste Ispettorie vi invito a trarre come prima conseguenza il proposito di lavorare ovunque con spirito di fede, diffondendo in primo luogo la devozione a Maria SS.ma Ausiliatrice e a S. Giovanni Bosco. Ma tali devozioni debbono sempre Concretarsi nello zelo per santificare noi stessi, i nostri giovani e le persone che ci avvicinano o che da noi dipendono, nel cercare vocazioni tanto necessarie all'estensione del regno di Dio e in modo particolare nel preparare allo sviluppo grandioso delle nostre scuole professionali coadiutori numerosi e ben formati, apostoli laici esemplari per il miglioramento religioso delle masse operaie e per la vittoria sul comunismo.
La Vergine SS.ma Ausiliatrice, nel cui mese stiamo per entrare, ci benedica e ci infervori nella nostra vita di lavoro e di preghiera.
Pregate per me.
Vostro aff.mo
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
IL RETTOR MAGGIORE:
Impressioni di viaggio: 1. Felice ritorno. — 2. Pietà e lavoro santificato. — 3. Molto lavoro e poco perionale salesiano. — 4. Vocazioni all'apostolato laico. - Strenna 1957. — 5. Convegno interamericano degli Ex allievi a Buenos Aires. — 6. Deo gratias et Mariae.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore
Roma, 15 Agosto 1956.
Festa dell'Assunzione di Maria SS. al Cielo.
Confratelli e figliuoli carissimi,
sono tornato felicemente in. Italia, accompagnato dalle vostre preghiere, e mentre attendo qui a Roma il giorno delle professioni dei novizi di Lanuvio e di Portici, nel 141° natalizio di S. G. Bosco, rifaccio col pensiero l'itinerario compiuto, per darne relazione a tutta la nostra grande Famiglia e glorificare il Signore e la Madonna con un solenne Magnificai, « quia fecit nobis magna qui potens est, et sanctum Nomen eius ».
- Vi ho parlato nel numero di maggio delle tre Ispettorie delle Antille, del Centro America e del Messico; ora avrei da scrivere pagine e pagine sull'Argentina, che percorsi in lungo e in largo per quattro bei mesi e che ben può dirsi la terra dei sogni di Don Bosco, la sua seconda patria. È questo il ritornello che ogni casa si fece un dovere di ripetere o per bocca delle Autorità o dei confratelli o dei giovani, quasicchè il mio viaggio fosse l'avveramento del sogno che troviamo nel vol. XVI delle Memorie Biografiche — a pag. 385-398 — raccontato dal Santo il 4 settembre 1883, nella seduta antimeridiana del 30 Capitolo Generale; e dell'altro (vol. XVII, 299-305), col misterioso viaggio aereo e gli inni di trionfo cantati dai rappresentanti delle nazioni americane e africane in unione ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Veramente vi debbo assicurare che fu un viaggio trionfale, una continua glorificazione del nostro caro Padre e della potente nostra Ausiliatrice, che dal Cielo guidano gli avvenimenti, preparano le strade, confortano nelle difficoltà e dànno efficacia al lavoro dei loro figliuoli.
Gli avvenimenti politici che commossero la Repubblica Argentina in modo eccezionale l'anno scorso potevano farmi desiderare che il mio passaggio fosse di indole privatissima e famigliare; invece per volontà del Governo provvisorio ebbe un'importanza storica, quasi come celebrazione ufficiale dell'ottantesimo anniversario dell'arrivo dei Salesiani in Argentina.
Lo stesso Presidente della Repubblica — S. E. il Gen. Aramburu — in data 2 aprile mi dichiarò « ospite ufficiale del Governo Argentino » motivando la deliberazione con queste parole: «La Congregazione Salesiana, dalla sua venuta al Paese nel 1875, ha realizzato una poderosa opera, collaborando efficacemente all'educazione della gioventù, in modo speciale nei luoghi più appartati della Patagonia, dove gode di un indiscutibile prestigio popolare ».
Tale decreto ebbe per conseguenza che, in ogni città ove sostavo per la visita alle Case, le autorità civili sentirono il dovere di emanare analogo decreto e di commemorare l'ottantesimo del nostro lavoro, ricordando le benemerenze locali e illustrando i nostri primi missionari, le loro fatiche, la loro generosità eroica.
Quando poi giunsi al termine del mio giro mi sorprese la insigne onorificenza che il Presidente della Repubblica decise di conferirmi per mano del Ministro delle Relazioni esteriori, quale « Grand'Ufficiale dell'Ordine di San Martino ».
Il Bollettino Salesiano ha fatto e farà brillantemente la cronaca degli avvenimenti e pubblicherà le più caratteristiche illustrazioni fotografiche delle persone che ho avuto l'alto onore di avvicinare; ma potete ben comprendere che se la semplice lettura porta a voi e ai nostri amici e cooperatori grande soddisfazione e talora amabili sorprese, se in ciascuna delle Case visitate grande fu la festa e l'emozione, in me la somma di tutte queste visioni e di tante emozioni provate ha raggiunto un vertice tale che mi è impossibile esprimerlo a parole.
Fu appunto ieri, a Roma, visitando il nuovo Tempio a San Giovanni Bosco che va ultimandosi a Cinecittà, nel contemplare l'imponenza della costruzione e i due Istituti che gli fanno corona, sorti come per incanto in quattro anni dalla prima pietra, fu dinanzi a quelle meraviglie della Divina Provvidenza e della cooperazione salesiana che mi nacque spontaneo questo pensiero: « Sì, grande, mirabile sarà questo tempio, nella capitale della Cattolicità, a soli 68 anni dalla morte di Don Bosco; ma lo sviluppo dell'opera salesiana in America dal 1875 ad oggi, in ottant'anni, è un prodigio ben più gigantesco, ancor più degno di ammirazione perchè preveduto dal Santo in termini precisi, inequivocabili. Fu in un colloquio intimo col suo storico Don G. Battista Lemoyne, il 28 febbraio 1884, che Don Bosco disse (Memorie Biografiche, XVII, 30): «Io vedo dinanzi a me il progresso che farà la nostra Congregazione. Dall'America del Sud passerà a quella del Nord, poi all'Austria, all'Ungheria, alla Russia. Quindi alle Indie, al Ceylon, alla Cina. Da qui a cent'anni quale sviluppo meraviglioso non vedremmo dei Salesiani, se fossimo ancora a questo mondo: gli Ordini antichi, Domenicani, Francescani e altri furono destinati dalla Provvidenza ad essere colonne della Chiesa; il nostro invece è istituito per i bisogni presenti e si propagherà con una rapidità mirabile in tutto il mondo. Basterebbero tuttavia due o tre salesiani degeneri a trar fuori di strada tutti gli altri.
Eppure, sol che siamo fedeli alle virtù comuni del buon cristiano, quale splendido avvenire ci prepara Iddio! ».
2. - Ed eccomi, carissimi confratelli e figliuoli, a trarre da questi festosi avvenimenti alcune riflessioni, praticando le quali saremo certi di non andare fuori di strada e di concorrere invece a realizzare il progresso che Don Bosco vide nel 1884, mentre mancano ancora 28 anni al compimento del secolo.
Ho ammirato dappertutto un'attività sorprendente nei Superiori e nei confratelli, e lo zelo di abbracciare un sempre più vasto campo di apostolato. Ma dobbiamo insieme preoccuparci che a questo lavoro esterno corrisponda un proporzionato spirito di pietà che fecondi e mantenga in perfetto equilibrio il religioso, il sacerdote, il superiore, la casa nel suo complesso. Che vale davanti a Dio una giornata da cui sia quasi assente Lui, Re e centro di tutti i cuori; una giornata trascorsa nel rumore delle cose esteriori, nella preoccupazione delle assistenze, delle scuole, dei laboratori, dei cortili; nella ricerca della bella riuscita, nell'affanno finanziario, nelle impazienze della fretta, distratta dal fine ultimo o svogliata in ciò che a Dio ci può portare?
Cari Ispettori e Direttori, cari Capitolari delle Case, ricordiamoci che se nelle nostre Case il soverchio lavoro induce i confratelli a dimenticare l'essenziale lavoro che è la cura dell'anima propria, la vita di pietà, la serenità e calma interiore, l'incanto della carità, le Case non saranno incensieri profumati intorno all'Altare, ma lucignoli fumiganti che non dànno luce, ma fumo e fuliggine. Il termometro del buon andamento è questo, ricordiamocelo bene; e quando il lavoro è soverchio, quando confratelli si sentono oppressi, è dovere nostro correre in aiuto e impedire lo scoraggiamento.
Ma è anche vero che lo spirito di pietà moltiplica le energie e fa trovare tempo a tutto, insegna a organizzare con ordine e serenità le ore del giorno, santificandole ad una ad una e mantenendo la gioia nel cuore. Non per nulla Don Bosco nell'introduzione alle Regole ci assicura che quando « saremo zelanti nell'osservanza delle pratiche di pietà, il nostro cuore sarà in buona armonia con tutti e vedremo il Salesiano allegro e contento della sua vocazione ». Ce lo conferma oggi il commento che S. Giovanni Crisostomo fa al Vangelo della vigilia dell'Assunzione: niente sarebbe valso a Maria SS.ma il nome di Madre, se non fosse stata preclara per la sua fede e la sua virtù. E anche gli Apostoli divennero famosi e grandi più di tutti i santi per l'intima e continua amicizia con. Gesù. « Mihi vivere Christus est. In omnibus Christus ».
Nella visita all'Oratorio di Avellaneda il gruppo di artigianelli che frequentano un'incipiente scuola di tessitura ebbe la felice idea di offrirmi in regalo, con le consuete pratiche di pietà, una bellissima cifra di « ore di lavoro ». Ho applaudito alla bella iniziativa del loro superiore e mi sono proposto di suggerire a tutti: santificare il lavoro e considerarlo come preghiera: moltiplicare l'efficacia della nostra indulgenza del lavoro per noi e per i nostri giovani: ecco ciò che darà maggior gloria a Dio e formerà il vero spirito cristiano d'unione con Dio nella più svariata attività della giornata.
3. - MOLTO LAVORO E POCO PERSONALE SALESIANO.
Un'altra constatazione generale in tutte queste visite fatte è che il molto, eccessivo lavoro è addossato a troppo scarso personale salesiano. Nel primo tempo le spedizioni missionarie, possiamo dire quasi fino al 1910, erano solo per l'America latina, e tutte quelle Ispettorie furono nutrite abbondantemente di anno in anno con belle iniezioni di confratelli Europei, che si aggiunsero alle vocazioni locali e permettevano di allargare di anno in anno il campo del lavoro.
Quando sorsero le case Missionarie dopo la prima, guerra mondiale continuò l'afflusso dei giovani chierici verso le Ispettolgo Americane che avevano vere missioni, ma ebbero la preferenza, ad Oriente, la Palestina, l'India, il Siam, la Cina e il Giappone, che nel giro di questi ultimi trent'anni si organizzarono e crebbero giganti di personale e di opere.
