Casa Generalizia, Roma
2014.06.01
Carissimi fratelli e sorelle, l'Eucaristia è sempre un incontro di Famiglia. Nell'altare della Parola e del pane e il vino ci sentiamo a casa, perciò la condivisione della nostra fede si fa in modo naturale e profondo e cresciamo insieme in comunione e fervore. Ringrazio Dio per questa opportunità di crescere insieme e manifestare la nostra fede.
Oggi la liturgia ci invita a esultare di santa gioia per il mistero che celebra la Chiesa, poiché nel Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a Dio...! (cfr. preghiera colletta) Oggi la nostra lode si innalza al Dio Trinità che riceve nella sua propria intimità l'umanità di Gesù e in Lui, riceve tutti noi. Che mistero così grandioso e bello! E' il compimento dell'incarnazione: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14) e l'uomo-Dio, il Crocifisso-Risorto, è asceso al Cielo e il Padre “lo fece sedere alla sua destra” (Ef 1,20)! Quindi, la Chiesa a nome di tutta l'umanità esulta e si rallegra, loda e canta la Gloria di Dio che dà un posto all'uomo, maschio e donna, nella sua dimora.
Così, il mistero dell'Incarnazione-Pasqua-Ascensione diventa il fondamento più profondo dell'umanesimo cristiano e salesiano. Un umanesimo ottimista e positivo che non nega né dimentica le debolezze e le fragilità umane, ma che attinge alle radici profonde del nostro essere “figli nel Figlio”.
Penso che posiamo ricordare insieme quanto viene detto nella nostra Carta d'Identità al numero 7:
Umanesimo “salesiano” per Don Bosco significava valorizzare tutto il positivo radicato nella vita delle persone, nelle realtà create, negli eventi della storia. Ciò lo portava a cogliere gli autentici valori presenti nel mondo, specie se graditi ai giovani; a inserirsi nel flusso della cultura e dello sviluppo umano del proprio tempo, stimolando il bene e rifiutandosi di gemere sui mali; a ricercare con saggezza la cooperazione di molti, convinto che ciascuno ha dei doni che vanno scoperti, riconosciuti e valorizzati; a credere nella forza dell'educazione che sostiene la crescita del giovane e lo incoraggia a diventare onesto cittadino e buon cristiano; ad affidarsi sempre e comunque alla provvidenza di Dio, percepito e amato come Padre.
Quando Gesù fu sottratto agli occhi dei discepoli, naturalmente loro continuarono a guardare in cielo ma subito furono interpellati: “uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?” Anche noi oggi possiamo farci carico di questo interrogativo. Cari fratelli e sorelle, anche noi qualche volta sembriamo guardare il cielo senza prenderci cura di ciò che si trova qui in terra: noi stessi e gli altri, i nostri carissimi e carissime giovani, soprattutto quelli che ci chiedono aiuto anche senza saperlo fare o accorgersi di farlo... L'Amore del nostro Dio Trinità è così grande che ha voluto fare di tutte le persone il suo tempio. Dopo tocca a noi rispettare quell'ambiente sacro, scoprirlo, contemplarlo e servirlo. La nostra Famiglia è stata chiamata a lodare Dio nelle persone più giovani, più poveri, tra i ceti popolari, tra gli ultimi. Carissimi, non rimaniamo a guardare il cielo su, quando il Signore del Cielo è venuto quaggiù!
Con San Paolo, chiediamo al Signore, Dio Nostro, che “illumini gli occhi del [nostro] cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi...!” E che bella eredità di santità abbiamo tra di noi, nella nostra Famiglia! Loro sono i nostri fratelli e sorelle capaci di guidarci per lo stesso cammino di pienezza di vita e di servizio missionario. Chiediamo loro la loro intercessione per la nostra Famiglia Salesiana, soprattutto per quelli o quelle che possano sentirsi un po' scoraggiati, stanchi, magari senza speranza. Mai perdere la speranza! Non perché siamo bravi, no! Non possiamo perdere la speranza perché “la nostra umanità è innalzata accanto a Lui”, perché siamo parte di una Famiglia coraggiosa e benedetta dal Signore, e perché Egli “è il compimento di tutte le cose” (Ef 1,23)
Appena una settimana fa, a Valdocco per la Festa di Maria Ausiliatrice, dicevo che “...[contemplare Maria] come donna significa intraprendere sempre di più il cammino di umanizzazione che segnala la vocazione salesiana a tutti i membri della nostra Famiglia. Viviamo e lavoriamo per un'umanità vera, fraterna, solidale e in pace. E Lei per prima ci accompagna a farlo”.
Oggi, molto volentieri lo ripeto: lavoriamo per un'umanità vera, fraterna, solidale e in pace. Cominciando da noi stessi, dai nostri gruppi e comunità, da tutta la Famiglia Salesiana e tutto il movimento che, ispirato da Don Bosco e con il dono dello Spirito di Dio cerca di fare un mondo migliore, soprattutto per i giovani con meno possibilità di crescita e felicità.
Ancora una volta ci affidiamo a Lei perché sia nostra Madre, Maestra e Ausilio. Amen.