Reitor-Mor

Inaugurazione dell'Anno Accademico 2014-2015

Il Rettor Maggiore

Omelia nell'Inaugurazione dell'Anno Accademico 2014-2015
Facoltà Auxilium, Roma

2014.10.22

(Rm 8,22-27; Gv 7,37-39)

Carissimi sorelle e fratelli tutti, abbiamo sentito dire da Paolo con tanta convinzione “sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.” Ancora oggi la creazione geme e soffre, perché ancora una volta sembra che come famiglia umana non abbiamo imparato dagli errori del passato e nemmeno dalle speculazioni del presente e non ci sentiamo tra di noi quando ci richiamiamo la pace e la giustizia.

Carissime professoresse e professori, studentesse e studenti, stiamo iniziando qui un nuovo anno accademico, cioè ancora una volta il percorso di crescita per ognuno di noi per essere più “umani”, più figli e figlie di Dio Misericordioso e Buono, per avvicinarci di più al cuore ferito dell'umanità. La Facoltà Auxilium porta il bel nome di Colei che accanto al suo Figlio è vicina e presente per aiutare tutti a essere più fratelli, più “umani”, più immagine e somiglianza del Dio Trinità di Amore. Voi siete qui per aiutare l'umanità intera anche in questo momento di dolore e di pazzia, vissuto un po' dappertutto. Non vi preparate semplicemente nelle diverse scienze dell'educazione (pedagogia, catechetica,  psicologia o sociologia) ma vi preparate per essere collaboratori corresponsabili che dànno più senso e “umanità” al mondo. La vostra missione è bellissima e per quello non viene presa come un semplice impegno di studio. Voi siete qui una goccia nel mare... ma il mare è formato da gocce, quindi, a prendere molto sul serio la vostra missione!
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Noi abbiamo la fortuna di “possedere le primizie dello Spirito” come ribadisce tante volte l'apostolo e perciò possiamo dire con lui: “Nella speranza infatti siamo stati salvati”. E siamo tralci di una vite ben piantata nell'humus della storia, ben irrigata dal sangue e sudore di tanti membri della Famiglia Salesiana, e, soprattutto, ben illuminata e riscaldata dal sole della Benevolenza di Dio. Quindi, cari amici e amiche, per la forza della presenza dello Spirito, siamo stati chiamati ad essere testimoni viventi della speranza. Il vostro studio dovrà diventare sempre di più un canto di speranza per i tempi odierni, un canto di gioia, perché la creazione geme... ma noi, essendo vicini alle sofferenze dei nostri fratelli e sorelle, li portiamo la Buona Novella della gioia vera: Gesù Cristo, l'uomo perfetto perché vero Figlio e vero Fratello.

Noi siamo eredi di una pedagogia che non si stacca da una profonda spiritualità e senso del concreto, da una visione ottimistica dell'essere umano. Noi siamo eredi della vita vissuta insieme di consacrati e laici, giovani e adulti, che ha avuto il suo germe in due periferie dell'ottocento: Valdocco, periferia urbana di Torino, e Mornese, periferia contadina dell'Alto Monferrato. Siamo eredi di santi adulti e giovani che ci hanno insegnato la saggezza della vita che si fa dono per far crescere. Ognuno di noi è importante in questo bosco pieno di vita perché senza ognuno di noi non è possibile il bosco come senza le gocce non è possibile il mare... Carissimi, sorelle, fratelli, nella foresta la vita cresce sempre! Il vostro lavoro sarà parte di questa crescita e farà possibile la crescita di tante e di tanti giovani grazie a voi.

Abbiamo sentito dire nel Vangelo che “Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Ecco perché siete chiamati a crescere e a essere sorgenti di vita! Quindi, possiamo dire con certezza, che l'inizio del nuovo anno accademico è un vero canto alla speranza!
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Finisco. Abbiamo fede nella promessa di Gesù, pertanto, la convinzione che “...lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza”. Ecco! La nostra forza non è solo “nostra” ma ci viene data. A noi tocca essere aperti alla Sua grazia! Noi dobbiamo diventare sempre di più esperti in umanità, come la Madre Chiesa ci insegna. E per poter riuscire a farlo, ognuno di noi viene invitato ad avere apertura al mondo e alla scienza; alla contemplazione del Bene, della Verità e della Bellezza che sorgano dal nostro Dio e irrorano la creazione tutta; invitati ad essere aperti al cuore della sorella e del fratello che incontriamo.

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Maria, la Mamma attenta ai bisogni dell'umanità, la donna che subito si accorge che manca il vino nelle nozze di Cana, cioè, che si accorge che può mancare la gioia della vita per la giovane coppia e tutta la famiglia umana, ci accompagni durante questo nuovo anno, ci dia il suo aiuto e sollievo nelle fatiche che verranno, ci aiuti a vivere aperti ai doni del Dio della Vita, per aiutare l'umanità a vivere nella speranza del suo Signore.

Lei, Maestra di Gesù, di Don Bosco e di Madre Mazzarello, vi sarà vicina e, insieme a voi, farà possibile che si possa vedere un suono... “il suono della foresta che cresce”.