Ora l'impressione da me riportata percorrendo il Centro America, le Antille, il Messico e l'Argentina è che le opere sono cresciute e si sono moltiplicate, ma che il personale non giunse a maturità nella proporzione desiderata. P vero che al confronto delle Diocesi e anche di altre famiglie Religiose siamo sempre invidiati e privilegiati, ma il bisogno delle Case e delle Missioni è urgente, gravissimo; e non ci dobbiamo dar tregua, sull'esempio di Don Bosco e dei suoi Successori, impegnandoci tutti nella campagna delle vocazioni.
Gli Ispettori dovunque si sono dati premura di preparare case per aspiranti chierici e per la preparazione dei coadiutori; vi sono confratelli addetti alla ricerca delle vocazioni fuor di casa nostra; si stampano foglietti e riviste degne d'ogni elogio...; ma permettetemi, cari confratelli, ch'io insista e ripeta il gran monito: tutte le case, tutti gli oratori, studenti e artigiani, piccoli e grandi, debbono darci le prime e le più formate, le più sicure, le più numerose vocazioni.
Nessuno deve credersi estraneo a tale lavoro: non spetta solo al Direttore, al Catechista, al Confessore, all'incaricato ispettoriale: è una missione cui tutti debbono pensare e portare efficace contributo, con la preghiera e con l'opera, con l'esemplarità e lo zelo nell'adempimento dei propri doveri, sostenendo la pietà, aiutando le Compagnie, facendo bene la scuola di Religione e prestandosi per, le buone iniziative degli Oratori, della musica, del teatro, del giuoco, degli Esploratori, degli Ex allievi, di ciò che piace ai giovani e serve a meglio educarli secondo lo spirito di Don Bosco.
Le vocazioni ci sono, tutti me l'hanno detto; ma facilmente si perdono per l'ambiente famigliare, o per i compagni cattivi, per le tentazioni dell'età critica e per i disgusti o i contrasti della vita scolastica. Ora, dev'essere impegno comune rendere sano, piacevole, formativo, religioso l'ambiente del Collegio e dell'Esternato, della scuola e del laboratorio, dell'Oratorio e delle Parrocchie, affinchè i fiori che il Signore ci prepara non vadano perduti e crescano opportunamente coltivati e trapiantati nei vari giardini delle Case di formazione. Che tra di essi ci siano poi vocazioni per i Seminari o per altre famiglie religiose, ringraziamone il Signore; così fece Don Bosco e se ne mostrò orgoglioso; così faremo anche noi, contribuendo efficacemente alla vita della Chiesa.
Grande e arduo problema pare sia dappertutto la ricerca e la preparazione dei nostri coadiutori. Ma è anche vero che in molti luoghi a poco a poco si resero assolutamente sterili le nostre scuole professionali, introducendo a insegnare e lavorare operai esterni, preoccupati del guadagno e della produzione, indipendenti dai superiori e talora organizzati nelle loro associazioni ai danni delle Case, tutt'altro che educatori, di poco o nullo spirito religioso, gelosi talvolta delle capacità degli allievi e in. lega per stancare i pochi nostri confratelli addetti ai laboratori.
Come possono nascere vocazioni alla vita del coadiutore in ambienti così refrattari? L'esperienia che lo stesso Don Bosco fece nei primissimi tempi si è ripetuta in più vasta scala, per aver voluto fare troppo e uscire dalle linee tradizionali.
Siccome vediamo oggi dappertutto quale importanza stanno prendendo le scuole professionali ed agricole — ho sotto i miei occhi a Roma e a Napoli le imponenti costruzioni che i nostri benefattori preparano e ci regalano con tutta l'attrezzatura più moderna, ho visto dappertutto qual è l'aspettativa dei governi e dei benefattori in rapporto all'educazione degli artigialli e degli agricoltori — mi pare doveroso levare alta una voce d'allarme, destare in tutti i confratelli la coscienza di questo problema da risolvere presto e dappertutto, in Europa, in America, in Africa e nell'Oriente. Non perdiamo tempo e prepariamo gli uomini prima che i grandi laboratori; prepariamo i salesiani coadiutori in ciascuna ispettoria, aiutiamoci a perfezionarli dopo il Noviziato, mettiamoli in condizione di poter dirigere le nostre scuole e laboratori secondo i programmi e le esigenze di ciascuna Nazione; ricordiamoci che il Signore ha messo in nostra mano uno strumento potente per elevare i nostri allievi al grado di dirigenti e di maestri tra le masse operaie dell'officina e del campo, e che mancheremo a una delle più importanti e moderne nostre missioni se in questa seconda metà del secolo non faremo per questa categoria quello che finora abbiamo fatto e ottenuto con assai maggior facilità nel campo studentesco.
Volete una conferma autorevole a questo proposito? A conclusione del sogno del 1884, sopra citato, ecco quello che il nostro Padre disse: « il pensiero principale che mi restò impresso dopo questo sogno fu di dare a Mons. Cagliero e ai miei cari Missionari un avviso di somma importanza, riguardante le sorti future delle nostre missioni: — Tutte le sollecitudini dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice siano rivolte a promuovere le vocazioni ecclesiastiche e religiose » (vol. XVII, 305).
Ho potuto constatare nei colloqui coi confratelli delle Ispettorie visitate come quei primi nostri salesiani presero alla lettera le parole di Don Bosco e si circondarono subito di vocazioni cercate e scelte sul posto, di chierici e di coadiutori; e pur nella scarsezza dei mezzi, mancanza di case di formazione, difficoltà per gli studi e sovraccarico di lavoro, quali preziose conquiste seppero fare, mentre fondavano case e percorrevano tra mille stenti il campo missionario!
4. - VOCAZIONI ALL'APOSTOLATO LAICO.
Ma parallelo a questo primo impegno ne nasce un altro e se lavoreremo con spirito apostolico esso verrà di conseguenza. Tra i giovani migliori per pietà, per carattere e per intelligenza dobbiamo preparare apostoli laici integerrimi, arditi della fede, battaglieri e generosi, che entrino nelle file dell'Azione Cattolica con spirito missionario, che nelle famiglie, nelle scuole, nei circoli e associazioni, nelle officine e negli impieghi vari, nella stampa e nelle amministrazioni civiche, sappiano fare scuola della dottrina cattolica in rapporto alla morale e alla fede, alla vita sociale e famigliare.
La strenna di quest'anno sulla istruzione religiosa è stata un primo esercizio tattico di questa grande campagna che dobbiamo fare per dare alla Chiesa militante schiere di giovani e poi di uomini volonterosi e capaci di reggere come alfieri una bandiera e di difenderla coraggiosamente verbo et opere.
Dobbiamo fare sempre di più e sempre meglio. L'anno prossimo guarderemo nuovamente in viso il nostro santino Domenico Savio, nel centenario della sua morte preziosa, e ne trarremo argomento per guidare i giovani alla formazione di un carattere adamantino, all'amore al dovere, all'amicizia con Gesù e Maria, alla frequenza dei Sacramenti, all'apostolato giovanile in quelle forme che le Compagnie sanno creare in preparazione alla futura Azione Cattolica.
La Strenna 1957 sarà infatti la seguente:
Nel Centenario della morte di San Domenico Savio, Egli sia modello a tutti di fermezza di carattere e di fedeltà nell'adempimento dei nostri doveri verso Dio e verso il prossimo.
Passeremo così dall'istruzione religiosa all'educazione dei nostri giovani, dalla Fede alla vita; divideremo il lavoro partendo dall'educazione esteriore: galateo, igiene personale e contegno in famiglia, a scuola, coi superiori, coi compagni; disciplina scolastica, silenzio, applicazione, diligenza nei propri doveri; e saliremo all'educazione della volontà, disciplina interiore delle passioni nascenti, per raggiungere poi le vette della pietà nel custodire la grazia di Dio, nel valorizzare il sacrificio sull'esempio di Gesù, di Maria SS. e dei Santi, nell'amare il prossimo, compatendone i difetti, evitandone l'offesa anche minima, procurando di fare piaceri e favori in larga misura, a seconda delle possibilità, in unione coi superiori.
Quale campo meraviglioso di lavoro aperto a tutti gLi educatori, agli allievi, ex allievi e cooperatori in pro della gioventù nostra, per preparare uomini di carattere veramente cristiano, guide esperte nelle ascensioni morali!
5. - IL CONVEGNO INTERAMERICANO DEGLI Ex ALLIEVI A BUENOS AIRES.
Nel chiudere questa mia, mentre riservo ad altri numeri degli Atti alcune raccomandazioni che la visita fatta mi suggerisce, desidero dirvi una parola sul Convegno interamericano degli Ex allievi, che riuscì grandioso e di un valore veramente storico per la nostra Federazione. Lascio i particolari alla Cronaca delle riviste nostre e del Bollettino Salesiano e mi compiaccio di rilevare soltanto ciò che deve premere a noi salesiani educatori.
I 450 congressisti rappresentarono senza eccezione tutta l'America e si riunirono compatti alle manifestazioni di pietà, in tutte le sedute e ai pasti comuni con una disciplina da collegiali, con una cordialità fraterna degna di ogni encomio. Si vide che l'educazione ricevuta era l'educazione famigliare e che le differenze di nazionalità, di età e condizione sociale scomparivano nella devozione a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco, ai Superiori, unendo le menti e i cuori nell'ideale cristiano e nello sforzo di diffondere il bene ricevuto.
La presenza desideratissima de] Rev.mo D. Giorgio Seriè, cui tutti riconobbero il merito della attuale organizzazione internazionale degli Ex allievi, le sue condizioni di salute un po' precarie e la felice coincidenza del suo Giubileo Sacerdotale che potrà celebrare in Patria, con alcuni dei suoi compagni di Sacerdozio, le parole paterne e sapienti con cui seppe intervenire nelle discussioni e per concludere le varie sedute, furono motivi di gioia e di edificazione per tutti.
Altrettanto si deve dire della presenza del Presidente internazionale Comm. Arturo Poesio, venerando per l'età (83 anni), per la personale conoscenza di San Giovanni Bosco nell'Oratorio di Valdocco durante gli anni 1885-88, più che presidente, vero padre della Federazione, cui dedica ogni suo pensiero e tutte le sue energie, infaticato e attento al movimento mondiale di tanti figli e fratelli. Tutti, i congressisti porteranno in cuore la sua figura, le sue parole commosse, la giovanile energia che gli fece vincere il naturale timore d'un viaggio transatlantico prima per mare e poi anche in aereo. Al suo fianco fedelissimi i due presidenti nazionali, d'Italia, Dott. Vincenzo Vidili che ebbe parte attiva in parecchie tornate; e il Dott. Taboada di Spagna che interpretò il pensiero del Presidente generale ed elevò gli animi ad altissimi pensieri di fede, di pietà, di carità cristiana, di moderno apostolato sociale, sempre applauditissimo.
Fu studiato a fondo e approvato in pieno lo Statuto della Federazione proposto dal Congresso dei 36 Presidenti nazionali tenutosi a Torino nel novembre 1954, in occasione delle Feste per la Canonizzazione di San Domenico Savio, e si stimolarono le Unioni a un lavoro sempre più intenso di vita cristiana personale,, famigliare, sociale, apostolica. Sarà impegno dei Direttori delle Case e degli Incaricati degli Ex allievi tradurre in pratica i voti e i propositi del Congresso.
A me spetta porgere un pubblico solenne ringraziamento alla Presidenza centrale per tale ardita iniziativa e agli Ispettori d'America che hanno risposto cosi generosamente ed entusiasticamente all'invito.
Debbo ringraziare l'Ispettore e l'Unione di Buenos Aires che, con l'aiuto di tutti i Direttori delle Case locali e degli Incaricati speciali, hanno saputo preparare a tanti congressisti l'alloggio e il vitto, i trasporti e i luoghi di raduno, gli ordini del giorno e le attrattive piacevoli, con perfezione ed esattezza tale da lasciare tutti sorpresi e contentissimi. E questo è ancor più notevole, se pensiamo che quasi contemporaneamente in quei giorni a Buenos Aires c'era stato il concentramento di tutti i Direttori e Ispettori d'Argentina per due giorni di conferenze, il pellegrinaggio di ringraziamento al Santuario della Madonna di Lujan di oltre dodicimila persone tra giovani e parenti e amici, e la riunione delle Compagnie dell'Ispettoria di San Francesco di Sales: un movimento che richiese lavoro, spese, sacrifici e grande dose di pazienza e carità fraterna. La Madonna e Don Bosco paghino in larga misura con grazie specialissime tutti e ciascuno dei collaboratori.
6. - Finalmente concludo, confratelli e figliuoli carissimi. Non vi pare che la Divina Provvidenza, per mano della nostra tenerissima Madre Maria Ausiliatrice e dei nostri cari Santi, abbia voluto farci coraggio e animarci a nuovi sforzi di apostolato con alcuni tratti di speciale benevolenza in quest'ultima visita del Rettor Maggiore? Ricevuto e onorato da tutte le più alte autorità delle Repubbliche visitate, anche dal Presidente del Messico; decorato al Salvador con medaglia dell'Ordine di « José Maria Delgado », in Argentina dichiarato ospite d'onore e decorato Grand'Ufficiale dell'Ordine del Gen. San Martin; nella Terra del Fuoco eletto Cacico onorario degli Onas dai due cacichi, memori e riconoscenti del bene ricevuto dai figli di Don Bosco; festeggiato dai rappresentanti di tutte le Repubbliche d'America nel Convegno degli Ex allievi; unito a tutte le Autorità della Repubblica nel porgere a Maria SS. Ausiliatrice la corona e lo scettro di Regina, trionfatrice pacifica sulle anime di tanti figli..., debbo dire: « Quid retribuam Domino pro omnibus quae retribuit nobis?
Uniamoci nel cantare il Magnificat e il Te Deum, come facemmo nella Basilica di Maria Ausiliatrice e di San Carlos la sera prima della partenza dall'Argentina, e moltiplichiamo il nostro zelo per la gloria di Dio e il bene delle anime.
Vostro aff.mo
D. R. ZIGGIOTTI
Avvisi importanti
COMUNICAZIONI E NOTE
1) Spedizione missionaria dell'anno 1955.
Le sette Ispettorie dell'Asia e dell'Australia hanno aumentato il proprio personale in 29 chierici e 7 coadiutori.
Delle restanti 50 Ispettorie di Europa e di America hanno contribuito alla spedizione missionaria del 1955 le seguenti:
ISPETTORIE |
SACERDOTI |
CHIERICI |
COADIUTORI |
TOTALE |
Belga |
6 |
3 |
2 |
11 |
Cecoslovacca |
1 |
— |
— |
1 |
Inglese |
1 |
4 |
— |
5 |
Italia - Centrale |
3 |
37 |
15 |
55 |
» Adriatica |
1 |
|
— |
1 |
» Ligure |
|
— |
1 |
1 |
» Lombarda |
1 |
1 |
— |
2 |
» Napoletana |
— |
1 |
— |
1 |
» Novarese |
1 |
— |
1 |
2 |
» Romana |
— |
— |
2 |
2 |
» Sicilia |
2 |
— |
— |
2 |
» Subalpina |
1 |
2 |
1 |
4 |
» Veneta |
2 |
11 |
— |
13 |
Olandese |
— |
1 |
— |
1 |
Portoghese |
3 |
— |
1 |
4 |
Spagna - Madrid |
1 |
4 |
— |
5 |
» Barcelona |
2 |
8 |
1 |
11 |
» Sevilla |
— |
4 |
— |
4 |
» Cordoba |
— |
3 |
— |
3 |
» Zamora |
1 |
10 |
— |
11 |
Brasile - Recife |
1 |
— |
2 |
3 |
» Mato Grosso |
4 |
2 |
4 |
10 |
» Rio Janeiro |
1 |
1 |
— |
2 |
Equatore |
1 |
4 |
1 |
6 |
Paraguay |
1 |
— |
1 |
2 |
Stati Uniti E. |
— |
1 |
— |
1 |
Venezuela |
1 |
1 |
1 |
3 |
Totale |
35 |
98 |
33 |
166 |
Aumento rispetto all'anno anteriore |
+ 2 |
+24 |
+17 |
+43 |
Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messem suam (Matt., 9, 38).
2) Le nostre statistiche.
Sono stati spediti a tutte le Ispettorie i moduli per le statistiche salesiane del 1956. Per le Ispettorie del 10 volume del Catalogo debbono comprendere i dati dell'anno scolastico 1955-56. Per le Ispettorie del 20 volume, i dati dell'anno scolastico 1956.
Si raccomanda la massima esattezza possibile. Debbono essere di ritorno a Torino entro il mese di gennaio 1957.
Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messem suam (Matt., 9, 38).
2) Le nostre statistiche.
Sono stati spediti a tutte le Ispettorie i moduli per le statistiche salesiane del 1956. Per le Ispettorie del 10 volume del Catalogo debbono comprendere i dati dell'anno scolastico 1955-56. Per le Ispettorie del 20 volume, i dati dell'anno scolastico 1956.
Si raccomanda la massima esattezza possibile. Debbono essere di ritorno a Torino entro il mese di gennaio 1957.
Settembre-Ottobre 1956 n.194
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Convegno dei Direttori d'Argentina: a) La nostra morale perfezione. b) Dare valore al Capitolo della Casa. c) Importanza del Rendiconto. d) Il Direttore abbia cura di tutto l'andamento della sua Casa e specialmente dei giovani sacerdoti, dei chierici, del tirocinio, degli anziani e degli ammalati, dei giovani. e) Cura delle Case di formazione. f) Altre importanti attività salesiane. — 2. Pellegrinaggio alla Madonna di Luj4n. — 3. Importanti convegni: a Torino dei Delegati Ispettoriali dei Cooperatori, e a Roma dei Parroci salesiani. — 4. Solenni onoranze al Servo di Dio Don Filippo Rinaldi e al compianto Don Pietro Ricaldone. — 5. Strenna 1957 per i Confratelli: Prendiamo a modello il Ven. Don Rua. — 6. Visita straordinaria nel Belgio.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Rettor Maggiore
Settembre-ottobre 1956
Confratelli e figliuoli carissimi,
ho voluto tramandare a questo numero degli Atti qualche altra riflessione sulle visite fatte, per soffermarmi alquanto sul Convegno dei Direttori d'Argentina, che fu tenuto nei giorni 30-31 luglio, a conclusione finale del viaggio. Pur essendo l'anno scolastico nel suo pieno funzionamento, non fu difficile alloggiare un centinaio di Direttori nelle varie Case di Buenos Aires e permettere a molti di trattenersi ancora per la grande adunata degli Ex allievi, che ebbe luogo subito dopo. E mi pare che non sia inutile far conoscere a tutti i Confratelli, benchè solo per cenni, gli argomenti trattati, perchè i doveri e le preoccupazioni dei Direttori hanno per oggetto i doveri stessi dei singoli Confratelli e non vi è nulla di segreto in ciò che le Costituzioni e i Regolamenti raccomandano e che tutti dobbiamo osservare.
Ci siamo indugiati dapprima a considerare i doveri inerenti alla nostra morale perfezione, cioè a crescere nell'amor di Dio e praticare bene i santi voti; essere esemplari nella osservanza delle pratiche di pietà e della vita comune, a pensare in primo luogo e sopra tutto al buon andamento interno della Casa, sicchè possa dirsi veramente una Casa religiosa.
Dobbiamo crescere nella fede per vivere di fede; mirare in alto e sentire la speranza del premio nelle ore oscure dei contrasti; rinfocolarci nell'amor di Dio e del prossimo, attingendo dalla fonte inesausta di Gesù, dall'intercessione di Maria SS.ma e dei nostri Santi le grazie necessarie per essere prudenti, giusti, temperanti e forti in ogni circostanza.
Ecco il tesoro nascosto, ecco l'anima della direzione d'una Casa religiosa, d'una Ispettoria, di un'intiera Famiglia religiosa: un Superiore che non metta questa base a fondamento e sostegno della sua autorità, vedrà certamente disperdendosi le sue fatiche e non saprà darsene ragione.
I Capitoli sono una scuola religiosa di direzione e, quando funzionano bene, le responsabilità sono divise, si pratica anche dai Superiori l'umiltà e la mutua carità, si evitano le sorprese e le discordie.
Ecco la sede giusta delle nostre rimostranze, delle nostre critiche e dello sfogo dei nostri malcontenti, dei dubbi e delle preoccupazioni personali o per il buon andamento della Casa. Ecco quello che può dirsi il capitolo di tutta la famiglia, che aiuta il Direttore nello svolgimento del suo arduo compito.
E prima di porre il piede fuor di Casa, si assicuri bene che il diavolo non lo porti fuori per motivi poco plausibili, troppo personali, che non siano veramente per il bene comune e tali che esigano la sua presenza. Quando può mandare altri, non esca lui e resti a vegliare sul suo nido, come una chioccia gelosa, perchè nessuno potrà rimproverargli di aver tralasciato un compito di secondaria importanza fuor di Casa, mentre ogni sua assenza può avere conseguenze che pesano sulla sua coscienza.
c) I nostri anziani e gli ammalati: chi meglio del Direttore può confortarli, averne cura paziente, elevarli alle considerazioni che la Fede suggerisce, affinchè non li sorprenda la malinconia, la desolazione nei momenti amarissimi della forzata solitudine?
d) E per i giovani? Per i grandi e per i piccoli, per gli studenti e gli artigiani, per le Compagnie e per le vocazioni, per la pietà, lo studio, la disciplina, la moralità, la pratica del sistema preventivo?
Oh mio buon Dio, quanti problemi e quante serie preoccupazioni per chi vuole fare tutto il suo dovere in Casa e chiudere la sua giornata dicendo: « Ciò che ho potuto fare l'ho fatto; tu, o Signore, completa e rimedia i difetti, le dimenticanze, gli sbagli che ho commesso e concedimi di riposare in pace per riprendere forza e continuare sereno il mio lavoro! ».
Si trattò poi delle Case di Formazione, delle quali debbo dire a lode di tutte le Ispettorie visitate, che fui molto soddisfatto per l'opportuna scelta dei Superiori e per la cura dei giovani, per la pietà, per lo studio, la disciplina e la sana allegria, e anche per i locali igienici, ampi, adatti al raccoglimento, allo studio, al lavoro; per i cortili spaziosi, i parchi incantevoli, ad uso dei giovani coadiutori qua e colà laboratori di prima categoria e scuole agricole, speranze dell'avvenire.
Continuammo accennando rapidamente qualche problema particolare delle nostre attività specifiche: del sistema preventivo, degli studi e scuole, della ricerca di vocazioni, delle Parrocchie e delle zone di missione, degli Oratori (oh, poveri Oratori! il poco personale e le mille altre occupazioni rendono rari gli Oratori ben organizzati e popolati da giovani grandicelli e grandi, quelli che ne hanno più bisogno, ai quali è necessario il cuore e la mente di esperti Salesiani, di apostoli sacrificati), gli Ex allievi e i Cooperatori, il cinema, il teatro, lo sport, la stampa salesiana, gli aiuti finanziari di ciascuna Casa per l'Ispettore e per il personale in formazione.
Quanti argomenti che avrebbero richiesto maggior tempo e più larga trattazione! Ma ho voluto elencarli almeno, affinchè stiano sottocchio ai Superiori delle Case e anche ai Confratelli, che debbono aiutare i Direttori con la loro attività e benevolenza a rendere meno grave l'obbligo di coscienza e la responsabilità della Direzione, e affinchè tutti ben vedano che con l'onore della Direzione va unito un onere, un peso assai grave dinanzi a Dio, alla Chiesa e alla Congregazione.
2. - PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO DELLA MADONNA DI LUJAN. — Un'altra bella adunata conclusiva fu il pellegrinaggio degli allievi nostri e delle allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice il 3 agosto al Santuario della Madonna di Lujàn, la Patrona della Repubblica Argentina e delle Repubbliche del Plata.
L'Ispettore di Buenos Aires volle ripristinare una tradizione, iniziata sapientemente dal venerando Don Giuseppe Vespignani di s. m. e da qualche anno interrotta per prudente riserva, di portare a quel bellissimo santuarió nazionale il maggior numero possibile di allievi e di Salesiani a onorare la Vergine.
E quest'anno venne quanto mai opportuno, dopo l'incoronazione della statua di Maria Ausiliatrice del 24 maggio al Collegio San Carlos in Buenos Aires, pellegrinare a Lujàn a rendere grazie e a supplicare per i bisogni del l'intera Nazione con oltre 15 mila giovani, parenti e cooperatori.
Fu per me uno spettacolo commovente vedere quella folla stipata nel vasto tempio, cantare e pregare con viva fede, unita in un solo sentimento di riconoscenza.
Due giorni prima i nostri giovani delle Compagnie religiose avevano iniziata la loro giornata sociale edificando il pubblico in mesto corteo per le chiese bruciate dai rivoluzionari l'anno scorso, invocando pietà per il sacrilegio compiuto e protestando la loro fermezza nella fede con propositi di apostolato generoso. A Lujàn invece era la massa compatta di tutte le scuole nostre, che inneggiava alla Madonna, vera salvezza del popolo argentino e propiziatrice di grazie per un avvenire di pace, di prosperità e di fede.
È sempre altamente educativo il connubio dei grandi ideali di Religione e Patria, professati pubblicamente, mònito ai responsabili che guidano le Nazioni, incoraggiamento agli educatori e genitori tutti, sprone efficace ai giovani, che facilmente possono lasciarsi deviare, se tale insegnamento non è profondamente radicato nella mente e nel cuore.
3. - IMPORTANTI CONVEGNI A TORINO E ROMA. — I mesi di settembre e ottobre qui in Europa sono i mesi dei convegni d'ogni specie. Oggi poi sembra che dappertutto, ogni categoria di persone, ogni grande associazione non possa aver vita se non fa adunate, discussioni. E anche noi nel nostro piccolo mondo sentiamo questo bisogno e troviamo utile ogni tanto ristudiare i nostri problemi organizzativi, per meglio conoscerli e applicare praticamente i suggerimenti o voti che riassumono le trattazioni fatte.
Fu appunto con questo intento che nel mese di settembre si riunirono a Torino, dapprima sotto la direzione del Rev.mo sig. Don Ricceri i Delegati Ispettoriali dei Cooperatori di tutta Europa, e in seguito i Delegati Ispettoriali delle Compagnie d'Italia, Francia, Belgio, Olanda e Inghilterra sotto la guida del Catechista generale, Rev.mo sig. Don Antal.
Ebbi la gioia di prender .parte all'uno e all'altro raduno e di constatare come ambedue le organizzazioni si radicano e si estendono sempre più: l'una, conquistando all'apostolato della carità cristiana e allo spirito salesiano nuove falangi di Cooperatori, l'altra entusiasmando i giovani dei nostri Istituti e Oratori a vivere seriamente i regolamenti delle loro associazioni, nelle quali si preparano a divenire più arditi nella loro fede e a militare domani nelle file dell'Azione Cattolica per le sante battaglie di Dio.
Leggerete nei Bollettini e nei periodici delle Compagnie i risultati già ottenuti e i nuovi propositi d'azione. A me la gioia di incoraggiare questo movimento spirituale nei rami più specifici della attività nostra, come efficace contributo della Famiglia Salesiana al programma del Sommo Pontefice e dei Vescovi per il « mondo migliore ».
A Roma poi dal 23 al 26 ottobre abbiamo riunito pure tutti i Parroci salesiani d'Italia, per una prima trattazione dei loro gravissimi compiti nella luce e nello spirito del nostro caro Padre Don Bosco.
Le Parrocchie, che in un primo tempo parvero quasi opere estranee o straordinarie per noi (« in via ordinaria non si accettino Parrocchie » dice l'art. 10 delle nostre Costituzioni), oggi per gravi e molteplici ragioni sono invece diventate opere ordinarie. In Italia toccano il rispettabile numero di 74 e nel mondo arrivano a 469: più di un terzo delle nostre Case hanno quindi annessa una Parrocchia.
Questa nostra riunione, da lungo preparata, ci ha fatto persuasi che la Parrocchia debba essere uno degli argomenti che il prossimo Capitolo Generale dovrà trattare ampiamente, tenendo conto delle Parrocchie di città e di missione, dell'intimo legame che esse hanno con l'Oratorio, dei rapporti interni ed esterni del Parroco con la Casa e con la Diocesi, ma soprattutto della necessaria preparazione remota del personale da adibire, che non si può improvvisare e che ha nella vita della Chiesa la massima importanza.
4. SOLENNI ONORANZE AL SERVO DI DIO DON FILIPPO RINALDI E AL COMPIANTO DON PIETRO RICALDONE. — A piccola distanza di tempo e di luogo i paeselli di Lu e Mirabello Monferrato hanno onorato solennemente il terzo e il quarto successore di San Giovanni Bosco, che vi ebbero i natali. Il Servo di Dio Don Rinaldi, in occasione • del centenario della sua nascita, ebbe a Lu il primo posto nella « festa delle vocazioni » che da parecchio tempo lo zelante Parroco suol celebrare con la partecipazione di tutto il paese a speciali cerimonie religiose e con la riunione dei sacerdoti e religiosi nativi del luogo. Quest'anno contava 233 vocazioni viventi di cui 23 Salesiani e 57 Figlie di M. A. Don Rinaldi fu festeggiatissimo in Chiesa, ove il prof. Paolo Crida aveva preparato una pala d'altare raffigurante i nostri tre Santi e Don Rinaldi bellamente inginocchiato dinanzi a loro in preghiera: sulla piazza poi S. E. il Vescovo Diocesano Mons. Giuseppe Angrisani, con affetto di ex allievo di Valdocco e di Pastore, ne tratteggiò la grande figura morale, invocando da Dio che presto sia concesso a Lu la gloria massima di vederlo elevato all'onore degli Altari.
E a Mirabello per il valido interessamento di un nipote, il prof. Paolo Ricaldone, potei assistere il 30 settembre all'inaugurazione d'un monumento in bronzo in onore del nostro defunto Rettor Maggiore. Lo scultore, il medesimo che ci diede il monumento a Don Bosco in piazza Maria Ausiliatrice, il prof. Gaetano Cellini, già vecchio ormai di oltre ottant'anni, attinse l'ispirazione al suo capolavoro giovanile rappresentando Don. Ricaldone tra il giovane collegiale e il ragazzo della selva chinato al bacio della mano del suo benefattore. Sua Eminenza il Card. Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino, si degnò di venire a benedire il monumento, presente il Vescovo di Casale Mons. Angrisani, le Autorità civili, rappresentanti del Governo i suoi amici personali prof. Valletta e avvocato Agnelli e larga folla. L'ottimo nostro cooperatore ed amico Avv. Comm. Orazio Quaglia tenne il discorso ufficiale, tratteggiandone la vita e le grandi benemerenze sociali. Io ebbi il conforto di ringraziare tutti e di impegnare la Famiglia Salesiana a camminare sulle orme di tanto Padre e Maestro.
5. - LA STRENNA 1957 PER I CONFRATELLI. — Nel numero precedente degli Atti del Capitolo, ho presentato la strenna per i giovani e i cooperatori, traendola dal prossimo centenario della morte di San Domenico Savio. Permettete che vi aggiunga un bel tema, che potrà utilmente essere svolto nelle conferenze, « buone notti » e nel lavoro di formazione degli aspiranti.
Nel Regolamento della Compagnia dell'Immacolata lo stesso Savio Domenico fu ispirato a dare ai suoi compagni il programma più completo della formazione del carattere cristiano apostolico. L'art. 21, ultimo, dice: « La società è posta sotto gli auspici dell'Immacolata Concezione, di cui avremo il titolo e porteremo una devota medaglia. Una sincera, filiale, illimitata fiducia in Maria, una tenerezza singolare verso di Lei, una divozione costante ci renderanno superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi verso di noi, amorevoli col nostro prossimo, esatti in tutto ».
Mirabile fanciullo! a 14 anni tende con fervore sovrumano a vivere d'amore per la Madonna, praticando il suo dovere quotidiano senza indugi, senza debolezze, generosamente e con virile esattezza. Hanno da imparare i fanciulli, ma anche le persone mature, anche gli educatori.
Tuttavia mi fu fatto giustamente osservare che per i Confratelli conveniva in quest'anno riprendere l'usanza tradizionale della strenna speciale, più adatta per i Ricordi degli Esercizi e per la loro vita spirituale. Ed ecco quindi che vengo a proporvi di volgere il vostro sguardo al Ven. Don Michele Rua, invitandovi a rileggerne la biografia (o a prepararla diligentemente nelle lingue che tuttora ne sono prive) e ad imitarne le eccelse virtù.
Il tema dei RICORDI sia questo: « Guardiamo al Venerabile Don Rua per imitarne la mirabile vita d'unione con Dio, di lavoro intenso e di attaccamento alla Regola e a Don Bosco ».
Son certo che questo sarà uno stimolo efficace per accompagnare con la preghiera lo svolgimento dell'ultimo passo della Causa di Beatificazione, affinchè presto possiamo venerarlo sugli Altari.
6. - VISITATORI STRAORDINARI. — In questi giorni ho inviato come Visitatore straordinario nell'Ispettoria Belgica il Rev.mo Prefetto generale Don Albino Fedrigotti, che potrà assolvere il suo compito in questi mesi che precedono il mio prossimo viaggio in Venezuela; Colombia, Equatore e Brasile,
se il Signore mi concederà tale grazia.
Restano ancora da visitare in Italia l'Ispettoria Centrale e la Subalpina: spero che nel corso dell'anno lo potranno fare rispettivamente il Rev.mo Don Antal e il sig. Don Bellido.
Anticipo ai lontani e ai vicini gli auguri del Santo Natale e del nuovo Anno, e invoco su tutti copiose benedizioni della nostra Ausiliatrice, di San Giovanni Bosco e di tutta la falange dei nostri Servi di Dio e beati comprensori.
Pregate voi pure per me
vostro affimo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
COMUNICAZIONI E NOTE
Le nostre statistiche.
Insieme a questo numero degli Atti del Capitolo riceverete quattro pagine di Statistiche salesiane compilate dalla nostra Segreteria Generale per utilità e conoscenza degli Uffici ispettoriali e delle singole Case e da conservare poi nei rispettivi Archivi a documentare lo sviluppo dell'Opera salesiana. La statistica ha preso in tutti i campi una importanza speciale e tutti coloro che s'interessano alla nostra Congregazione, a cominciare dalla Santa Sede, richiedono costantemente i dati statistici.
Di qui il bisogno di dare molta importanza alla raccolta dei dati statistici delle singole Case e dell'Ispettoria, secondo i moduli spediti ogni anno dalla nostra Segreteria Generale. Se ogni anno fosse compilato il foglio di ciascuna Casa durante la Visita Ispettoriale, sarebbe il modo migliore di avere i dati di tutte le Case e di poter constatare de visu l'esattezza dei medesimi.
La prima pagina che si riferisce alle Case, Confratelli e Ascritti non presenta difficoltà perchè si ricava dal Catalogo. Per le altre tre pagine, preghiamo ciascun Ispettore di esaminare bene la parte che gli corrisponde per accertarsi se i dati registrati sono conformi alla realtà. Tali dati devono risultare facilmente dal foglio «Prospetto Statistico » dove figurano tutte le Case dell'Ispettoria e che raccoglie i dati dei fogli di ciascuna Casa.
Appunto per l'esatta compilazione del suddetto « Prospetto» bisogna avere presenti le seguenti avvertenze:
1° - Sotto il titolo Allievi devono figurare solo gli Allievi, compresi gli Aspiranti; ma sono da escludersi i Novizi, Filosofi, Teologi e Coadiutori di magistero, che vanno elencati a parte.
2° - È evidente che il totale Allievi interni, semiconvittori ed esterni (senza gli Oratoriani) deve coincidere con il totale Studenti e Artigiani.
3° - Nelle elementari devono essere elencati anche gli Allievi delle cosiddette preparatorie per le Scuole medie.
4° - Nella colonna Secondarie, devono essere elencati gli Allievi delle Scuole medie, ginnasiali ed equivalenti.
5° - Nella colonna Liceali, i Licei e altre Scuole di grado secondario superiore.
6° - Gli allievi Artigiani non devono essere elencati nella colonna Studenti, anche se frequentano scuole equivalenti; perchè il solo fatto di figurare nei vari rami professionali, indica che frequentano scuole di Avviamento o d'Istituto tecnico, secondo risulta dal foglio di ciascuna Casa.
7° - Nella colonna Universitari sono solo da elencare gli Allievi che frequentane Università o Scuole di grado equivalente, esclusi però i Soci salesiani, e distinguendo bene se sono semplici pensionanti o se sono allievi del nostro Istituto, riconosciuto come Università.
8° - Nelle Scuole serali, devono distinguersi quelle di cultura generale da quelle professionali per perfezionamento degli operai.
9° - Nella sezione Artigiani bisogna distinguere con qualche segno che accompagni il numero (per esempio con un P, pensionanti) quelli che frequentano scuole e laboratori non salesiani, come risulta dal foglio di ciascuna Casa.
10° - Tre Sezioni desideriamo siano ben precisate in ciascuna Casa e quindi nell'Ispettoria: gli Aspiranti, gli Ex allievi tesserati e i Cooperatori salesiani iscritti. Riguardo agli Aspiranti, si annoverino non solo quelli delle Case di Aspirantato propriamente dette, ma anche quelli che eventualmente si trovassero in qualche altra Casa, considerati come tali.
Insomma, si prega caldamente i sigg. Ispettori e Direttori che ci aiutino per mezzo della puntualità, completezza ed esattezza dei dati alla compilazione delle nostre Statistiche annuali, che diano una idea esatta dello sviluppo dell'Opera salesiana nel mondo.
Novembre-Dicembre 1956
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Per l'Ungheria: preghiera, carità e santità di vita. — 2. La Costituzione apostolica Sedes Sapientiae del 31 maggio 1956. — 3. Il Pontificio Ateneo Salesiano. — 4. Convegno dei Parroci salesiani d'Italia. - Consacrazione del Tempio al Sacro Cuore dell'Istituto Pedagogico Superiore delle Figlie di M. Ausiliatrice. - Breve corsa in Germania. — 5. Centenario di Mamma Margherita. — 6. Riconoscenza ai genitori di Salesiani. — 7. Auguri e annunzio di un nuovo viaggio nell'America del Sud.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore
Festa dell'Immacolata, 1956
Confratelli e figliuoli carissimi,
in questi giorni, all'invito del Sommo Pontefice, siamo tutti col cuore in pianto per le scene di terrore che succedono in Ungheria e per le minacce di peggiori eventi che possono nuovamente sconvolgere il mondo iutiero; abbiamo pregato Iddio che si muova a pietà di noi tutti e specialmente dei popoli afflitti e prigionieri, e, seguendo le tradizioni, ci siamo associati alla crociata di carità di cui tutte le Nazioni veramente unite hanno dato spettacolo confortante, inviando soccorsi e accogliendo gruppi di giovani profughi.
Ma, se vogliamo scongiurare lo scatenamento d'una guerra, dobbiamo dar importanza all'invito della Madonna di Fatima che ci fa pregare per la conversione dei peccatori e ci invita a far penitenza e a vivere santamente. È questa un'occasione quanto mai propizia per infervorare confratelli, giovani, cooperatori ed ex allievi, nonchè le masse dei fedeli affidati alle nostre cure, ad una maggior serietà di vita cristiana, alla pratica della fede e della carità, al vero e sincero amor del prossimo, amore generoso, quotidiano, sacrificato. Questa è la misura del nostro amor. di Dio. Ubi charitas et amor ibi Deus est.
Giustamente infatti S. Em. il Card. Lercaro, chiudendo una sua bellissima conferenza a Torino, per l'inaugurazione di case popolari erette dalle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, commentava: « Dove regna l'amor di Dio è un paradiso anticipato, mentre dove Dio è bandito e rinnegato, gli avvenimenti odierni lo dimostrano, ivi è l'inferno ».
2. - LA COSTITUZIONE APOSTOLICA « SEDES SAPIENTIAE DEL 31 MAGGIO 1956. — In questo numero degli Atti mi sono proposto di presentarvi qualche riflessione sull'importantissimo documento che il Sommo Pontefice ha emanato: la Costituzione apostolica Sedes Sapientiae. Essa interessa tutta la vita nostra salesiana e fissa norme preziose per la formazione religiosa, sacerdotale ed apostolica dei nostri giovani, chiamati al divino servizio.
È un documento di primissimo ordine, che viene a coronare il lavoro d'una Commissione Pontificia, iniziato dal 1944 e completato in questi ultimi anni, con la raccolta delle esperienze di tutte le Famiglie Religiose dislocate in Italia, in Europa e in America, attraverso ai recenti Convegni indetti dalla S. Congregazione dei Religiosi a Roma, e in varie Nazioni presieduti dovunque da S. E. Mons. Arcadio Larraona, segretario di, detta Congregazione, noto per la sua alta competenza giuridica e per la sua paternità.
Il Sommo Pontefice si degnò di far precedere agli Statuti la sua luminosa e confortante parola, che traccia e riassume autorevolmente gli indirizzi generali, a cui poi si inspirano gli Statuti.
È un riesame di tutta la vita religiosa, dall'Aspirantato al Noviziato, dallo Studentato filosofico al Tirocinio pratico, dagli Studi teologici al Corso pastorale e alle varie specializzazioni nelle scienze ecclesiastiche. Si sente in ogni parola la paterna preoccupazione di dare alla Chiesa falangi di Religiosi preparati per i bisogni dei nostri tempi, cioè ricchi di vita spirituale e di pietà, fisicamente e moralmente forti, istruiti in tutto ciò che i programmi delle scuole impongono alla gioventù di ciascuna Nazione e con esami che garantiscano tale equipollenza, ma insieme meglio agguerriti nella Religione, nella filosofia, nella storia del pensiero; addestrati fin da piccoli alle varie forme di apostolato e finalmente preparati alle sacre Ordinazioni con una armatura completa di vita interiore, di cultura e di zelo apostolico, da inspirare fiducia, coraggio e amore a quanti dovranno attingere da essi la vita sacramentale e la soluzione degli innumerevoli problemi della vita civile.
Presto potrete tutti nelle vostre lingue leggere e meditare le parole del Papa e le singole prescrizioni della S. Congregazione dei Religiosi e vi conforterete certamente, come ci siamo confortati tutti i Superiori Capitolari, constatando che lo sforzo compiuto dalla nostra Famiglia, dai primi anni delle origini ad oggi, per regolarizzare la formazione del nostro personale, ha già raggiunto un grado consolante. Se restano ancora delle mète più alte da raggiungere, specialmente a causa delle difficoltà economiche e locali, per esigenze degli sviluppi impostici talora autorevolmente dal di fuori, o per il personale ancora insufficiente, siamo lieti di poter rispondere alla S. Congregazione dei Religiosi che non solo abbiamo la ferma volontà di attuare il programma propostoci, ma, in seguito alle precise norme della Sedes Sapientiae ci sentiamo felici di chiamare a raccolta tutte le nostre forze, senza badare a sacrifici, eseguendo appieno i desideri del Papa, che sono desideri di Gesù, nostro Signore.
Intanto nomino la « Commissione Capitolare » richiesta dagli Statuti annessi alla Costituzione apostolica. Essa è formata dal Direttore spirituale, dal Consigliere scolastico e dal Consigliere professionale. Desidero che la Commissione nell'iniziare il suo lavoro estragga dagli Statuta generalia quelle indicazioni particolari su cui conviene che fissino l'attenzione i nostri sigg. Ispettori, i Direttori, i confratelli e i nostri alunni delle varie Case di formazione.
Già da tale estratto vedrete chiaramente come il lungo e paziente lavoro dell'indimenticabile nostro sig. Don Ricaldone, che spese gli ultimi suoi anni nello stendere i volumi di « Formazione Salesiana » viene ora aureolato e valorizzato dalla saprema Autorità della Chiesa. Benediciamo la sua memoria e il lavoro trentennale dei Capitoli Generali, che si sano occupati quasi esclusivamente dei problemi delle Case di formazione. A noi resta ora il dovere solennemente sancito di adoperarci a concorrere, ciascuno per quello che gli spetta (e siamo tutti interessati), affinchè con rinnovato slancio le nostre Case di formazione siano oggetto delle preghiere e delle preoccupazioni di tutti, siano aiutate nella ricerca accurata delle vocazioni, nella erezione e nel miglioramento materiale di esse, sostenute da un personale scelto e degno di sì alta missione. Questo lodevole impegno sarà la misura del nostro amore alla Chiesa di Dio e alla Congregazione!
3. - PONTIFICIO ATENEO SALESIANO. — Sarà uno dei giorni più cari del mio Rettorato quello in cui potrò annunciarvi che, superate le difficoltà di ordine tecnico, potremo iniziare i lavori di costruzione del nostro Pontificio Ateneo.
Il disagio attuale dei nostri alunni, inviati con tanta sollecitudine da tutte le Ispettorie, reclama quanto prima che sia dato un posto conveniente a tutte le Facoltà, ai Docenti, per una maggior unità di pensiero e di azione, sotto gli occhi del Papa, nel cuore della Cattolicità. Vi invito a pregare a tale scopo la Vergine Immacolata Ausiliatrice, cui dobbiamo il felicissimo inizio delle pratiche nell'anno mariano del trasporto a Roma dell'Ateneo.
Ringrazio intanto tutti i generosi Ispettori e Direttori che, senza attendere alcun invito ufficiale, già hanno cominciato ad inviare offerte per l'imponente costruzione. Stiamo formando l'albo d'oro del concorso filiale che ci permetterà di iniziare i lavori e di proseguirli con la massima celerità. I nostri futuri alunni saranno orgogliosi di vedere in quale misura la loro Ispettoria avrà cooperato al grande Istituto Internazionale che, a Dio piacendo, dovrà vivere a lungo nei secoli e ricordare la nostra prima età salesiana.
4. - CONGRESSO DEI PARROCI D'ITALIA. CONSACRAZIONE DEL TEMPIO AL S. CUORE DELL'ISTITUTO PEDAGOGICO SUPERIORE DELLE FIGLIE DI M. AUSILIATRICE. - BREVE CORSA IN GERMANIA. — Nell'ultima decade d'ottobre e nella prima di novembre ebbi occasione di prender parte a tre importanti riunioni. Dal 23 al 26 a Roma si raccolsero sotto la presidenza del Rano Don Antal e di S. E. Mons. Arduino, parroco della Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, i 78 Parroci che lavorano in Italia, in Parrocchie cittadine e rurali, in zone di fervente fede o missionarie e depresse. Essendo la prima volta che si effettuava questo incontro, i quattro giorni parvero insufficienti alla vastità della materia e alla diversità di situazioni sociali. Ma tutti trassero dalle relazioni e dalle discussioni abbondante materia per meglio assolvere l'arduo compito e concorrere esemplarmente a soddisfare i Vescovi e il popolo nelle loro giuste esigenze.
Le visite di S. Eminenza il Cardinal Protettore Benedetto Aloisi Masella e di S. E. Mons. Arcadio Larraona, la benedizione di S. Santità che andammo a prendere a Castel Gandolfo e la visita alle nuove imponenti costruzioni di Cine Città e Ponte Mammolo, resero più gioiose le giornate ed elevarono alto il tono di cattolicità e salesianità di tutto il Convegno. Sarà conveniente che il tema della Parrocchia salesiana sia trattato ampiamente nel prossimo Capitolo Generale.
Il dono prezioso che le Figlie di Maria Ausiliatrice vollero porgere quest'anno alla R.ma Madre Generale Sr. Linda Luccotti per il suo onomastico del 29 ottobre fu il tempio-santuario al S. Cuore, che completa bellamente la costruzione dell'Istituto Pedagogico Superiore, inaugurato due anni orsono. La bella linea architettonica, l'ampiezza e la ricchezza dei marmi policromi, la svelta cupola sormontata dalla grande statua in bronzo del S. Cuore di Gesù, che pare dica Venite ad me omnes, fanno del tempio il vero gioiello dell'Istituto. Lo stesso Cardinale Arcivescovo di Torino Maurilio Fossati ne volle fare la consacrazione ed a me fu concesso l'onore di celebrarvi la prima Messa, dopo quella del Consacrante, nella domenica di Cristo Re. Oh, conceda Gesù una perenne copiosa effusione di grazie dal suo Sacratissimo Cuore sul magnifico Istituto, che sta preparando una eletta schiera di Suore d'ogni nazionalità, ferventi, laboriose, apostoliche come volevano San Giovanni Bosco e Santa Maria Mazzarello!
Il mattino del 29 ottobre dopo aver celebrata la S. Messa e presentati gli auguri a nome anche della Famiglia Salesiana alla R.ma Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, partii verso Trento, vi sostai la notte tra quei carissimi Aspiranti e l'indomani al Brennero incontrai l'Ispettore della Germania Sud, Don Giovanni Greiner, che mi trasportò in auto a Fulpmes e a Monaco, il grande cuore della sua Ispettoria. Rividi così a distanza di tre anni quell'Ispettoria e quasi tutte le sue Case nel giro di circa dieci giorni. Dapprima fui a Ensdorf per la vestizione dei 21 Novizi, che sommati con quelli del Nord a Helenenberg superano la cinquantina in quest'anno. Solenne fu il XXV dello Studentato di Benediktbeuern — l'imponente antica abbazia benedettina — che accoglie teologi, filosofi, magistero professionale, con un eletto corpo di Superiori e docenti. Fu davvero una grande provvidenza nel 1931 l'acquisto di quel Convento, la cui storia risale a due secoli prima del Mille, e le cui sale austere, la biblioteca, la chiesa, i corridoi interminabili e il vasto terreno circostante cantano le glorie dell'Ordine che educò alla fede e alla civiltà intere nazioni. Ed ora tale eredità è passata ai Figli di Don Bosco, cui spettano compiti nuovi ma non meno importanti.
Di casa in casa, a Bamberga, Burghausen, Neustadt, Pfaffendorf, Regensburg, Mannheim, potei ammirare il progresso, le ricostruzioni, gli adattamenti compiuti in questo breve tempo; ma le nuove chiese di Monaco, Mannheim e Wiirzburg, e il rifacimento dell'aspirantato di Buxheim con 180 aspiranti, mi attestarono che quei cari confratelli seppero compiere miracoli e che Don Bosco attende molto da loro, perchè li ha aiutati in modo eccezionale.
Son ritornato a Torino a tempo per ricevere l'omaggio consueto della Casa Madre e Capitolare in occasione del mio onomastico. M'accorsi che l'annuncio di esso, pubblicato sull'Ordo Missae, ha moltiplicato lettere e telegrammi da ogni parte, tanto che ebbi la preoccupazione che le spese di posta siano state eccessive per lo spirito di povertà. Ma poi ho pensato che se questo può servire a conservare lo spirito di famiglia e a moltiplicare le preghiere e l'unione delle menti e dei cuori, c'è un compenso più che soddisfacente, anzi, che supera di molto la spesa. Ringrazio quindi nuovamente tutti e ricambio con benedizioni ed auguri santi.
Mulier fortis — gemma matrum Margarita S. Joannis mater.
E poi come dedica centrale: « P'ilios Deo offerentibus Salesiana Familia - pergrata. Ai genitori che offrirono a Dio i loro figli - la Famiglia Salesiana riconoscente ».
Il diploma avrà uno spazio disponibile per la dedica ai genitori nelle varie lingue, ed è firmato dal Rettor Maggiore. Fu coniata pure una medaglia commemorativa del Centenario, che sarà offerta insieme col diploma ai benemeriti genitori.
Resteranno poi in seguito a disposizione degli Ispettori tanto i diplomi che le medaglie, perchè possano distribuirli, di anno in anno in occasioni solenni di nozze d'oro o di prime Messe, ai genitori che diedero anche soltanto due figli, o per speciali benemerenze. Intanto sono persuaso di fare cosa gradita a tutti presentando l'elenco dei genitori che hanno dato il maggior numero dei figli, proclamandoli degni del nostro più alto encomio e additandoli alla riconoscenza di tutta la Famiglia Salesiana.
Ecco l'elenco:
NB. — Quando ci sono .due numeri, il primo indica i figli Salesiani e il secondo le Figlie di Maria Ausiliatrice.
HANNO DATO OTTO FIGLI:
Baratto Giovanni e Leonilde Baratto (Pederobba - pr. Treviso) 2 — 6.
HANNO DATO SETTE FIGLI:
Lanza Pablo e Maria Campora (S. NicoMs - Argentina) 1 — 6. Castellaro Michele e Domenica Bruvera (S. Justo - Argentina) 6 — 1.
HANNO DATO SEI FIGLI:
Massarino Francesco e Maria Gabrielli (Salto - Uruguay) 4 — 2.
Menestrina Giocondo e Maria Sagata (Bahia Bianca - Argentina) 2 — 4.
Pisoni Enrico e Maria Garegnani (Magenta - pr. Milano)
6 F.M.A.
Rinaldi Filippo ed Ernesta Boccalatte (Lu - pr. Alessandria)
4 — 2.
Ruggeri Francesco e Grazia Torrisi (Trecastagni - pr. Catania) 3 — 3.
Tardivo Giuseppe e Maria Ghibaudi (Dronero - pr. Cuneo) 6 Salesiani.
HANNO DATO CINQUE FIGLI:
Balestrieri Pasquale e Angela Tironi (Luis Alves - Brasile) 1 — 4.
Capelli Francesco e Valeria Cicognani (Vallecrosia - pr. Imperia) 5 F.M.A.
Chemello Giuseppe e Pasqua Mosele (Las Piedra - Uruguay) 2 — 3.
Chiastellaro Luigi e Teresa Tesio (Lombriasco - pr. Torino) 5 F.M.A.
Cosato Pasquale e Teresina Barrasso (Fontanarosa - pr. Avellino) 3 — 2.
Doro Antonio e Margherita Pettenuzzo (Piazzola - pr. Padova) 2 — 3.
Durante Vittorio e Zaira Rizzante (S. Martino - pr. Venezia) 4 — 1.
Mareigaglia Albino e Giuseppina Marcazzan (S. Giovanni Ilar - pr. Verona) 2 — 3.
Martins Angelo e Maria Xavier (Rio de Janeiro) 5 F.M.A. Muraro Giuseppe e Vittoria Andrighetti (Cachoeira - Brasile) 5 Salesiani.
Tibaldi Giovanni e Giuseppina Porta (Conzano - Alessandria) 1 — 4.
Riesco Cristobal e Piedad Pedraz (Guadalajara - Spagna) 2 — 3.
Somma Nicola e Purificazione Renart (Tranqueras - Uruguay) 4 — 1.
Spezia Giovanni e Dogolina Picinini (Luis Alves-Brasile) 1 — 4.
Tiberi Filippo e Maria Rinaldi (Ferré - Argentina) 4 — 1. Vigna Francesco e Teresa Canti], (Villanova - pr. Asti) 5 F.M.A.
HANNO DATO QUATTRO FIGLI: 72 coppie di Genitori. HANNO DATO TRE FIGLI: 285 coppie di Genitori.
7. CONCLUSIONE. — Concludo, confratelli e figliuoli carissimi, augurando a tutti buon Natale e raccomandandomi vivamente alle vostre preghiere. A Dio piacendo, come sapete, ho progettato di continuare la visita desiderata, dai primi di febbraio a ottobre 1957, percorrendo le Ispettorie del Venezuela, Colombia, Equatore e Brasile. Sarò lieto di poter accontentare tanti Confratelli e Figlie di Maria Ausiliatrice, benedicendo le loro opere apostoliche e incoraggiando tutti nel nome di Don Bosco. Pregate e fate pregare ed io vi ricambierò col mio quotidiano memento.
Vostro aff.mo in C. J. Sac. RENATO ZIGGIOTTI.
Il Direttore Spirituale Il Consigliere Scolastico
Il Consigliere Professionale
La COMMISSIONE CAPITOLARE, richiesta dalla Costituzione apostolica Sedes Sapientiae, nell'iniziare il proprio lavoro ritiene conveniente premettere alcune Osservazioni e Rilievi utili per l'attuazione degli Statuta.
FORMAZIONE MORALE
I. - GLI STATUTA ANNESSI ALLA SEDES SAPIENTIAE E I REGOLAMENTI SALESIANI
II. — FORMAZIONE SPECIALMENTE RELIGIOSA NEI VARI GRADI
1. - Premessa: L'art. 5 spiega che cosa si debba intendere specialmente per formazione corrispondente alla vocazione religiosa in sè e secondo lo spirito dell'Istituto. Si gettano basi ben definite nel Noviziato; ma nell'ordinario curriculum il Noviziato va preceduto dall'Aspirantato (Seminario minore), ove già deve avviarsi detta formazione.
2. - ASPIRANTATO:
3. - NOVIZIATO:
a tubi probabilmente ereditarie, massime se mentali », il tutto fissato in una scheda personale. (E già conviene procedere così man mano durante l'Aspirantato e poi per tutto il curriculum successivo).
c) Gli articoli 14, 37 e 47 spiegano come debba svolgersi la formazione religiosa, chiericale ed apostolica già nel Noviziato, da continuare poi in tutto il curriculum successivo.
4. - DOPO IL NOVIZIATO: l'art. 40 vuole la continuazione della formazione integrale durante l'intero curriculum successivo al Noviziato:
III. — RESPONSABILITÀ E CRITERI NELLE VARIE AMMISSIONI
L'art. 34 § 2 richiama la responsabilità dei Superiori nell'ammissione degli alunni:
IV. — MAGISTER SPIRITUS
ORDINAMENTO DEGLI STUDI
per la preparazione dei Sacerdoti nella Chiesa latina.
I. — CLERO SECOLARE E CLERO RELIGIOSO
II. — ESIGENZE PER LA FORMAZIONE CULTURALE ECCLESIASTICA
Gli studi che preparano i futuri Sacerdoti religiosi debbono essere fatti in Scuole pubbliche (art. 41), cioè riconosciute e controllate dalla Chiesa (equivalenti ai Seminari maggiori e minori del Clero secolare).
L'ordinamento è ben definito da una Ratio generale: non sono ammessi studi privati con ripetitori, nè abborracciamenti, anche nei corsi inferiori, ove pure si trattasse di alunni già di età.
Queste Scuole pubbliche ecclesiastiche (art. 41 § 3) godono di speciali diritti, cui corrispondono pure doverosi impegni di un ordinamento e di un funzionamento secondo le prescrizioni della Santa Sede.
1. - L'ordinamento ecclesiastico non è affatto nuovo per noi: è nell'insieme quello contenuto in u Programmi e Norme per gli Aspirantati, per gli Studentati filosofici e teologici », pubblicati negli Atti del Capitolo (novembre-dicembre 1946, n. 138 bis), e illustrati poi e completati in varie precisazioni
successive dei Superiori: infatti detti « Programmi e Norme » furono redatti con sapiente cura in conformità. agli Ordinamenti ecclesiastici riguardanti la formazione del Clero.
2. - Gli Statuta perfezionano e integrano quegli ordinamenti: urge ora adeguarsi. Di più richiamano la grave responsabilità dei Superiori religiosi sull'attuazione esatta; proibiscono eccezioni, pena la invalidità canonica degli studi ove si esca dalle Norme prescritte; esigono da parte dei Superiori relazioni precise e sono disposti controlli ed ispezioni (art. 18).
V. — I VARI GRADI DEL CURRICULUM DI FORMAZIONE
PREMESSA:
Secondo « Programmi e Norme » e in accordo con gli Statuta (art. 43 § 2 - art. 44 § 1, 3) è fissato per gli aspiranti al Sacerdozio — dopo il corso elementare — un corso medio-classico in generale di otto anni, distinto in inferiore e superiore: sono segnate le materie prescritte dalla Chiesa, cui vanno unite quelle dovute alle esigenze delle varie Nazioni. In ogni anno un ruolo di primo piano, oltre la lingua nazionale, spetta al latino; si aggiunge poi il greco. Parte notevole del corso si svolge prima del Noviziato e quindi nell'Aspirantato; si completa dopo il Noviziato.
1. - ASPIRANTATO:
a) Le Scuole dell'Aspirantato vanno regolate seriamente; sono, si ripete, Scuole pubbliche per la Chiesa e la Congregazione; non ammissione alla prima classe se non vi è la preparazione richiesta; passaggio regolare da una classe all'altra in seguito ad esami che attestino la sufficienza; non salti di classe, non eccezioni per ragioni di età: gli Studi superiori esigono
la preparazione base seria ed accurata in tutto. Solo chi ha compiuto regolarmente e con esito favorevole questi studi prescritti nell'Aspirantato può, essere, per riguardo alla cultura, ammesso al Noviziato. E tale esito dev'essere attestato da pagella scolastica, rilasciata dalla Scuola dell'Aspirantato ed è sotto la responsabilità del Consiglio dei Professori di detta Scuola. La sufficienza scolastica è anch'essa uno degli elementi richiesti per l'ammissione al Noviziato.
b) Gli Aspiranti che provenissero da altri Istituti Salesiani o Statali devono presentare certificati ufficiali attestanti che gli studi fatti corrispondono a quelli della nostra Ratio per gli Aspirantati. Ove vi siano incertezze vanno sottoposti a serio esame nella Scuola dell'Aspirantato (art. 43 § 1, 4).
c) Quelli che provenissero da Scuole di ordine tecnico (in cui manca lo studio del latino e del greco) — o, comunque, con un ordine diverso dall'ordine medio-classico richiesto — debbono prima del Noviziato integrare le parti mancanti, ma lì nell'Aspirantato stesso (anche se forniti già di diplomi secondari): ciò sempre per l'esigenza assoluta della formazione culturale classica.
d) Si evitino poi negli Aspirantati iniziative che non valgono al fine formativo.
2. - NOVIZIATO:
comandate (art. 36 § 1, 2), esercitazioni anche giornaliere, intese a rafforzare la grammatica e la sintassi nella lingua nazionale, nel latino e nel greco: esercitazioni che vanno dirette da un Insegnante esperimentato, onde vi sia quella serietà che deve avere quanto si svolge nel Noviziato; non integrazioni di programmi, nè anticipazioni, ma serio allenamento nella cultura già in possesso e su autori di letteratura cristiana.
3. - STUDENTATO FILOSOFICO:
c) Studio della filosofia scolastica: nello Studentato filosofico si deve iniziare e poi completare lo studio della filosofia scolastica secondo gli Statuta (art. 44), articolo che va accuratamente studiato e rigorosamente applicato.
« Ratio da adottare: l'art. 44 § 1 può presentare possibilità diverse di attuazione secondo le esigenze delle varie Nazioni.
RICHIESTA URGENTE: I signori Ispettori — di una data Nazione — col concorso dei responsabili degli Aspirantati e degli Studentati filosofici al più presto studino la questione. Venga formulata una Ratio sull'ordinamento degli studi nell'Aspirantato e nello Studentato filosofico. Tale Ratio sia mandata al Consigliere Scolastico Generale per l'approvazione... e la relazione alla S. Sede. Essa dovrà poi, dopo l'approvazione, essere applicata nel prossimo anno. per chi dovrebbe entrare nel Noviziato. Per gli altri alunni già più avanti siano presentate proposte o norme transitorie.
d) Obbligatorietà delle Scuole publiche: anche questi Studentati filosofici hanno il ruolo di Scuole pubbliche; non hanno valore canonico studi compiuti fuori Studentato. Anzi per gli Studentati filosofici e nei successivi Studentati teologici assai più insistenti sono le disposizioni ecclesiastiche, che vietano ai Superiori l'ammissione di eccezioni che importerebbero impedimento nel proseguimento degli Studi ecclesiastici. L'art. 34 § 3, 3 dispone: Nonnisi in singulis casibus ob causas, proportione servata, vere graves, Superiores dispensationes petere audeant... quoad studiorum omnium, sive in disciplinis singulis tradendis, sive in Scholarum frequentia, sive in periculis sustinendis, publicam rationem. L'art. 42 § 4 dà norme tassative per eventuali assenze dell'alunno dalla Scuola, qualunque ne sia la causa.
4. - INTERRUZIONE DEGLI STUDI (TIROCINIO):
Esauriti (art. 13 § 1, 2) gli Studi filosofici, è ammessa (conforme pure ai nostri Regolamenti) una interruzione degli Studi ecclesiastici. Questa interruzione è il nostro tirocinio. L'art. 13 afferma che, ove esiste, si può mantenere e, ove non c'è, si può lodevolmente introdurre; di più ne dichiara lo scopo e le modalità.
c) Tale interruzione non va oltre 'i tre anni, salvo ragioni gravi che però non possono essere il bisogno di personale: può esservi la salute o anche l'incertezza della prova di vocazione specificamente ecclesiastica. La prova riguardante la vocazione religiosa semplice termina con la professione perpetua e quindi per sè non va oltre al secondo triennio di voti.
Questo tirocinio, se si vuole che valga a provare in modo ragionevole e a confermare la vocazione, va fatto secondo le sapienti norme prescritte; altro modo, a scopo prevalentemente utilitario, sforma invece di formare e fa naufragare anche già dichiarate vocazioni. Non si deve calcolare su interventi miracolosi quando dai Superiori si trasgrediscono le norme della Chiesa e delle nostre Regole.
Pare quindi ovvio che i Chierici tirocinanti vanno destinati a Case organizzate religiosamente e di esemplare osservanza; per lo più non isolati, inoltre debbono essere ben assistiti e seguiti nel loro lavoro apostolico. Specialmente poi urge conveniente preparazione spirituale prossima alla professione perpetua, affinchè la decisione e il grave atto possa essere compiuto con piena responsabilità religiosa.
5. - STUDENTATO TEOLOGICO:
6. - CORSO PASTORALE:
a) Dopo il corso regolare teologico quadriennale, gli Statuta (art.. 48 e art. 42 § 3-3) esigono un anno di formazione pastorale; sono fissate le norme: debbono i novelli Sacerdoti essere raccolti in Casa o Case di perfetta osservanza, dove già possono -esercitare il ministero di assistenza, scuola, predicazione, cappellanie in Collegi od Oratori, studi universitari; ma intanto sono sotto la guida di un Maestro, esperto nel ministero pastorale, e si debbono calcolare circa 100 giorni con lezioni speciali per le esigenze pastorali e specie per il ministero delle confessioni.
RICHIESTA URGENTE: I signori Ispettori ne studino il modo pratico di attuazione e riferiscano.
b) Nel caso che detti Sacerdoti si iscrivano all'Ateneo per licenza in teologia, per filosofia, pedagogia, diritto canonico, ecc. viene conglobato l'anno di pastorale con opportuni complementi nella sede dell'Ateneo.
7. - QUINQUENNIO TEOLOGICO:
Nel quinquennio teologico, dopo l'Ordinazione sacerdotale, è calcolato l'anno di pastorale, e così pure gli anni di studi ecclesiastici universitari compiuti dopo il quadriennio teologico.
VI. — NORME PRECISE PRESCRITTE DAGLI STA-TUTA. PER LE CASE DI FORMAZIONE
Durante l'intero curriculum per la preparazione integrale del Sacerdote sono rigorosamente prescritte dagli Statuta le seguenti norme:
1. - PERSONALE ADDETTO:
a) Qualità: nelle Case di formazione, e già negli Aspirantati (art. 24), occorre che il Personale addetto sia formativo, di vero spirito salesiano, sacerdotale ed apostolico; dev'essere scelto tra i migliori (art. 25 § 4), che si hanno nelle Ispettorie per cultura, pratica e capacità didattica e per osservanza religiosa. Queste Case che preparano gli Operai evangelici hanno assoluta precedenza sopra le Case ordinarie di educazione e di ministero. Non debbono poi esservi nelle Case di formazione elementi, pure addetti ad uffici non direttamente interessanti gli allievi in formazione, che non abbiano le qualità morali e religiose richieste. Si veda pure l'art. 27 riguardante la stabilità e il rendimento (età, malattie, ecc.).
b) Occupazioni estranee: il Personale (art. 30 § 3), specialmente insegnante, non deve essere impegnato in altro ministero, che impedisca — quoquo modo — la preparazione alla scuola, lo studio e la cura degli allievi. Il ministero della formazione degli alunni è in primo piano assoluto.
Occorre (art. 23 § 2-3) che la Casa di formazione abbia un'attrezzatura scolastica: gabinetti, biblioteche, ecc., corrispondente al tipo di Scuola, affinchè gli Insegnanti possano preparare e svolgere in ogni campo prescritto lezioni efficaci, ed abbiano possibilità di aggiornarsi nelle loro materie di insegnamento.
Gravi esigenze (art. 21, 22, 23) vi sono specialmente per gli Studentati filosofici e teologici sulla ubicazione, sui locali, sulla attrezzatura, sugli Insegnanti. Non può il Capitolo Superiore permettere l'apertura di tali Case se non sono realizzate quelle esigenze; tutti i dati vanno comunicati alla Santa
Sede e sono dalla Santa Sede controllati con apposite ispezioni (sono Scuole pubbliche).
In pratica:
c) Deve esservi attrezzatura e biblioteca adeguata: di esse si deve trasmettere relazione alla Santa Sede.
VII. — FORMAZIONE APOSTOLICA ED ESERCIZIO PRATICO DELL'APOSTOLATO
Si deve sempre (art. 47), e già nell'Aspirantato, meglio poi nello Studentato filosofico e quindi teologico, orientare menti e cuori all'apostolato delle anime: sforzarsi di creare coscienze apostoliche; ma altra cosa è la formazione all'apostolato ed altra l'esercizio già pratico dell'apostolato. La Chiesa ci fa sentire che il Sacerdote non può essere immesso nell'esercizio libero del ministero, se non è spiritualmente, culturalmente e apostolicamente formato.
c) Non quindi impegni riguardanti la vita dell'Oratorio durante la settimana, salvo la preparazione delle lezioni di Catechismo; non direzioni di Compagnie, di Associazioni, non Catechismo nelle scuole elementari o ginnasiali del luogo, non Catechismo quaresimale o altre prestazioni fuori Casa; nè in Casa redazioni di giornali, o segreteria, o lavori materiali, ecc.; l'alunno non deve essere impedito negli studi che segue.
3. - SODA FORMAZIONE ALLO SPIRITO APOSTOLICO:
Ben diversamente va intesa la formazione all'Apostolato: si tratta di formazione interiore dell'anima, del cuore, della coscienza, a cui devono concorrere tutti gli insegnamenti (art. 30 § 4, 3), l'ambiente della Casa, lo studio di Don Bosco e delle nostre opere e dell'apostolato salesiano e missionario (art. 47 § 2); gioveranno: l'attività delle Compagnie ed è il loro scopo (art. 320 dei Regolamenti), l'osservanza esatta da parte degli alunni delle Regole nella lettera e nello spirito, la corrispondenza docile all'ambiente formativo, che con tanti sacrifici la Congregazione loro procura.
Queste norme possono sembrare dure davanti a tanti bisogni, ma non .vanno adoperati frutti acerbi col pericolo di compromettere la loro maturazione. A suo tempo questi nostri Sacerdoti, pienamente formati, potranno essere veri cooperatori di Dio nel loro ministero.
VIII. — OBBLIGATORIETÀ DELLE PRESCRIZIONI DEGLI STATUTA PER ALUNNI E SUPERIORI
La integrale attuazione di quanto prescrivono gli Statuta è chiaramente e rigorosamente inculcata per gli alunni e Superiori all'art. 4: Praescriptus institutionis religiosae, sacerdotalis et apostolicae cursus in singulis suis temporibus et gradibus integre et rigorose ab omnibus alumnis perficiendus est, neque ullis instantibus maioris et urgentis necessitatis vel speciosae utilitatis rationibus, Superiores nec ab eo dispensare nec eum coartare praesumant.
IX. -- AZIONE RISERVATA ALLA SACRA CONGREGAZIONE DEI RELIGIOSI
L'art. 18 al § 1 impegna la Sacra Congregazione dei Religiosi a promuovere e garantire la fedele osservanza degli Statuta e al § 2 indica le ordinarie forme in cui si svolgerà tale impegno:
X. — AZIONE .RISERVATA AI SUPERIORI RELIGIOSI
L'art. 20 fissa l'azione dei Superiori in merito all'attuazione degli Statuta:
cia provincialia.
XI. — AZIONE, RESPONSABILITÀ E IMPEGNI DELLA COMMISSIONE CAPITOLARE
a) La Commissione Capitolare, formata dal Direttore Spirituale, dal Consigliere Scolastico e dal Consigliere Professionale agisce sotto la presidenza del Rev.mo Rettor Maggiore.
b) Essa deve riferire alla. Santa Sede nelle Relazioni prescritte e vigilare per l'esatta attuazione degli Statuta nelle varie località e tempi.
c) Per svolgere il suo compito grave e delicato questa Commissione dovrà anzitutto procurarsi da tutte le Case di formazione, attraverso gli Uffici Ispettoriali, le necessarie particolari informazioni: calcola sulla loro attiva collaborazione ed è a loro servizio per ogni eventuale dubbio o difficoltà.
XII. — RICHIESTA DI DATI PER INIZIARE IL LAVORO 1. - Ogni Casa di Noviziato trasmetta:
c) Se si svolgono esercitazioni sulla cultura umanistica precedente e da chi e in quali limiti.
d) Se il Noviziato è addossato ad altra opera e con quali contatti.
2. - Ogni Casa di Studentato filosofico trasmetta:
a) L'elenco del Personale addetto — dati anagrafici (Direttore, Insegnanti, Confessore); di quali titoli di studio sono forniti gli Insegnanti; insegnamenti di cui ognuno è incaricato e numero di ore di lezione ed eventuali impegni di ministero oltre la cura dei Chierici.
Ogni Casa di Studentato teologico trasmetta:
e) Testi in uso o dispense.
XIII. — RICHIESTA DI DATI NELLO SVOLGIMENTO DELL'ANNO SCOLASTICO
1. - Queste Case di formazione debbono inoltre ogni fine trimestre trasmettere le informazioni (breve cenno e breve giudizio di cui sopra) su ogni alunno all'Ispettore, ove ha sede la Casa, e agli Ispettori che mandano in dette Case alunni (Novizi, Filosofi, Teologi). All'Ispettore, ove ha sede la Casa, sia trasmessa una copia che egli trasmetterà alla Commissione di Torino. L'ultima relazione trimestrale darà pure l'esito finale degli studi.
XIV. — RICHIESTA DI DATI PER I CHIERICI FUORI STUDENTATO
NOTE FINALI:
Tale fascicolo dev'essere conservato nell'Archivio dell'Ispettore e di ogni Casa; se mancasse, si mandi a prendere a Torino (Segreteria del Capitolo Superiore), ove ci sono copie disponibili.